Oristano
9 Settembre 2016
Cari amici,
Un 9 Settembre ben
diverso, quello che aleggiava sulla Oristano del 1943, in piena guerra. Come
racconta Beppe Meloni, nei suoi preziosi studi sulla Oristano del passato,
Settembre è stato un mese abbastanza significativo per Oristano in diverse
occasioni. Leggendo questa cronaca, precisa e dettagliata, fatto da Beppe con
pazienza certosina, possiamo tornare indietro e quasi rivivere momenti
importanti della nostra gloriosa città. Non rubo altro tempo, amici, ecco “di
prima mano” gli avvenimenti come ce li racconta Beppe.
“Oristano
ieri e oggi”. Lo scontro armato del 9 settembre 1943 e l’incoronazione della
Vergine nella storia antica del Santuario del Rimedio.
di
Beppe Meloni
Lo scontro armato
all’ingresso nord di Oristano tra italiani e tedeschi Giovedì 9 settembre 1943, il giorno dopo l’armistizio di Cassibile
e la solenne incoronazione della Vergine del Rimedio, sono due date fissate da
tempo nel cuore e nella memoria degli oristanesi. L’episodio è stato raccontato
dallo stesso comandante del contingente italiano, il tenente colonnello Sardus
Fontana di Iglesias, nella nota firmata “Miles” nelle pagine del secondo volume
su “l’antifascismo in Sardegna”, scritto a più mani da Manlio Brigaglia,
Francesco Manconi, Antonello Mattone e Guido Melis. L’antefatto risale al primo
mattino del 9 settembre 1943 a Baressa, piccolo paesino della Marmilla, dove
diversi abitanti vengono fermati dai militari tedeschi che procedono su una colonna
motorizzata diretta verso il nord Sardegna. L’obiettivo dei tedeschi è quello
di requisire alcuni automezzi privati ma, nel disordine che segue, partono
alcuni colpi. Sul terreno resta il corpo di un diciassettenne colpito a morte,
Aurelio Lampus di Giovanni. Solo alcuni giorni dopo il suo corpo verrà trovato
nella campagne, in regione “sa Cruxi”. Lo scontro per il Ponte Mannu, che i
tedeschi volevano far saltare con le mine, avviene solo alcune ore dopo
l’episodio di Baressa. I fanti del 403° battaglione del 132° reggimento
fanteria, comandato dal tenente colonnello Sardus Fontana, impediscono con il
loro eroico intervento di far saltare il ponte, importante arteria di
collegamento tra il centro e il nord dell’isola. Nelle prime giornate di quel
settembre 1943 si era verificato un preoccupante ammassamento delle truppe
tedesche nei pressi della basilica del Rimedio e dunque della stessa città di
Oristano. In questo lavoro di collegamento tra le truppe italiane di stanza
nell’oristanese, si rivelano molto preziosi gli interventi dell’aiutante
maggiore Luigi Poddi di Cabras e degli ufficiali di collegamento Ovidio Addis
di Seneghe, Giuseppe Mazzella di Dorgali e Carlo Manis di Oristano. L’assalto
tedesco inizia con il lancio di bombe a mano anticarro contro il presidio
italiano. Alla fine dopo un’accanita lotta il ponte viene salvato e si contano
i feriti. Quelli italiani sono sei, il più grave è il sergente maggiore Fulvio
Bavaro, al quale verrà assegnata la medaglia d’argento, mentre gli altri feriti
sono il caporale maggiore Vittorio Cervetti e i fanti Francesco Cancedda,
Giuseppe Lixi, Antonio Moretti e Luigi Bartoli. Anche i tedeschi lasciano sul
campo una decina di feriti. Allo scontro di Ponte Mannu hanno preso parte, tra
gli altri, i tenenti Achille Roncelli e Giacomo Palmieri, i sottotenenti Mario
Murgia e Carlo Bertoldi tutti della
prima compagnia del 403 battaglione, il capitano Paolo Mannu di Riola Sardo, il
tenente Carlo Murgia di Olzai e lo squadrone dei Cavalleggeri di Sardegna al
comando del maggiore Giovanni Careddu, il 30° gruppo motorizzato diretto dal
maggiore Guido Randaccio di Cagliari, e trentotto carri armati del gruppo
tattico motorizzato al comando del
tenente colonnello Giuseppe Ponzini di Oristano. Lo scontro armato di Ponti
Mannu, piccolo episodio di guerra nell’isola, ha fatto rifulgere l’eroismo di
molti soldati sardi, tra i quali Aldo Chapelle e Pietro Puggioni di Cagliari,
decorati con medaglia di bronzo. A Mario Atzori di Arbus, Celestino Magrini di
Asuni e Luigi Porcu di Cagliari sono state invece assegnate le croci di guerra
al valor militare.
Sabato 6 settembre 1952 è una giornata di fine
estate, ancora molto calda e afosa, quando arriva in città il Principe di Santa
Romana Chiesa, il Cardinale Federico Tedeschini, su invito dell’arcivescovo di
Oristano Sebastiano Fraghì, per la solenne incoronazione della Vergine del
Rimedio. E’ la terza volta che un Cardinale visita l’archidiocesi arborense.
Nel lontano passato, il 13 novembre 1226, i Vescovi e gli alti prelati della
Sardegna si riunirono nella Basilica di Santa Giusta sotto la presidenza di
Gottifredo, legato del Papa Onorio III. Successivamente, dopo oltre 700 anni,
il Cardinale Gaetano De Lai, legato a latere di Pio XI, aveva presieduto il
Concilio Plenario Sardo svoltosi con grande solennità a Oristano dal 18 al 25
maggio 1924. Sbarcato al porto di Olbia, il Cardinale Tedeschini fa il suo
ingresso nel Duomo di Oristano, accolto dal Capitolo Metropolitano, e
successivamente riceve in Episcopio l’omaggio delle autorità locali e
regionali. Dell’avvenimento riferisce ampiamente il numero unico de “ Il
Settembre Oristanese” (sedici pagine, redatto da chi scrive e da Nino Nieddu e
Mariano Sanna, stampa CEL Cagliari), distribuito in alcune migliaia di copie.
Tra le diverse manifestazioni che hanno fatto da contorno alla grande festa
religiosa, svoltasi in una Piazza Roma gremita di folla, va ricordata la Mostra
di Arte Sacra oristanese, allestita nei vasti saloni del Seminario
Arcivescovile, coordinata dagli architetti Renato Chiuraggi, Sovrintendente
della Calabria, e Antonio Crudeli di quella sarda, e dall’ispettore di zona ai
monumenti monsignor Giovanni Melis, e illustrata da un documentato catalogo
curato da Raffaello Delogu. Un grande avvenimento di fede religiosa in quella
Sardegna dei primi anni Cinquanta, che prosegue faticosamente l’opera di
ricostruzione civile e sociale. In quegli anni il bollettino della malaria
segna zero, e la lotta contro il terribile morbo è vinta grazie al “ Progetto
Sardegna” di mister Jhon A. Logan e alla generosità americana della Fondazione
Rockfeller. Sta per partire, infine, la riforma agraria voluta da Antonio
Segni, e nasce la Cassa per il mezzogiorno. Due iniziative che segnano
profondamente lo sviluppo e il progresso della Sardegna nella seconda metà del
Novecento.
B.M.
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Ricordi importanti,
caro Beppe, da trasmettere ai posteri: perché non dimentichino la storia del loro territorio e conoscano i sacrifici dei loro padri e dei loro nonni.
A domani, amici.
Mario
1 commento:
Fatto poco conosciuto, che dimostra come i sardi sapevano essere cocciuti perlomeno quanto i tedeschi.
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