domenica, febbraio 28, 2010

ESSERE O NON ESSERE......QUESTO E' IL PROBLEMA!


















Oristano 28 Febbraio 2010
Cari amici,

Spesso, a parole, siamo tutti buoni e altruisti. Ci riempiamo la bocca di ricette miracolose, capaci di togliere la fame ai tanti ( soprattutto bambini ), che nel mondo necessitano di tutto.
Noi, però, singolarmente, cosa facciamo ogni giorno per aggiungere il nostro aiuto, la nostra piccola goccia, capace insieme a tante altre di riempire quel grande serbatoio delle “ Buone azioni” , in grado di aiutare chi ha bisogno? Forse poco, forse niente: aspettiamo che lo facciano gli altri!

Questa piccola storiella potrebbe farci riflettere un po’.
Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese: Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l' Inferno.
Dio condusse il sant'uomo verso due porte. Ne aprì una e gli permise di guardare all'interno.
C'era una grandissima tavola rotonda. Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso.
Il sant' uomo sentì l'acquolina in bocca. Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido emalato. Avevano tutti l'aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po'; ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano accostare il cibo alla bocca.
Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze. Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno".
Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì. La scena che l'uomo vide era identica alla precedente. C'era la grande tavola rotonda ed il recipiente che gli fece venirel'acquolina.
Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghimanici. Questa volta, però, erano ben nutrite, felici e conversavano tra di loro sorridendo.
Il sant'uomo disse a Dio: "Non capisco!" E' semplice, rispose Dio, essi hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli altri! I primi, invece, non pensano che a loro stessi... Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura...La differenza la portiamo dentro di noi!!!
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Questo racconto, attribuito al Mahatma Gandhi , rappresenta una realtà purtroppo terribile.
Sulla terra c'è abbastanza cibo per soddisfare i bisogni di tutti e non per soddisfare l'ingordigia di pochi. Sono le azioni che contano non le parole che spesso sprechiamo senza concretizzarne il contenuto. " I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Non guardare se gli altri fanno: fai tu per primo.
Sii tu ilcambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo ".
Sia il nostro un altruismo vero e non di facciata!

Grazie Mahatma Gandhi dei tuoi insegnamenti.
Mario

domenica, febbraio 21, 2010

SPLENDIDI LUOGHI D'INCONTRO: LA BASILICA DI S. PIETRO DI SORRES A BORUTTA.







ORISTANO 21 FEBBRAIO 2010
Cari amici,

Un IDIR davvero “storico” quello di ieri, organizzato dal Rotary Club di Thiesi, Bonorva, Pozzomaggiore a BORUTTA, nella Basilica di S.Pietro di Sorres.
Storico dal punto di vista dei luoghi ma anche per la incredibile riuscita: una partecipazione al di sopra di ogni più rosea previsione. Erano presenti quasi tutti i club della Sardegna (solo 2 assenti per giustificati motivi), compreso il “nuovo club, quello del “ Centro-Nord Sardegna”, ormai quasi arrivato al termine dell’iter procedurale. In totale oltre 150 i rotariani presenti, che affollavano una meravigliosa sala riunioni risalente all’XI secolo che regalava ai partecipanti un’atmosfera profonda e coinvolgente. Ad ornare le nude pareti, in alternanza bi-croma di calcare e basalto, 15 litografie di Aligi Sassu, rappresentanti una ” Via Crucis “ di particolare intensità.
Veramente azzeccata e la scelta del luogo da parte di Club organizzatore: è proprio vero, come ha sostenuto il Governatore Luciano Di Martino, che spesso i club numericamente piccoli annoverano al loro interno capacità e professionalità di alto spessore, alla pari di club ben più blasonati.
La basilica di cui parliamo ha una storia antica e di grande prestigio che vorrei, per chi poco la conosce, riepilogare almeno in sintesi.

La stupenda chiesa romanica di San Pietro di Sorres, situata nel comune di Borutta (Sassari), in capo ai monaci Benedittini Sublacensi, è stata edificata, nei secoli XI-XII, come cattedrale della scomparsa diocesi di Sorres. Questa, come altre diocesi e cattedrali della Sardegna, sorse come conseguenza della riforma della Chiesa, voluta dal papa benedettino Gregorio VII. Il legame con la sede romana del papato spiega il perché la chiesa sia stata dedicata a san Pietro.
Il colle (m. 570) su cui si erge l’edificio sacro, fu scelto, molto probabilmente, perché già nei secoli precedenti gli era stata riconosciuta una notevole importanza strategica. Non è un caso che dietro la chiesa, sia rimasta la base di un nuraghe trilobato, attorno al quale sono stati trovati reperti che fanno arguire la presenza militare dei vari conquistatori dell’Isola: Punici, Romani, Bizantini. La stessa ampiezza delle rovine dell’antico episcopio fanno supporre che di San Pietro di Sorres si sia voluto fare una Cattedrale fortificata.
Il territorio dell’antica diocesi corrispondeva alla zona geografica della Sardegna denominata Meilogu e comprendeva, tra le altre località, anche Monte Santo di Siligo dove, nel 1065, ci fu il primo insediamento dei Benedettini in Sardegna inviati da Monte Cassino.
I Vescovi più insigni della diocesi di Sorres furono monaci cistercensi. Tra essi va ricordato il Beato Goffredo da Meleduno che resse la diocesi dal 1171 al 1178. Egli, come gli altri monaci – vescovi, proveniva da Chiaravalle (Clairvaux), il celebre monastero di san Bernardo, dove si era fatto monaco ed aveva finito i suoi anni il Giudice Gonario di Torres.
La storia della diocesi di Sorres si legò a quella della Sardegna che dai Giudicati autonomi passò, dopo alterne vicende legate all’influenza ora di Genova ora di Pisa, sotto la dominazione aragonese. Fu dunque, anche la sua, una storia di progressivo declino.
Quando, nel 1503, il papa Giulio II unì definitivamente la diocesi di Sorres a quella di Sassari, già da tempo la villa di Sorres si era spopolata e il Vescovo aveva lasciato la sua residenza per stabilirsi a Borutta.
Nei secoli successivi, abbandonata a se stessa, la cattedrale divenne fienile e ricovero di animali; l’episcopio fu completamente distrutto e le sue pietre andarono ad abbellire le case dei paesi vicini.
Nel 1950 il complesso monumentale di Sorres fu affidato ai monaci Benedettini dell’Abbazia di San Giovanni Evangelista di Parma, che, restaurata la Chiesa, costruito l’attuale monastero su disegno del monaco ingegnere P.Agostino Lanzani, la sera del 7 settembre 1955 a San Pietro di Sorres, ripresero a praticare l’antica vita monastica benedettina.
Proprio in questo antico luogo i rotariani sardi hanno tenuto il loro incontro di formazione rotariana che ha affrontato i più importanti problemi attuali: alfabetizzazione, sanità e fame, risorse idriche. I lavori sono stati aperti dal Governatore Luciano Di Martino che nel saluto di benvenuto ha ringraziato la Presidente del Club, Rosanna Schirru, per la grande capacità organizzativa dimostrata. A seguire gli interventi del PDG Angelo Cherchi che ha illustrato la sempre maggiore necessità del Piano Direttivo di Club, di Vannina Mulas, che ha affrontato il problema dell’Alfabetizzazione, di Emanuele Angelucci che ha parlato di Sanità e fame e di Angelo Aru che, invece, ha parlato della drammatica carenza in tanti Paesi di risorse idriche adeguate. Infine l’altro argomento di basilare importanza per il futuro del Rotary: la crescita dell’effettivo. Salvatore Fozzi, Coordinatore della Commissione Distrettuale per l’Effettivo ha ribadito che, pur nella necessità di crescita e rinnovamento, tutto questo non possa avvenire che attraverso l’oculata scelta dei “nuovi rotariani”.
Qualità, soprattutto, prima della quantità. Solo così potremo evitare errori che potrebbero diventare, in futuro, fonte di problematiche difficili da gestire.
La vivace interazione con la sala, alla fine del dibattito, ha evidenziato quanto fossero interessanti gli argomenti trattati. Sono intervenuti, con la loro esperienza anche gli altri PDG presenti all’incontro: Franco Cabras, Lucio Artizzu e Giorgio Di Raimondo, oltre che Assistenti, Presidenti e soci dei vari club.
Dopo le considerazioni conclusive del Governatore, che ha esternato tutto il suo gradimento per l’intensa partecipazione, un piacevolissimo convivio ha ulteriormente rafforzato l’amicizia rotariana.
E’ cosi che il Rotary, che il prossimo 23 Febbraio si appresta a festeggiare i suoi primi 105 anni, potrà davvero affrontare con capacità, competenza e determinazione il suo futuro percorso.

Ecco alcune foto della bella manifestazione.

Mario Virdis

















ANTICHE E PREZIOSE TERME: IL COMPLESSO TERMALE DI FORDONGIANUS



















ORISTANO 21 FEBBRAIO 2010
Cari amici,
una recente conferenza al Rotary Club di Oristano, tenuta dall'amico Ing. Luigi Sanna, ha messo a fuoco la grande importanza che gli stabilimenti termali hanno avuto e continuano ad avere in Sardegna fin da epoca remota.

Credo che se sapessimo utilizzare meglio tali beni naturali di cui la mostra isola è dotata, forse, potremo anche trovare soluzioni ai nostri mali: disoccupazione e, sopratutto, evitare a tanti giovani preparati e capaci una triste emigrazione in cerca di lavoro.

Ecco, partendo dalla bella Conferenza dell'amico Gigi Sanna riscopriamo insieme la storia del meraviglioso complesso termale di Fordongianus.
La Storia.
Fu il geografo Tolomeo nel I secolo a.c. a citare per la prima volta il luogo ove sorgono le terme di Fordongianus con il nome di Acque Ypsitanae e dunque testimoniando la presenza delle sorgenti che hanno consentito alla località di acquisire una vasta popolarità già in epoca antica. Il nome mutò in Forum Traiani sotto il dominio dell’Imperatore Traiano che durò dal 98 al 117 d.c.; nel I secolo d.c., quindi, fu edificato un primo complesso termale, a forma di “N”, dominata da una grande piscina (natatio) attorno alla quale erano posizionate altre vasche secondarie. Alle spalle, nel III secolo d.c. fu edificato un secondo complesso, stavolta a forma di “S” adibito all’igiene e al benessere personale, con i classici frigidarium, tepidarium e calidarium e una scalinata che collegava i due complessi; i resti di entrambe le terme sono ancora evidenti e visitabili nell’area archeologica di Fordongianus e tra questi vi sono anche quelli del sistema di pozzi e cisterne adibite all’immagazzinamento delle acque così come la rete di piccoli canali che portavano l’acqua alle strutture. Le antiche terme, il cui utilizzo venne gradualmente abbandonato dopo il III secolo, furono scoperte dallo storico Giuseppe Manno nel 1825; tra il 1899 e il 1902 furono quindi effettuati i primi scavi, poi ripresi sistematicamente solo nel 1969 per iniziativa della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Cagliari e Oristano. Solo più recentemente, quindi, la tradizione termale della località è stata recuperata con la costruzione di un moderno stabilimento, parte del Centro Termale Sardegna.

Proprio su questo splendido angolo di Sardegna e sulle sue Terme ci ha piacevolmente intrattenuto, con una splendida conferenza, l’Ing. Luigi Sanna, che nel 1984 ebbe dalla Regione Autonoma della Sardegna l’incarico della progettazione esecutiva della ristrutturazione dell’esistente stabilimento termale, nell’ambito di un progetto di sviluppo del Territorio.
Con l’ausilio di splendide immagini l’ing. Sanna ha ripercorso un po’ la storia dei luoghi e del loro utilizzo. “…Le sorgenti termali di Fordongianus furono conosciute e sfruttate a scopi terapeutici fin dall’antichità, se è vero che in esse si devono riconoscere le “Υδατα Υψιτανα ” citate da Tolomeo nel secondo secolo avanti Cristo. In epoca romana venne costruito nelle sorgenti un grande stabilimento termale, fra le cui maestose rovine sgorgano oggi le acque calde…” Con queste parole è iniziata la parte storica della conferenza che è proseguita poi riepilogando le fonti e gli autori che hanno tramandato a noi gli antichi utilizzi. “…Diversi autori hanno lasciato descrizioni dei ruderi dello stabilimento , ma la più ampia e completa, basata sui risultati di una campagna di scavi appositamente condotta, è quella data nel 1903 dal Taramelli. ..”, continua l’ing. Sanna.

Il conferenziere è poi passato all’illustrazione degli odierni utilizzi delle fonti e della splendida struttura, moderna ed efficiente, che continua in chiave attuale ad utilizzare proficuamente le antiche acque.
L’attuale stabilimento, entrato in funzione nel 2005, coniuga, con criteri moderni razionalità e funzionalità, non disgiunte da un aspetto gradevole e ben inserito nel contesto ed in una realtà “particolare”, date le profonde radici storiche prima ricordate.
Tutti noi abbiamo potuto ammirare nelle immagini proiettate non solo gli splendidi resti del passato, che testimoniano ancora oggi la grande passione dei romani per le Terme, ma anche la funzionalità e la bellezza “moderna” delle nuove strutture.
Saloni colorati, ampi spazi aperti, pareti con tonalità morbide alternate ad altre accese, soffitti ondulati in doghe di legno, camerini per i fanghi e laboratori dotati della più moderna tecnologia, davano quella sensazione di moderno e funzionale insieme che accomuna le strutture e gli spazi del terzo millennio.

Credo che alla fine della Conferenza a non pochi di noi sia venuta voglia… di trascorrere qualche giorno nella splendida struttura con il moderno albergo annesso alle Terme, immergersi per qualche ora nelle calde acque termali, accompagnati, magari, da un rilassante idromassaggio.
La Sardegna ha tante belle risorse che, ben sfruttate, potrebbero sicuramente alleviare le non poche problematiche, economiche e di lavoro, che tolgono, ai giovani soprattutto, la serenità del futuro.



















domenica, febbraio 07, 2010

LO SPLENDIDO CARNEVALE ORISTANESE: LA SARTIGLIA.

















Oristano 7 Febbraio 2010

Febbraio per Oristano è soprattutto SARTIGLIA.



Anche quest’anno siamo giunti, ormai, ai fatidici giorni: Domenica 14 e Martedì 16 Febbraio: l’ultima Domenica del Carnevale ed il Martedì grasso, sono quelli da lungo tempo dedicati al grande torneo, a quella giostra, che ha il suo culmine con la grande corsa alla stella, corsa da secoli davanti alla Cattedrale di S. Maria.
Credo che pochi non sappiano cosa, in realtà, sia questa manifestazione che affonda le sue radici nei secoli. Quella di quest’anno è la 545^ edizione dell’antica Giostra.
Per gli amici che leggono il mio blog e che ancora non conoscono questo spettacolare ed antico rito, riepilogo, attingendo alle fonti dei miei tanti amici, le sue origini e la sua storia.

LA SARTIGLIA: STORIA e TRADIZIONE
(A cura di Stefano Castello e Maurizio Casu)

Ai giochi di addestramento militare a cavallo, che nell’Europa medievale avevano il fine ultimo nelle crociate, seguirono nel corso del XV e del XVI secolo i tornei equestri cavallereschi, grandi spettacoli equestri eseguiti in occasione di eventi importanti, offerti al popolo come intrattenimento. Sovrani, viceré, feudatari e corporazioni di mestiere offrivano al pubblico tali spettacoli in occasione di prese di possesso di cariche di re o vescovi, di nascite di eredi al trono o di particolari festività del calendario liturgico, coinvolgendo direttamente il ceto nobiliare e relegando il popolo al rango di spettatore.
Anche la Sartiglia di Oristano, che rientra nell’ambito più generale delle corse all’anello, così come è giunta sino ai nostri giorni, è da considerarsi come un pubblico spettacolo, organizzato allo scopo di intrattenere e divertire gli spettatori.
Ancora oggi in tutta Italia si contano numerose gare di abilità di cavalieri che tentano la sorte cercando di cogliere un anello con una lancia. I cortei storici, aperti dall’immancabile presenza di tamburini e trombettieri, precedono le prove di maestria di cavalieri che gareggiano in rappresentanza dei quartieri storici delle città. La più antica testimonianza della giostra all’anello è del 1371, a Narni, in provincia di Trani, dove ancora oggi si corre in occasione della festa di San Giovenale. La giostra all’anello è tramandata attualmente in tante città d’Italia e d’Europa. L’anello in genere è sospeso ad una funicella, talvolta è mantenuto da una sagoma di cavaliere o di animale. La prova ha come obiettivo quello di cogliere o colpire l’anello. In altre tipologie di giostre il bersaglio è rappresentato da una sagoma o buratto, che riproduce il cavaliere avversario contro il quale anticamente ci si scontrava in duello. La famosa corsa di Foligno prende il nome di Quintana dalla sagoma che regge l’anello. A Catanzaro, come a Sartiano, in provincia di Siena, la corsa prende il nome di giostra del Saracino, giacché la sagoma che regge l’anello da cogliere rappresenta un musulmano. L’anello assume la forma di una stella così come nella corsa oristanese, anche nelle manifestazioni che si corrono a Suriano sul Cimino, in provincia di Viterbo, e a Bagno a Ripoli in provincia di Firenze.
Sicuramente la Spagna è da sempre terra di elezione delle Sortijas. Il giorno dell’Epifania del 1461 a Jaen, in Andalusia, si corse una Sortija del tutto simile alla corsa oristanese. Cavalieri mascherati corsero con lo stocco all’anello al suono di trombe e tamburi. A Ciuttadella, nell’isola di Minorca, ancora oggi per i festeggiamenti della natività di San Giovanni Battista, si corre l’Ensortilla. Da alcuni anni la città di Oristano e quella minorchina, sono unite in gemellaggio per questa comune antica tradizione.
Dalla penisola iberica al Regno di Sardegna in età spagnola il passo è breve.
Nel 1556 a Sassari si corre all’anello per festeggiare l’ascesa al trono del re Filippo II di Spagna. A Iglesias la giostra nei primi anni del Seicento commemora il passaggio delle spoglie di Sant’Antioco e nel 1716 è la volta dei gremi che a Cagliari organizzano mascherate e giostre equestri per festeggiare la nascita del Principe delle Asturie.
L’attuale organizzazione della Sartiglia ad Oristano per opera dei gremi rimanda al XVI secolo, periodo in cui tali istituzioni operarono nella Oristano Città Regia, ma i frequenti rapporti dei regnanti arborensi con i signorotti dell’Italia dei comuni del XIII e del XIV secolo, non che i lunghi soggiorni dei nostri giudici nelle grandi città della Spagna in piena età medievale, inducono a supporre che i sovrani del giudicato d’Arborea conoscessero bene i giochi di esercitazione militare, e che nella capitale arborense, così come nelle grandi città dell’Europa del tempo, nobili e cavalieri si cimentassero con la spada e la lancia nelle prove di abilità e addestramento a cavallo.

Perché il torneo potesse essere partecipato da tutto il popolo era necessario comunicarlo nella maniera più diffusa possibile. Lo strumento comunicativo più importante dell’epoca era il Bando.

Il Bando.

Per lunghi secoli l’attività dei banditori aveva rappresentato una delle principali fonti di informazione di un’intera comunità. Tale formula di comunicazione e di avviso pubblico non mancava di segnalare eventi e cerimonie importanti quali potevano essere spettacoli ed avvenimenti celebrativi. È verosimile che sin dalle più antiche edizioni, anche la corsa della Sartiglia venisse annunciata da un araldo nelle principali piazze della città. Attualmente non si hanno documenti storici relativi a questa fase della giostra ma riteniamo altamente probabile questa forma di comunicazione e diffusione. Con questa certezza, ormai da alcuni decenni, ad opera della Pro Loco cittadina, risulta istituzionalizzata e quindi parte integrante della manifestazione, far precedere “ La Sartiglia” dal “Bando”. Ecco quindi la figura dell’araldo a cavallo che, con voce altisonante, annuncia al Popolo il torneo dando lettura del bando attraversando le più importanti strade cittadine. E’ questo uno dei primi atti che apre le giornate della Sartiglia.
L’avviso della corsa viene dato nella mattina della domenica di quinquagesima, e del martedì successivo, partendo dalla piazza Eleonora, la piazza prospiciente il Palazzo di Città. Il banditore, scortato da alfieri recanti le insegne della città e accompagnato da tamburini e trombettieri, percorre le strade del centro storico cittadino, raggiunge i borghi più vicini, e, soffermandosi nei principali crocevia, da lettura dell’annuncio dell’imminente corsa. Per provvedere all’utile e nobile divertimento dell’intera comunità, l’autorità cittadina invita cavalieri e pubblico, per correre ed assistere alla corsa, a recarsi presso “sa seu de Santa Maria” ovvero nel piazzale antistante la cattedrale della arcidiocesi arborense.
L’araldo rende note le volontà dell’autorità civica, l’orario d’inizio della gara e i premi riservati ai cavalieri vincitori che, secondo l’antica costumanza, dovranno cimentarsi nelle prove di abilità con la spada e la lancia, si comunica inoltre la disposizione affinché tutti i cavalieri partecipanti siano sottoposti al comando e all’ordine de “Su Mastru Componidori”, ovvero del capocorsa già nominato.

Ecco il testo del Bando letto dall’Araldo.

Su Bandu.
E si ettada unu bandu

Amadu Populu de Aristanis,

siat a tottus notoriu chi nos

Pro Gracia de Deo Angela Nonnis Sindigu de Aristanis,

Conti de Goceano, Bisconti di Basso,

volendo provvediri ass'utili e nobili

divertimentu de tottus sos fidelis

subdytos nostros e de totas

sasCuradorias de Sardynia

habemos deliberadu de faghere,

segundu s'antiga costumanza,

e pro tanto ordinamus

Si fazzat una laudabile giostra,

ovvero Sartillia,

tra donnos, donnicellos,

lieros e mannos homines.

Sa prova de ispada e de lanza, ovvero

de vara aragonesa s'hat a tenner oe

dominiga (martis) de carrasegare a denante

sa seu de Santa Maria nostra protettora,

et hat a esser prinzipiada a s'ora terza de

Nostro Signore, a cumandu e ordini de su

Mastru Componidore, dae nos destinadu

Ordinamus

chi su binchidore siat alloradu et S'appat

su premiu de manu de Nos Sindigu.

Sia custu a tottus notoriu.


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Il programma di quest'anno.

La 545° edizione della Sartiglia di Oristano 2010 avrà inizio domenica 14 Febbraio, con il seguente calendario:

Domenica 14 febbraio Gremio dei Contadini di San Giovanni

Ore 10,00 - Bando

Ore 12,00 - Vestizione

Ore 13,00 - Sfilata del Corteo

Ore 13,30 - Corsa alla stella

Ore 17,00 - Pariglie

Ore 19,00 - Svestizione


Lunedi 15 febbraio - Sa Sartigliedda ( riservata ai ragazzi che montano i cavallini della Giara )


Martedi 16 febbraioGremio dei Falegnami di San Giuseppe

Ore 10,00 – Bando

Ore 12,00 – Vestizione

Ore 13,00 - Sfilata del Corteo

Ore 13,30 - Corsa alla stella

Ore 17,00 – Pariglie

Ore 19,00 – Svestizione

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EVENTO STORICO QUEST’ANNO NELLA SARTIGLIA ORISTANESE.



PER LA PRIMA VOLTA PER IL GREMIO DEI FALEGNAMI, E PER LA SECONDA VOLTA NELLA STORIA DEL TORNEO CAVALLERESCO, IL CAPOCORSA SARA' UNA DONNA - IL MAJORALE MAURO LICHERI HA DESIGNATO ELISABETTA SECHI A COMPONIDORI DELLA SARTIGLIA DEI FALEGNAMI, CHE SI CORRERA' IL 16 FEBBRAIO.
CAPOCORSA DEL GREMIO DEI CONTADINI, DESIGNATO DAL MAJORALE SARA’ INVECE MAURO SECCI CHE GUIDERA’ LA CORSA DOMENICA 14 FEBBRAIO.


VEDIAMO ORA UN RIEPILOGO DELLO SVOLGIMENTO DELLO STORICO TORNEO.


LA CORSA ALLA STELLA
(A cura di Stefano Castello e Maurizio Casu)

Al termine della cerimonia della vestizione del Cumponidori, il corteo dei cavalieri guidato dal Cumponidori e preceduto dai trombettieri, dai tamburini e dal “gremio” che organizza la giostra della giornata, si dirige alla volta della via della Cattedrale di Santa Maria Assunta.
Nella storica strada, sede di numerosi edifici religiosi e trasformata dalla tribune e dalla sabbia sul percorso, la folla è in tripudio al passaggio del solenne corteo. È uno dei momenti più emozionanti della manifestazione. L’abbraccio della città e dei numerosi turisti provenienti da tutte le parti del mondo è forte. I curiosi che per la prima volta assistono ad un simile spettacolo sono rapiti, dall’imponenza dei cavalli, dall’eleganza dei cavalieri rivestiti degli antichi costumi della tradizione sarda e spagnola, dall’esplosione dei colori delle bardature, dal tripudio delle trombe e dall’incedere dei tamburi. Ma su tutto colpisce l’eleganza imponente e ieratica del Cumponidori, il re della corsa e della città che per un giorno attira su di sé le attenzioni e le aspirazioni di tutta una comunità.
Un triplice incrocio di spade tra il Cumponidori e il suo secondo dà inizio alla corsa. Il ritmo segnato dai tamburi rende solenne questa fase iniziale della giostra che si svolge proprio sotto il nastro verde che sostiene la luminosa stella di latta.
A partire da quel momento inizia la sfida. Il Cumponidori per primo tenterà la sorte cercando di cogliere al gran galoppo il bersaglio, poi sarà la volta dei suoi due aiutanti di campo. Successivamente potranno cimentarsi nell’impresa tutti i cavalieri cui il capo-corsa darà l’onore della spada. Infatti lui e solo lui potrà scegliere chi, tra tutti i cavalieri, potrà affrontare il percorso della Cattedrale, tentare di cogliere la stella e quindi con ardimento, affrontare la pericolosa curva di San Francesco. La felice impresa dell’uomo a cavallo che coglie il bersaglio è motivo di grande gioia per il cavaliere, per il “gremio” e per tutto il pubblico che accoglie con un boato la stella centrata. Il cavallerizzo abile e fortunato potrà rientrare sul percorso, godersi il tributo dei tamburini, dei trombettieri e il caloroso applauso della folla festante. A lui rimarrà in ricordo una piccola stella d’argento consegnatagli in premio.
I cavalieri che per sorte e straordinaria abilità riusciranno nell’impresa di cogliere un’altra stella nella seconda giornata di Sartiglia riceveranno in premio una piccola stella d’oro.
Quando il Cumponidori decide di avviarsi verso la conclusione della corsa, rientra sul percorso riportando le spade utilizzate e consegnate alla massima autorità del “gremio” riceve su stoccu, la lancia di legno. Solo a lui e ai suoi compagni di pariglia sarà concesso l’onore di affrontare nuovamente il percorso in cattedrale e tentare di cogliere l’agognata stella con lo stocco.
Ultimate tutte le discese alla stella, il Cumponidori si reca nuovamente sul sagrato della cattedrale, riconsegna la lancia di legno e riceve il suo scettro di mammole. È questo uno dei momenti più emozionanti e toccanti della corsa. I tamburini con un ritmo straordinario accompagnano il capo-corsa che, benedicendo continuamente la folla facendo dei segni di croce con lo scettro di fiori, si dirige verso la Piazza Manno, punto di partenza delle discese alla stella. Lo squillo di trombe e il rullo dei tamburi annuncia sa remada, il coraggioso atto compiuto dal Cumponidori che chiude ufficialmente la corsa alla stella riverso sul cavallo, affrontando a gran galoppo il percorso salutando e benedicendo il “gremio” e tutti i presenti. La galoppata termina nel piazzale dove sostano tutti i cavalieri che con grida di giubilo e applausi salutano l’estremo atto compiuto dal capo della corsa. Da quel momento si ricompone il corteo dei cavalieri che ripercorrendo la via duomo e passando dal corso e dalla piazza Roma, si dirige verso la via Mazzini, teatro dove si svolgeranno le evoluzioni a pariglia.

Ormai la giornata si avvia alla conclusione. Le prime ombre della sera calano su una Città vociante e allegra. In relazione al numero delle stelle colte, segno se numerose di buona annata, si fanno pronostici e progetti di speranza.
Le spettacolari esibizioni dei cavalieri nella Via Mazzini chiudono la giornata e danno al popolo quella gioia che solo un carnevale antico e fiero come questo è capace di dare.

Ecco alcune foto simbolo della bella ed storica Sartiglia di Oristano.

- A presto! e…grazie dell’attenzione.

Mario