lunedì, luglio 12, 2010

IL SINIS E LA LAVANDA: UNA NUOVA PROVENZA?



ORISTANO 12 LUGLIO 2010






Cari amici,
la lettura odierna del quotidiano L’Unione Sarda mi ha invogliato a scrivere questa riflessione su un arbusto meraviglioso che cresce anche in Sardegna: la Lavanda.
Molto diffusa in Europa, la lavanda ha in Provenza, soprattutto, una coltivazione intensiva praticata per ricavarne essenze utilissime alla nostra salute.
Prima di raccontarVi la bella avventura oggi riportata ne L’Unione Sarda, ecco una breve introduzione per ricordare a tutti Voi cos’è la Lavanda.

NOME SCIENTIFICO: Lavandula officinalis; lFAMIGLIA: Labiate.
DESCRIZIONE: La Lavandula officinalis, la vera lavanda, è un piccolo arbusto sempreverde e rustico, a portamento eretto, che a maturità può essere alto oltre un metro e spesso necessita di sostegni. Coltivata per il delizioso profumo delle sue spighe fiorifere, ma decorativa anche per le fitte foglie argentee, la lavanda, cresce spontanea nelle zone collinari, mentre al di sotto dei 500 metri è diffusa la Lavandula spica, o spigo, che teme il freddo e fiorisce circa un mese dopo. FUSTO: I fusti della lavanda, elegantemente contorti, e legnosi dal secondo anno di coltivazione, tendono a scortecciarsi sui rami più vecchi e a prostrarsi.
FOGLIE: Le foglie sono opposte, lineari, ricoperte da una fine peluria che assume sfumature argentee sulle foglie vecchie, quasi bianche su quelle giovani; anch'esse sono deliziosamente profumate, più o meno intensamente a seconda delle varietà.
FIORI: colorazione dal blu intenso al rosa.
HABITAT: Il clima temperato è gradito alla lavanda, per cui la si trova allo stato spontaneo in molte zone del Mediterraneo; il terreno ideale per la sua coltivazione è asciutto e leggero, calcareo, non compatto.
COLTIVAZIONE: Coltivare la lavanda non presenta difficoltà: l'unica attenzione va posta nel drenaggio, che deve essere ottimo in quanto le radici di queste piante temono i ristagni d'acqua. La coltivazione su terreni scoscesi è ideale sia perché il decorso dell'acqua piovana è favorito, sia perché le radici della lavanda contribuiscono a tenere fermi i terreni che hanno tendenza a franare. La lavanda può essere coltivata anche in vaso, purché all'aperto.
ESPOSIZIONE: Tutte le varietà di lavanda amano il sole, una posizione aperta risulterà utile per prevenire le infezioni da funghi.
RIPRODUZIONE: Il metodo più semplice e diffuso di moltiplicazione consiste nel far radicare talee di rametti semilegnosi, lunghi una quindicina di centimetri, staccati nei periodi dell'anno in cui la temperatura è stabilmente mite da piante giovani, preferibilmente al secondo anno d'impianto.
CRESCITA: Per mantenere in forma i cespi occorre potare le piante energicamente alla fine della fioritura ed eventualmente in modo più leggero a primavera per eliminare i rami rovinati dalla neve o dal gelo e favorire l'emissione di nuovi getti.
RACCOLTA: L'epoca della raccolta è in relazione alla varietà, coltivata, all'esposizione e all'altitudine; quel che si deve tenere presente è che i fiori, una volta recisi, devono essere sottoposti subito alla lavorazione se si intende ricavarne l'essenza. E' importante raccogliere i fiori quando non sono ancora completamente schiusi, nelle ore centrali di giornate asciutte. CONSERVAZIONE: I fiori di lavanda essiccati all'ombra si conservano poi in scatole di latta a chiusura ermetica; se vengono posti in sacchetti di tela fine e messi in armadi o cassetti profumano gradevolmente la biancheria.
PROPRIETA'.
BELLEZZA: Chi desidera un'acqua di lavanda fatta in casa deve porre 30 grammi di fiori appena raccolti in mezzo litro d'alcool a 32°e lasciarli macerare per un mese, quindi filtrare il tutto.
SALUTE: Il profumo della lavanda attira le api, che producono un ottimo miele aromatico, mentre non piace alle zanzare che ne vengono infastidite: è consigliabile dunque, nelle afose sere estive, frizionarsi con acqua di lavanda per rinfrescarsi e nello stesso tempo evitare fastidiose punture. L'infuso di fiori di lavanda (10 grammi di fiori posti per tre minuti in infusione in una tazza da 200 millilitri) allevia le emicranie originate da digestione lenta, ha inoltre azione rilassante e antisettica per cui giova in caso di laringiti, alitosi e flatulenze.
CURIOSITA': La derivazione etimologica del nome non lascia dubbi e ricorda l'uso che i Romani facevano di questa pianta: la usavano per profumare l'acqua dei bagni e come detergente.

Detto questo torniamo all’articolo di oggi dal titolo “ Nel Sinis, dove cresce la lavanda”.
Patrizia Mocci, brava giornalista de l’U.S., ha intervistato Elvio Sulas, pensionato di Riola, che da due anni ha messo su una bella scommessa: produrre, con tremila piantine di Lavanda, un pregiato olio curativo.
Il Sinis è terra davvero incantevole. Tutti la apprezzarono ed amarono a partire dai popoli nuragici, se è vero, come è vero, che quei lontani popoli oltre che i Nuraghi ed i bronzetti, ben più noti, costruirono le enormi statue note come “ I giganti di Mont’e Prama”, che speriamo di vedere presto rimessi in sesto, dato che giacciono da oltre un trentennio nei meandri della Soprintendenza, in un restauro che sembra non avere mai fine. Su questo argomento tornerò presto su questo Blog.
Successivamente in tanti si insediarono in questi luoghi: forse per il particolare porto naturale riparato, forse per la ricchezza dei suoi stagni, ma dai Fenici,ai Punici, dai Romani fino ad arrivare agli Spagnoli, tutti trovarono nel Sinis l’oro che non era solo quello che oggi chiamiamo oro di Cabras, ovvero la vera bottarga di muggine.
Nel Sinis, tra le tante specie particolari, a partire dall’elicriso, c’è anche la lavanda, che cresce spontaneamente in cespugli profumati che inondano di preziosi effluvi l’aria intrisa di maestrale. Nessuno, però, prima di Sulas aveva pensato di mettere su una piantagione di Lavanda. Mi ha colpito quest’idea: sfruttando abilmente le qualità sia del terreno che dei luoghi mettere su una piccola piantagione di lavanda!
Elvio Sulas, fratello di un mio collega ( Giovanni) ancora in servizio in Banca, giovane pensionato di 60 anni con forti passioni come l’archeologia e l ‘agricoltura, ha avuto la splendida idea di trasformare un fazzoletto di terra in una piccola fabbrica agricola. Bella idea! Il sole estivo ha già portato a maturazione le oltre tremila piante di lavanda messe a dimora ed è già iniziata la raccolta dei fiori. Sarà un distillatore a trasformare questi fiori profumati e colorati in olio essenziale dalle mille proprietà curative.
L’olio essenziale di lavanda, come suggerisce lo stesso Sulas a chi acquista il suo prodotto, è considerato “…tra i più versatili e utili in numerosissimi casi e non dovrebbe mai mancare tra i rimedi naturali della Vostra casa…”. Esso risulta utile, continua Sulas, per esempio per curare la depressione, la tensione e l’ansia; è, inoltre, un buon rimedio per il raffreddore, per problemi respiratori e per purificare l’aria delle stanze ove soggiorna un ammalato. Benefico in caso di infiammazioni, torcicollo, mal di testa, scottature solari, ustioni, punture d’insetto, abrasioni, graffi o acne. Utile anche per alleviare lo stress, distendere i nervi e rimediare pelli danneggiate o secche. Come prodotto per la cura della persona aiuta chi ha i capelli grassi, con colorito spento o con forfora; ravviva pure la profumazione dei fiori secchi. Che dire di più? Pensate che allevia anche le irritazioni e le infiammazioni dell’apparato respiratorio! Più miracoloso di cosi!
In un momento di vera crisi sono le persone intelligenti quello che sfruttano abilmente le nicchie di mercato. Sulas lo ha fatto. Potrebbe essere un buon esempio per i giovani che, costretti dalle variabili internazionali, frutto di una “ Globalizzazione” i cui effetti ancora non sono del tutto noti, potrebbero trovare sollievo a quel dolce/amaro "far niente" che li costringe, nuovi bamboccioni, a stare a casa a carico dei genitori.

Meditate gente, meditate!

Mario














lunedì, luglio 05, 2010

GIUSTIZIA RIPARATIVA: RICETTA MODERNA IN SALSA ANTICA.


ORISTANO 5 GIUGNO 2010

Cari amici,

quella che trovate appresso è una delle mie ultime fatiche universitarie: la tesina finale dell'esame di " Psicologia Giuridica", sostenuto con la Prof. Patrizia Patrizi. E' proprio grazie e Lei ed alla Sua "insistenza" che, uscendo dagli schemi comuni, ho affrontato il tema della Giustizia riparativa, paragonandola e confrontandola con le antiche Norme del nostro " CODICE BARBARICINO".
La saggezza del popolo sardo, che ancora qualcuno si ostina a mettere in discussione, risulta ben evidente rileggendo attentamente quell'antico codice orale, messo per iscritto da Antonio Pigliaru, e che è stato sicuramente alla base delle successive leggi, a partire dalla " Carta de Logu".

Grazie dell'attenzione e...buona lettura.

Mario.