mercoledì, ottobre 14, 2009

GIORGIO CANNAS, L’autista di pullman con la passione per il Neolitico. Dalle strade in asfalto alle”strade” dell’ossidiana.













GIORGIO CANNAS
L’autista di pullman con la passione per il Neolitico.
Dalle strade in asfalto alle”strade” dell’ossidiana.

Il percorso di ognuno di noi è davvero lungo e tortuoso. Quello di Giorgio Cannas addirittura fantastico. Ho rivisto Giorgio pochi giorni fa in "Via Dritta" ad Oristano. Mi ha riconosciuto Lui, vispo come sempre e ci siamo abbracciati.
Avevo conosciuto Giorgio Cannas molti anni fa. Io dirigevo la filiale del Banco di Sardegna a Terralba e lui era ancora un giovane di belle speranze. Il suo estro, le sue capacità erano, però, già in buona evidenza. Il lavoro lo trova come autista dei pullman dell’Azienda Regionale Sarda Trasporti. E’ l’inizio di un lungo viaggio.
Una vita intera passata a guidare i pullman, stranamente ed inesorabilmente cambiata da due grandi sogni, due grandi amori: Il tiro con l'arco e le ricerche sulle frecce preistoriche. Per fare questo ha dovuto lottare, molto; a partire dalla sua voglia di tornare a scuole per completare un percorso culturale non avvenuto a tempo e luogo.














Ecco la Sua storia che ha interessato anche i giornali.
“ Torna a scuola a cinquant'anni ma l'Arst gli nega l'autorizzazione. Un autista scrive al presidente Ciampi: voglio la maturità classica “.

Titola cosi, Mercoledì 24 novembre 2004, l’Unione Sarda, che, con un articolo di Nanni Di Cesare, riporta la curiosa storia di Giorgio. Ecco una sintesi.
Giorgio Cannas abita a Terralba e all'inizio dell'anno scolastico in corso, così come prevede il decreto presidenziale che garantisce il diritto allo studio dei lavoratori nel caso che questo non rechi danni all'azienda, ha deciso di iscriversi e frequentare i corsi di studio al Ginnasio De Castro di Oristano. «La mia iniziativa è stata accolta con entusiasmo dal preside dell'istituto, dai giovani colleghi di studio,” racconta con amarezza Giorgio Cannas, “ e anche dai miei familiari. Devo dire, a onor del vero, che anche alcuni dirigenti della sede Arst di Oristano, hanno avuto parole d'elogio».
Con queste premesse il conducente di autobus ha avviato la sua pratica di iscrizione ai corsi. Ma i problemi sono arrivati al momento di ottenere l'autorizzazione dalla direzione dell'Azienda regionale dei trasporti. «Come previsto dai regolamenti “, prosegue Cannas, “ ho inviato la richiesta per ottenere l'approvazione da parte dell'azienda. L'ho fatto circa tre mesi fa, ma a tutt'oggi non ho ottenuto ancora nessuna risposta. E questo mi preoccupa non poco». Silenzio assenso? Non proprio. Ripetute volte Giorgio Cannas ha provato a contattare telefonicamente i responsabili della società di trasporti con sede a Cagliari, ma in tutte le occasioni ha ottenuto solo risposte vaghe, che terminavano con la solita frase: «Le faremo sapere quanto prima». Quanto? Chissà. Il rispetto dei diritti sanciti dalle leggi italiane ha animato lo spirito del lavoratore, che stufo di attendere una risposta che non arrivava mai, ha deciso di intraprendere la via legale. «Mi sono rivolto a un avvocato “, conferma, “ e così è partita una lettera ufficiale nella quale esprimo all'Arst la mia ferma intenzione di procedere nel progetto scolastico». Ma Giorgio Cannas non si è limitato a questo e anzi ha rincarato la dose, ha scritto di proprio pugno una lettera indirizzata al Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, nella quale spiega la situazione in cui si trova da ormai tre lunghi mesi. «Non capisco il perché dell'atteggiamento assunto dai dirigenti dell'azienda “, precisa ancora Giorgio Cannas, “ visto che la mia richiesta, di fatto non implica alcun disservizio ai danni dell'azienda. Nelle ore che dovrei frequentare le lezioni ”, aggiunge, “ nessuno mi deve sostituire, visto che una volta conclusa la corsa che deposita gli studenti nelle scuole, rimango inoperoso sino all'ora di uscita dei ragazzi». Adesso il conducente con il sogno di ottenere un diploma di scuola superiore, spera che qualcuno si interessi al suo caso e che i suoi diritti vengano tutelati. Intanto non abbandona i libri: sta seguendo il programma alla lettera. Il suo impegno scolastico continua, comunque.
La cultura, lo sappiamo è contagiosa. Per Giorgio quasi una seria malattia, ma necessaria per concretizzare il suo grande sogno.
Il suo sogno globale è chiaro anche nei particolari: ricostruire un villaggio neolitico com'era migliaia di anni fa. Nei minimi dettagli. Per realizzarlo Giorgio Cannas, over 50, dopo i lunghi anni di guida ai pullman di mezza Sardegna, ha messo a disposizione un suo terreno a Sa Cora,alla periferia di Terralba.
"Da piccolo ho sempre lavorato in campagna, provengo da una famiglia di agricoltori"; “ ho sempre amato la campagna “ dice, raccontando il suo sogno agli amici. Ma le sue campagne non erano come quelle che vediamo normalmente in giro, erano diverse; "La maggior parte dei nostri terreni traboccava di ossidiana", ricorda Giorgio. Facile per un ragazzo incuriosirsi con una pietra più simile al vetro che ai normali sassi che in Sardegna abbondano. "Noi la chiamiamo pedra de pistoni, pietra di bottiglione, pietra di vetro. Su pistoni è il bottiglione da due litri che si usa per il vino. Altrove la chiamano pedra corbina, pietra corvina, per la sua colorazione nera come il piumaggio dei corvi “.
La vita lavorativa ti porta lontano dai sogni, però questi non muoiono, restano dentro di Te. “Quando iniziai a praticare il tiro con l’arco, leggendo una rivista della federazione che si occupava di ricerche storiche sugli archi di tutto il mondo, pensai a come potevano essere stati concepiti gli archi degli antichi sardi. Speravo di trovare notizie su questo aspetto ma invano: forse uno studio sulla nostra Isola non era stato mai realizzato".
Giorgio Cannas, però, non si arrende. Inizia a studiare nelle fotografie dei bronzetti la tipologia degli archi rappresentati e quella delle punte di freccia. All'Università non c'era nulla di specifico ma attraverso le foto dei bronzetti pubblicate dal professor Lilliu e da altri inizia a capire qualcosa di più. Non si accontenta delle foto. Raggiunge Torino dove riesce ad incontrare l'archeologo autore degli articoli della rivista prima citata. Apprende i sistemi di lavorazione dell’ossidiana: gli attrezzi neolitici usati per lavorare l'ossidiana erano di legno, pietra e osso. Una pietra per scheggiare, oppure un osso di bue o un corno di cervo o un punteruolo d'osso. Grande difficoltà quella di lavorarla, ma l’uomo non si è mai arreso. Le difficoltà, però, aguzzano l’ingegno. “ Per me ormai era diventata una specie di malattia “, continua Giorgio, “ L'ossidiana ti affascina forse proprio per la grande difficoltà a lavorarla. L'oro nero della preistoria è una magia “. Continua, poi, durante la lunga chiacchierata . ” Me l'hanno trasmessa due grandi spiriti della nostra civiltà: Giovanni Lilliu e Costantino Nivola".
Con questa passione, con questo fuoco interiore comincia, così, a lavorarla. Inizia ricreando oggettini della cultura neolitica e nuragica, attingendo anche dalle rielaborazioni artistiche di Nivola. Realizza, poi, oggetti di sua invenzione come la pintadera o il falcetto, per scoprire appieno i segreti della lavorazione di questa pietra di origine vulcanica. “ Mi sono munito di attrezzi diamantati: dischetti e punte di trapano", dice, “ per superare le prime difficoltà” . Subito dopo cerca di “tornare al passato “ usando gli stessi strumenti del Neolitico: ovvero fare prove di “Archeologia sperimentale “. Cosa significa, Giorgio, questo termine?, chiedo. “ Rifare gli oggetti che i nostri antenati costruivano migliaia di anni fa utilizzando gli stessi, identici loro attrezzi", risponde. Come può il legno spezzare una pietra dura?, continuo io. " L'ossidiana è durissima ma nello stesso tempo fragile, essendo un vetro. Quando riceve un colpo si scheggia, proprio come il vetro. Puoi realizzare un coltellino, un raschiatoio o una punta di freccia, la cosa più difficile". Altre sperimentazioni?, chiedo ancora. " Per sperimentare l'effetto delle frecce nella caccia ai volatili compravamo polli in macelleria e li mettevamo come bersaglio per verificare che cosa succedeva quando venivano colpiti da punte di ossidiana. Teniamo presente che alla mummia di Bolzano hanno trovato addosso l'attrezzatura per scheggiare la selce e ritoccarla, con un pugnale e un arco fatto con un legno che abbiamo anche noi: il tasso". A che punto siamo nell'archeologia sperimentale?, domando. " In Sardegna e nel resto d'Italia siamo solo agli inizi, ma in Francia è una disciplina coltivata anche a livello di divulgazione dei risultati raggiunti negli esperimenti. Loro parlano di archeologia cognitiva ". L'uomo neolitico aveva già molte cognizioni, si dice. Tu personalmente cosa ne pensi? " Ho preso parte a un convegno a Montale, zona di Modena, sulle palafitte dell'età del bronzo. Hanno ricostruito il villaggio. Noi siamo pieni di testimonianze neolitiche, questa bellissima disciplina potrebbe essere coltivata con profitto anche in Sardegna. Il nucleo più bello di ossidiana l'ho visto al museo Sanna di Sassari. Nel museo di Perfugas ci sono due lame di selce di una trentina di centimetri l'una, bellissime".
Il grande sogno di Giorgio Cannas è quello di ricreare, ricostruire, un villaggio neolitico com'era migliaia di anni fa. Nei minimi dettagli. Credo che la Sardegna meriti questa attenzione di un suo figlio, cresciuto nella modernità, tra pullman, asfalto e smog, ma mai dimentico, da sardo autentico, delle Sue, delle nostre origini.

Mario Virdis




















martedì, ottobre 13, 2009

INTERCLUB ROTARIANO A S.M. DI NEAPOLIS: UNA DELLE TRE CITTA' DEL GOLFO DEI FENICI, L'ODIERNO GOLFO DI ORISTANO.


Organizzata dal Club di Sassari e rivolta ai Club del Nord Sardegna si è svolta ieri una interessante "gita culturale" alle rovine della antica città di Neapolis.
Il presidente del club, il prof. Mario Atzori non ha avuto difficoltà a coinvolgere uno dei maggiori conoscitori del sito, il prof. Raimondo Zucca, suo collega all'Università di Sassari e notissimo studioso di archeologia.Con un relatore di questo calibro il successo era assicurato! A chiudere la giornata una breve visita all'Antiquarium Arborense, il museo della nostra città, diretto proprio dal prof. Zucca.
Ecco il resoconto della giornata ed una breve storia delle origini del sito.

Complice una calda giornata d'inizio d'autunno l'itinerario archeologico si è snodato lentamente tra le rovine dell'antica città, calpestando una infinità di cocci millenari risalenti alle epoche più disparate. Affascinanante e coinvolgente la descrizione dei siti da parte del prof. Zucca, capace di trascinare per ore anche i più riottosi. Grazie prof. Zucca della sua cultura e della sua grande capacità oratoria!
Il pubblico presente era numeroso. Oltre ai club di Sassari erano presenti il club di Alghero, di Ozieri, di Tempio ed, ovviamente, il nostro ( con undici presenze ) che fungeva da "padrone di casa".
Quanto raccontava il professore era cosi interessante che neanche l'afa di una domenica velata di nuvole riusciva a distrarre i presenti. Ecco una sintesi della storia di Neapolis, ricavata dai testi del prof. Zucca.
Nella provincia di Oristano l’uomo arrivò circa 6.000 anni prima di Cristo per cercarvi l’ossidiana nelle viscere del Monte Arci. Lungo le rive degli stagni sorsero allora i primi villaggi di capanne.Il golfo di Oristano si prestava bene alla costruzione di luoghi di approdo e per questa ragione sorsero successivamente tre importanti porti: Tharros, Othoca e Neapolis .Intorno al 725 a.C. i Fenici fondarono le città di Tharros e di Othoca (Santa Giusta), mentre i Cartaginesi, dopo aver conquistato la Sardegna alla fine del VI secolo a.C., edificarono le città di Neapolis (a sud dello stagno di Marceddì) e di Cornus (presso Santa Caterina di Pittinuri). Questi centri divennero prosperi per i commerci e le attività agricole e dell’allevamento e si dotarono durante l’epoca romana (238 a.C.- 450/460 d.C.) di infrastrutture quali terme, acquedotti e templi che ancora oggi dominano il panorama di queste città morte.Della città di Neapolis e del suo porto poco o nulla è visibile oggi. L’oblio del tempo ha coperto di polvere un’antica ed importantissima città.

“ Delle antiche città sarde distrutte la meno conosciuta è questa di Neapolis”, scriveva Giovanni Spano, il fondatore della moderna archeologia sarda, nel 1859.

I primi scavi importanti a Neapolis furono realizzati nel periodo maggio-luglio 1951 e si concentrarono su un edificio termale medio-imperiale e su un’area cimiteriale dell’Alto Medioevo. I successivi scavi del 1967 portarono alla scoperta di ceramiche puniche a Neapolis. I recenti scavi del 2000, invece, consentirono altre scoperte molto importanti. La campagna, iniziata il 4 settembre si concluse il 7 dicembre di quell'anno. Tre mesi di scavi che hanno permesso di recuperare reperti che i direttori scientifici, i proff. Raimondo Zucca e Paolo Bernardini, ritengono eccezionali.

Il risultato di queste scoperte dimostra che la città di Neapolis è una fondazione urbana dei cartaginesi che ebbe notevoli rapporti con i Greci. Il porto della città si trovava nelle acque dell’attuale stagno di San Giovanni, sulle cui sponde meridionali sorgeva l’agglomerato urbano." A prescindere da un breve scavo condotto mezzo secolo fa dall’accademico dei Licei Giovanni Lilliu - afferma l’archeologo Raimondo Zucca - la città è sostanzialmente vergine e in questa prima fase degli scavi sono stati acquisiti risultati importantissimi ".I reperti ritrovati non solo hanno confermato che Neapolis ebbe stretti rapporti con Cartagine, Atene e Roma, ma anche con Bisanzio. Sono stati trovati dei resti con scritte risalenti al periodo bizantino, quindi Neapolis fu abitata anche dopo la caduta dell’impero romano.

L'importanza delle scoperte è stata tale che è stato concesso un ulteriore finanziamento per la ripresa degli scavi tuttora in atto. Il lavoro di ricerca, condotto dalla Soprintendenza archeologica di Cagliari e dall’università di Sassari, vede ancora protagonista il prof. Zucca che presto darà certamente a tutti noi altre interessantissime novità!

Per completezza ecco alcune immagini della bellissima gita culturale.Un grazie particolare a Mario Atzori e Momo Zucca per il loro grande contributo.

Non dimentichiamo la nostra bella ed antica storia!
M.Virdis

giovedì, ottobre 01, 2009

CAVALLI E CAVALIERI SULLE ORME DEL PASSATO





Il Panathlon Club “ Penisola del Sinis”, proseguendo orgogliosamente una manifestazione ideata e fortemente voluta dal suo primo Presidente, l’Ing. Beniamino Bagnolo, ha realizzato nei mesi scorsi la settima edizione dell’escursione a cavallo denominata “ Cavalli e Cavalieri sulle orme del passato”, che da quest’anno assume anche il nome di “ Memorial Ing. Beniamino Bagnolo”.
Faticoso certamente ma anche entusiasmante organizzare un percorso di 54 miglia, circa ottanta chilometri, che viene ripartito in tre tappe.
Il percorso, studiato in chiave storica e con la partecipazione della sezione sarda dei Cavalieri di Malta, riporta in vita un antico itinerario che, partendo da Tharros, allora importante porto del Mediterraneo, dove i Crociati provenienti da Gerusalemme attraccavano le loro navi cariche di feriti, proseguiva, poi, a cavallo verso il borgo di S. Leonardo dove l’Ordine di S.Giovanni di Gerusalemme (oggi Ordine di Malta) possedeva un ospedale annesso alla Chiesa tutt’ora esistente. Ecco il percorso con le relative tappe.

Il primo giorno partenza da S.Giovanni di Sinis, breve sosta a Is Aruttas ed arrivo a Su Pallosu per la cena ed il pernottamento.

Il secondo giorno partenza da Su Pallosu, breve sosta a S.Vero Milis per proseguire, poi, alla volta della Chiesa di S.Perdu de Milis Pizzinnu (tra Milis e Narbolia) dove viene ricordata la figura dell’Ing. Bagnolo durante la S.Messa di suggragio. I cavalieri proseguono poi per Milis, dove presso il Palazzo Boyl si è tenuto un seminario su “ La presenza dei Cavalieri di Malta nel territorio”.

Il terzo giorno partenza da Milis per raggiungere la località di S.Leonardo, tappa finale con pranzo organizzato nella corte esterna della Chiesa dei Cavalieri di Malta intitolata a S.Leonardo.
La manifestazione ha rivitalizzato nel territorio, già dalla sua prima edizione, l’interesse per l’utilizzo del cavallo in percorsi medio-lunghi, capaci di avvicinare alla disciplina anche i giovani.

La manifestazione, sponsorizzata dalla Provincia di Oristano, dai Comuni interessati alla manifestazione, dalla Camera di Commercio e dalle varie associazioni ippiche, ha avuto un gran bel risultato. Tutto questo grazie alla iniziale brillante idea del nostro primo Presidente Mino Bagnolo. Grazie da tutti noi!

Panathlon Club “ Penisola del Sinis”
Dr. Mario Virdis, addetto PP.RR.