Oristano 28 agosto 2020
Cari amici,
Gli studi più recenti sui
“Bronzi di Riace” affermano che di statue ne furono realizzate non due ma
cinque.
Si, le due statue ripescate nelle acque di Riace, fra il 21 e il 22
agosto del 1972, facevano parte di un gruppo statuario, che rappresentava la
predisposizione del duello fratricida fra Eteocle e Polinice, fratelli di
Antigone, figure del mito dei Sette a Tebe collegato con quello di Edipo.
Ad avanzare questa nuova
ipotesi sull'identità dei Bronzi, ritrovati ormai 48 anni fa, è Daniele
Castrizio, professore ordinario di Numismatica greca e romana
all'Università di Messina e membro del Comitato scientifico del MArRC, il
Museo Archeologico di Reggio Calabria, dove sono esposte al pubblico le due
meravigliose statue ritrovate. L’ipotesi formulata, che trova confronti e
appigli nelle fonti letterarie e iconografiche, ora è confortata anche dagli
ultimi risultati delle minuziose indagini effettuate sulle statue, in
particolare sui minuti frammenti presenti sulla patina che le ricopre che contiene
anche argille.
Il professor Castrizio è lo studioso che da più di vent’anni ha focalizzato la sua attenzione sui bronzi di Riace.
Una storia lunga, quella del ritrovamento di questi due bellissimi bronzi, scoperti certamente ben prima dei 48 anni in cui avvenne la “scoperta ufficiale”
nelle acque del mare di Riace. Castrizio, infatti, collabora con i Carabinieri
del Nucleo Tutela del Patrimonio nelle indagini sui presunti ritrovamenti
precedenti ai Bronzi (si parla della sparizione di elmi, scudi, lance e di
altre statue, prelevate dal carico di una nave naufragata nelle acque di Riace).
L'archeologo, dopo
profonde indagini, illustra ora la sua ipotesi, una fra le più accreditate nel
mondo degli accademici. È grazie alle nuove tecniche fornite da una tecnologia
d’avanguardia che può essere sciolto uno dei tre misteri che da 48 anni
accrescono il fascino intorno ai due 'guerrieri' e che sono un rompicapo per
archeologi, scienziati e non solo. Ma quali sono questi tre grandi misteri sui
Bronzi?
Il primo riguarda il
modo, come si mostravano i Bronzi in antico, e dove, quando e da chi
furono realizzati; il secondo scoprire “Chi” rappresentavano le statue e
quante fossero; il terzo: come e perché finirono nelle acque di Riace.
Ebbene, ora la scienza è in grado di dare alcune risposte, e altre ne
potrebbero arrivare, dopo che i sonar, già operativi nelle acque di Riace,
avranno completamente scandagliato la zona in cerca del relitto della nave che
certamente li conteneva, insieme a chissà quale altro materiale.
Una delle certezze ormai
conclamate è che i due guerrieri furono realizzati ad Argos, nel Peloponneso
greco. Lo prova l'argilla con cui furono creati i modelli poi utilizzati per
gli stampi in cera nei quali fu colato il bronzo. La terra proviene certamente
dalla zona di Argo, lo sostiene il professor Massimo Vidale, archeologo presso l'Università
di Padova, che si è già messo sulle tracce delle cave. "Siamo già a questa
fase avanzatissima – commentato il professor Castrizio -. Fino a pochi anni fa,
non sapevamo quasi nulla e si brancolava nel buio delle ipotesi, ora siamo arrivati
addirittura a circoscrivere il punto preciso in cui fu prelevata la
terra".
“La bottega non poteva
che essere ad Argos dove era attivo Pythagoras di Reggio, il bronzista
considerato da Plinio tra gli eccelsi, con Fidia, Mirone e Policleto, nella cui
bottega lavorava il nipote Sostrato, che ne proseguì l'opera". Queste le
parole dei due esperti. Quanto al colore dei bronzi, c’è da dire che in età
greca le statue venivano realizzate bionde e dorate, mentre in età romana in
nero lucido. La motivazione è da ricercare nel fatto che il nero lucido è il
colore che le statue hanno assunto dopo il restauro che subirono quando furono trasferite
a Roma – ha spiegato l'archeologo -. I Bronzi in origine erano esposti
probabilmente ad Argo, ma dopo la conquista della Grecia e le spoliazioni del
146 a.C. di Lucio Mummio, furono portati nella capitale e qui esposti almeno
fino al IV d.C.
Il ‘biondo’ delle statue,
precisa Castrizio, non era il “biondo Marylin”, ma alquanto tendente al rosso,
quindi fulvo. In greco biondo è 'xanthos', ma in latino è 'fulvus'". A
questo punto restano due misteri: chi rappresentavano i bronzi e perché
finirono nel mare di Riace? Qui le ipotesi di Castrizio prendono forza grazie a
fonti letterarie e confronti iconografici. Egli ne fornisce la ricostruzione
grafica e fotografica grazie ad una elaborazione fatta da un suo collaboratore,
Saverio Autellitano. "Il fatto che fossero biondi avvalora la mia ipotesi
sulla loro natura eroica e mitologica. La mia idea è che A e B (le due statue
ritrovate) siano Polinice ed Eteocle, fratelli di Antigone, che si sfidano a
duello per il trono di Tebe. Publio Papinio Stazio, nell'XI libro della
Tebaide, li descrive in modo preciso, perché li vede a Roma, forse esposti in
una esedra sul Palatino".
Secondo Castrizio, i
Bronzi erano esposti ai lati di un gruppo che vedeva al centro la loro madre
Euryganeia, con le braccia allargate e disperata mentre cerca di dissuadere i
figli dal duello, e fra loro Antigone e l'indovino Tiresia. Ma se le statue
erano cinque, che fine hanno fatto le altre presunte tre? Nei quasi
cinquant'anni dal ritrovamento, avvenuto a 10 metri di profondità e a 300 dalla
riva, che segnò una pagina epocale per tutta l'Italia c'è una storia parallela,
fatta di cause in tribunale, denunce e, per alcuni, anche di depistaggi.
Da un primo esito,
risulterebbe che al largo della costa di Riace ci sarebbero 16 echi sonar
indicanti masse di metallo, forse il relitto della nave che trasportava un
carico di statue da Roma. Perché? Secondo Castrizio, i Bronzi assieme ad altre
opere d'arte erano in viaggio verso Costantinopoli nel IV d.C., perché
Costantino voleva adornare con esse la sua nuova capitale, Costantinopoli. Un
evento avverso avrebbe costretto i marinari a disfarsi di buona parte del
carico oppure fece affondare la nave. La circostanza sempre apparsa strana a
buona parte degli studiosi è che i Bronzi siano stati rinvenuti sott'acqua
senza intorno altri materiali di contesto.
Per questo si è di
recente rafforzata la convinzione che qualcuno li abbia trascinati vicino alla
costa prelevandoli dal luogo in cui probabilmente la nave che li portava era
naufragata.
Sono ampiamente riconosciute dagli archeologi la
"leggerezza" e le "operazioni maldestre" che
caratterizzarono ritrovamento e recupero, come si legge nella letteratura
scientifica.
Si, amici, fra le ipotesi più accreditate c'è quella che vorrebbe che i due Bronzi fossero “solo una parte”, di un importante carico di materiali archeologici prelevati clandestinamente in mare e destinati al mercato illegale; lo fa presumere l'assenza dei loro attributi (elmi, scudi, lance, che sarebbero stati sottratti in una precedente spoliazione), fatti sparire più agevolmente in quanto meno ingombranti, in attesa di pianificare il recupero ben più impegnativo delle due imponenti statue, alte 1,97 e 1,98 metri e pesanti 160 chilogrammi.
Si, amici, fra le ipotesi più accreditate c'è quella che vorrebbe che i due Bronzi fossero “solo una parte”, di un importante carico di materiali archeologici prelevati clandestinamente in mare e destinati al mercato illegale; lo fa presumere l'assenza dei loro attributi (elmi, scudi, lance, che sarebbero stati sottratti in una precedente spoliazione), fatti sparire più agevolmente in quanto meno ingombranti, in attesa di pianificare il recupero ben più impegnativo delle due imponenti statue, alte 1,97 e 1,98 metri e pesanti 160 chilogrammi.
Cari amici, sui famosi
Bronzi di Riace il mistero per ora continua, ma se venisse trovato il relitto,
molti dei dubbi potrebbero essere sciolti.
A domani.
Mario
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