domenica, dicembre 01, 2019

“CAMMINARE COME TERAPIA”. IL GRANDE POTERE TERAPEUTICO DEL CAMMINARE.


Oristano 1 DICEMBRE 2019

Cari amici,

Inizio questo mese di dicembre facendo una riflessione su un argomento che ci tocca un po' tutti: il nostro muoverci, il nostro modo di trasferirci da un posto ad un altro. Il Camminare è la prima attività praticata dall’uomo da quando è sulla terra. Camminare per cercare cibo, camminare per cercare ambienti naturali o climi migliori. L’uomo camminava di norma in gruppo, familiare o di tribù, più raramente da solo. Camminare è quindi una pratica costituzionalmente innata nell’uomo. 
Ma vediamo cosa succede al nostro corpo quando lo muoviamo, spostandolo attraverso la deambulazione. Quando si cammina, spostando alternativamente il peso del corpo da un piede all’altro, la nostra circolazione sanguigna venosa viene spinto in alto, mentre quella arteriosa viene avviata verso il basso. I piedi, in realtà, trasportando il nostro corpo, possono essere considerati due potenti pompe che affiancano e aiutano il lavoro della nostra pompa principale, il cuore. 
Camminare aiuta quindi la circolazione sanguigna, previene le vene varicose e l'arteriosclerosi. È consigliato di camminare a chi ha problemi di cuore, compreso chi ha subito operazioni e porta by-pass. Camminare con regolarità, costantemente tutti i giorni, significa svolgere una attività fisica regolare, in grado di stimolare e favorire la respirazione, quindi l’attività dei polmoni ed il lento e regolare movimento della cassa toracica, che a sua volta costituisce un massaggio per tutti gli organi ivi contenuti: oltre ai polmoni e al cuore il fegato, i reni e lo stomaco. Respirare a pieni polmoni, poi, possibilmente l’aria buona e pulita della montagna, del mare o della campagna, significa anche fare pulizia nel sangue attraverso l’assunzione del nostro cibo più sottile: l’ossigeno.
Che il camminare fosse terapeutico l’uomo lo ha scoperto in tempi lontanissimi. Nell’antica Grecia per raggiungere il tempio dedicato al dio Asclepio (più noto come Esculapio, dio della medicina), ci si recava in pellegrinaggio a piedi, anche da lontano, per chiedere una grazia o una guarigione. Anche nel Medioevo i pellegrinaggi erano effettuati coprendo a piedi grandi distanze, verso Santiago, Roma o Gerusalemme. Nonostante i pellegrini fossero persone poco dotate, in quanto bisognose di guarigioni, affrontavano il percorso con fede, ricavandone un grande beneficio anche dal solo camminare. 
Camminare può sembrare un'attività semplice, a volte anche monotona, ma in realtà non ne dovremmo mai sottovalutare l’impatto positivo che può avere sulla nostra vita. I grandi del passato, mentre creavano le loro opere spesso passeggiavano; come Jean-Jacques Rousseau, per esempio, che era solito camminare da solo nel Bois de Boulogne dopo pranzo “meditando soggetti di opere” e, molto spesso, si immergeva nei suoi pensieri al punto da dimenticare di dover rincasare per la notte. Nelle Confessioni lo stesso Rousseau scriveva: “Non ho mai tanto pensato, tanto vissuto [..] quanto in quei viaggi che ho compiuto da solo e a piedi. La marcia ha qualcosa che anima e ravviva i miei pensieri: non riesco quasi a pensare quando resto fermo; bisogna che il mio corpo sia in moto perché vi trovi lo spirito”.
Quando si cammina il corpo entra in uno stato di armonia, di benessere, datogli dalla forza del cammino. Anche le persone deboli e malate superano l’impedimento riuscendo a raggiungere mete che mai avrebbero sognato di conquistare. Eppure, nonostante questo accertato benessere, l’uomo lentamente ma inesorabilmente ha smesso di camminare. Vi ha rinunciato preferendo muoversi con altri mezzi da lui creati, come l’automobile, il treno e il pullman; lo ha fatto senza rendersi conto di aver perso un potente mezzo terapico che gli consentiva di recuperare energie e condurre una vita più sana e virtuosa.
Oggi, si cerca di porre rimedio agli errori del passato, riscoprendo la validità terapeutica del camminare. Gli studi recenti non solo confermano il grande beneficio fisico derivante dall’attività motoria, ma sostengono, a ragione, che camminare consente anche di meditare. Nel ripetersi di un passo dopo l’altro, la nostra mente, alla pari di un Mantra, si apre alla riflessione. Camminare, dunque, aiuta a rilassare la mente, a lasciar scivolare i pensieri senza trattenerli, a far entrare nuovi pensieri e nuove idee, insomma aiuta la nostra creatività.
Si, amici, una passeggiata è sempre benefica, ampliando le potenzialità del nostro pensiero creativo! Questa tesi è confermata dalla ricerca di un gruppo di scienziati dell’Università di Stanford in California, e presentata sul Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory and Cognition, la pubblicazione ufficiale dell’American Psychological Association. Beneficio, dunque, scientificamente provato.
Io personalmente sono profondamente convinto che il camminare sia un’attività straordinariamente positiva, altamente benefica, con vantaggi non solo fisici ma anche spirituali di grande forza. Tenere in gran forma fisico e mente, è certamente un grande risultato! Viva dunque il camminare!
A domani.
Mario



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