lunedì, agosto 31, 2020

ESTATE CULTURALE A BAULADU: PAOLO FLORIS IL 27 AGOSTO HA PORTATO IN SCENA LO SPETTACOLO “GRAMSCI SPIEGATO A MIA FIGLIA”.


Oristano 31 Agosto 2020
Cari amici,
Chiudo il mese di agosto, dedicando il mio ultimo post del mese al mio Paese d’origine: BAULADU. Voglio elogiare la sua amministrazione comunale, governata dal dinamico sindaco Davide Corriga, che non perde occasione per regalare al suo (e mio) Paese un’estate sempre più interessante, in particolare dal punto di vista culturale. Quest’anno uno degli avvenimenti estivi più importanti è stato lo spettacolo portato in scena da Paolo Floris “GRAMSCI SPIEGATO A MIA FIGLIA”.
Allestita nello spazio antistante il Centro Civico Culturale alle ore 21.30 di giovedì 27 agosto, ha avuto luogo l’interessante rappresentazione teatrale “Gramsci spiegato a mia figlia”, opera di Paolo Floris e da lui stesso recitata, accompagnata dalle musiche di Luca Cadeddu Palmas. Nonostante le rigide norme che regolano gli spettacoli in questo delicato periodo in cui tutti stiamo combattendo per cercare di frenare la diffusione del Coronavirus, la partecipazione è stata di ottimo livello.
Tanti gli spettatori interessati (l’ingresso era free di costi, ovvero gratuito), che non hanno voluto perdere l’ultimo spettacolo culturale in calendario nell'attuale stagione estiva, animando le vie e le piazze del piccolo ma laborioso centro dell’Alto Oristanese. Considerato, come detto, le vigenti normative anti Covid-19, i posti a sedere erano previsti distanziati e limitati. L’accesso, inoltre, era consentito solo se in possesso della relativa mascherina protettiva e previa misurazione della temperatura corporea.
Paolo Floris, con la verve di sempre, ha calamitato l’interesse degli spettatori, raccontando, tramite l’utilizzo di un particolare dialogo, la reale, concreta storia di un Gramsci non solo politico illuminato ma anche padre affettuoso, evidenziando in modo semplice ma efficace i cardini fondamentali del suo pensiero. Nella scena rappresentata, libera da fronzoli e orpelli ma allestita in maniera scarna ed essenziale, gli spettatori sono stati attratti dalla professionalità e capacità dell’attore, che, dialogando con Nina, un bambolotto di pezza che nella finzione teatrale rappresentava la figlia di nove anni, riportava il lucido pensiero del nostro grande, sfortunato uomo politico e di cultura.
Paolo Floris, con grande maestria, partendo dalle domande incalzanti della bambina, ha ripercorso la tormentata e difficile vita di Antonio Gramsci, utilizzando un linguaggio semplice e diretto, talvolta ironico. 
Floris, partendo dalla sua infanzia a Ghilarza, ha ripercorso gli anni della sua formazione, prima a Cagliari e poi a Torino; ha ricordato poi la sua attività giornalistica e quella di partito, compreso il suo ‘periodo russo’, dove tra l’altro incontrò l’amore, arrivando poi al periodo finale: quello dell’elezione in Parlamento, fino al periodo più buio, quello della persecuzione del regime fascista, con la triste esperienza del carcere, nel quale scrisse le Lettere e i Quaderni.
Amici, uno spettacolo di alto valore culturale, che, simulando le domande della bambina e le risposte date dal padre, hanno consentito allo spettatore di scoprire le diverse sfaccettature del pensiero gramsciano, spesso poco note; differenze importanti, come la necessità dello studio e della cultura, sia per il singolo che per la società, la differenza fra destra e sinistra, i rapporti fra le classi sociali e l’importanza dell’impegno individuale davanti alle ingiustizie. Il tutto messo in evidenza in modo semplice, adatto a tutti, partendo proprio dalla conversazione con una bambina di nove anni.
Una conversazione davvero ben articolata, a tratti ironica e divertente, come le tante che avvengono tra un padre e una figlia bambina. Gli spettatori hanno potuto così riscopre un Gramsci più umano, innamorato della sua bambina, seppure sempre impegnato, fino alla fine, nella sua lotta politica. Un Gramsci ancora oggi tanto attuale, capace di darci il giusto suggerimento e le risposte adatte alle domande cruciali del nostro tempo! Un invito a riflettere per quali valori siamo ancora disposti a combattere, una riflessione su 'dove vogliamo andare', su che mondo vorremmo, per noi e per i nostri figli.
Cari amici, credo che tornando a casa gli spettatori siano tornati arricchiti interiormente, nel loro pensiero e nelle varie, individuali, opzioni di lotta da portare avanti, per poter mantenere vive dignità e rispetto e garanzie per il futuro, in particolare quello delle nuove generazioni. Bauladu si conferma così sempre in prima linea, per le numerose iniziative culturali portate avanti.
Il mio grazie personale a Davide Corriga, giovane e dinamico Sindaco del mio caro Paese d’origine Bauladu, che resta per me la mia vera Patria. A Davide, che mi onora sempre della sua amicizia, ed a tutta la sua Giunta, composta in gran parte da validi e dinamici giovani i miei sinceri Auguri, e i miei complimenti, perché riuscite, ogni giorno di più, a rafforzare il mio amore per il mio piccolo, grande Paese!
A domani.
Mario
Bauladu, spazio zona San Lorenzo.


domenica, agosto 30, 2020

L’INQUINAMENTO DEI MARI STA DISTRUGGENDO I CORALLI, CHE RISCHIANO DI ESTINGUERSI. GLI IDROCARBURI I MAGGIORI RESPONSABILI.


Oristano 30 agosto 2020
Cari amici,
I coralli, questi straordinari protagonisti dell’ambiente sottomarino sono sempre più in pericolo a causa dell’inquinamento da parte dell’uomo. Si amici, questi meravigliose, particolari conformazioni, questi animali, veri protagonisti della vita dei nostri mari, corrono il rischio di scomparire. Sarebbe una catastrofe, in quanto, oltre che bellissimi e di grande impatto estetico per le loro forme e i loro colori, sono un grande riparo per tante specie marine, che senza la loro protezione correrebbero pericolosi rischi di sopravvivenza.
Un recente studio effettuato dall’Istituto per le risorse biologiche e biotecnologiche marine del Cnr (Cnr-Irbim) e dall’Università di Bologna, ha rilevato e successivamente dimostrato che la specie Balanophyllia europaea, tipico corallo del nostro mare Mediterraneo, è in grado di accumulare nel suo scheletro enormi quantità di idrocarburi policiclici aromatici anche per 20 anni. Un vero e proprio avvelenamento da parte di questi pericolosi inquinanti (legati alle attività di ricerca e produzione di energia), che alla fine portano l’animale-corallo prima alla degradazione e poi alla morte.
Lo studio ha identificato, in particolare, un accumulo di idrocarburi inquinanti dannosi, come acenaftene, fluorene, fluorantene e pirene, nei tessuti e nelle alghe simbionti del corallo mediterraneo Balanophyllia europaea. Quelli rilevati sono degli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) che, come spiega Mauro Marini, ricercatore Cnr-Irbim "costituiscono una classe di inquinanti organici derivati dalla combustione incompleta di materiale organico e dall'uso di olio combustibile, gas, carbone e legno nella produzione di energia. Gli Ipa sono largamente presenti in mare e rappresentano un potenziale rischio per la fauna marina, visti i loro effetti tossici".
Lo studio è stato realizzato nell'ambito del dottorato internazionale congiunto Cnr-Unibo in "Tecnologie innovative e uso sostenibile delle risorse di pesca e biologiche del Mediterraneo" e delle attività di ricerca del Fano Marine Center - Centro di ricerca sulla biodiversità, risorse e biotecnologie marine. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science of the total environment.
Lo stoccaggio di questi inquinanti nei coralli, precisa Mauro Marini, “di per sé sottrae contaminanti dall'ambiente; tuttavia, le sostanze restano tossiche per il corallo e possono avere effetti diretti sull'animale arrivando a provocarne la morte in caso di contaminazioni estreme. Queste sostanze, poi, potrebbero essere di nuovo rilasciate nell'ambiente al momento della degradazione del corallo”.
Questo inquinamento, inoltre, aggiunto ai diversi cambiamenti climatici, provoca l'ulteriore acidificazione dei mari, causando una più veloce degradazione delle strutture coralline e quindi un più rapido rilascio nell'ambiente di queste sostanze contaminanti. Questa prima indagine è il punto di partenza per studi futuri nel bacino Mediterraneo. Valutare i livelli e le fonti di questi inquinanti diffusi e dannosi risulta di cruciale importanza per stimare non solo i rischi per gli organismi marini, ma anche per le sue terribili conseguenze per l’uomo e per l’ambiente.
Cari amici, se continuiamo a sottovalutare il degrado che stiamo creando all’ambiente, il risvolto più negativo non sarà la semplice perdita di vegetali o animali marini importanti come i coralli, ma il fatto che stiamo mettendo a rischio il futuro dell’uomo e del pianeta.  Non possiamo continuare come se nulla fosse! Il fatto che mettiamo sempre più a rischio la vita dei coralli, anche di quelli più vicini ai nostri mari, è un grande esempio del nostro menefreghismo.
Ci basti, per riflettere, prendere atto di uno degli ultimi esempi di come l'uomo stia impattando negativamente sull'ambiente senza mettersi il problema: il caso della petroliera incagliata all'isola di Mauritius. Migliaia di litri di petrolio continuano a fuoriuscire dal suo scafo, e animali, vegetazione ed ecosistemi rischiano di scomparire o di subire danni difficilmente rimediabili, se non dopo centinaia o migliaia di anni. Vogliamo continuare ad agire così irresponsabilmente, distruggendo il futuro alle generazioni dopo la nostra?
Cerchiamo di rinsavire, perché altrimenti la vita sulla terra diventerà sempre più problematica…
A domani.
Mario




sabato, agosto 29, 2020

I MERAVIGLIOSI BRONZI DI RIACE ERANO CINQUE ED ERANO BIONDI. LE STATUE, ORIGINARIAMENTE DORATE, FURONO REALIZZATE AD ARGOS, NEL PELOPONNESO GRECO, NELLA METÀ DEL V SECOLO A.C.


Oristano 28 agosto 2020
Cari amici,
Gli studi più recenti sui “Bronzi di Riace” affermano che di statue ne furono realizzate non due ma cinque. 
Si, le due statue ripescate nelle acque di Riace, fra il 21 e il 22 agosto del 1972, facevano parte di un gruppo statuario, che rappresentava la predisposizione del duello fratricida fra Eteocle e Polinice, fratelli di Antigone, figure del mito dei Sette a Tebe collegato con quello di Edipo.
Ad avanzare questa nuova ipotesi sull'identità dei Bronzi, ritrovati ormai 48 anni fa, è Daniele Castrizio, professore ordinario di Numismatica greca e romana all'Università di Messina e membro del Comitato scientifico del MArRC, il Museo Archeologico di Reggio Calabria, dove sono esposte al pubblico le due meravigliose statue ritrovate. L’ipotesi formulata, che trova confronti e appigli nelle fonti letterarie e iconografiche, ora è confortata anche dagli ultimi risultati delle minuziose indagini effettuate sulle statue, in particolare sui minuti frammenti presenti sulla patina che le ricopre che contiene anche argille.
Il professor Castrizio è lo studioso che da più di vent’anni ha focalizzato la sua attenzione sui bronzi di Riace. Una storia lunga, quella del ritrovamento di questi due bellissimi bronzi, scoperti certamente ben prima dei 48 anni in cui avvenne la “scoperta ufficiale” nelle acque del mare di Riace. Castrizio, infatti, collabora con i Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio nelle indagini sui presunti ritrovamenti precedenti ai Bronzi (si parla della sparizione di elmi, scudi, lance e di altre statue, prelevate dal carico di una nave naufragata nelle acque di Riace).
L'archeologo, dopo profonde indagini, illustra ora la sua ipotesi, una fra le più accreditate nel mondo degli accademici. È grazie alle nuove tecniche fornite da una tecnologia d’avanguardia che può essere sciolto uno dei tre misteri che da 48 anni accrescono il fascino intorno ai due 'guerrieri' e che sono un rompicapo per archeologi, scienziati e non solo. Ma quali sono questi tre grandi misteri sui Bronzi?
Il primo riguarda il modo, come si mostravano i Bronzi in antico, e dove, quando e da chi furono realizzati; il secondo scoprire “Chi” rappresentavano le statue e quante fossero; il terzo: come e perché finirono nelle acque di Riace. Ebbene, ora la scienza è in grado di dare alcune risposte, e altre ne potrebbero arrivare, dopo che i sonar, già operativi nelle acque di Riace, avranno completamente scandagliato la zona in cerca del relitto della nave che certamente li conteneva, insieme a chissà quale altro materiale.
Una delle certezze ormai conclamate è che i due guerrieri furono realizzati ad Argos, nel Peloponneso greco. Lo prova l'argilla con cui furono creati i modelli poi utilizzati per gli stampi in cera nei quali fu colato il bronzo. La terra proviene certamente dalla zona di Argo, lo sostiene il professor Massimo Vidale, archeologo presso l'Università di Padova, che si è già messo sulle tracce delle cave. "Siamo già a questa fase avanzatissima – commentato il professor Castrizio -. Fino a pochi anni fa, non sapevamo quasi nulla e si brancolava nel buio delle ipotesi, ora siamo arrivati addirittura a circoscrivere il punto preciso in cui fu prelevata la terra".
“La bottega non poteva che essere ad Argos dove era attivo Pythagoras di Reggio, il bronzista considerato da Plinio tra gli eccelsi, con Fidia, Mirone e Policleto, nella cui bottega lavorava il nipote Sostrato, che ne proseguì l'opera". Queste le parole dei due esperti. Quanto al colore dei bronzi, c’è da dire che in età greca le statue venivano realizzate bionde e dorate, mentre in età romana in nero lucido. La motivazione è da ricercare nel fatto che il nero lucido è il colore che le statue hanno assunto dopo il restauro che subirono quando furono trasferite a Roma – ha spiegato l'archeologo -. I Bronzi in origine erano esposti probabilmente ad Argo, ma dopo la conquista della Grecia e le spoliazioni del 146 a.C. di Lucio Mummio, furono portati nella capitale e qui esposti almeno fino al IV d.C.
Il ‘biondo’ delle statue, precisa Castrizio, non era il “biondo Marylin”, ma alquanto tendente al rosso, quindi fulvo. In greco biondo è 'xanthos', ma in latino è 'fulvus'". A questo punto restano due misteri: chi rappresentavano i bronzi e perché finirono nel mare di Riace? Qui le ipotesi di Castrizio prendono forza grazie a fonti letterarie e confronti iconografici. Egli ne fornisce la ricostruzione grafica e fotografica grazie ad una elaborazione fatta da un suo collaboratore, Saverio Autellitano. "Il fatto che fossero biondi avvalora la mia ipotesi sulla loro natura eroica e mitologica. La mia idea è che A e B (le due statue ritrovate) siano Polinice ed Eteocle, fratelli di Antigone, che si sfidano a duello per il trono di Tebe. Publio Papinio Stazio, nell'XI libro della Tebaide, li descrive in modo preciso, perché li vede a Roma, forse esposti in una esedra sul Palatino".
Secondo Castrizio, i Bronzi erano esposti ai lati di un gruppo che vedeva al centro la loro madre Euryganeia, con le braccia allargate e disperata mentre cerca di dissuadere i figli dal duello, e fra loro Antigone e l'indovino Tiresia. Ma se le statue erano cinque, che fine hanno fatto le altre presunte tre? Nei quasi cinquant'anni dal ritrovamento, avvenuto a 10 metri di profondità e a 300 dalla riva, che segnò una pagina epocale per tutta l'Italia c'è una storia parallela, fatta di cause in tribunale, denunce e, per alcuni, anche di depistaggi.
Da un primo esito, risulterebbe che al largo della costa di Riace ci sarebbero 16 echi sonar indicanti masse di metallo, forse il relitto della nave che trasportava un carico di statue da Roma. Perché? Secondo Castrizio, i Bronzi assieme ad altre opere d'arte erano in viaggio verso Costantinopoli nel IV d.C., perché Costantino voleva adornare con esse la sua nuova capitale, Costantinopoli. Un evento avverso avrebbe costretto i marinari a disfarsi di buona parte del carico oppure fece affondare la nave. La circostanza sempre apparsa strana a buona parte degli studiosi è che i Bronzi siano stati rinvenuti sott'acqua senza intorno altri materiali di contesto.
Per questo si è di recente rafforzata la convinzione che qualcuno li abbia trascinati vicino alla costa prelevandoli dal luogo in cui probabilmente la nave che li portava era naufragata. 
Sono ampiamente riconosciute dagli archeologi la "leggerezza" e le "operazioni maldestre" che caratterizzarono ritrovamento e recupero, come si legge nella letteratura scientifica. 
Si, amici, fra le ipotesi più accreditate c'è quella che vorrebbe che i due Bronzi fossero “solo una parte”, di un importante carico di materiali archeologici prelevati clandestinamente in mare e destinati al mercato illegale; lo fa presumere l'assenza dei loro attributi (elmi, scudi, lance, che sarebbero stati sottratti in una precedente spoliazione), fatti sparire più agevolmente in quanto meno ingombranti, in attesa di pianificare il recupero ben più impegnativo delle due imponenti statue, alte 1,97 e 1,98 metri e pesanti 160 chilogrammi.
Cari amici, sui famosi Bronzi di Riace il mistero per ora continua, ma se venisse trovato il relitto, molti dei dubbi potrebbero essere sciolti.
A domani.
Mario



venerdì, agosto 28, 2020

L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ HA DICHIARATO L’AFRICA LIBERA DAL POLIOVIRUS SELVAGGIO. EPPURE NESSUN GRAZIE AL ROTARY, CHE COMBATTE QUESTO MALE DA OLTRE 40 ANNI!


Oristano 28 agosto 2020
Cari amici,
L'Organizzazione Mondiale della Sanità, l'Agenzia delle Nazioni Unite specializzata nelle questioni sanitarie, nel recente Comunicato ufficiale ha dichiarato l'Africa finalmente libera dalla POLIOMIELITE, la malattia virale e infettiva che colpisce il sistema nervoso centrale (in particolare dei bambini) e che negli ultimi 25 anni ha provocato migliaia di casi di paralisi e deformazioni tra i bambini del continente.
La poliomielite è un male antico. Sicuramente presente anche in epoca preistorica, si diffuse nel mondo in modo massiccio nel 1900 (in particolare negli Stati Uniti), colpendo con ciclica periodicità in tutti i continenti. A partire dal 1950 l'incidenza del picco di infezione si spostò nella fascia di età compresa tra i cinque e i nove anni; negli Stati Uniti, nel 1952, un'epidemia di polio fece registrare quasi 58.000 casi in un anno con 3145 morti e 21.269 paralisi lievi.
Ora, grazie agli sforzi grandiosi fatti non solo dagli Stati ma di diverse strutture private indipendenti, il virus, seppure non debellato definitivamente, è stato messo al tappeto. Ora risulta presente solo in 2 Stati. Secondo l'Africa Regional Certification Commission (Arcc), adesso più del 95 per cento della popolazione del continente è stata vaccinata. Gli ultimi Paesi a essere dichiarati 'polio-free', lo scorso 19 giugno, erano stati la Nigeria e il Camerun. Entrambe queste nazioni avevano condotto una campagna di vaccinazione su larga scala e non avevano più rilevato casi per un lasso di tempo di tre anni, come richiesto sempre dalle linee guida dell'Arcc.
Grande la soddisfazione è stata manifestata dal Direttore generale dell'Oms, l'etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus. "È una grande giornata per i miei fratelli e le mie sorelle africane" ha scritto su Twitter, aggiungendo anche: "Questo è uno dei più grandi risultati della salute pubblica, che dimostra che con la scienza e la solidarietà possiamo sconfiggere i virus e salvare vite umane". Nel mondo restano ora solo due Paesi dove la malattia non è ancora stata debellata: Pakistan e Afghanistan (Paesi difficili perché in stato di guerra).
Cari amici, pur associandomi alla grande soddisfazione generale, sono pervaso da un certo rammarico. Concettualmente sono sempre stato convinto che ogni successo ha sempre dei “padri”, dei protagonisti importanti, che, in caso di vittoria, andrebbero, comunque, ringraziati per lo sforzo collettivo portato avanti, tra l’altro con costi umani e finanziari di notevole entità. E, nel caso della vittoria contro la POLIO, uno di questi protagonisti importanti è certamente il Rotary International. Lo posso affermare con certezza, essendo orgogliosamente rotariano da circa 30 anni.
Si, amici, il Rotary combatte la Polio fin dal settembre del 1979, quando un gruppo di volontari rotariani somministrò il vaccino orale antipolio presso un centro sanitario di Guadalupe Viejo, Makati, nelle Filippine. L'importante evento, effettuato nella città di Manila, era stato organizzato e reso operativo dai Rotariani e dai delegati del Ministero della Sanità delle Filippine. Il successo del progetto contribuì a far maturare nel Rotary una decisione importante: fare dell'eradicazione della polio una priorità assoluta. Nel 1985 il Rotary lanciò il programma PolioPlus e nel 1988 fu tra i tre membri fondatori della Global Polio Eradication Initiative (GPEI), struttura globale per l'eradicazione della polio dal mondo. Grazie a decenni di impegno da parte del Rotary e dei suoi partner, oltre 2,5 miliardi di bambini hanno ricevuto il vaccino orale antipolio.
Ora, la gioia per il risultato raggiunto inorgoglisce tutti i rotariani del mondo. 
Essi hanno svolto e continuano a svolgere la loro azione umanitaria nel mondo non certo per ricevere ringraziamenti, ma perché convinti che così facendo possono rendere il mondo migliore, non solo nel settore della sanità ma anche nel settore dell’istruzione, dell’alimentazione, della fornitura di acqua potabile, della pace e della risoluzione dei conflitti.
Si, amici, tutti i rotariani presenti nei 5 continenti (siamo oltre 1.200 mila) sono orgogliosi di questo risultato ottenuto in Africa, cosci di aver affrontato molte sfide nel lungo viaggio verso l’eradicazione della poliomielite. Siamo certi di aver fatto notevoli progressi per l’eradicazione di questo male, e continueremo ad impegnarci ancora senza abbassare la guardia, per arrivare ad affermare, quanto prima, di aver sconfitto definitivamente questo male nel mondo, e contribuire, anche negli anni a venire, a lottare, passo dietro passo, per cercare di debellare altri mali e poter avere, tutti, un mondo migliore.
Grazie, amici, della Vostra attenzione. A domani.
Mario



giovedì, agosto 27, 2020

I CONTAGI DEL CORONAVIRUS RISALGONO. SE VOGLIAMO RIFORMARE IL NOSTRO SISTEMA SANITARIO A PEZZI, NON POTREMO PIÙ DIRE “NO” ALL’UTILIZZO DEI FONDI DEL MES.

Oristano 27 agosto 2020
Cari amici,
Credo che, volenti o nolenti, saremo costretti a chiedere di utilizzare i famosi fondi che l’Europa ha messo a disposizione degli Stati per farli uscire dalle secche create dalla pandemia del Coronavirus. L’Italia ha nicchiato per un bel pezzo sull’utilizzo o meno di questa misura economica (le contrarietà erano (e sono) presenti non solo nelle opposizioni ma anche in parte delle forze di Governo), ma ora, con il pericoloso aumento dei contagi, credo che sarà assolutamente necessario farvi ricorso. Ma vediamo in dettaglio cos’è e in che consiste questa misura economica nota come MES.
Il Mes, questo “Fondo Salva Stati”, fa parte di un pacchetto di 4 misure economiche che l’Europa ha stabilito di mettere in campo: Sure, Bei, Mes, Next Generation Eu). Un “Pacchetto Europa” che sintetizza la strategia per la ricostruzione post Covid-19.  Il Governo italiano, di questi 4 pilastri finanziari, vorrebbe fare il “cherry peaking”, ovvero pescare il fior da fiore tra uno strumento e l’altro: il Sure va bene o no per pagare la cassintegrazione? La Bei va bene o no per gli investimenti e per le start up delle imprese tecnologiche? Il Mes va bene o no per pagare le spese straordinarie sanitarie (dirette ed indirette)?
Lo strumento complessivo messo in campo dall'Unione europea per risanare le economie falcidiate dalla pandemia del Coronavirus è composto, oltre che dal set di finanziamenti prima indicati, dal Recovery Fund (che per noi equivale a circa 209 miliardi); del Fondo Sure il Governo italiano ha già fatto richiesta per 28,5 miliardi, oltre al possibile utilizzo dei fondi resi disponibili dalla Bei per le piccole e medie imprese. I dubbi che permangono tutt’ora riguardano l’utilizzo o meno del MES.
Quanto a questo particolare strumento (il MES), considerata la nuova impennata che il Coronavirus sta avendo anche in Italia e la tragica situazione del nostro sistema sanitario, l'eventuale ricorso a questa nuova linea di credito sta riprendendo vigore. Il Meccanismo Europeo di Stabilità, disponibile su richiesta da parte di ciascuno degli Stati dell’Unione, si tradurrebbe per l'Italia in un finanziamento pari a circa il 2% del Pil, ovvero pari a 37 miliardi di euro. Le contrarietà al suo ricorso, espresse oltre che dall’opposizione anche dal M5S, potrebbero forse cadere. Potrebbero essere rivista alla luce dell'evidenza imposta dai dati del contagio. 
Pier Paolo Baretta, Sottosegretario all'Economia, in proposito si è così espresso: «Le riserve sulla perdita di autonomia del Paese sono state superate nei negoziati, quindi ora è assurdo non utilizzare per la sanità le risorse del Meccanismo europeo di stabilità».
In realtà, il MES, come hanno avuto modo di chiarire sia il Commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni che il Vice Presidente esecutivo della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, il meccanismo originario di questa linea di credito prevedeva l'attivazione (su richiesta) di prestiti diretti a Paesi in grave crisi finanziaria, con evidenti difficoltà a finanziare il proprio debito sui mercati. L'Italia non vi ha fatto ricorso nemmeno durante la grave crisi finanziaria del 2011 proprio per evitare il cosiddetto effetto-stigma che avrebbe potuto comportare il rischio di un aumento esponenziale del costo di finanziamento del debito.
Ma nel caso del “Mes pandemico” si tratterebbe di un prestito da restituire a tassi addirittura negativi (-0.07%) qualora il prestito fosse spalmato su 7 anni e dello 0,08% in caso di restituzione del finanziamento nell'arco di dieci anni. Rispetto al finanziamento sul mercato attraverso Btp della stessa somma che verrebbe concessa con la nuova linea di credito pandemica del Mes, si risparmierebbero 4,4 miliardi.
Ora se ne sta discutendo all'interno della compagine di Governo; il rischio, se pure ipotetico, dell'effetto-stigma potrebbe essere superato qualora a richiedere il finanziamento fosse un gruppo di Paesi, e all'Italia si potrebbero aggiungere la Spagna e forse anche il Portogallo e non è del tutto escluso che anche la Francia possa essere della partita. Il dossier tornerà con ogni probabilità sul tavolo del Governo tra fine settembre e metà ottobre, quando si tratterà di rivedere le stime macroeconomiche di aprile con la Nota di aggiornamento del DEF, con annessa la presentazione a Bruxelles del Recovery Plan in cui sarà inserito il programma di riforme e investimenti che consentiranno di accedere alle varie tranche del New Generation EU. 
Ma prima di tutto andrà risolta la variabile politica con il necessario e preliminare confronto all'interno della maggioranza.
Cari amici, il nostro Paese si trova in una grave situazione economica, con uno squilibrio tale che sarà difficile trovare in tempi brevi la soluzione giusta che non crei traumatiche situazioni.
A domani. Che Dio ci aiuti...
Mario