sabato, settembre 03, 2016

ANCHE IL NOSTRO CERVELLO HA L’ANTIVIRUS: SPIEGATO IL FENOMENO DEL “DEJÀ VU”, CHE HA FATTO PENSARE ANCHE ALLA REINCARNAZIONE!



Oristano 4 Settembre 2016
Cari amici,
Se da un lato l’uomo cerca in tutti i modi di realizzare computer sempre più simili al cervello umano, è anche vero che il nostro cervello, sotto molti aspetti, ha incredibili potenzialità ancora poco conosciute, che ne fanno un vero e proprio strumento informatico, come per esempio, per quanto possa apparire strano, essere dotato di un sistema di controllo della memoria, una specie di “particolare antivirus”. La mia non è una semplice battura, ma frutto di recenti studi che hanno voluto analizzare il fenomeno, mai concretamente spiegato, del “Dejà vu”, che molti di noi hanno potuto toccare con mano, come è capitato anche a me. Ma vediamo concretamente di che si tratta.
La sensazione arriva all'improvviso e stupisce ogni volta: quando, trovandoci in un posto per la prima volta, misteriosamente e inspiegabilmente (anche in modo un po' inquietante), ci sembra di aver già vissuto quello stesso identico momento. Chi ha vissuto il fenomeno del déjà vu, sa quanto sia davvero strana la sensazione che si prova quando, arrivati in un posto nuovo, ci sembra invece che ci sia familiare: insomma ci sembra proprio di essere già stati in quel posto! Il fenomeno, senz'altro curioso, oltre che lasciarci interdetti, ci sollecita a spremere i nostri ricordi, ma senza trovare una benché minima soluzione.
Sul fenomeno del 'déjà vu' si sono interrogate generazioni di esperti della mente e l'ipotesi più accreditata, almeno finora, era quella che si trattasse di un falso ricordo. Un inganno dei neuroni, insomma. Ebbene, ora, ad offrire una nuova teoria capace di spiegare il fatto ci ha pensato un team dell'Università scozzese di Sant'Andrews, guidato da Akira O'Connor, che ha analizzato il nostro cervello ricavandone queste nuove considerazioni. Secondo il professor O'Connor, la sensazione di cui siamo protagonisti non è, come in precedenza presupposto, quella di “un falso ricordo”, ovvero un errore del nostro cervello, ma è derivata da una sorta di verifica dei ricordi che abbiamo già immagazzinato. Insomma si tratterebbe di una specie di riordino dei dati, come può fare periodicamente un qualsiasi computer attivando l’antivirus.
Il tema del professor O’Connor, che ha presentato lo studio alla Conferenza internazionale sulla memoria di Budpest in Ungheria, e che è stato ripreso anche dal 'New Scientist', afferma che il fenomeno altro non è che l’effetto causato dall’operatività di una sorta di un 'antivirus' neurologico, messo in atto dal nostro cervello per mettere ordine nei propri dati archiviati. Studiare scientificamente il fenomeno del déjà vu non è stato agevole per gli scienziati, a causa della natura imprevedibile del fenomeno che risulta peraltro di breve durata.
Per trovare soluzione i ricercatori hanno utilizzato un ‘modo particolare’ per far vivere questa sensazione anche in laboratorio; sono stati coinvolti ventuno volontari, ai quali è stato fatto ascoltare un mix di parole, tutte in relazione fra di loro (letto, cuscino, notte, ecc.), ma escludendo il termine chiave che serviva a collegarle tutte insieme: sonno. In seguito alle persone è stato chiesto se avessero sentito una parola la cui iniziale fosse la lettera "s", ma la risposta è stata negativa, così come i partecipanti hanno conseguentemente negato di aver ascoltato il vocabolo "sonno". Quest'ultimo termine però risultava familiare per i volontari, creando una sorta di surrogato di déjà vu.
Per chiarire il mistero è stata usata la risonanza magnetica funzionale (RMF), grazie alla quale si è scoperto che durante l'esperimento erano attive le zone cerebrali legate al processo decisionale e non quelle coinvolte nella memoria, come l'ippocampo. La conclusione del team è stata che le regioni frontali del nostro cervello stavano verificando i ricordi in memoria inviando un segnale proprio per effettuare un check, a causa di una sorta di divergenza tra quello che si è realmente vissuto e il ricordo invece presente.
Come il computer ogni tanto fa una scansione della propria memoria, anche il corpo umano controlla il proprio archivio e verifica che non nasconda errori o file danneggiati. Certo, è incredibile scoprire che la mente ha un suo antivirus che si attiva al bisogno! L'interpretazione del team di O'Connor è che durante il déjà vu si attivano quelle particolari aree perché il cervello sta passando in rassegna i propri ricordi e invia un segnale per indicare che ha trovato un errore: un conflitto fra ciò che abbiamo realmente vissuto e quello che invece pensiamo soltanto di aver già sperimentato. In conclusione, quando viviamo questo fenomeno anzichè spaventarci dovremmo, invece, rassicurarci, perché è la 'spia' che il nostro cervello è performante e in salute.
Se questi risultati fossero confermati, sottolineano infatti gli autori, il déjà vu andrebbe visto come il segnale che il sistema di controllo della memoria sta lavorando bene e che è meno probabile incappare in falsi ricordi. Non a caso il fenomeno viene riferito più frequentemente dai giovani, mentre si affievolisce in età più anziana quando le capacità mnemoniche si riducono. Andando avanti negli anni, precisa O'Connor, "può darsi che i sistemi di controllo peggiorino e che il cervello diventi meno capace di individuare un ricordo sbagliato". I ricercatori evidenziano anche che i soggetti che non hanno mai vissuto un déjà vu non dovrebbero allarmarsi: può essere che la sua memoria funzioni talmente bene da non aver bisogno di passare l'antivirus per ripulirla dagli errori!
Cari amici, per ora un’altra teoria si aggiunge a quelle precedenti anche se la certezza ancora non l’abbiamo. Stefan Köhler, altro ricercatore dell'università canadese del Western Ontario, sul fenomeno non si sbilancia più di tanto: sostiene che al momento non è possibile dire se il déjà vu sia un meccanismo vantaggioso o meno. "Potrebbe accadere che una simile esperienza renda le persone più prudenti, ossia meno propense a fidarsi ciecamente della propria memoria, osserva, ma al momento non abbiamo alcuna prova".
Grazie, amici, a domani.
Mario

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