martedì, dicembre 31, 2019

I NURAGICI: UN POPOLO DI NAVIGATORI. PER ANALIZZARE LE TRACCE TROVATE A CIPRO PARTIRÀ IN PRIMAVERA UNA SPEDIZIONE, GUIDATA DALL’ARCHEOLOGO PROF. RAIMONDO ZUCCA


Mediterraneo del periodo nuragico solcato dai sardi
Oristano 31 dicembre 2019

Cari amici,

Oggi è l’ultimo giorno di questo 2019, che a mezzanotte darà le consegne al prossimo anno: il 2020. Ho deciso di dedicare l’ultimo post del 2019 ad un caro e illustre amico: il professor Momo Zucca, al quale mi lega una solida amicizia, cementata anche dalla condivisione delle comuni radici che trovano linfa nel piccolo centro di Bauladu. Momo ha per questo piccolo paese lo stesso amore che nutro io, amore, tra l’altro, ricambiato dagli operosi bauladesi, a partire dal suo giovane e valido sindaco Davide Corriga. Il post di oggi parla di uno degli ultimi impegni archeologici di Momo, che lo porterà a breve ad operare nell’isola di Creta, alla scoperta delle grandi capacità di navigazione dei sardi nuragici. 
Che il popolo sardo nuragico fosse anche un popolo di navigatori ormai non ci sono più dubbi. Le scoperte, in particolare le più recenti, lo confermano con sicurezza, avendo accertato che i nuragici erano degli esperti marinai, capaci di percorrere con le loro imbarcazioni tutto il Mediterraneo, non solo per motivazioni commerciali ma anche, in quanto esperti nell’arte della guerra, per combattere come mercenari, come risulta dagli studi sulla Civiltà Egizia. Inoltre i numerosi reperti rinvenuti, a partire dai bronzetti, dimostrano che essi erano sia abili costruttori di imbarcazioni che ottimi navigatori, in quanto in possesso di molte nozioni di astronomia. 
Recenti scavi effettuati nell’isola di Cipro, in un ampio sito archeologico fortificato risalente all’incirca al periodo tra il XIII e il XII secolo a.C., quello di Pyla – Kokkionokremos, hanno accertato la presenza di “piombo sardo” in alcuni vasi rinvenuti negli scavi; questo piombo rinvenuto a Cipro era sicuramente stato portato lì dai navigatori sardi nuragici, che solcavano il mare in lungo e in largo in tutto il mediterraneo. (Nella foto un phitos completo trovato negli scavi)
Stante questa concreta ipotesi, grazie anche al forte interessamento del nostro archeologo oristanese Professor Raimondo Zucca, l’Università di Sassari, dove il Direttore del nostro Museo cittadino “Antiquarium Arborense” è docente, ha deciso, nell’intento di approfondire la scoperta, di far partire una spedizione archeologica nel sito summenzionato, posto nell’isola di Cipro, nella prossima primavera.
A partire saranno gli studenti del corso Nesiotikà, la scuola di specializzazione in beni archeologici dell’Università di Sassari con sede al Consorzio Uno di Oristano diretti dal Prof. Zucca, che raggiungeranno in primavera il sito archeologico di Pyla – Kokkionokremos, dove opereranno per oltre un mese. Partirà dunque da Oristano diretta a Cipro la spedizione archeologica che intende fare piena luce sulle tracce già riscontrate relative al navigare nel Mediterraneo del popolo nuragico. 
La missione primaverile degli studenti-ricercatori del corso Nesiotikà, sarà ovviamente capeggiata dal loro esperto professore e archeologo Prof. Zucca (Momo per gli amici); la partenza è prevista nel periodo tra aprile e maggio del 2020, ed avrà una durata di 35 giorni. Il loro impegno di ricerca sarà espletato come detto nel sito fortificato di Pyla – Kokkionokremos, che orami appare quasi certo che fu abitato, tra gli altri, anche dal popolo sardo nuragico. A confermarlo, secondo il professor Zucca, sarebbe proprio la presenza del piombo sardo, portato lì a Cipro dai nostri antichi navigatori.
Cari amici, noi tutti siamo felici di questa ricerca che servirà ulteriormente a rivalutare le capacità di "andare per mare" dei nostri antenati nuragici, e che vede, come sempre, in prima linea il professor Momo Zucca, che intervistato ha così dichiarato: “In questo sito fortificato era già stata accertata la presenza di micenei, egiziani, ittiti, ciprioti ma anche dei sardi, testimonianze chiare della passata presenza di questi popoli, ed è proprio per questo che è importante tornare lì per appurarlo con concreta certezza”.
L’interesse del professore, la cui passione per l’archeologia è presente in Lui fin da ragazzo, è totale e c’è da dire che non vede l’ora di partire per la nuova missione-scoperta a Cipro. “La nostra spedizione nasce dalla collaborazione tra l’archeologa Anastasia Tzigounaki, venuta a Oristano per la nascita dell’insegnamento di Civiltà egee con il professore Massimo Perna”, spiega ancora il professor Zucca, che non nasconde le grandi aspettative che Egli ripone sulla prossima missione di ricerca e studio.
Ora, per far partire la spedizione, sono necessari i giusti finanziamenti ed il Consorzio Uno, gestore del corso universitario sassarese, è già impegnato nella ricerca del quantum finanziario necessario per lo svolgimento della missione che partirà in primavera per Cipro. C’è la certezza, comunque, che la spedizione prenderà il via.
Il sito oggetto di scavo e ritrovamenti
Cari amici, mi onoro da anni dell’amicizia del professor Momo Zucca, con il quale condividiamo le stesse radici, essendo entrambi originari di Bauladu. Ed è proprio in questo piccolo paese della Provincia di Oristano che il professore maturò fin da ragazzo la sua passione per l’archeologia! Ebbe modo di raccontarlo in occasione della recente attribuzione della “Cittadinanza Onoraria” che Bauladu ha voluto tributargli, perché oggi Lui è un “Bauladese Illustre”, che fa onore alla sua Comunità d’origine. Ecco, come Egli raccontò il suo desiderio di diventare archeologo, nel suo libro “Da Vadum Latum a Bauladu”, un volume edito nel 2016 sulla storia di Bauladu.
«A Bauladu nacque mio padre Antonio, nel 1910, mio nonno Raimondo nel 1873, mio bisnonno Giovanni Daniele Francesco nel 1829, mio trisnonno Diego nel 1796, figlio di Anna Vittoria Zucca e discendente da Diego Zucca, che trovo sposato a Bauladu con Maria Corrias prima del 1778. 
A Bauladu rivedo gli anni incantati della mia infanzia, delle domeniche trascorse nella grande casa di mio nonno e mia nonna Filomena Mura, maestra delle scuole di Bauladu dal primo decennio del secolo scorso, con i cortili, l’orto fino all’immenso (ai miei occhi di bambino) campo di Su Muntronarzu, che confinava con la Carlo Felice. Quella casa era il mio nido, con i miei genitori, mio fratello Gianfranco, gli zii e le zie Maria, Bimbina e Silvia, Vincenzo e Margherita con le figlie Maria Rosaria, Giuseppina, Filomena. 
Ma a Bauladu avrei trovato la vocazione all’archeologia: avevo 10 anni a quel tempo, quando iniziai le esplorazioni archeologiche del territorio di Bauladu. Santa Barbara de Turre innanzitutto, con il suo nuraghe complesso, la muraglia esterna, e la domus de janas neolitica. E poi ancora il nuraghe Crabia, che svetta sugli olivastri, e l’arcaico protonuraghe Santa Vittoria. Allora, oltre cinquant’anni fa, scoprii che, da grande, avrei fatto l’archeologo».
Grazie Momo della Tua passione per il nostro passato! È un grande orgoglio per me averti come amico e compaesano! Ad maiora, con i miei migliori AUGURI!
A domani.
Mario

lunedì, dicembre 30, 2019

COMPUTER E CELLULARI: FACCIAMO ATTENZIONE QUANDO LI RICARICHIAMO IN PRESE USB POSTE IN LUOGHI PUBBLICI (AEREOPORTI, TRENI, STAZIONI, ETC.), EVITEREMO BRUTTE SORPRESE.


Oristano 30 dicembre 2019
Cari amici,
Soprattutto chi viaggia ha spesso bisogno di ricaricare il proprio smartphone o il tablet in luoghi pubblici, come aeroporti, stazioni ferroviarie, treni, navi e così via. Tutti noi sappiamo bene che la durata della batteria dei nostri cellulari e dei nostri apparecchi elettronici è abbastanza scarsa, per cui non appena individuiamo una presa USB a cui collegarci, la salvezza ci sembra a portata di mano. Quello che sottovalutiamo, però, è che quella prosa, a noi così necessaria, può nascondere insidie molto pericolose.
Il mondo di Internet, con la sua super tecnologia, sappiamo bene che è pieno di mille insidie, ma crediamo anche di poterle dominare e tenere a bada. Abbiamo imparato a riconoscere le email trappola (phishing), apparentemente provenienti dalla nostra banca, da Poste o da Enti con cui siamo in costante contatto, e che con artifizi chiedono i nostri dati personali e le password, per cui le cestiniamo ogni giorno, ma queste mail sono un’inezia rispetto alle mille insidie che popolano il Web e che sono sempre in agguato, mettendo a rischio i nostri dati e la nostra sicurezza. Ecco perché oggi, con questo post, voglio mettere in evidenza il pericolo derivante dalla ricarica dei nostri strumenti elettronici fatta in luoghi pubblici.
Come detto in premessa, chi viaggia ha estremo bisogno di ricaricare spesso il suo smartphone e il suo computer portatile. Lo fa affidandosi ai numerosi punti USB presenti in porti e aeroporti, ma sottovalutando i rischi, che non sono di poco conto.  Usare una presa USB pubblica può sembrarci un gesto semplice e sicuro, ma può nascondere anche pericolose insidie, trappole create da malintenzionati che intendono accedere alla memoria dei dispositivi collegati, sottraendo dati sensibili, password e quant’altro.
Proprio per interrompere questi crescenti, malevoli tentativi di furto, concepiti ad arte da menti particolarmente truffaldine, gli esperti sono è arrivati a costruire un particolare congegno in grado di evitare questo “furto di dati”, consentendo a chi utilizza la presa USB di poter effettuare solo la ricarica, senza possibilità alcuna di far fuoruscire i dati dalla memoria. Questo curioso marchingegno, che si sta diffondendo velocemente, è già curiosamente noto come “Il Condom USB”.
Questo moderno modo di rubare i dati è stato definito “juice jacking”, e di fatto funziona senza che il derubato se ne accorga, per questo è ritenuto un modo tanto efficiente quanto pericoloso. Il nostro telefono o il nostro portatile, una volta collegati, si ricaricheranno infatti normalmente, senza dare segnali che facciano sospettare l'infezione. Diverse fonti d'informazione internazionali stanno portando alla luce il problema del Juice Jacking, considerato un pericoloso tipo di attacco informatico utilizzato dai malintenzionati per entrare in possesso dei dati delle ignare vittime che vogliono semplicemente caricare il proprio smartphone tramite una presa "pubblica".
Stando a quanto riportato sia dal New York Times che da Repubblica, le prime segnalazioni in merito a questo metodo risalgono al 2013, ma sembra che nell'ultimo periodo gli utilizzi fraudolenti si siano moltiplicati. Che fare, dunque, per evitare di essere “derubati” dei propri dati personali? Indubbiamente cercando le possibili protezioni, tra le quali due, in modo particolare, risultano fondamentali: la prima è che, se possiamo scegliere, è meglio non connettersi con un cavo USB, ma portandosi appresso il cavo con la spina che prende corrente da una presa a muro, la seconda è quella di usare un condom USB, ovvero una chiavetta particolare in cui inserire la nostra USB e che una volta collegata permette di far passare la corrente elettrica ricaricando il dispositivo, ma non permette, invece, ai dati in memoria di defluire in uscita.
Cari amici, un antico proverbio ammoniva dicendo che “Chi si difende si salva”, e credo che anche per il caso portato alla ribalta oggi, il detto sia ancora valido. Oggi sono molte le tipologie di USB condom in commercio, e solitamente costano qualche decina di euro. Proteggere i nostri dati sensibili è una necessità, e l’utilizzo del nuovo strumento, che funziona come un vero e proprio profilattico, eviterà di far uscire i dati presenti nel nostro dispositivo, evitando guai che possono essere anche molto seri.  I nostri dati sensibili, infatti, trasferiti all'esterno potrebbero essere utilizzati in mille modi: inseriti in banche dati, o peggio usati per accedere ai nostri account social e bancari.
Proteggiamoci, dunque, perché sta a noi in primo luogo garantire la nostra sicurezza!
A domani.
Mario

domenica, dicembre 29, 2019

IL MAGNIFICO DONO DI NATALE DEI FIGLI DI CARLO CONTINI AL COMUNE DI ORISTANO. TRE QUADRI DEL GRANDE PITTORE ORISTANESE CHE VANNO AD ARRICCHIRE LA PINACOTECA CITTADINA.


Oristano 29 dicembre 2019

Cari amici,

Un fine anno culturalmente ricco per la nostra città, che ha ricevuto un dono di Natale davvero straordinario: donati al Comune di Oristano tre magnifici quadri del grande pittore oristanese Carlo Contini. Sono stati i due figli del famoso Maestro, ora residenti a Pistoia, a fare la donazione di tre grandi opere del loro padre Carlo alla Comunità oristanese, che lo vide per anni protagonista; opere che verranno ospitate permanentemente nella Pinacoteca che era già stata dedicata al grande pittore oristanese, così come il Liceo artistico statale nel quale per anni insegnò.
Il 27 dicembre scorso, alle ore 17.30, una grande folla di appassionati ha raggiunto la Pinacoteca, posta nell’antico e glorioso Hospitalis Sancti Antoni, dove il ‘padrone di casa’, Ivo Serafino Fenu, era ad attenderli porgendo loro il benvenuto, e dove erano già presenti il Sindaco Andrea Lutzu, il Vice Sindaco e Assessore alla cultura Massimiliano Sanna, diversi assessori, consiglieri e dirigenti dell’Amministrazione comunale, unitamente ai figli del grande artista, giunti appositamente da Pistoia, per presenziare e sottoscrivere gli atti necessari alla ufficializzazione della donazione da loro fatta.
I tre quadri oggetto della donazione, che troveranno spazio permanente nella pinacoteca, sono: 
Luci e ombre del Supramonte (1961), L’albero della Cuccagna (1958/1967), Il Cristo a tre braccia (1968). In tanti, prima della presentazione ufficiale delle opere, si sono avvicinati per vederle da vicino e ‘toccarle con mano’, mentre Sindaco e autorità salutavano gli intervenuti che volevano ringraziare, almeno con un sorriso ed una stretta di mano, i figli del grande artista. Ecco le principali caratteristiche delle opere donate, così come vengono definite dagli esperti.
Luci e ombre del Supramonte. L'opera è del 1961: è un olio su tavola di cm 195x150. Di grande dimensione, è un quadro che evidenzia i vertici di quel processo astrattivo che caratterizza l’opera tarda di Carlo Contini. Senza mai rinunciare a grumi di figurazione, la composizione è caratterizzata dall’incastro di tasselli di colore incernierati su un asse leggermente inclinato che conferiscono all’opera profondità e dinamismo, assieme a una tavolozza tutta giocata su raffinati accostamenti di terre d’ombra, grigio-azzurri e ocra che evocano, in chiave visionaria, una struttura proto-cubista. 
L’albero della Cuccagna. Opera del periodo 1958/1967, è un olio su tavola di cm. 220x95. L’albero della Cuccagna è una delle opere più tormentate di Carlo Contini, come testimonia la sua quasi decennale gestazione; iniziata nel 1958 e portata a termine dopo numerosi pentimenti e altrettanto numerose modifiche, come dimostra un efficace bozzetto del 1967. L’opera definitiva, meno libera dal punto di vista compositivo e attutita nei toni, con una predominanza di ocra, terre, neri e azzurri, definisce con più forza icastica i fanciulli che si inerpicano verso un traguardo che, per il taglio figurale, appare irraggiungibile.

Il Cristo a tre braccia. L’opera, del 1968, è un olio su tela di cm 230x90. È una delle ultime prodotte dall’artista e deve il titolo ad alcuni ripensamenti nella parte alta della tela. Caratterizzata da una tavolozza sempre più limitata all’uso di ocre, di bruni e di blu, l’opera si carica di un’inedita carica drammatica; è di un espressionismo dolente, violento e cupo, enfatizzato da un segno greve, dalle deformazioni del corpo abbandonato e debordante di Cristo e da un materismo segnico che enfatizza un processo creativo tormentato: un vero e proprio testamento spirituale che, tuttavia, non rinuncia alla ricerca di nuove vie espressive.
Ad aprire la serata di Venerdì 27 è stato il Sindaco Lutzu, che, unitamente al Vicesindaco Sanna ed al Direttore della pinacoteca Fenu, si sono alternati ad esporre quanto era stato donato dagli eredi Contini alla città, evidenziando l’alto valore civico della donazione stessa, oltre al valore intrinseco delle opere. Il curatore della Pinacoteca Ivo Serafino Fenu, dopo aver illustrato con competenza il valore della donazione, ha chiamato al podio l’architetto Antonello Cuccu, uno dei massimi esperti d’arte dell’Isola, che ha colto l’occasione per riepilogare l’excursus pittorico di Carlo Contini ripercorrendone il quadro storico, critico, artistico e umano del grande pittore, evidenziandone infine la sua evoluzione, che lo portò ad essere annoverato tra i grandi del Novecento.
Si sono poi alternati al podio la Storica dell’arte Luciana Delitala, che ha raccontato la sua amicizia con il grande pittore, cementata presso l’Istituto d’Arte dove insegnarono entrambi, le capacità del Maestro e la valenza delle sue opere. Il dibattito, moderato da Ivo Serafino Fenu, è proseguito con gli interventi dei due figli del maestro, che hanno aggiunto i loro ricordi a quelli raccontati dagli esperti sul loro padre. I primi hanno rappresentato la figura dell’uomo come artista, mentre loro descritto e ricordato l’uomo come un padre affettuoso, mettendo sul piatto importanti e indelebili ricordi.  
Dopo gli adempimenti burocratici (gli atti della donazione, portati e seguiti dalla Dirigente Mariella Chergia, sono stati firmati in presenza del pubblico, che alla fine ha risposto con un lungo applauso), la parola è stata ripresa dal Sindaco Lutzu e dal Vice Sindaco Sanna, che hanno ribadito al pubblico “Il grande feeling” sempre esistito tra la città e il grande artista; un feeling che è continuato con la sua famiglia, seppure da anni lontana da Oristano. “Indubbiamente – ha poi commentato il Sindaco - le straordinarie opere di questo grande artista, alcune delle quali già danno grande lustro agli ambienti del palazzo comunale, sono uno straordinario biglietto da visita per la città, che da tempo lo apprezza e ammira, tanto che Oristano ha voluto dimostrare il suo affetto all’artista dedicandogli sia la Pinacoteca comunale che il Liceo Artistico”.
Il coro dei Vigili urbani di Oristano, presente alla cerimonia
Ora, con la donazione di queste tre tele questo legame si rinnova e si rinforza, e per questo l’Amministrazione ha rivolto un sincero grazie agli eredi dell’illustre artista. Nel suo ultimo intervento Ivo Serafino Fenu ha anticipato cosa intende fare la città nel prossimo anno, il 2020, nel quale cade il cinquantenario della morte di Carlo Contini; lo vuole ricordare allestendo una grande mostra retrospettiva particolarmente importante, tale da coinvolgere l’intera città.
Poiché è noto, ha ribadito, che in città e nel circondario sono presenti tante le opere di Carlo Contini, allocate nei salotti di molte abitazioni. La retrospettiva che si intende realizzare vuole coinvolgere tutti quelli che possiedono le sue opere, creando un grande “unicum” che metta insieme “pubblico e privato”. L'idea è quella di creare un’esposizione allargata, che comprenda sia le opere presenti nelle strutture pubbliche che quelle in essere presso le case private, opere tra l’altro in gran parte sconosciute. Sarebbe un’occasione unica, ha detto Fenu, per far conoscere il vero Contini e tutto il suo percorso evolutivo dall’età giovanile fino alle ultime opere realizzate.
Ivo Serafino Fenu, nel concludere il suo invito a tutti i cittadini a partecipare, ha detto: “sarà un viaggio di ricordi, di emozioni e di colori, gli stessi che hanno contraddistinto la sua produzione artistica, un omaggio da parte della Comunità oristanese e del Comune a colui che, nelle sue tante opere, ne è stato il più sincero e convinto cantore”.
Cari amici, debbo dire che è stata una bella lezione di altruismo la donazione fatta dagli eredi Contini alla città! Un gesto che contribuisce a dare lustro e valore alla nostra città. Grazie, cari figli di Carlo Contini! Quest’anno siete stati praticamente dei veri e propri “Re Magi” per la nostra città, facendo tre grandi preziosi regali ai suoi abitanti; avete praticamente emulato quelli del passato, che portarono a Gesù Oro, Incenso e Mirra. 
A domani.
Mario



sabato, dicembre 28, 2019

UTILIZZARE L’ALLUMINIO PER CONSERVARE I CIBI È UN METODO SICURO O RISULTA PERICOLOSO PER LA NOSTRA SALUTE? RECENTI INDAGINI…


Oristano 28 dicembre 2019
Cari amici,
Che i fogli e le vaschette di alluminio siano ormai  entrate prepotentemente nell’uso alimentare corrente è qualcosa di ben noto e accettato nelle più svariate parti del mondo. Sarà per la sua comodità, per la sua leggerezza e, forse, anche per molto altro, a partire dalla praticità di avvolgere o contenere una buona quantità dei prodotti della nostra alimentazione, ma la sua diffusione può essere definita a 360 gradi.
Per molti anni, però, non si è dato molto peso alla possibile contaminazione che l’alluminio, a contatto con determinati cibi, poteva creare. Recenti studi e test di laboratorio hanno evidenziato la sua pericolosità, suggerendo al consumatore di usare maggiore cautela e prudenza nell’utilizzo di contenitori o di fogli prodotti con questo metallo. Si, l’alluminio, seppure ritenuto un fedele alleato in cucina, è finito sotto la lente d’ingrandimento degli studiosi che, vista la sua pericolosità, hanno ammonito chi ne fa uso, suggerendo di evitare l’uso improprio di questo materiale.
L’alluminio è un metallo che può accumularsi nel nostro corpo, e risulta tossico  anche a basse dosi; quando viene assunto dal nostro organismo “in eccesso”,  può colpire le ossa e il sistema nervoso centrale. A confermare questo pericolo, ribadendo che la carta stagnola a contatto con gli alimenti può risultare tossica, è un documento del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (CNSA), pubblicato sul portale del Ministero della Salute, nel quale si legge che l’alluminio presente nelle vaschette metalliche e nei fogli utilizzati per conservare e cuocere i cibi può migrare negli alimenti e accumularsi nel cervello e nelle ossa, provocando la perdita della funzione intellettuale.
Il suggerimento dato dagli esperti è stato "Non incartate panini nell’alluminio", perché soprattutto per le fasce più vulnerabili della popolazione (in particolare bimbi e donne in gravidanza), il rischio esiste eccome. Sull'argomento è intervenuto anche il Vice Ministro della Salute Pierpaolo Sileri (medico e accademico): "Bisogna informare la popolazione e quindi sul sito del Ministero saranno presenti indicazioni su come e quando usare questo metallo in cucina, come per esempio, il consiglio di non tenere incartato per ore nei fogli di alluminio il panino del vostro bambino".
Il viceministro ha fatto  anche un appello alle aziende che producono la carta d’alluminio: "Serve l’aiuto di tutti perché un utilizzo sbagliato può nuocere alla salute”. Inoltre, il Ministero ha scritto alla Commissione europea per portare questa problematica nelle riunioni sulla sicurezza alimentare". Già nel 2008 l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) stabiliva una dose settimanale tollerabile pari a 20 mg per un bambino di 20 kg e di 70 mg per un adulto di 70 kg.
L’Efsa, nello stabilire, già nel 2008, il pericolo derivante da esposizione dei cibi all’alluminio raccomandava di adottare misure per abbassare il livello di esposizione della popolazione. Anche il consumatore doveva fare la sua parte, seguendo con scrupolo le istruzioni presenti su tutte le confezioni di fogli e di vaschette). Le  principali indicazioni ben scritte in chiaro sono: non usare l’alluminio a contatto con alimenti fortemente acidi o salati (per esempio limone, pomodoro, salumi…), non usare alluminio per confezionare alimenti da tenere in frigorifero, se il cibo da confezionare è a temperature ambiente conservare per massimo 24 ore.
Cari amici, l'alluminio in cucina è insomma un Killer silenzioso! Numerosi studi scientifici hanno dimostrato la neuro tossicità di questo metallo, “killer” delle cellule del sistema nervoso, cervello compreso. Per queste stesse ragioni attenzione anche alle bevande ed alle conserve in lattina, specialmente se i contenitori all’interno non sono rivestiti per evitare il contatto diretto. Ed ecco ora i consigli raccomandati dagli esperti per evitare o almeno limitare il danno.
Il primo consiglio è quello di sostituire in cucina pentolame e moka di alluminio con pentole, padelle e caffettiere in acciaio inox 18/10 e vetro; se proprio non vogliamo rinunciare alle teglie usa e getta orientiamoci verso quelle realizzate in carta forno o foderiamo quelle in alluminio con carta forno. No alla cottura al cartoccio poiché il calore favorisce la contaminazione, il cibo cotto in forno è gustoso e più sano se vengono adoperate pirofile di porcellana o vetro!
Amici, la stagnola non è che non sia utile: va bene per garantire la temperatura dei cibi e delle bevande come isolante termico; avvolgiamo pertanto la bottiglia d’acqua fresca da portare con noi in borsa per garantirci una corretta idratazione durante il giorno e i contenitori in vetro o porcellana dove abbiamo scodellato le pietanze fumanti. Avvolgiamo pure gli alimenti ma dopo averli protetti con la carta forno per evitare il contatto: valida soluzione anche per il panino da portare a scuola o con noi in ufficio.
Amici, credo che valga sempre il detto “Chi si difende si salva”, motto che, unito all’altro “È meglio prevenire che curare”, possono insieme darci una mano per evitare rischi inutili…
A domani.
Mario

venerdì, dicembre 27, 2019

DA MARIO DRAGHI A CHRISTINE LAGARDE: COSA CAMBIERÀ ALLA BCE? SARÀ CONTINUITÀ O DISCONTINUITÀ?


Lagarde e Draghi: sorrisi di circostanza?
Oristano 27 dicembre 2019

Cari amici,

Chi immaginava che nulla sarebbe cambiato alla Banca Centrale Europea, con l’avvicendamento tra Mario Draghi e la Christine Lagarde, credo che rimarrà abbastanza sorpreso. Dopo i sorrisi e le rassicurazioni che nulla sarebbe cambiato nelle strategie intraprese dalla BCE per tenere al riparo l’Euro da ogni attacco da parte esterna, e al sicuro i sistemi finanziari e monetari dei Paesi aderenti all’UE, incominciano, invece, a manifestarsi i primi segnali di cambiamento.
Nella conferenza stampa rilasciata al termine del suo primo Consiglio Direttivo Monetario, Christine Lagarde, usando una frase che aveva già avuto occasione di usare in precedenza in altri dialoghi con i Media, parlando di se ha detto: “Non sono né un falco, né una colomba, ho l'ambizione, invece, di essere un gufo", facendo riferimento alla saggezza del rapace notturno, e non certo per altre caratteristiche meno positive riportate da altre leggende e simbologie, ben note anche in casa nostra.
La convinzione del nuovo Presidente della BCE di considerarsi saggia come un Gufo, fa somma con l’altra frase chiarificatrice pronunciata sempre parlando di se, seppure con un sorriso: «Io sono io», a significare (senza avere niente a che fare con la famosa citazione fatta dal marchese del Grillo di Alberto Sordi), che lei avrebbe agito secondo le proprie convinzioni, e non pedissequamente sul solco tracciato dal suo predecessore Mario Draghi. 
Nella Conferenza stampa di debutto, la Christine Lagarde ha annunciato subito un primo cambio di strategia nella politica della Banca Centrale Europea: in agenda da subito gli interventi inerenti i cambiamenti climatici, nuovi target per la stabilità dei prezzi e incentivazione dei pagamenti digitali. Una svolta, quella annunciata, mica di poco conto, che non si vedeva da 16 anni. La Lagarde ha anche annunciato la creazione di una task force che entro metà 2020 dovrà portare a termine i lavori per la definizione di una digital currency sotto l’egida della BCE stessa, ovvero un sistema innovativo di pagamenti digitali.
Discontinuità, quella che è subito apparsa, azzerando le convinzioni su un suo ipotizzato “proseguimento di routine” in continuità con la politica precedentemente messa in campo da Draghi. Certo, molte cose rimarranno e continueranno come prima, ma con l’occhio attento e vigile, pronto ai necessari cambiamenti. Una strategic review quella annunciata dalla Lagarde che ha sparato alto, annunciando che la BCE ripenserà sé stessa, il suo ruolo e le modalità con cui perseguire il suo mandato. Lo farà dal gennaio 2020 per arrivare a una conclusione entro la fine dell’anno. I punti salienti di questa revisione di strategia sono, come detto, l’inclusione di tematiche inerenti al cambiamento climatico e la ridefinizione del target per la stabilità dei prezzi e dell’inflazione.
Oltre ad un contesto tollerante sull’inflazione, la BCE valuterà anche se considerare anche il comparto immobiliare nella definizione dei prezzi e si premunirà di considerare anche le aspettative di inflazione dei consumatori oltre che quelle di mercato. A tutto questo la Lagarde ha aggiunto che l’Istituto da lei guidato mostrerà una crescente sensibilità verso le problematiche ambientali; le allusioni fatte nei confronti del surriscaldamento globale lasciano immaginare che la spinta fiscale auspicata potrà avvenire in presenza di una crescente sensibilità ambientale: verrà infatti cercato un accordo con la Commissione Europea sulla cosiddetta tassonomia, ossia di un sistema di regole, atte a stabilire dei criteri di valutazione per definire cosa debba intendersi per attività sostenibile.
Dalle sue parole traspare un “gioco dialettico a tutto campo”, nel senso che La BCE sarà disposta a dialogare con le altre Istituzioni, seppure senza rinunciare orgogliosamente alla sua indipendenza; insomma, l’Istituto da Lei guidato è pronto a scendere dalla “torre d’avorio” per instaurare un dialogo con le altre Istituzioni perché «non c’è niente di sbagliato nel concordare le azioni per i rispettivi obiettivi».
Le armi che la Bce continuerà a usare saranno in gran parte quelle già note: Tassi d’interesse, per la parte più breve della curva, Forward guidance (è l'insieme delle indicazioni che la BCE fornisce sulle sue prossime mosse: non un impegno o una promessa, ma un'aspettativa), per dettare un calendario chiaro e “correggere” l’orizzonte di medio termine, e il Quantitative easing (ovvero le note forti iniezioni di moneta per stimolare la crescita economica) e acquisti di asset, per condizionare la parte più lunga della curva dei rendimenti.
Inoltre, considerato che nonostante le politiche monetarie ultra-accomodanti di questi anni i consumi non crescono e i salari nemmeno, la Lagarde sostiene che sarà necessario usare una diversa e più espansiva politica fiscale; “sarebbe la benvenuta”, ha detto, seppure da applicare selettivamente. I Paesi che hanno spazio di manovra dovrebbero introdurre politiche fiscali più accomodanti, mentre i Paesi ad alto debito dovrebbero preoccuparsi di tornare su un sentiero più virtuoso. Un messaggio esplicito ai governi, che non mancherà di mostrare i suoi effetti. Inflazione e crescita (stimate rispettivamente a +1,6% e +1,4% nel 2022) sono ancora troppo modeste, anche se il segno positivo va visto come un buon segnale.
Cari amici, credo che il segnale di discontinuità lanciato dalla Lagarde sia forte e chiaro e bisognerà prenderne atto: tutti dovranno farlo, dai Paesi più forti a quelli più deboli e indebitati come il nostro. La Lagarde è stata chiara anche su un altro punto fondamentale: la politica monetaria della BCE non può fare – da sola – il miracolo economico che tutti si aspettano! Se l’economia langue, e con essa l’inflazione, dipende da ragioni che nessuna manovra monetaria da sola può risolvere perché al suo intervento debbono sommarsi le decisioni politiche. La guerra commerciale fra Usa e Cina o le elezioni britanniche che hanno deciso l’uscita della Gran Bretagna dall’UE con la Brexit, sono variabili che la BCE può solo osservare e subire.
Il futuro, cari amici, è sempre gonfio di incognite….
A domani.
Mario