L'ingresso della Banca dei semi del pianeta.
Oristano
8 Settembre 216
Cari amici,
La banca mondiale dei
semi è una gigantesca cassaforte scavata in un ghiacciaio in Norvegia, nelle
isole Svalbard, a circa mille chilometri dal Polo Nord; qui, con grande cura,
vengono conservati e protetti i beni più preziosi dell'umanità: quell'immensità di semi che
nutrono il mondo.
La scelta è caduta sull’isola
di Spitsbergenin, nell’arcipelago artico delle Svalbard, posta a circa mille
chilometri a nord della Norvegia. In un tunnel a temperatura costante di 18
gradi, vengono protetti oltre 860 mila tipi di semi di specie diverse,
preservandoli da calore, catastrofi e disastri naturali, cambiamenti climatici,
così come dalle nefaste conseguenze derivanti dalle possibili guerre anche nucleari.
Insomma il deposito è una vera e propria arca di Noè, contenente le riserve di sementi per un
futuro, neanche troppo lontano, in cui ci sarà bisogno di riscoprire e ripiantare molte varietà
andate naturalmente perdute, per colpa, per esempio, dei cambiamenti climatici avvenuti.
Questa enorme
cassaforte, la cui storia è stata raccontata anche nella recente esposizione
milanese di Expo 2015, è stata ribattezzata “doomsday seed vault”, la
cassaforte dei semi, per quando arriverà, speriamo il più tardi possibile, una
catastrofe da “giorno del giudizio”. Il nome ufficiale, però, datogli da chi
l’ha voluta e se ne prende cura è Svalbard
Global Seed Vault, il deposito sotterraneo globale dei semi, creato nel
2008 per custodire la più grande varietà possibile di sementi provenienti da
ogni parte della Terra, e preservare di conseguenza la biodiversità agricola.
Questa grande
cassaforte centrale, non è però sola: in molti Paesi esiste infatti una
"banca nazionale" per i semi, o almeno una rete di Istituti che
provvedono alla conservazione di questi, per lo più nelle Università e nei Centri
di ricerca. Anche l’Italia ha adottato questa procedura, avendo, quasi in ogni
regione, creato dei piccoli depositi locali. Purtroppo nel nostro Paese c’è da
sottolineare la cronica scarsità di finanziamenti destinati a scienza e ricerca: nel
2012 una serie di problemi burocratici ha messo a rischio, per esempio, il
patrimonio della Banca del Germoplasma di Bari. In quest'Istituto, che
conservava 84.000 campioni appartenenti a più di 60 generi e 600 specie di
piante coltivate e specie selvatiche minacciate da "erosione
genetica" o estinzione, la mancanza di fondi ha creato grosse difficoltà a
mantenere operative le celle frigorifere, con conseguenze ancora tutte da verificiare.
Quest’anno, c'è da sottolineare, che si è
verificato il primo prelievo di semi dalla ‘cassaforte centrale’ norvegese: l’ICARDA
(International Center for Agricultural Research in Dry Areas), un centro di
ricerca specializzato nella raccolta di semi di colture resistenti al caldo e
alla siccità che ha sede ad Aleppo in Siria, ha avuto un black out nel proprio
magazzino di conservazione, non si sa per quali motivi. Fortunatamente, il
centro era riuscito ad inviare dei campioni dei propri semi alle Isole Svalbard
, per cui, a seguito della richiesta, i semi sono ripartiti alla volta delle
sedi ICARDA in Marocco e Libano dove verrà ricreata la banca dei semi: ben 130
pacchi con 116mila campioni, soprattutto di frumento, orzo e legumi, che
permetteranno agli agricoltori della regione di riavviare (appena possibile) le
coltivazioni ed ai ricercatori di studiare ibridi adatti alle condizioni estreme.
In futuro, appena possibile, i semi “presi in prestito” verranno inviati
nuovamente allo Svalbard Global Seed Vault.
I più recenti studi sui
futuri probabili cambiamenti climatici, sostengono che entro la metà del secolo
vaste aree del pianeta - per esempio in Africa - dovranno affrontare condizioni
climatiche mai conosciute e che metteranno in crisi le popolazioni, per la
necessità di trovare culture capaci di adattarsi. Una delle possibilità sarà
proprio il ricorso al deposito centrale dei semi, magari con l’intervento di
esperti di biodiversità, capaci di convertire le vecchie colture in colture
nuove, con caratteristiche genetiche che consentano loro di sopravvivere alle
nuove condizioni climatiche. Solo così si potrà garantire la necessaria disponibilità
di cibo alle generazioni future.
Cari amici, proteggere
i semi è dunque una vera e propria missione, in quanto solo così si potrà
garantire un futuro alimentare all’umanità. Conservati alla temperatura
constante di -18 gradi, assicurano gli esperti, i semi possono sopravvivere per
migliaia di anni (anche 20 mila). Il progetto globale di questa vera e propria Banca
dei semi è finanziato dal governo norvegese e sostenuto dalla Fao,
l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura. In
questa cassaforte, dunque, sono custodite non opere d'arte, pietre rare o
metalli preziosi, ma semi: riso, grano, fagioli, sorgo, melanzane, patate;
insomma tutto ciò che si può piantare e, ancora di più, tutto ciò che si deve
conservare per la biodiversità, condizione indispensabile per la futura sopravvivenza
della specie umana nel mondo. Ecco perché questi semi sono certamente da
considerarsi più preziosi dell’oro!
A domani.
Mario
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