Oristano 18 dicembre 2019
Cari amici,
La comunicazione oggi ha
canali e risvolti che fino a ieri erano assolutamente impensabili: passati i
tempi della semplice comunicazione fatta dai giornali, dalla radio e dalla TV! Oggi
con l’avvento di Internet la comunicazione non è fatta solo da specialisti, ma un
po’ (bene o male) da tutti noi, che attraverso i social, ci tuffiamo e
nuotiamo in un mondo difficile, senza conoscere in gran parte le
regole. Regole comportamentali e di riservatezza che ci sono, sia a livello
nazionale che europeo e che garantiscono la necessaria privacy che spetta a
tutti, soggetti fisici e/o giuridici.
Ho di recente partecipato
ad un Convegno organizzato dalla CONFERENZA EPISCOPALE SARDA, Ufficio Regionale
per le comunicazioni sociali, sulla necessaria protezione dei dati personali,
che analizzava gli aspetti giuridici e comunicativi oggi in vigore. Il
Convegno, tenutosi venerdì 22 novembre 2019 presso il Centro di spiritualità
“Nostra Signora del Rimedio”, ha avuto illustri protagonisti: da S.E. mons.
Gian Franco SABA, Arcivescovo di Sassari e delegato della CEI sarda per le
comunicazioni sociali, all’Avv. Carlo ACQUAVIVA, Collaboratore dell’Ufficio
nazionale per i problemi giuridici
della CEI, alla giornalista professionista Daniela SCANO, caposervizio della
cronaca di Sassari del quotidiano La Nuova Sardegna.
L’incontro, moderato
dall’avv. Gianni PIREDDU, ha messo in luce l’intera normativa sulla privacy,
distinguendo tra quella valida in generale e quella specifica relativa alla
comunicazione inerente agli aspetti di tutela particolare, riservati alle
Comunità ecclesiali. Ma, vediamo ora, insieme, la tutela della privacy a più
ampio raggio, quella relativa alla valanga di messaggi comunicativi che ci
avvolgono in ogni ora del giorno e della notte, provenienti dalla miriade di
mezzi comunicativi oggi presenti, a partire da quell’immenso, profondo e
variegato mondo di Internet, gestito dai grandi motori di ricerca e provider,
come ad esempio Google.
È proprio da questi
grandi giganti digitali che oggi dobbiamo cercare di difenderci per tutelare la
nostra privacy, in quanto, spesso in modo subdolo e senza che noi ci accorgiamo
vengono raccolte tante informazioni che ci riguardano. Tra le aziende che
attirano critiche sul fronte della tutela della privacy c’è infatti anche Google,
azienda nata come motore di ricerca sul web ma che nel tempo è diventata un
vero e proprio colosso presente in una moltitudine di settori. A fine 2018 la
holding finanziaria di Google, Alphabet, è risultata la seconda azienda più
grande del mondo per capitalizzazione di Borsa: 789 miliardi di dollari, con un
incremento di 226 rispetto all’anno precedente.
Un Business
travolgente, quello messo in atto, alimentato in gran parte da un unico
fattore: la capacità di raccogliere informazioni sugli utenti. A sentire Luca
De Bernardinis, uno dei massimi esperti italiani di SEO (Search Engine
Optimization), che in parole povere altro non è che l’arte e la scienza di
capire il funzionamento dell’algoritmo di Google, i grandi motori di ricerca si
muovono in silenzio, raccogliendo sugli utenti tutti i dati possibili in modo
anonimo.
Alla domanda se: “Quando
facciamo una ricerca su Google, vengono sempre raccolti nostri dati”, De
Bernardinis risponde così: "La risposta è sì, ma con una precisazione:
vengono raccolti in forma anonima. Cioè se Paolo Rossi fa una ricerca il giorno
X, Google raccoglie informazioni sul dispositivo utilizzato, su cosa è stato
cercato, da dove è stato cercato, in quale fascia oraria del giorno, ma non
raccoglie né il nome, né il cognome. Quindi si parla di aggregazioni di dati
sull’utilizzo del motore di ricerca in forma anonima”.
Diverso, invece, il
metodo di raccolta dei dati se usiamo Google dopo aver fatto l’accesso
all’account. "In questo caso – dice De Bernardinis -
le informazioni raccolte possono ovviamente essere associate all’account quindi
al nome e cognome dell’utilizzatore. Ma quando poi Google trasferisce questi
dati agli inserzionisti lo fa sempre in maniera anonima, ovvero gli
inserzionisti non sanno nome/cognome di nessuno. Questo lo posso garantire
perché io stesso faccio campagne pubblicitarie ‘pay per click’ su Google. Si sa
tutto sugli utenti su quello che cercano e come lo cercano, ma in forma
aggregata, ovvero non si conoscono le generalità delle singole persone”.
Altra storia, meno
anonima dal punto di vista della privacy, è invece quando noi utilizziamo
in lungo e in largo i social come Facebook. Su questo Social, come su altri
dello stesso tipo, il pericolo che i nostri dati vengano resi noti e venduti a
persone e aziende terze è invece reale. Sono informazioni che rendono noti i nostri
spostamenti, i servizi che utilizziamo, i ristoranti dove entriamo, le attività
commerciali che frequentiamo e così via. Qui la privacy possiamo dire che va
proprio a farsi benedire!
Cari amici Internet è
sicuramente una grande finestra sul mondo, dove tutti ci muoviamo
particolarmente monitorati e osservati come in una grande foresta, dove ci sono
non solo degli animali mansueti ma anche dei lupi che ci osservano e ci spiano,
magari per approfittare di noi! Muoviamoci, allora, in questo “Wild Web”, con
molta circospezione, diffidando sempre, usando la massima cautela quando cerchiamo
notizie, oppure quando con disinvoltura pubblichiamo foto e dati su di noi e
sulle nostre famiglie! Pensiamo sempre che ben nascosto nella foresta digitale
un lupo ci osserva, identificandoci come preda…
A domani.
Mario
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