domenica, febbraio 07, 2010

LO SPLENDIDO CARNEVALE ORISTANESE: LA SARTIGLIA.

















Oristano 7 Febbraio 2010

Febbraio per Oristano è soprattutto SARTIGLIA.



Anche quest’anno siamo giunti, ormai, ai fatidici giorni: Domenica 14 e Martedì 16 Febbraio: l’ultima Domenica del Carnevale ed il Martedì grasso, sono quelli da lungo tempo dedicati al grande torneo, a quella giostra, che ha il suo culmine con la grande corsa alla stella, corsa da secoli davanti alla Cattedrale di S. Maria.
Credo che pochi non sappiano cosa, in realtà, sia questa manifestazione che affonda le sue radici nei secoli. Quella di quest’anno è la 545^ edizione dell’antica Giostra.
Per gli amici che leggono il mio blog e che ancora non conoscono questo spettacolare ed antico rito, riepilogo, attingendo alle fonti dei miei tanti amici, le sue origini e la sua storia.

LA SARTIGLIA: STORIA e TRADIZIONE
(A cura di Stefano Castello e Maurizio Casu)

Ai giochi di addestramento militare a cavallo, che nell’Europa medievale avevano il fine ultimo nelle crociate, seguirono nel corso del XV e del XVI secolo i tornei equestri cavallereschi, grandi spettacoli equestri eseguiti in occasione di eventi importanti, offerti al popolo come intrattenimento. Sovrani, viceré, feudatari e corporazioni di mestiere offrivano al pubblico tali spettacoli in occasione di prese di possesso di cariche di re o vescovi, di nascite di eredi al trono o di particolari festività del calendario liturgico, coinvolgendo direttamente il ceto nobiliare e relegando il popolo al rango di spettatore.
Anche la Sartiglia di Oristano, che rientra nell’ambito più generale delle corse all’anello, così come è giunta sino ai nostri giorni, è da considerarsi come un pubblico spettacolo, organizzato allo scopo di intrattenere e divertire gli spettatori.
Ancora oggi in tutta Italia si contano numerose gare di abilità di cavalieri che tentano la sorte cercando di cogliere un anello con una lancia. I cortei storici, aperti dall’immancabile presenza di tamburini e trombettieri, precedono le prove di maestria di cavalieri che gareggiano in rappresentanza dei quartieri storici delle città. La più antica testimonianza della giostra all’anello è del 1371, a Narni, in provincia di Trani, dove ancora oggi si corre in occasione della festa di San Giovenale. La giostra all’anello è tramandata attualmente in tante città d’Italia e d’Europa. L’anello in genere è sospeso ad una funicella, talvolta è mantenuto da una sagoma di cavaliere o di animale. La prova ha come obiettivo quello di cogliere o colpire l’anello. In altre tipologie di giostre il bersaglio è rappresentato da una sagoma o buratto, che riproduce il cavaliere avversario contro il quale anticamente ci si scontrava in duello. La famosa corsa di Foligno prende il nome di Quintana dalla sagoma che regge l’anello. A Catanzaro, come a Sartiano, in provincia di Siena, la corsa prende il nome di giostra del Saracino, giacché la sagoma che regge l’anello da cogliere rappresenta un musulmano. L’anello assume la forma di una stella così come nella corsa oristanese, anche nelle manifestazioni che si corrono a Suriano sul Cimino, in provincia di Viterbo, e a Bagno a Ripoli in provincia di Firenze.
Sicuramente la Spagna è da sempre terra di elezione delle Sortijas. Il giorno dell’Epifania del 1461 a Jaen, in Andalusia, si corse una Sortija del tutto simile alla corsa oristanese. Cavalieri mascherati corsero con lo stocco all’anello al suono di trombe e tamburi. A Ciuttadella, nell’isola di Minorca, ancora oggi per i festeggiamenti della natività di San Giovanni Battista, si corre l’Ensortilla. Da alcuni anni la città di Oristano e quella minorchina, sono unite in gemellaggio per questa comune antica tradizione.
Dalla penisola iberica al Regno di Sardegna in età spagnola il passo è breve.
Nel 1556 a Sassari si corre all’anello per festeggiare l’ascesa al trono del re Filippo II di Spagna. A Iglesias la giostra nei primi anni del Seicento commemora il passaggio delle spoglie di Sant’Antioco e nel 1716 è la volta dei gremi che a Cagliari organizzano mascherate e giostre equestri per festeggiare la nascita del Principe delle Asturie.
L’attuale organizzazione della Sartiglia ad Oristano per opera dei gremi rimanda al XVI secolo, periodo in cui tali istituzioni operarono nella Oristano Città Regia, ma i frequenti rapporti dei regnanti arborensi con i signorotti dell’Italia dei comuni del XIII e del XIV secolo, non che i lunghi soggiorni dei nostri giudici nelle grandi città della Spagna in piena età medievale, inducono a supporre che i sovrani del giudicato d’Arborea conoscessero bene i giochi di esercitazione militare, e che nella capitale arborense, così come nelle grandi città dell’Europa del tempo, nobili e cavalieri si cimentassero con la spada e la lancia nelle prove di abilità e addestramento a cavallo.

Perché il torneo potesse essere partecipato da tutto il popolo era necessario comunicarlo nella maniera più diffusa possibile. Lo strumento comunicativo più importante dell’epoca era il Bando.

Il Bando.

Per lunghi secoli l’attività dei banditori aveva rappresentato una delle principali fonti di informazione di un’intera comunità. Tale formula di comunicazione e di avviso pubblico non mancava di segnalare eventi e cerimonie importanti quali potevano essere spettacoli ed avvenimenti celebrativi. È verosimile che sin dalle più antiche edizioni, anche la corsa della Sartiglia venisse annunciata da un araldo nelle principali piazze della città. Attualmente non si hanno documenti storici relativi a questa fase della giostra ma riteniamo altamente probabile questa forma di comunicazione e diffusione. Con questa certezza, ormai da alcuni decenni, ad opera della Pro Loco cittadina, risulta istituzionalizzata e quindi parte integrante della manifestazione, far precedere “ La Sartiglia” dal “Bando”. Ecco quindi la figura dell’araldo a cavallo che, con voce altisonante, annuncia al Popolo il torneo dando lettura del bando attraversando le più importanti strade cittadine. E’ questo uno dei primi atti che apre le giornate della Sartiglia.
L’avviso della corsa viene dato nella mattina della domenica di quinquagesima, e del martedì successivo, partendo dalla piazza Eleonora, la piazza prospiciente il Palazzo di Città. Il banditore, scortato da alfieri recanti le insegne della città e accompagnato da tamburini e trombettieri, percorre le strade del centro storico cittadino, raggiunge i borghi più vicini, e, soffermandosi nei principali crocevia, da lettura dell’annuncio dell’imminente corsa. Per provvedere all’utile e nobile divertimento dell’intera comunità, l’autorità cittadina invita cavalieri e pubblico, per correre ed assistere alla corsa, a recarsi presso “sa seu de Santa Maria” ovvero nel piazzale antistante la cattedrale della arcidiocesi arborense.
L’araldo rende note le volontà dell’autorità civica, l’orario d’inizio della gara e i premi riservati ai cavalieri vincitori che, secondo l’antica costumanza, dovranno cimentarsi nelle prove di abilità con la spada e la lancia, si comunica inoltre la disposizione affinché tutti i cavalieri partecipanti siano sottoposti al comando e all’ordine de “Su Mastru Componidori”, ovvero del capocorsa già nominato.

Ecco il testo del Bando letto dall’Araldo.

Su Bandu.
E si ettada unu bandu

Amadu Populu de Aristanis,

siat a tottus notoriu chi nos

Pro Gracia de Deo Angela Nonnis Sindigu de Aristanis,

Conti de Goceano, Bisconti di Basso,

volendo provvediri ass'utili e nobili

divertimentu de tottus sos fidelis

subdytos nostros e de totas

sasCuradorias de Sardynia

habemos deliberadu de faghere,

segundu s'antiga costumanza,

e pro tanto ordinamus

Si fazzat una laudabile giostra,

ovvero Sartillia,

tra donnos, donnicellos,

lieros e mannos homines.

Sa prova de ispada e de lanza, ovvero

de vara aragonesa s'hat a tenner oe

dominiga (martis) de carrasegare a denante

sa seu de Santa Maria nostra protettora,

et hat a esser prinzipiada a s'ora terza de

Nostro Signore, a cumandu e ordini de su

Mastru Componidore, dae nos destinadu

Ordinamus

chi su binchidore siat alloradu et S'appat

su premiu de manu de Nos Sindigu.

Sia custu a tottus notoriu.


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Il programma di quest'anno.

La 545° edizione della Sartiglia di Oristano 2010 avrà inizio domenica 14 Febbraio, con il seguente calendario:

Domenica 14 febbraio Gremio dei Contadini di San Giovanni

Ore 10,00 - Bando

Ore 12,00 - Vestizione

Ore 13,00 - Sfilata del Corteo

Ore 13,30 - Corsa alla stella

Ore 17,00 - Pariglie

Ore 19,00 - Svestizione


Lunedi 15 febbraio - Sa Sartigliedda ( riservata ai ragazzi che montano i cavallini della Giara )


Martedi 16 febbraioGremio dei Falegnami di San Giuseppe

Ore 10,00 – Bando

Ore 12,00 – Vestizione

Ore 13,00 - Sfilata del Corteo

Ore 13,30 - Corsa alla stella

Ore 17,00 – Pariglie

Ore 19,00 – Svestizione

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EVENTO STORICO QUEST’ANNO NELLA SARTIGLIA ORISTANESE.



PER LA PRIMA VOLTA PER IL GREMIO DEI FALEGNAMI, E PER LA SECONDA VOLTA NELLA STORIA DEL TORNEO CAVALLERESCO, IL CAPOCORSA SARA' UNA DONNA - IL MAJORALE MAURO LICHERI HA DESIGNATO ELISABETTA SECHI A COMPONIDORI DELLA SARTIGLIA DEI FALEGNAMI, CHE SI CORRERA' IL 16 FEBBRAIO.
CAPOCORSA DEL GREMIO DEI CONTADINI, DESIGNATO DAL MAJORALE SARA’ INVECE MAURO SECCI CHE GUIDERA’ LA CORSA DOMENICA 14 FEBBRAIO.


VEDIAMO ORA UN RIEPILOGO DELLO SVOLGIMENTO DELLO STORICO TORNEO.


LA CORSA ALLA STELLA
(A cura di Stefano Castello e Maurizio Casu)

Al termine della cerimonia della vestizione del Cumponidori, il corteo dei cavalieri guidato dal Cumponidori e preceduto dai trombettieri, dai tamburini e dal “gremio” che organizza la giostra della giornata, si dirige alla volta della via della Cattedrale di Santa Maria Assunta.
Nella storica strada, sede di numerosi edifici religiosi e trasformata dalla tribune e dalla sabbia sul percorso, la folla è in tripudio al passaggio del solenne corteo. È uno dei momenti più emozionanti della manifestazione. L’abbraccio della città e dei numerosi turisti provenienti da tutte le parti del mondo è forte. I curiosi che per la prima volta assistono ad un simile spettacolo sono rapiti, dall’imponenza dei cavalli, dall’eleganza dei cavalieri rivestiti degli antichi costumi della tradizione sarda e spagnola, dall’esplosione dei colori delle bardature, dal tripudio delle trombe e dall’incedere dei tamburi. Ma su tutto colpisce l’eleganza imponente e ieratica del Cumponidori, il re della corsa e della città che per un giorno attira su di sé le attenzioni e le aspirazioni di tutta una comunità.
Un triplice incrocio di spade tra il Cumponidori e il suo secondo dà inizio alla corsa. Il ritmo segnato dai tamburi rende solenne questa fase iniziale della giostra che si svolge proprio sotto il nastro verde che sostiene la luminosa stella di latta.
A partire da quel momento inizia la sfida. Il Cumponidori per primo tenterà la sorte cercando di cogliere al gran galoppo il bersaglio, poi sarà la volta dei suoi due aiutanti di campo. Successivamente potranno cimentarsi nell’impresa tutti i cavalieri cui il capo-corsa darà l’onore della spada. Infatti lui e solo lui potrà scegliere chi, tra tutti i cavalieri, potrà affrontare il percorso della Cattedrale, tentare di cogliere la stella e quindi con ardimento, affrontare la pericolosa curva di San Francesco. La felice impresa dell’uomo a cavallo che coglie il bersaglio è motivo di grande gioia per il cavaliere, per il “gremio” e per tutto il pubblico che accoglie con un boato la stella centrata. Il cavallerizzo abile e fortunato potrà rientrare sul percorso, godersi il tributo dei tamburini, dei trombettieri e il caloroso applauso della folla festante. A lui rimarrà in ricordo una piccola stella d’argento consegnatagli in premio.
I cavalieri che per sorte e straordinaria abilità riusciranno nell’impresa di cogliere un’altra stella nella seconda giornata di Sartiglia riceveranno in premio una piccola stella d’oro.
Quando il Cumponidori decide di avviarsi verso la conclusione della corsa, rientra sul percorso riportando le spade utilizzate e consegnate alla massima autorità del “gremio” riceve su stoccu, la lancia di legno. Solo a lui e ai suoi compagni di pariglia sarà concesso l’onore di affrontare nuovamente il percorso in cattedrale e tentare di cogliere l’agognata stella con lo stocco.
Ultimate tutte le discese alla stella, il Cumponidori si reca nuovamente sul sagrato della cattedrale, riconsegna la lancia di legno e riceve il suo scettro di mammole. È questo uno dei momenti più emozionanti e toccanti della corsa. I tamburini con un ritmo straordinario accompagnano il capo-corsa che, benedicendo continuamente la folla facendo dei segni di croce con lo scettro di fiori, si dirige verso la Piazza Manno, punto di partenza delle discese alla stella. Lo squillo di trombe e il rullo dei tamburi annuncia sa remada, il coraggioso atto compiuto dal Cumponidori che chiude ufficialmente la corsa alla stella riverso sul cavallo, affrontando a gran galoppo il percorso salutando e benedicendo il “gremio” e tutti i presenti. La galoppata termina nel piazzale dove sostano tutti i cavalieri che con grida di giubilo e applausi salutano l’estremo atto compiuto dal capo della corsa. Da quel momento si ricompone il corteo dei cavalieri che ripercorrendo la via duomo e passando dal corso e dalla piazza Roma, si dirige verso la via Mazzini, teatro dove si svolgeranno le evoluzioni a pariglia.

Ormai la giornata si avvia alla conclusione. Le prime ombre della sera calano su una Città vociante e allegra. In relazione al numero delle stelle colte, segno se numerose di buona annata, si fanno pronostici e progetti di speranza.
Le spettacolari esibizioni dei cavalieri nella Via Mazzini chiudono la giornata e danno al popolo quella gioia che solo un carnevale antico e fiero come questo è capace di dare.

Ecco alcune foto simbolo della bella ed storica Sartiglia di Oristano.

- A presto! e…grazie dell’attenzione.

Mario



















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