lunedì, marzo 09, 2015

SE DIMENTICHI A CASA IL CELLULARE TI SENTI PERDUTO? ATTENZIONE, POTRESTI ESSERE DEPRESSO!



Oristano 9 Marzo 2015
Cari amici,
ricordo che quand’ero ragazzo nel mio paese (Bauladu) c’era un solo telefono, ad uso pubblico. Era ubicato nella piccola rivendita del signor Zoccheddu che, oltre alle Sigarette, sale, tabacchi e chinino di Stato, vendeva anche alimentari, negozio seguito dalla moglie zia Candida. Le telefonate, per avere un minimo di riservatezza, si svolgevano all’interno di una piccola cabina di metallo dove la comunicazione veniva trasferita dall’operatore, mica facendo direttamente il numero! Anche ricevere una telefonata, non era semplice: veniva a casa il signor Zoccheddu o qualcuno da Lui mandato a cercarti, per “avvisarti” che qualcuno voleva parlare con te al telefono! Queste le comunicazioni telefoniche nei primi anni ’50 del secolo scorso, mica come adesso, che, se non hai in tasca il cellulare di ultima generazione di senti perduto, fuori dal mondo!
Perché, direte Voi, oggi ho voluto introdurre questa mia riflessione con questi ricordi? La risposta è semplice: in meno di un secolo siamo passati da un opposto all’altro, dalla carenza alla sovrabbondanza, all’esagerazione, che alla fine fa più danno che guadagno. Si, perché usare costantemente il telefono cellulare, trascorrere troppo tempo con esso, significa diventarne schiavi, in qualche modo fortemente dipendenti, tanto che questo comportamento è già stato considerato una vera e propria patologia, denominata “Nomofobia” (l'etimologia deriva da "nomo" che è l'abbreviazione di "no mobile" e "fobia", paura), che identifica la paura di  sentirsi disconnessi dalla telefonia mobile, tagliati fuori dal mondo della comunicazione. La Nomofobia, che secondo un recente sondaggio colpirebbe oltre la metà dei possessori di smartphone, è più diffusa tra i ragazzi tra i 18 e i 24 anni, che manifestano tendenze ossessive verso il dispositivo, tenendolo sempre acceso e controllando le notifiche in continuazione.
Ansia e smarrimento sono i sintomi che caratterizzano il soggetto telefonino-dipendente: sottoposto a forti emozioni negative, sproporzionate rispetto alla realtà che lo circonda; la persona si convince che, in assenza del telefono, rischia di trovarsi in situazioni di pericolo personale (assolutamente inesistenti) e che, proprio per questo, sono da considerarsi patologiche. Ad affermare con convinzione che questa dipendenza, che ha preso il nome di Nomofobia, è diventata ormai una realtà, sono i ricercatori della Baylor University in Texas. Secondo questi studiosi le persone che controllano senza sosta il proprio smartphone sono più inclini agli sbalzi di umore e più a rischio depressione. Dai risultati dello studio è emerso che la dipendenza dal cellulare è certamente collegata all'instabilità emotiva e può essere considerata un tentativo di coprire o difendersi da uno stato d'animo negativo.
L’interessante  ricerca universitaria ha tenuto sotto osservazione i comportamenti di 346 uomini e donne di età compresa tra 19 e 24 anni. Secondo gli scienziati l’utilizzo in modo compulsivo dello smartphone dipenderebbe da una disfunzione della dopamina, il neurotrasmettitore cerebrale implicato nei meccanismi di azione e ricompensa, che spinge a compiere una determinata azione per la gratificazione che ne deriva. In questo meccanismo contorto, SMS e notifiche sarebbero la ricompensa che ci attendiamo e che, non sapendo quando arriverà, ci spinge a controllare di continuo il cellulare.
Facile anche individuare le persone colpite da questa patologia, che risulta fare sempre più vittime. Ecco i comportamenti più comuni rilevati.
- Avere costantemente il telefono cellulare acceso e trascorrere molto tempo su di esso; avere inseriti nel telefonino tutti i dispositivi possibili (dalla posta elettronica a facebook, etc.) e portare sempre con se un caricabatteria per evitare il rischio di rimanere scollegati;
- Sentirsi ansiosi e nervosi al pensiero di perdere il proprio portatile o sentirsi perduti quando non può essere utilizzato a causa della mancanza di campo, di energia o di credito; cercare di evitare in modo maniacale i luoghi e le situazioni in cui è vietato l'uso del dispositivo (come il trasporto pubblico, i ristoranti, i teatri e gli aeroporti);
- Guardare in continuazione lo schermo del telefonino per vedere se sono stati ricevuti messaggi o chiamate.
- Mantenere il telefono cellulare acceso sempre (24 ore al giorno), appoggiandolo anche al comodino della camera da letto, prima di andare a dormire.
“Il cellulare copre le nostre ansie” - afferma la presidente dell'Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico (Eurodap) Paola Vinciguerra -  "Oggi siamo tutti sull'orlo di una cellular addiction che può diventare cronica senza che ce ne possiamo accorgere. Il cellulare copre le nostre ansie e quando per qualsiasi motivo viene a mancare, telefonino scarico, problemi di rete o quant'altro, queste riaffiorano violentemente creandoci malessere”. “Il telefonino - conclude la Vinciguerra - può essere considerato in tutti, anche nella persone apparentemente normali, come uno psicofarmaco che copre le ansie, le paure, le gelosie. E ci fa costruire un mondo che può essere però lontano dalla realtà".
Cari amici, il cellulare è diventato ormai una vera e propria ossessione: la sua mancanza crea crisi d’astinenza identiche a quelle causate dalle droghe, tanto che potremmo addirittura definirlo una droga vera e propria, capace di creare una forte dipendenza, e in grado di darci una sorta di copertura emotiva (virtuale) capace di sedare la nostra ansia e le preoccupazioni. Rimedio che però risulta illusorio, solo apparente, e che lascia il tempo che trova, senza essere in grado di risolvere i nostri problemi. La crescente dipendenza dal nostro amato telefonino, credetemi, non va sottovalutata, anzi, nei casi più gravi è consigliabile ricorrere all’aiuto di uno specialista.
Ciao cari amici, pensiamoci seriamente…!
A domani.
Mario

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