Oristano
23 Settembre 2016
Cari amici,
L’argomento che voglio
trattare oggi con Voi è antico, vasto e delicato, che implica anche il fatto di
uscire da una dimensione “normale” per entrare in una più oscura, oserei dire “magica”,
essendo difficilmente spiegabile. Mi riferisco all’antica medicina popolare, tanto
in auge ai tempi della civiltà contadina, ma sopravvissuta anche ai nostri
giorni, seppure in maniera ridotta, come “cura di nicchia”, riservata solo a determinati ambienti. L’argomento,
che per molti è da considerarsi solo "favola" o leggenda, alla stregua del “c’era
una volta…”, è invece vero e reale, e questo posso affermarlo di persona,
avendo toccato con mano, provato su di me quand’ero ragazzo, proprio con uno di questi rimedi.
Il dilemma, dunque, è: credere o non credere ai riti così detti “magici” esercitati da persone particolarmente
capaci e dotate di poteri particolari, non concessi alle persone comuni? Personalmente credo
che alcuni esempi possano aiutare a trovare una risposta più ragionata. Chi legge
sistematicamente questo blog, sa che in data 18 Dicembre 2011 ho pubblicato un
post che parlava dettagliatamente della mia esperienza sulla magica guarigione
dai miei porri (per i curiosi, ecco il link: http://amicomario.blogspot.it/2011/12/gli-antichi-riti-dei-guaritori-sardi_18.html
); inoltre, sulle nostre tradizioni popolari legate in parte alla medicina, ho
pubblicato in data 30 Novembre 2013 un altro post che Vi prego ugualmente di leggere: http://amicomario.blogspot.it/2013/11/la-sardegna-e-le-sue-tradizioni.html
.
Nelle mie quotidiane
scorribande su internet sono incappato, proprio in questi giorni, su alcuni
articoli che riportavano alcuni fatti circa il perpetuarsi, ancora oggi, dei
riti dell’antica medicina popolare. Ecco, allora, nascere in me la voglia di riprendere,
per la terza volta, l’argomento con Voi. Questa volta lo faccio focalizzando la mia attenzione sui diversi rimedi utilizzati per curare il così detto “fuoco di Sant’Antonio”, il terribile Herpes
zoster, che crea in chi ce l’ha sofferenze inaudite. Ebbene, anche per questo
male la medicina popolare aveva dei rimedi utilissimi. Certo, è lecito chiedersi: ma chi sono, oggi, questi
moderni Sciamani, questi guaritori 3.0, che cercano, nei moderni tempi della
globalizzazione, di perpetuare antichi e mai cancellati riti che sanno più di
magia che di medicina?
Strano ma vero: “curare con la
magia”, questo è il loro segreto! Sono figure particolari questi “Curanderos”: soggetti molto
diversi dalla figura del medico tradizionale in camice bianco che cura solo il
corpo; essi, invece, sono capaci di portare alla guarigione partendo dalla psiche del malato,
guarendolo “dentro”, scatenando certamente in lui la giusta reazione
immunitaria che, poi, è in grado di debellare il male. Un mix di medicina e di magia
insieme, questo è il mio convincimento; guaritori certamente sostenuti quasi magicamente da forze
oscure a noi sconosciute, persone particolari dotate di poteri speciali solo a loro concessi.
Tornando al fuoco di
Sant’Antonio, sempre navigando su Internet, ho trovato notizia di due importanti
guaritori: Chiarina Lecca di Soleminis, che fabbricava un unguento
straordinario, utilizzato in particolare per le ustioni, confezionato con i rami
secchi dei rovi. Nonna Chiarina, come affettuosamente veniva chiamata, arrivata
quasi alla veneranda età di cento anni, li raccoglieva tra i campi di Soleminis
insieme ad altri brandelli di erbe e fiori segreti, poi realizzava l’unguento
sussurrando segrete preghiere. Così alla porta di casa sua bussavano persone malate
e ustionate provenienti da ogni parte dell'Isola. Il suo speciale unguento,
spalmato sia sull’Herpes che sulle bruciature, le curava in tempi brevi, raggiungendo
risultati sorprendenti. Cura miracolosa, che guariva anche dal dolore atroce del malato che veniva alleviato in
poco tempo.
L’altro guaritore, che operava nel Nord Sardegna, si chiamava Antonio Leonardo Chirinu, conosciuto come Tiu
Lenardu. L’uomo, ormai scomparso, era nato nel 1927 a Dualchi. Rimasto orfano
da piccolo (la madre si era presto risposata) andò via di casa per fare prima il servo
pastore e poi l’operaio; poi, all'improvviso, una specie di folgorazione: lasciò tutto per fare il
guaritore, specializzato proprio nella cura del fuoco di Sant’Antonio. Incredibile ma vero, ma da quel
momento si dedicò solo a curare le persone: scelta la sua, frutto sicuramente di una 'ispirazione interiore', dettata chissà da chi, perché nessuno mai gli insegnò come curare i malati che a lui si rivolgevano! Eppure la
sua terapia aveva del miracoloso: durava 9 giorni e già dal secondo giorno il
dolore diminuiva vistosamente. Curò tanta gente, che veniva da Lui da tutta la
Sardegna. Curava solo quelli che non avevano intrapreso in precedenza cure
mediche e in tanti lo ricordano con grande affetto, considerata anche la sua
sempre grandissima disponibilità.
Cari amici, oggi certi nostri
riti arcaici sopravvissuti nei secoli appaiono alla gran parte della gente “fuori luogo”,
solo imbrogli fatti da imbonitori; eppure io credo che questi riti che sanno di magico abbiano un grande valore, anche se non riusciamo a spiegarci il perchè. Nel ritmo lento
del cambiamento, in particolare in un’isola antica come la nostra, le
tradizioni, riti magici compresi, debbono essere mantenuti:
spazzare via il passato, solo perchè non riusciamo a spiegarcelo, sarebbe come un rinnegare le nostre radici, un gettare via un
passato che è nostro e del quale dobbiamo andare sempre orgogliosi! Non sempre quello che noi consideriamo "moderno" è un valido sostituto...
A domani.
Mario
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