Oristano 11 agosto 2020
Cari amici,
Il carrubo, originario
della Siria, è un albero sempreverde della famiglia delle Fabaceae, sottofamiglia
Caesalpinoideae, ampiamente diffuso soprattutto nel bacino del Mediterraneo.
Insieme al lentisco (Pistacia lentiscus) e all’olivo (Olea europaea) è uno dei
componenti principali della macchia mediterranea. Di formato modesto, l’albero
del carrubo (anche se può, in alcuni casi particolari, arrivare a 10-12 m di
altezza) risulta adatto per l’impianto urbano e negli spazi limitati. La pianta
(longeva, in quanto capace di vivere e superare anche i 500 anni) si presenta
spesso con una ramificazione abbondante; le sue foglie sono lunghe e lucide,
dalla tonalità verde scuro e composte da 2 a 5 coppie di forma ovale.
Il suo frutto, la
carruba, è un baccello, di forma curva, lungo 10-15 cm, inizialmente di colore verde
pallido, che, a maturazione completa, assume un forte colore marrone scuro, con
superficie esterna molto dura; all’interno la polpa risulta carnosa e
zuccherina, dove sono allocati i semi scuri, ovoidali, anch’essi molto duri. La
pianta, come detto nativa delle aree orientali del Mediterraneo, risulta
menzionata negli antichi testi micenei per la sua grande importanza economica;
la carruba, infatti, veniva utilizzata nell’antico Egitto per alimentare il
bestiame e preparare un vino particolare. Le carrube sono anche menzionate nei sacri libri come i pasti ascetici di San Giovanni
Battista nel deserto, oppure quelli del figliuol prodigo, ridottosi a fare
il guardiano di porci!
Il carrubo, dunque, da
sempre considerato un albero prezioso, continuò ad essere coltivato nei secoli
successivi e i suoi frutti utilizzati sempre di più. Ancora oggi le carrube sono abbastanza utilizzate sia per l'alimentazione umana che animale;
l'utilizzo principale è il seme, da cui si estrae una gomma utilizzata nell’industria, seme che, una volta macinato per ricavare la farina, trova ampio uso anche come
foraggio per il bestiame. Inoltre, grazie all'elevato contenuto di zucchero, la
polpa delle carrube (il cui costo è rimasto relativamente basso) viene utilizzata
per la produzione di alcool industriale ricavato dalla loro fermentazione.
Altro utilizzo
interessante delle carrube è quello di “sostituto del cioccolato”,
essendo ritenuto un prodotto più sano e meno calorico. Arrostito (ma anche solo
essiccato) risulta naturalmente dolce, e non amaro come il cioccolato senza
zucchero, e questo lo rende particolarmente appetibile in quanto non necessita
di troppi zuccheri aggiunti nelle ricette; inoltre, un altro particolare
vantaggio rispetto al cioccolato, è quello di essere ipoallergenico, e
ipoglicemizzante. Ma vediamo in dettaglio gli altri numerosi vantaggi di questo
frutto nell’alimentazione umana.
I principi attivi della
carruba sono presenti principalmente nelle pareti carnose che separano i semi
dai baccelli. La polpa contiene i principi nutritivi, oltre a fibre, sali
minerali, tannini e preziosi oligoelementi come calcio, zinco, potassio,
ferro, magnesio, fosforo e silicio; la gomma, derivante dal sottile involucro
dei semi, è ricca di polisaccaridi, ovvero di zuccheri complessi. Sebbene
abbastanza calorica (207 calorie per 100 grammi), la carruba è ricca di
proteine, fibre e zuccheri complessi. Rappresenta una fonte di antiossidanti,
in particolare flavonoidi e di vitamina E, K. La polvere di carruba, grazie al
contenuto di fibre, pectine, cellulosa e polifenoli risulta d’aiuto in caso di
alterato transito intestinale, disturbi digestivi e acidità, irritazione del
colon e colesterolo alto.
La carruba, dunque, oltre
a essere in grado di dare una grossa mano d’aiuto nella peristalsi intestinale,
è antidiarroica, protegge le mucose, abbassa il colesterolo, è un coadiuvante
delle diete dimagranti e un’ottima alternativa al cioccolato. Anche chi è in sovrappeso
può giovarsene. La carruba, infatti, è un ottimo integratore da affiancare ai
regimi dimagranti, in quanto aiuta a regolare alcuni enzimi digestivi, grazie
all'elevata presenza di tannini, di zuccheri complessi e di oligoelementi che
aumentano di volume quando raggiungono lo stomaco, generando una sensazione di
sazietà.
La polvere di polpa di
carruba, ovvero la cosiddetta farina è alla base di numerose ricette, per
preparare budini e creme con nocciole o mandorle; come integratore si può
utilizzare in aggiunta al latte (anche vegetale) o nei frullati. Un’altra virtù
del Frutto fresco di Carruba è quella di essere un lassativo naturale.
Mangiare la Carruba fresca quando si hanno episodi di intestino pigro, è di
aiuto alla situazione. Attenzione, però, a non fare confusione con la farina di
Carruba, perché questa ha, al contrario, proprietà assorbenti; di conseguenza,
può avere l’effetto indesiderato di stringere e peggiorare la situazione di
stitichezza. La farina di Carruba ha un potere naturale antidiarroico.
Cari amici, chiudo questo
post sul carrubo con una curiosità. A prescindere dall’alimentazione i semi del
carrubo hanno avuto un loro momento di gloria, quando venivano utilizzati come unità
di misura ponderale molto ridotta: come caràto. Carato, infatti, deriva
dall’arabo qīrāt, a sua volta dal greco keràtion (piccolo corno, carato), in
quanto si riteneva che i semi del carrubo avessero un peso estremamente
uniforme (circa 1/5 di grammo). Poi tutto è cambiato…come sempre avviene...
A domani.
Mario
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