Oristano 4 Settembre 2016
Cari amici,
La recente apertura
della “Porta Santa” nella Chiesa del Monastero di S. Chiara in Oristano, oltre
che rimarcare l’affetto che gli oristanesi ripongono nelle monache di clausura,
che per libera scelta hanno deciso di isolarsi dal mondo per dedicare la loro
vita al servizio di Dio con la preghiera, ha portato molti oristanesi a scoprire dei veri gioielli che in
questo antico monastero, per secoli, sono stati gelosamente custoditi: libri, pergamene e sigilli
della gloriosa epoca giudicale del nostro territorio di Oristano.
Quella aperta da Mons.
Sanna, Arcivescovo Metropolita Arborense, il 2 di Agosto nella Chiesa di S. Chiara annessa
al convento, era l’ultima Porta Santa del Giubileo straordinario della
Misericordia voluto da Papa Francesco. Le "porte" precedenti sono state: la prima, quella della Cattedrale, poi quelle della Basilica del Rimedio, della Basilica
minore di Bonarcado, di San Mauro di Sorgono, e di Sant’Ignazio a Laconi. Anche
per quella di S. Chiara la partecipazione dei fedeli oristanesi è stata
numerosa e sentita. Ebbene, in quest’occasione, cosa rara per un Monastero di
clausura, le monache hanno voluto aprirsi al pubblico, mostrando agli oristanesi anche alcuni dei preziosi
gioielli che loro gelosamente custodiscono.
Come ho già avuto
occasione di scrivere nel mio blog (http://amicomario.blogspot.it/2016/08/monastero-di-santa-chiara-il-2-agosto.html),
in data 1 Agosto, la presenza delle suore Clarisse nel monastero di Oristano è
una presenza antica, iniziata storicamente nel 1343. Secondo alcuni studiosi il
loro monastero è il più antico sorto in Sardegna e risalirebbe addirittura alla
seconda metà del 1200 (si presume una decina d’anni dopo la morte di Santa
Chiara), anche se l’affermazione è priva di certezza storica, mancando i
documenti probanti. Certa è invece la data di "rifondazione": 22
Settembre 1343, come si rileva dalla lettera apostolica inviata dal papa
Clemente VI al giudice arborense Pietro III.
Pietro III,
fu colui che con grande munificenza rifondò questo monastero: dopo la sua morte, avvenuta nel 1347, sua moglie,
Donna Costanza di Saluzzo, si ritirò proprio in questo monastero per trascorrere
gli ultimi mesi della sua vita. Il fatto è testimoniato da una lapide,
ritrovata nel secolo scorso, dove è incisa la data della sua morte: 18 Febbraio
1348. La certezza è data dal contenuto della lapide, dove sta scritto: ''hic
iacet egregia domina Constancia de Saluciis olim Iudicissa arboree quae obiit
die CVIII mensis februarii anno domini milleccc quadragesimo octavo''. Prima di
morire Donna Costanza fece testamento, nel quale donò al monastero di Santa
Chiara la villa di Molins de Rey, in Catalogna.
Per gli oristanesi quella
recente è stata un’occasione praticamente unica, nella quale hanno potuto
visionare una piccola parte del grande archivio storico del convento. A parte
gli antichi testi, le cinquecentine, le pergamene che evidenziano il legame
indissolubile esistito tra il monastero e il Giudicato d’Arborea, sono presenti
anche 3 preziosi sigilli, che testimoniano questo legame. Sono preziosi cimeli che,
gelosamente custodi dalle monache, sono pervenuti sino a noi! Vediamoli in
dettaglio.
Dei tre il più antico,
secondo gli esperti, risale al secolo XIV; è di forma ogivale e raffigura,
entro un'edicola, Santa Chiara in abito francescano: con saio, velo soggolo e
il cordone al fianco sinistro; con la destra regge una lunga palma e con la
sinistra il libro della Regola. Sotto l'edicola lo stemma, con a destra
l'albero deradicato del Giudicato d’Arborea e a sinistra i pali d'Aragona. Il
sigillo porta anche una scritta nella fascetta: "Sigillum Abatissa
Minorissar Aritagni", mentre nel retro la costola centrale ha un
foro per infilarvi un cordone (consentiva alla badessa di portarlo appeso al
collo, simbolo dell'autorità e del comando nel monastero).
Il secondo sigillo, anch’esso
di forma ovale, contiene al centro la raffigurazione di Santa Chiara, mentre sotto porta
lo stemma giudicale e nella fascetta estrema si legge:
"Sigillum Abatissa Minoris Aristagni". Il terzo sigillo, non meno
prezioso degli altri due, detto dalle suore "del Giudice Mariano", è
in argento, a forma di scudo, con sopra la corona regale; la scritta incisa,
invece, dice: Sigillum S. Clarae Arboren", messa intorno ad incorniciare
lo stemma giudicale. Nello stemma sono presenti l'albero diradicato a destra e
i pali d'Aragona a sinistra, stemma questo riprodotto anche nelle travi di
copertura della chiesa.
Cari amici, la storia
di Oristano, nessuno ce lo può togliere, ci dice che il suo è stato un passato ben
più luminoso del presente di oggi. In quei secoli Oristano era davvero al
centro dell’Isola non solo geograficamente ma soprattutto come fulcro del
potere politico, economico e legislativo (vedi la Carta De Logu) dell’intera
Isola. Purtroppo, come avviene con il lento trascorrere del tempo, le cose cambiano
e oggi Oristano vive una stasi opaca, che dura da troppo tempo, un po’ dimenticata da
tutti.
Chiudo pensando: saremo capaci, in un
futuro non troppo lontano, di ridare ad Oristano, con un pizzico di orgoglio,
una nuova dignità che le spetterebbe di diritto? Le recenti vicende (anche politiche…sia
del Comune che della Provincia) non fanno ben sperare!
A domani.
Nessun commento:
Posta un commento