giovedì, dicembre 31, 2020

COVID-19: ARRIVANO I VACCINI. TRA DUBBI E PERPLESSITA’ LA CAMPAGNA HA AVUTO FORMALMENTE INIZIO…


Oristano 31 dicembre 2020

Cari amici,

Oggi è l'ultimo giorno di questo terribile 2020, anno bisestile oltremodo funesto. Voglio chiudere i miei post dell'anno con un messaggio di speranza, dato dai vaccini, che pochi giorni fa hanno messo in moto la complessa macchina per la vaccinazione di massa, già nota come "Vaccine day". Infatti, dopo una corsa senza sosta, fatta alla maggiore velocità possibile, si è giunti all'arrivo: alcuni vaccini solo sono pronti, altri lo saranno a breve, e la corsa alla vaccinazione di massa è già iniziata, almeno formalmente, in tutta Europa. La comunicazione ufficiale l'ha fatta Ursula Von der Leyen, addirittura in grande stile, oserei dire “in pompa magna”, anche se all’atto pratico, prima di arrivare a vaccinare la gran parte della popolazione europea ci vorrà del tempo, quasi certamente tutto il prossimo anno 2021. Ma vediamo in sintesi di capire meglio come funzionerà questa grande campagna di vaccinazioni.

Cerchiamo, come prima cosa, di chiarire le differenze che esistono tra un vaccino e l’altro, dato che viene affermato che ci sono delle differenze mica di poco conto. I vaccini, pronti o quasi ad essere distribuiti, sono tre: quello di Pfizer-Biontech, quello di Moderna e quello della AstraZeneca-Università di Oxford); non sono “uguali” tra di loro, ma differiscono alquanto, a partire dalla temperatura di conservazione, cosa che comporta anche logiche diverse sia di trasporto che di immagazzinaggio conservativo. Altra differenza esistente tra i tre farmaci, è quella dell’efficacia: il vaccino di Pfizer-Biontech è stato dichiarato valido ed efficace con risultati positivi al 90%, il vaccino di Moderna avrebbe un’efficacia del 94,5%, mentre per il farmaco di AstraZeneca i test sull’efficacia sono attesi tra la fine dell'anno e gli inizi del 2021, e, se saranno positivi, le prime dosi potrebbero essere disponibili nella prima metà dal nuovo anno.

Il primo ad aver avuto tutte le autorizzazioni, e quindi ad essere somministrato, è quello di Pfizer-Biontech, che, dopo l’approvazione definitiva, ha consentito di dare ufficialmente inizio alle vaccinazioni, che hanno preso il via il 27 dicembre in tutti i Paesi membri. Quello di Moderna, invece, attende a breve l’autorizzazione, mentre il vaccino di Astra Zeneca (che ha già avviato in anticipo la produzione a Melbourne di milioni di dosi del suo vaccino), è anch’esso vicino allo stadio finale di approvazione.  

Per quanto riguarda, come detto prima, le temperature di conservazione, le differenze sono notevoli. Il vaccino di AstraZeneca-Università di Oxford, può essere conservato in frigorifero a una temperatura tra i -4° e i -8°C, quello di Moderna resta stabile a temperature standard di refrigerazione tra 2° e 8°C per 30 giorni, mentre per le condizioni di trasporto e conservazione a lungo termine, questo vaccino deve essere mantenuto alla temperatura standard in congelatore a -20°C per 6 mesi.

A richiedere le temperature più basse di conservazione è dunque il vaccino di Pfizer-Biontech, quello già autorizzato in Europa, che richiede severe precauzioni specifiche: occorre infatti conservare la soluzione di vaccino non diluito in congelatore a una temperatura compresa tra -80 ° C e -60 ° C per 6 mesi; una volta scongelato il vaccino può essere conservato per un massimo di 5 giorni tra 2-8 °C”. Questo vaccino anti Covid-19 (codice mRNA BNT162b2) viene somministrato per via intramuscolare” a individui di età pari o superiore a 16 anni. Il trattamento prevede la somministrazione di due dosi da 0,3 mL ciascuna, somministrate a distanza di 21 giorni.

Dopo l’annuncio ufficiale dato in tutta Europa dalla Ursula von der Leyen, la campagna di vaccinazione in Italia, come detto, è partita il 27 dicembre, con l'arrivo delle prime 1.833.975 dosi di vaccino anti-Covid, distribuite da Pfizer e inviate alle Regioni. Ad annunciarlo è stato il commissario Domenico Arcuri: "La prima sessione della vaccinazione sarà destinata alle categorie che il Governo e il Parlamento hanno stabilito essere prioritarie: operatori sanitari e sociosanitari, ospiti e personale delle residenze per anziani". La Pfizer ha fatto sapere che "utilizzerà mezzi di trasporto via terra e via aerea per consegnare" le fiale "direttamente ai punti di utilizzo entro 3 giorni dalla partenza della spedizione dagli stabilimenti". Dunque l'arrivo dei contenitori termici con 5mila fiale di vaccino ciascuno sarà piuttosto rapido. Il primo invio da parte della Pfizer (per il momento di meno di 2 milioni di dosi) dei vaccini anti Covid-19, è stato ripartito, Regione per Regione, secondo i calcoli fatti dagli esperti del Governo; la prima tranche destinata alla Sardegna è di 33.801 dosi.

Nella nostra Isola verranno vaccinati per primi i medici e gli infermieri degli ospedali e gli anziani delle case di riposo. Da marzo i punti di vaccinazione saranno dislocati in otto città: i capoluoghi delle province storiche più altri 4 centri nelle province regionali. Una prima ipotesi è che i padiglioni dove potersi vaccinare saranno sistemati di sicuro nei capoluoghi delle Provincie storiche sarde, e cioè Sassari, Nuoro, Oristano e Cagliari, capofila della Città metropolitana; poi nelle Province regionali: Olbia-Tempio per la Gallura, Sanluri-San Gavino nel Medio Campidano, Carbonia-Iglesias nel Sulcis, Lanusei-Tortolì in Ogliastra.

Cari amici, una cosa è certa: non illudiamoci di essere giunti ormai alla fine dell'emergenza, ovvero essere arrivati praticamente all’uscita dal tunnel! Il prossimo 2021 sarà ancora un anno di sofferenza, nella speranza che lentamente i contagi calino. La realtà vera, circa quello che succederà, la toccheremo con mano dopo la riapertura delle scuole il 7 gennaio. Una sola cosa mi sento di dire: “Che Dio ce la mandi buona”!

A domani, amici, con tanti AUGURI!

Mario

mercoledì, dicembre 30, 2020

SCOPERTA UNA SIMIL-PLASTICA ECOLOGICA: FUNZIONA COME L’ALTRA, MA SI DISSOLVE IN ACQUA IN POCHI SECONDI! AD INVENTARLA L’INTUITO E LE CAPACITÀ DI UNA DONNA: SHARON BARAK!


Oristano 30 dicembre 2020

Cari amici,

E dire che le donne noi uomini le abbiamo sempre volute tenere in casa a gestire l’economia familiare e i figli! Seppure il maschilismo, sempre imperante, avrà sempre grandi difficoltà ad ammetterlo, le donne hanno capacità e intuito straordinari, spesso superiori a quello maschile. Come le grandi capacità di Sharon Barak, ingegnere chimico israeliano, che di recente ha fatto una scoperta davvero straordinaria.

Sharon Barak, dopo aver conseguito la laurea in ingegneria chimica, l’aveva messo a frutto lavorando per una ditta produttrice di plastica; lavorando per quest’azienda si era certamente resa conto dell’immenso danno che la plastica stava continuando a fare nel mondo e, da donna intelligente e innovativa, iniziò a studiare qualcosa di nuovo che fosse, però, non inquinante. Lei cercava qualcosa che svolgesse le stesse funzioni dei contenitori plastici, ma che allo stesso tempo fosse anche perfettamente biodegradabile. I suoi studi la portarono ad un risultato che lei ritenne soddisfacente. Decise perciò di lasciare il lavoro in quella fabbrica per impegnarsi a tempo pieno in un progetto innovativo in cui lei credeva molto: creare un prodotto con le stesse caratteristiche della plastica ma che non potesse fare danni all’ambiente in quanto bio-compatibile.

Dopo aver lasciato l’azienda Sharon decide di dare vita ad una Start-up che chiama “Solutum”. È questa una Start-up particolarmente innovativa, che ha deciso di farsi carico di un problema immenso: mettere sul mercato un prodotto simile alla plastica ma assolutamente non inquinante, in quanto decomponibile in pochissimo tempo. Sharon dunque decide di accettare e vincere una delle principali sfide che può salvare il Mondo: eliminare l'inquinamento creato dalla plastica.

La soluzione da lei proposta è una Plastica biodegradabile, un materiale ecologico completamente eco-friendly (che lei ha brevettato), che è composto esclusivamente da componenti ecologici al 100 per cento e che “scompare”, si dissolve in brevissimo tempo in acqua. Si, proprio nella normale acqua e in pochi minuti! Un materiale talmente naturale che l’acqua in cui si dissolve potrebbe addirittura essere bevuta! Ora la biochimica Sharon Barak e i componenti dalla sua start-up Solutum, presentano questa incredibile simil-plastica eco-friendly al mondo intero, e le reazioni sono apparse tutte estremamente positive. Ma vediamo insieme di cosa si tratta esattamente.

All’apparenza questo nuovo materiale non differisce dalla comune platica; al tatto ed alla consistenza sembra identica, ma in realtà non lo è! Certo, l’aspetto è lo stesso e il funzionamento praticamente identico, ma la differenza sta nel fatto che è totalmente biodegradabile. Un’invenzione quasi miracolosa, che potrebbe dare un grosso contributo all’inarrestabile ondata di plastica che sta continuando ad invadere i nostri mari.

Si, amici, la plastica convenzionale, quella che ci ritroviamo in mano tutti i giorni, una volta gettata via, può rimanere in natura per decenni e persino secoli, diventando sempre più una minaccia sia gli animali che per le persone. Il tempo medio per biodegradarsi è di 50 anni per i bicchieri di plastica, 200 anni per le cannucce e 450 anni per le bottiglie di plastica. Secondo una stima basata su una nuova ricerca, almeno 14 milioni di tonnellate di pezzi di plastica di larghezza inferiore a 5 mm si trovano con buona probabilità sul fondo degli oceani del mondo. L’analisi dei sedimenti oceanici fino a 3 km di profondità suggerisce che potrebbe esserci 30 volte più plastica sul fondo degli oceani del mondo di quanta ne galleggia in superficie. Un dato terrificante, con conseguenze davvero inimmaginabili!

Il problema da serio sta diventando serissimo. In un momento delicato come quello che stiamo vivendo a causa dell’emergenza portata dal Covid-19, è importante trovare soluzioni e alternative allo smodato uso della plastica monouso. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria sono stati prodotti milioni e milioni di mascherine, milioni di visiere, milioni di guanti, di tute per il personale medico e infermieristico, di contenitori per gli alimenti, per gli imballaggi, per i trasporti: una quantità di plastica dirompente e che difficilmente l’ambiente riuscirà a sostenere, se non verrà trattata correttamente.

Cari amici, la scoperta fatta dalla chimica israeliana Sharon Barak credo possa essere definita straordinaria sotto tutti gli aspetti, sia per l'industria che per noi consumatori, che ci troviamo quotidianamente la casa invasa dalla plastica. Questo nuovo materiale biodegradabile può essere impiegato per qualsiasi oggetto di uso comune senza creare problemi all’ambiente. Al tatto e alla vista il materiale creato da Barak è simile, come detto, in tutto e per tutto alla plastica: flessibile, trasparente ma il suo segreto meraviglioso è la sua totale biodegradabilità. Speriamo davvero che possa essere impiegato al più presto al posto della plastica, liberandoci da quel terribile, nefasto prodotto che in circa mezzo secolo di danni ne ha fatto già troppi! Forse siamo ancora in tempo a salvare il nostro pianeta.

A domani.

Mario

martedì, dicembre 29, 2020

LE GRANDI VIRTU' DEL “TARASSACO” O “DENTE DI LEONE”, NOTO ANCHE COME “SOFFIONE”. PIANTA APPARENTEMENTE INFESTANTE, RISULTA MOLTO UTILE PER CURARE DIVERSI NOSTRI MALI.


Oristano 29 dicembre 2020

Cari amici,

Chissà quanti di Voi (parlo di quelli di una certa età) da bambini, passeggiando in campagna, hanno curiosamente osservato quegli strani, aerei palloncini attaccati a delle piantine, e poi ci soffiato sopra per veder volare tanti filamenti con i semini attaccati! Il nome corrente di questa piantina è infatti “Soffione”, e deriva proprio da questo gesto spontaneo, che imita il soffio del vento, forza naturale che disperde i semi di questa pianta permettendone la diffusione. Pur apparendo un’erba comune, definita anche infestante, è invece ricca di numerose virtù, utili al nostro organismo. Vediamola insieme.

Il nome scientifico di questa piantina è Taràssaco comune (Taraxacum officinale [Weber ex Wiggers, 1780]), anche se comunemente è chiamata “Dente di leone”, “Soffione” o “Cicoria selvatica”. È una pianta a fiore (angiosperma) appartenente alla famiglia delle Asteracee; è definita officinale, in quanto possiede delle sostanze medicamentose, note fin dall'antichità, contenute nelle sue radici e nelle foglie. È molto diffusa anche sui nostri prati, tanto da essere definita pure infestante. Seppure di aspetto così comune e modesto, possiede, invece, numerose proprietà benefiche sia per la salute che per la bellezza; certi suoi componenti, infatti, sono un valido rimedio naturale per alleviare diversi disturbi, soprattutto di natura digestiva.

Alla fine dell’inverno, quando la primavera è ormai alle porte, il Taràssaco comincia a spuntare nei prati, sviluppandosi velocemente. Dopo le belle foglie dentellate (tenere e buone da mangiare, tanto che il Taràssaco è chiamato anche cicoria selvatica), comincia a spuntare il fiore, di un bel giallo con tante foglioline minute; successivamente si forma il soffione evanescente, proprio quello su cui soffiavamo da piccoli, lanciando lontani i semi. Le foglie, amici, sono il primo ingrediente benefico di questa piantina; preparate in insalata, dal gradevole gusto amarognolo (la dovrebbe mangiare anche chi non gradisce troppo l’amaro, visti i numerosi vantaggi per la salute), queste foglie, che contengono la tarassicina, stimolano la diuresi, facendo meritare alla pianta il soprannome di “piscialletto”.

Consumarla in insalata, è solo una delle azioni depurative svolte da questa pianta, che, sempre grazie alle sostanze amare contenute, agisce sul funzionamento del fegato, aiutando quest’organo a smaltire le scorie e favorendo la produzione di una bile fluida, a tutto vantaggio del benessere intestinale, perché esplica anche un'azione regolatrice sulle evacuazioni. Drenante e depurativo, il Taràssaco si presenta disponibile sul campo proprio alla fine dell'inverno, quando abbiamo maggiormente bisogno di disintossicarci, aiutandoci anche a smaltire l'odiosa cellulite (in questo caso sarà più utile assumere la pianta sotto forma di decotto). Ma i benefici di questa pianta sono ancora tanti.

I suoi componenti stimolano il pancreas a produrre insulina, aiutandoci a mantenere una corretta glicemia e prevenendo il diabete; migliorano anche la circolazione e agevolano la digestione, aiutano la funzionalità renale e combattono anche le dermatosi e l'obesità. Credo che non sia davvero poco! Che dire, poi, del fatto che le sue buone foglie contengono fibra, che aiuta a mantenere basso il colesterolo e svolge un’azione lassativa, oltre a favorire un bell'assortimento di vitamine e minerali? Ecco alcuni componenti importanti: alfa - e betacarotene, luteina e zeaxantina (tutti antiossidanti utili per la vista), alcune vitamine del gruppo B e la K. Quanto ai minerali, ecco quelli contenuti:     calcio (importante per il benessere delle ossa), ferro (da qui l'azione antianemica della nostra pianticella), potassio, selenio, sodio e zinco.

Senza dimenticare l'inulina, digestiva, lassativa, amica del fegato e della flora intestinale buona. Per un effetto più incisivo, il tarassaco può essere utilizzato sotto forma di tintura madre, decotto, tisane o estratto secco, rispettando le indicazioni dell'erborista. Infatti, un po’ come in tante altre piante, ci sono anche delle controindicazioni sull’assunzione dei componenti del Taràssaco: non è adatto, infatti, in gravidanza e durante l'allattamento, non va usato in caso di iperacidità gastrica o ulcera allo stomaco, facendo anche attenzione all’interazione con alcuni farmaci.

Cari amici, su questo blog, quando parlo di piante benefiche forse mi ripeto, ma non dimentico mai di dirvi che se è pur vero che in natura c’è tutto quanto risulta utile per migliorare la nostra salute, è anche vero che certe sostanze contenute nelle piante vanno assunte con il conforto e il consiglio di chi ne sa più di noi: il medico e il farmacista. Certo, oggi in farmacia e in erboristeria c’è molto di quello che ci serve per migliorare la nostra salute, ma evitiamo sempre “IL FAI DA TE”, perché potremmo mettere a rischio la nostra salute! Intesi?

Grazie, amici, della Vostra sempre gradita attenzione! A domani.

Mario

lunedì, dicembre 28, 2020

HOTEL E CORONAVIRUS: COME LA PANDEMIA HA TRASFORMATO L’ACCOGLIENZA. UN VIAGGIO VIRTUALE IN EUROPA PER CONOSCERE GLI ACCORGIMENTI UTILIZZATI PER CERCARE DI SUPERARE LA CRISI.


Oristano 28 dicembre 2020

Cari amici,

Il Coronavirus, che imperversa ormai nel mondo, non ha creato solo danni fisici, con un impressionante numero di morti, ma altrettanti anche di natura economica.  Tra i settori più colpiti c’è certamente quello alberghiero, che comprende anche quello della ristorazione. L’epidemia di covid-19, oltre che creare problematiche a livello sanitario, ha sconvolto l’economia mondale, incidendo sulle relazioni sociali e creando situazioni difficili da gestire. Economicamente, a risentirne maggiormente, a causa delle restrizioni alla mobilità, sono stati i settori del turismo, dei trasporti, della ristorazione e dell’accoglienza, creando vuoti difficilmente colmabili.

Le strutture alberghiere, ferme senza clienti e con costi fissi rilevanti, hanno cercato in tutti i modi di adattarsi alla inattesa situazione che le aveva colpite, cercando di trovare soluzioni anche innovative. Soluzioni che, anche con sistemi fantasiosi, potevano essere d’aiuto per non soccombere. La prima innovazione significativa è stata quella di trasformarsi in strutture di assistenza ospedaliera, effettuata riconvertendo le camere d’albergo in stanze- camere d’ ospedale, seppure d’emergenza. In mancanza di clienti, infatti, diversi alberghi (è successo anche al Mistral I di Oristano) si sono convertiti in “Covid-Hotel”.  La temporanea trasformazione, effettuata d’accordo con le strutture di Governo, ha lo scopo di decongestionare le strutture ospedaliere sotto pressione ospitando pazienti asintomatici o in condizioni non critiche e, al tempo stesso, sostenendo le imprese turistiche in difficoltà.

Ma questo è stato solo il primo tipo di riconversione che ha riguardato solo pochi casi. Il problema, invece, risulta molto più serio e complesso, per il numero di strutture interessate. Ed è per questo che in tutta Europa gli hotel cercano di reinventarsi per superare il crollo delle presenze, causate dal blocco del turismo. Si, amici, le catene alberghiere presenti in Europa si preparavano anche nel 2020 ad ospitare migliaia di turisti, desiderosi di vedere città e spiagge del Vecchio Continente, mentre invece questi desiderati e “attesi ospiti” sono dovuti restare a casa loro, rintanati obbligatoriamente nella loro residenza.

Le previsioni fatte ad inizio anno erano davvero buone: le statistiche relative al 2019 avevano evidenziato che Paesi come Francia, Spagna e Italia avevano ricevuto tra i 64 e gli 89 milioni di visitatori da tutto il mondo, cifre che sarebbero addirittura potute andare in aumento. Invece, ora, resteranno praticamente deserti il Louvre di Parigi, come il Big Ben a Londra, il Colosseo a Roma e le meraviglie di Gaudí a Barcellona. Fino a prima della pandemia, avere un hotel in una importante città europea, era praticamente sempre garanzia di successo, ora appare un peso insostenibile.

Si, ora tutto appare cambiato, e il 2020 risulta essere proprio un anno davvero catastrofico, destinato a restare nella memoria di tutti noi. I Media di tutto il mondo non fanno altro che evidenziare immagini delle capitali europee vuote per lockdown e mancanti di visitatori. I dati dell’Organizzazione mondiale del turismo (WTO) rivelano un calo del 70% a livello internazionale nei primi otto mesi del 2020. La perdita totale, pensate, si aggira intorno ai 730.000 milioni di dollari! Ed ecco allora che gli hotel si reinventano, per cercare di superare il crollo del turismo causato dal Coronavirus. Vediamo insieme come la fantasia sta cercando, nei diversi Stati d’Europa, di superare una crisi senza precedenti.

In Francia, il gruppo Best Western Hotels & Resorts ha creato spazi di co-working denominati Mywo. In tal senso si offre uno spazio di lavoro nella hall dei suoi hotel a 5 euro per mezza giornata. Lo stesso gruppo affitta anche sale riunioni per incontri lavorativi nella variante “Mywo Meetings”. Nel Regno Unito, la celebre catena Accor Hotels, dallo scorso agosto ha lanciato diverse proposte per i lavoratori in 250 stabilimenti. Questo per dare la possibilità di usufruire delle proprie strutture, per problematiche lavorative durante l’orario d’ufficio. Un’altra interessante strategia che gli hotel europei hanno messo sul tappeto è quella di promuovere la cucina locale e la gastronomia nei propri ristoranti, soprattutto in Spagna. Un fenomeno davvero popolare a Barcellona, che a causa della pandemia ha visto la chiusura del 75% degli hotel. Per esempio, l‘hotel Eurostars Grand Marina – un hotel a cinque stelle – propone cena più una notte in camera doppia ad un costo inferiore ai 100 euro. E ancora, l’hotel Gallery, che per 900 euro al mese offre una camera con uso di palestra, piscina e area per telelavoro.

Diversi hotel hanno reso disponibili le loro sale riunioni addirittura come aule scolastiche alternative, quando non è possibile mantenere il distanziamento sociale. Infatti, non è possibile costruire aule o edifici in tempi così ristretti. Per questo, un uso intelligente degli spazi delle strutture alberghiere adottato da vari Paesi, è stato quello di dare un supporto al sistema scolastico. Alcuni hotel hanno addirittura offerto le proprie strutture alberghiere per accogliere i senzatetto nelle varie realtà europee. Per esempio, la Comunità di Madrid ha istituito un hotel nel quartiere madrileno di Las Tablas. Qui l’hotel Holiday Inn Madrid-Las Tablas ha accolto personale sanitario per ospitare famiglie e senzatetto con lievi sintomi di Covid-19.

Cari amici, gli hotel hanno studiato degli incredibili modi di reinventarsi, e molte sono state le iniziative simili da parte delle strutture alberghiere dei diversi Paesi. Insomma, uffici, co-working, lunghi soggiorni, accoglienza degli indigenti e scuole, sono solo alcune delle alternative messe in atto. Ma non è tutto, c’è ancora molto altro, che cova nella mente dei responsabili delle strutture alberghiere! Chi detiene i grandi alberghi sta guardando già oltre la crisi legata al Coronavirus. L’idea è quella di creare nuovi pacchetti che possano rispondere meglio anche alle nuove figure professionali e alle nuove realtà. In particolare si punta sui nomadi digitali. Ad esempio, l’offerta, denominata Long Stay Workstation è rivolta a clienti che lavorano da remoto. Si tratta spesso di nomadi digitali che scelgono location che uniscano bellezza a costi contenuti, come l’Indonesia o i Caraibi. Non è un mistero che diversi Paesi europei, come la Croazia e la Georgia, stiano facendo politiche per attirare lavoratori stranieri.

Nel mondo ci sono persone, sempre più numerose, che decidono di stare per periodi medio lunghi lontano da casa. Di conseguenza gli hotel, per avere meno problematiche in futuro, stanno elaborando pacchetti- soggiorno ad hoc, visti con buon interesse. In particolare sono pacchetti diretti a clienti in vacanza in hotel che desiderano prolungare la permanenza oltre quella per lavoro, magari perché si recano in altri Paesi per affari aziendali, e vogliono anche fermarsi per alcuni giorni in più per turismo. Pacchetti destinati anche a lavoratori part-time che vogliono dedicare parte della giornata al tempo libero in hotel. 

Cari amici, per superare le difficoltà, per risollevarsi dopo una brutta crisi, la fantasia non deve mai mancare! Credo che siano proprio le difficoltà, come quella oggi scatenata dalla pandemia, a darci quella marcia in più ed il coraggio per trovare la giusta soluzione per non farci cadere!

A domani.

Mario

 

domenica, dicembre 27, 2020

IL FUTURO DEL LAVORO. SE IL LAVORO VERRÀ SVOLTO DAI ROBOT, L'UOMO DI COSA SI OCCUPERÀ? UN FUTURO DENSO DI INCOGNITE.


Oristano 27 dicembre 2020

Cari amici,

Sull’impatto che l’intelligenza artificiale ha già avuto e che in futuro avrà certamente in maniera ben più consistente, ho avuto modo di scriverlo diverse volte su questo blog. Chi di voi è curioso può andare a leggere quanto scrissi in data 25 settembre 2016 (può farlo cliccando sul seguente link: http://amicomario.blogspot.com/2016/09/robot-sempre-piu-umani-ora-sono-anche.html), e in data 1° settembre 2019 (ecco il link: http://amicomario.blogspot.com/2019/09/levoluzione-dellintelligenza.html).

La robotica, alimentata da una intelligenza artificiale sempre più perfetta, sta fagocitando ogni tipo di lavoro, e nulla per ora appare escluso.  Di recente un altro lavoro, tra l’altro abbastanza impegnativo, viene volto da capaci robot, in grado di consegnare “presto e bene” merci di ogni tipo a casa dei destinatari. Uno dei primi ad utilizzare l’innovativo sistema di consegne è stato Amazon, che ha deciso di affidare ai robot le consegne degli ordini dei clienti. Ora anche Yandex, imitando Amazon, ha avviato lo stesso sistema, così come FedEx, che ha arruolato ugualmente un fattorino-robot per le sue consegne. Insomma, nel mondo questo sistema si sta estendendo in modo incredibile!

Amici, notizie di questo tipo rappresentano l’ennesima conferma che la veloce rivoluzione tecnologica in corso sta riuscendo a cambiare il mondo, sollevando però anche un quesito non banale e oltremodo preoccupante: Che fine farà il lavoro degli uomini? Indubbiamente il futuro appare pieno di incognite che non saranno facili da risolvere! Ma vediamo meglio l’impatto che apporterà questa straordinaria rivoluzione di mercato. È stato Amazon, come dicevo, ad iniziare ad effettuare consegne tramite un robot, chiamato Scout. Il progetto, partito nel 2019, ha avuto una accelerazione nel corso di quest’anno grazie all’emergenza sanitaria causata dal Covid-19.

Ha fatto seguito la società russa Yandex, che ha iniziato a utilizzare dei piccoli robot per consegnare ai clienti gli ordini di ristoranti e bar in un business center di Mosca. "Possono consegnare pasti, generi alimentari e ordini dai negozi online e lentamente ma costantemente diventeranno una parte normale della vita della città" ha affermato Dmitry Polishchuk, un top manager dell’azienda. Ma l’uso dei piccoli robot per le consegne si sta diffondendo come un virus.

In Fedex Un robot chiamato SameDay Bot ha iniziato a consegnare piccoli pacchi in modo sicuro a domicilio, spostandosi sui marciapiedi in autonomia; è in grado di attraversare le strade, di evitare gli ostacoli e di rispettare tutti i codici di sicurezza, grazie ad una tecnologia di apprendimento automatico basata su un algoritmo. Il progetto concepito da FedEx ha l’obiettivo di ottimizzare il processo di consegna in giornata per l’ultimo miglio, e si rivolge ai rivenditori che accettano ordini da clienti che si trovano nelle loro vicinanze e vogliono spedire le merci in tempo reale. Per testare il prodotto l’azienda ha avviato una serie di partnership con società come AutoZone, Lowe’s, Pizza Hut, Target, Walgreens e Walmart: tutti punti vendita per i quali, in media, oltre il 60% dei clienti risiede entro un raggio di 5 chilometri dal negozio più vicino.

Si, amici, l’idea di utilizzare i robot per le consegne ha contagiato il mondo intero. Oltre le altre merci, anche la consegna di cibo a domicilio sta già avvenendo con i robot, mettendo così fine ai vari raider che fanno le consegne in città. è una tecnologia nuova che si sta diffondendo prepotentemente nell’intera Europa, in particolar modo a Londra, dove la società Starship ha lanciato un servizio analogo a quello australiano di Domino's Pizza. Altro elemento non meno importante è che questi robot elettronici potranno circolare anche in aree chiuse al traffico o in aree in cui le autovetture hanno difficoltà a transitare, come ad esempio nei centri storici.

Cari amici, questa rivoluzione robotica è certo che creerà un impatto devastante nel mondo della produzione e della consegna dei prodotti; l’utilizzo dei robot cancellerà molti posti di lavoro, in quanto capace di abbattere i costi più importanti: quelli del personale. La cancellazione di posti di lavoro è già in corso, anche se si sostiene che i posti persi in un settore verranno poi recuperati in altri campi. Ma non è esattamente così. Quando avviene una forte trasformazione tecnologica come quella di cui stiamo parlando, di cui non si comprendono bene né le dimensioni né le conseguenze, l’unica certezza è che tanta gente rimarrà senza lavoro, e il possibile reimpiego certamente rimandato nel tempo.

Il problema non è né semplice né facile, e per ora viene ignorato da parte della politica, sia italiana che europea. L’innovazione tecnologica, che viene unanimemente indicata come la via maestra da seguire per far crescere l’economia, non ha per il momento trovato (e forse nemmeno cercato) quei meccanismi necessari per la riconversione dei lavorati licenziati a causa della cancellazione di posti di lavoro derivata dall’automazione. La verità è che ogni rivoluzione industriale (quanto al passato, basta riferirsi al Fordismo dei primi anni del secolo scorso) comporta dei cambiamenti tali che la riconversione dei lavoratori non avviene dall’oggi al domani, ovvero istantaneamente, ma, come la storia insegna, richiede del tempo.

Questa opinione è stata espressa anche da Pietro Veragouth, direttore dello Swiss Institute for Disruptive Innovation. “Non c’è dubbio – ha spiegato a Tiscali News - che in molti settori si perderanno tanti posti di lavoro e che ci vorrà del tempo prima che se ne creino di nuovi in altri settori. Il problema va gestito ancora una volta con un cambio di mentalità”.

Cari amici, la realtà è che il progresso tecnologico, sicuramente inarrestabile, andrebbe vissuto proprio con un “cambio di mentalità”. Le conseguenze che l’innovazione può avere sulla vita delle persone, va ben oltre il solo tema dell’occupazione, comprendendo anche gli effetti conseguenti, come le ripercussioni sulla vita familiare e sociale; solo una migliore distribuzione della ricchezza, una maggiore condivisione dei diritti e degli obblighi della vita comunitaria potrà ricreare una ‘vivere civile’ degno di questo nome. In futuro non sarà solo il lavoro a cambiare radicalmente, ma tutto il sistema della vita comunitaria!

A domani, amici.

Mario
INNOVAZIONE...