Oristano
18 Settembre 2016
Cari amici,
Il paragone che ho
voluto fare, nel titolo di questo post, tra il simpatico vegliardo Dottor Antonio Cadoni e una
robusta quercia, credo ci stia tutto. Un vecchio detto sardo paragonava gli
anziani che superavano indenni certi traguardi proprio alla forte struttura di certi
alberi (“paridi segau in linna bella”),
e la quercia, come ben sappiamo, è fra le piante più robuste e tenaci.
Ebbene sì, quest’anno
il nostro Dr. Cadoni ha superato con disinvoltura il traguardo dei 104 anni,
che ha voluto festeggiare con la famiglia e gli amici, ringraziando il Signore
per il dono speciale che ha voluto riservargli: una vita lunga, laboriosa anche
se impegnativa, spesso sofferta, ma ricca di tanti spunti che ha voluto raccontare nei suoi libri,
sicuramente utili in particolare ai giovani, di oggi e di domani.
Antonio Cadoni, pur oristanese d'adozione, non lo è di nascita; viene alla luce a Villacidro, in provincia di Cagliari, nel 1912. La sua è una famiglia agiata,
e ciò gli consente di studiare e laurearsi all’Università di Roma in medicina e
chirurgia nel 1936. In quegli anni l’Italia vive l'incubo della guerra: combatte amaramente la seconda
guerra mondiale. Arruolato come Tenente medico nel Regio Esercito Italiano nel
1938, viene successivamente trasferito nel 1939 al Regio Corpo Truppe Coloniali
e inviato nell'Africa Orientale Italiana. Le nostre vicende belliche, però,
come ben sappiamo non finiscono bene.
Fatto prigioniero di
guerra, negli anni dal 1941 al 1945, si ritrova prima in un campo di
concentramento in Eritrea, poi nel Sudan Anglo-Egiziano, e successivamente in
Sud Africa e persino negli Stati Uniti d'America. Anche durante la prigionia svolge la sua attività di medico, curando gli altri prigionieri. Terminato questo triste
periodo, viene congedato col grado di capitano medico nel 1947. Ormai di nuovo libero cittadino, riprende la professione
medica, specializzandosi in Odonto-Stomatologia e Protesi Dentaria nel 1948. Rientrato in Sardegna decide di stabilirsi ad Oristano, dove apre uno studio dentistico nel 1952. Esercita
la libera professione ininterrottamente per quasi 40 anni: fino al 1991.
Personalmente ho avuto
il piacere di conoscerlo, proprio da professionista, negli anni intorno al
1960, quando da studente frequentavo l’Istituto Tecnico “Mossa”, allora ubicato
in Via Parpaglia, dove oggi ha sede il nostro museo cittadino. Persona con una
spiccata capacità comunicativa oltre che professionale, ha sempre voluto annotare tutti i passaggi della sua vita: ha voluto perciò "lasciare un traccia" dei momenti vissuti, mettendoli per iscritto, raccontando ai lettori fatti e personaggi incontrati nel suo lungo percorso, convinto che le sue esperienze sarebbero potute servire anche ad altri.
Nel suo libro “Ricordi
di Vita” (volume di un centinaio di pagine edito dalla “EPDO Edizioni” di
Roberto Cau), che si avvale di una bella e affettuosa presentazione della
scrittrice oristanese Savina Dolores Massa, il Dr. Cadoni ripercorre i dolorosi
sentieri della sua odissea da prigioniero di guerra; Egli, con forte intensità
espositiva, racconta fatti e personaggi, vissuti e incontrati, prima nella
squallida infermeria del campo di concentramento riservato ai soldati Italiani
prigionieri in Sudafrica e poi negli altri luoghi di prigionia che terminò
negli Stati Uniti.
Con la sua notevole
capacità letteraria il Dottor Cadoni descrive tanti personaggi curiosi, come
Padre Everardo, un giovane cappuccino lombardo parroco di Massaua (Etiopia),
che, dopo aver lasciato un importante lavoro all’Alfa Romeo, decise di fare il
missionario, oppure, sempre in un campo di prigionia in Africa, quel soldato
che nonostante le sue precedenti lezioni di matematica, non riusciva proprio ad
imparare concretamente a contare. Anche della sua prigionia negli Stati Uniti,
dove dirigeva il reparto di medicina interna, ha riportato dei curiosi ricordi.
Uno, per esempio, quello del “piccolo gerarca fascista” che, dopo essere stato
guarito da Lui da una leggera enterocolite, diede all’opera del Tenente medico
Cadoni una “valenza irreale”, paragonandolo ad un eccelso luminare della
medicina.
Non scrisse, però, solo
del terribile periodo della sua prigionia. Persona attenta e curiosa, descrisse per
bene anche illustri personaggi della colta Oristano dell’epoca: suoi, tra gli altri, i profili
del professore Salvatore Baldino, eminente figura di medico oculista, oltre che
fine amatore-scrittore del nostro Sinis e dell’Isola di Mal di Ventre e del grande
canonico dell’Arcidiocesi oristanese Monsignor Pietro Carta, originario di
Belvì. Uomo molto religioso, nel 2003 donò al Seminario
Arcivescovile di Oristano tutta la sua attrezzatura medica e la sua corposa biblioteca; con questo materiale è stato
creato uno spazio accessibile e visitabile che ha preso il nome di “MUSEO CADONI”.
Cari amici, il Dottor Cadoni, uomo ancora integro e lucido di mente quanto e più di altri ben più giovani, poco tempo fa seduto con gli amici in un pubblico locale a festeggiare le sue 104 primavere, appariva sereno, felice e rilassato,
ancora incredibilmente curioso: nel suo sguardo un osservatore attento poteva scorgere quella particolare gioia interiore che Dio riserva solo a pochi eletti. Siamo in
tanti ad Oristano a volergli un gran bene, e che, in coro, auguriamo ancora lunga vita al
medico-scrittore che onora la storia e la cultura della nostra città.
A domani.
Mario
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