Oristano
25 Settembre 22016
Cari amici,
Una delle più grandi
paure dell’uomo moderno è che le macchine, in particolare i robot, in pratica
tutti quei congegni tecnologici che continuano ad essere sfornati (sempre più
perfetti, tra l’altro) anche se ci aiutano a vivere meglio, un domani possano per
così dire acquisire un’anima propria,
ribellandosi ai propri creatori. La paura del “Grande Fratello”, insomma,
appare ogni giorno più reale. Senza arrivare ai temuti eccessi della ‘vittoria’
della macchina sull’uomo, cosa che almeno per ora appare difficile che si realizzi,
la realtà sempre più attuale è che la collaborazione tra macchina e uomo,
soprattutto in ambito lavorativo, sta diventando sempre più stretta.
Lo spinoso argomento
dell’intelligenza artificiale l’ho già trattato ampiamente su questo blog (vedi
il mio post del 21 Gennaio http://amicomario.blogspot.it/2016/01/i-robot-al-lavoro-anche-in-ufficio.html),
dove appare chiaro che la robotica sta facendo ogni giorno passi da gigante. È
una realtà inequivocabile, anche se nella nostra mente certi limiti sono difficili
da valicare! In effetti la gran parte di noi pensa sì a delle macchine
intelligenti, capaci di darci “una mano” nel disbrigo di molti lavori in tutti
i campi, ma difficilmente si convince che questi robot siano pure capaci di
“ragionare”, cioè di sostituirsi a noi umani nel definire questioni che noi
riteniamo riservate solo al nostro “giudizio”. Un computer pensante per suo conto: questa
è una realtà che non accettiamo volentieri! Eppure tutta una serie di avvenimenti
recenti ci stanno mettendo in difficoltà: come dire, ci stanno praticamente mettendo
di fronte al “fatto compiuto”!
Una recente notizia,
ormai diffusa a largo raggio da tutti i Media, è apparsa addirittura
dirompente, e, pur sembrando una specie di provocazione, credetemi, non lo è affatto! Cosa
è successo esattamente?
L’azienda americana First Job, sulla sua piattaforma di recruitment (il processo di selezione di candidati, finalizzato all'assunzione), ha collocato un robot intelligente a cui è stato delegato il compito di selezionare il personale di nuova assunzione. Incredibile ma vero! Questa macchina-uomo è stata chiamata Mya, e, secondo quanto affermato dal management, ha gestito in autonomia (in automatico) ben il 75% dell’intero processo di scelta dei nuovi dipendenti.
L’azienda americana First Job, sulla sua piattaforma di recruitment (il processo di selezione di candidati, finalizzato all'assunzione), ha collocato un robot intelligente a cui è stato delegato il compito di selezionare il personale di nuova assunzione. Incredibile ma vero! Questa macchina-uomo è stata chiamata Mya, e, secondo quanto affermato dal management, ha gestito in autonomia (in automatico) ben il 75% dell’intero processo di scelta dei nuovi dipendenti.
Un risultato straordinario, certamente di grande aiuto per le
aziende, che oggi, dato l’enorme numero di CV che arrivano in continuazione, trovano
grande difficoltà a leggerli tutti per mancanza di tempo. In effetti questa situazione crea non pochi problemi, con il risultato che
magari, proprio tra quelli non letti, poteva trovarsi il loro candidato ideale.
L'utilizzo del robot, dunque, si è rivelata una strategia di grande utilità, in quanto capace di fare velocemente la cernita, in modo razionale e completo: insomma un lavoro ripetitivo e noioso fatto "presto e bene", lasciando solo la parte finale, quella
decisionale, all’uomo.
Il robot Mya nello
svolgere il lavoro di selezione ha utilizzato la sua intelligenza artificiale non
solo per elaborare i CV, ma, attraverso una chat, ha potuto anche interagire con i
candidati, verificando le competenze in loro possesso. Il dialogo via web con i
candidati ha consentito a Mya di porre diversi quesiti, per capire sia le capacità
che le aspirazioni future dei candidati, e, in base alle risposte, ha potuto poi stilare una classifica di merito. In effetti il robot-selettore si è rivelato un
vero esperto: è stato in grado di analizzare i curricula, di dialogare (via chat)
con i candidati facendo loro le domande più appropriate, stilando infine una
classifica di valoreo. Veramente un lavoro straordinario!
Insomma Mya si è comportato
proprio come un esperto selezionatore in carne ed ossa. Certo, successivamente,
una volta verificati i risultati ottenuti dal robot, la decisione finale
riguardo all’assunzione o meno di un candidato è rimasta comunque riservata
all’uomo. Questo non toglie nulla alla validità dell’esperimento, che appare in tutta la sua
grandezza: il lavoro svolto è stato un valido aiuto che ha fatto risparmiare
molto tempo ai selezionatori umani. La precisione della macchina, tra l’altro, è
risultata ammirevole: chi ha sostenuto un colloquio col robot, ha avuto più
possibilità di essere scelto, fino a 3 volte in più rispetto agli altri candidati
selezionati normalmente. C’è anche di più.
Visto il favorevole
risultato raggiunto, si ipotizza l’utilizzo dei robot intelligenti anche nella
gestione corrente del personale; nel corso della vita lavorativa aziendale,
quando gli uffici del personale delle aziende tra i vari compiti hanno anche quello
ingrato di mandare a casa i dipendenti, attraverso l’utilizzo di altri “Mya”, potrebbero essere affidati a questi robot i compiti ingrati di mandare a casa il personale
in eccesso. Insomma, in futuro potremmo essere licenziati dal computer!
A questo punto molti di
noi si pongono una difficile domanda: come reagirebbe ciascuno di noi se a farci
il colloquio di lavoro fosse un robot? O, addirittura, se a predisporre il
licenziamento fosse proprio un incorruttibile Mya? Difficile anticipare lo
stato d’animo del malcapitato di turno. Certo, dalle prime sperimentazioni appare una
capacità delle macchine superiore a quella dell’uomo. L’intelligenza
artificiale, basata su algoritmi e formule, non si lascia certo condizionare da
impressioni soggettive e personali e quindi è in grado scegliere il candidato
in modo più “freddo” e lucido, senza ricorrere a favoritismi o incantamenti.
Sarà dunque questa la futura strada giusta da seguire? Chissà!
Nella mia convinzione
strumenti come Mya credo che avranno sempre più spazio: ovunque. L’intelligenza artificiale,
ormai cresce ogni giorno che passa: Mya non è l'unico chatbot ''creativo'' a
svolgere questa funzione: lo fa già da tempo TARA, applicazione sviluppata da Y
Combinator che aiuta le startup a trovare sviluppatori freelance via chat. Così
come EstherBot, MessinaBot e Yodas nati per interagire anche attraverso i
social e destinati a cambiare il mercato del lavoro, almeno per quanto riguarda
la selezione del personale.
Cari amici, robot
sempre più intelligenti e sempre più efficienti ed efficaci, in futuro sostituiranno
sempre di più l’uomo; sapranno definire e catalogare esperienze e capacità
sempre più complesse, arrivando vicini a quella temuta soglia di “sostituire l’uomo”. A questo punto
sorge spontanea una domanda, alla quale forse neanche gli stessi programmatori
sono ancora in grado di rispondere: si arriverà a costruire una macchina così
perfetta, in grado di capire prima e di individuare poi anche il talento? Sarebbe
la scoperta della ‘pietra filosofale’, e, forse, anche la volta buona che si
riuscirebbe a far sparire il nepotismo dalla faccia della terra! In pista rimarrebbero solo
i migliori!
Ai posteri l’ardua
sentenza.
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento