Oristano 30 agosto 2020
Cari amici,
I coralli, questi
straordinari protagonisti dell’ambiente sottomarino sono sempre più in pericolo
a causa dell’inquinamento da parte dell’uomo. Si amici, questi meravigliose, particolari conformazioni, questi animali, veri protagonisti della vita dei nostri mari, corrono il rischio di scomparire. Sarebbe una catastrofe, in quanto, oltre che bellissimi e di grande
impatto estetico per le loro forme e i loro colori, sono un grande riparo per
tante specie marine, che senza la loro protezione correrebbero pericolosi rischi di sopravvivenza.
Un recente studio
effettuato dall’Istituto per le risorse biologiche e biotecnologiche marine
del Cnr (Cnr-Irbim) e dall’Università di Bologna, ha rilevato e successivamente
dimostrato che la specie Balanophyllia europaea, tipico corallo del nostro mare
Mediterraneo, è in grado di accumulare nel suo scheletro enormi quantità di
idrocarburi policiclici aromatici anche per 20 anni. Un vero e proprio
avvelenamento da parte di questi pericolosi inquinanti (legati alle attività di
ricerca e produzione di energia), che alla fine portano l’animale-corallo prima
alla degradazione e poi alla morte.
Lo studio ha identificato, in particolare, un accumulo di idrocarburi inquinanti dannosi, come acenaftene,
fluorene, fluorantene e pirene, nei tessuti e nelle alghe simbionti del corallo
mediterraneo Balanophyllia europaea. Quelli rilevati sono degli idrocarburi
policiclici aromatici (Ipa) che, come spiega Mauro Marini, ricercatore
Cnr-Irbim "costituiscono una classe di inquinanti organici derivati
dalla combustione incompleta di materiale organico e dall'uso di olio
combustibile, gas, carbone e legno nella produzione di energia. Gli Ipa sono
largamente presenti in mare e rappresentano un potenziale rischio per la fauna
marina, visti i loro effetti tossici".
Lo studio è stato
realizzato nell'ambito del dottorato internazionale congiunto Cnr-Unibo in "Tecnologie
innovative e uso sostenibile delle risorse di pesca e biologiche del
Mediterraneo" e delle attività di ricerca del Fano Marine Center -
Centro di ricerca sulla biodiversità, risorse e biotecnologie marine. I
risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science of the total
environment.
Lo stoccaggio di questi
inquinanti nei coralli, precisa Mauro Marini, “di per sé sottrae
contaminanti dall'ambiente; tuttavia, le sostanze restano tossiche per il
corallo e possono avere effetti diretti sull'animale arrivando a provocarne la
morte in caso di contaminazioni estreme. Queste sostanze, poi, potrebbero
essere di nuovo rilasciate nell'ambiente al momento della degradazione del
corallo”.
Questo inquinamento,
inoltre, aggiunto ai diversi cambiamenti climatici, provoca l'ulteriore acidificazione
dei mari, causando una più veloce degradazione delle strutture coralline e quindi
un più rapido rilascio nell'ambiente di queste sostanze contaminanti. Questa
prima indagine è il punto di partenza per studi futuri nel bacino Mediterraneo.
Valutare i livelli e le fonti di questi inquinanti diffusi e dannosi risulta di
cruciale importanza per stimare non solo i rischi per gli organismi marini, ma
anche per le sue terribili conseguenze per l’uomo e per l’ambiente.
Cari amici, se
continuiamo a sottovalutare il degrado che stiamo creando all’ambiente, il
risvolto più negativo non sarà la semplice perdita di vegetali o animali marini
importanti come i coralli, ma il fatto che stiamo mettendo a rischio il futuro
dell’uomo e del pianeta. Non possiamo continuare
come se nulla fosse! Il fatto che mettiamo sempre più a rischio la vita dei
coralli, anche di quelli più vicini ai nostri mari, è un grande esempio del
nostro menefreghismo.
Ci basti, per riflettere, prendere atto di
uno degli ultimi esempi di come l'uomo stia impattando negativamente sull'ambiente senza mettersi il
problema: il caso della petroliera incagliata all'isola di
Mauritius. Migliaia di litri di petrolio continuano a fuoriuscire dal suo scafo, e
animali, vegetazione ed ecosistemi rischiano di scomparire o di subire danni difficilmente
rimediabili, se non dopo centinaia o migliaia di anni. Vogliamo continuare ad
agire così irresponsabilmente, distruggendo il futuro alle generazioni dopo la
nostra?
Cerchiamo di rinsavire, perché
altrimenti la vita sulla terra diventerà sempre più problematica…
A domani.
Mario
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