Oristano
6 Settembre 2016
Cari amici,
Gli oristanesi la
toccano con mano tutti i giorni: un crisi che non si allenta, capace di
divorare anche le magre rendite che consentono una vita di sopravvivenza, poco
dignitosa e ben lontana dai fasti del passato. Una città, Oristano, che appare
trascurata da tutti: con una Provincia in decomposizione, una Regione che
risulta sempre più matrigna, ed una Amministrazione Comunale che, sempre più
litigiosa sembra voler consegnare il governo della città al Commissario. Quale
grande differenza con i fasti del passato!
Beppe Meloni, che la
nostra città la conosce bene, ha di recente fatto una serie riflessione su
questi aspetti; la Sua analisi, pubblicata da “Redazione OR” il 3 Settembre,
credo possa far riflettere molto gli oristanesi che, Commissario o no, in tempi
brevi dovranno comunque tornare alle urne per eleggere il nuovo sindaco e la
nuova Giunta. Ecco, integralmente riportata, la riflessione di Beppe. Buona
lettura.
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Oristano,
tra crisi comunale e polemiche. Una città che non guarda al suo futuro.
La storia racconta che
una volta, tanto tempo fa, quando la Sardegna, come ricorda lo scrittore e
giornalista Manlio Brigaglia, a metà degli anni Quaranta del secolo scorso”
usciva dal buio della dittatura fascista e dal dramma e dalle rovine della
guerra”, anche a Oristano la ripresa della vita politica e della democrazia
aveva tutto il fascino della libertà appena riconquistata. In quegli anni c’era
l’etica della politica, il rispetto degli avversari, di qualunque colore essi
fossero, di destra, di sinistra e di centro. Ma c’era soprattutto all’interno
del primo consiglio comunale eletto il 24 marzo 1946 (sindaco il democristiano
Alfredo Corrias, ed Ernestina Littarru, la prima donna in Sardegna assessore
alla Pubblica Istruzione), un amore sconfinato verso la città che si andava ad
amministrare. Anche Oristano si riaffacciava alla democrazia con grande
passione civile e forte spirito di servizio. L’orgoglio dell’appartenenza politica,
ma soprattutto l’orgoglio di andare a difendere gli interessi della città,
quelli veri, al di sopra di tutto e di tutti, faceva premio al quotidiano
impegno amministrativo.
Molto diversa l’aria
che tira in città nel Duemila ormai avanzato. Non è infatti la prima volta che
la città finisce commissariata, e la situazione nel centro sinistra è talmente
logorata che non basta un piano di fine mandato per risolverla. La giunta
Tendas, avvitata ormai da tempo su una crisi comunale che non trova soluzioni,
si salva grazie all’intervento della Giunta Regionale, che concede una seconda
proroga di altri venti giorni per la ratifica della variazione di bilancio e
uscire dal pantano. Per il Partito Democratico, che riesce a guidare la città
solo ogni vent’anni, rinnovato all’insegna di un giovanilismo garibaldino,
apprezzabile ma molto spinto, che non ha agevolato la ripresa di un
indispensabile dialogo con le storiche componenti ex DC e PCI, non sarà facile
ritrovare la strada maestra. In questo quadro politico che viaggia all’insegna
della precarietà, il sindaco Tendas ha finito così per “ballare da solo”,
mentre la città annaspa nel progettare il suo futuro tra polemiche sterili e
inconcludenti. E’ vero che chi vuole mandare a casa il Sindaco per affidare la città
al Commissario di turno dovrà assumersi per intero la responsabilità del
provvedimento. Ma forse è altrettanto vero che la gestione di un Comune non può
essere confusa con quella di una scuola.
B.M.
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Cari amici, se Oristano
è coperta dal velo dell’oblio, credo che in primis dobbiamo fare noi tutti un
bell’esame di coscienza! Certo, le responsabilità potranno anche essere
derivate da fattori o agenti esterni, ma scegliere con oculatezza gli uomini e
le donne che ci dovranno governare è compito nostro, senza se e senza ma. Credo
che, comunque vada il conflitto in atto, tutti gli oristanesi dovrebbero già ora,
con grande serietà, mettersi in moto per creare quella squadra di alto livello
che dovrà a breve governarci.
A domani.
Mario
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