Oristano 20 dicembre 2020
Cari amici,
Chissà perché una civiltà di grande spessore, presente in Sardegna migliaia di anni fa e unica nel suo genere, che ha edificato nell'Isola migliaia di NURAGHI, spettacolari torri ciclopiche in buona parte ancora svettanti nel
cielo, è rimasta coperta dall'oblio, volutamente ignorata dalla nazione a cui appartiene, e, cosa
ancora più triste, anche dagli stessi sardi! Chi sfoglia i libri scolastici ufficiali, quelli con l'imprimatur del Ministero della Pubblica Istruzione, storicamente parlando trova ampie delucidazioni sulle antiche civiltà
etrusche, romane, fenicie e tante altre, ma della civiltà nuragica quasi non parla, come se fosse cosa da poco, e perciò, essendo senza valore, non viene riportato quasi nulla! Ai veri sardi nel cuore ciò appare come un sortilegio, una vera maledizione! Eppure l’antica civiltà nuragica, che
affonda le sue radici in un passato di oltre 2 mila anni (senza considerare la
civiltà pre-nuragica), ha lasciato tracce talmente evidenti e massicce, come i poderosi, magnifici Nuraghi, le Domus de Janas, le Tombe di giganti, i Pozzi sacri, i bronzetti, i Betili e molto altro. Allora perché questa grandiosa civiltà, nonostante le evidenti testimonianze, viene ancora oggi ignorata?
Si, amici, la nostra
Isola che conta ancora circa ottomila nuraghi, è la Regione meno studiata, dal
punto di vista storico. Eppure la Sardegna è la regione italiana con il più
elevato numero di monumenti naturali unici (i nuraghi esistono solo in
Sardegna), innalzati in terra sarda nel periodo che va dl Bronzo Medio al
Bronzo Finale, nell’arco di 600 anni (circa 1600-1000 a.C.). La civiltà
nuragica nel suo complesso si è svolta nell’arco di circa mille anni, arrivando
fino all’età del Ferro (circa 1000-510 a.C.). Proprio in questa fase finale
avvenne un’importante opera di ristrutturazione e riutilizzo sacro dei nuraghi,
che originariamente erano sicuramente delle case-fortezza.
Nei villaggi dove il
Nuraghe rappresentava il fulcro principale della vita sociale, gli scavi hanno messo in luce
diversi edifici sacri, piccoli gioielli dell’architettura, come il tempio dell’acqua
di Su Tempiesu di Orune, o templi a pozzo come quello di S. Cristina di
Paulilatino e altri templi per l’osservazione delle stelle. Fino ad oggi l’unico
studio davvero approfondito è stato fatto nel complesso nuragico di Barumini,
grazie al Prof. Lilliu che valorizzò un sito straordinario, prima assolutamente
ignorato. Un lavoro eccellente, tant’è che oggi è l’unico sito che è
considerato “Patrimonio dell’UNESCO”. Ora però, finalmente, qualcosa si muove.
L'associazione "Sardegna verso l'Unesco"
lavora alacremente per raggiungere il prestigioso obiettivo di includere tutti
questi monumenti megalitici appartenenti alla civiltà nuragica nel Patrimonio
Unesco.
La richiesta è stata già
ufficialmente inoltrata e ora bisognerà attendere il 31 marzo 2021 per
conoscere l'esito dell'istanza presentata. In caso positivo tutto questo
immenso patrimonio megalitico si aggiungerà a quello già riconosciuto, ovvero l’area
archeologica di Su Nuraxi di Barumini. Quest’area, scoperta e portata alla luce
nel corso degli anni ‘50 durante gli scavi condotti dal grande archeologo
Giovanni Lilliu, è costituita da un imponente nuraghe complesso, costruito in
diverse fasi a partire dal XV secolo a.C., e da un esteso villaggio di capanne
sviluppatosi tutto intorno nel corso dei secoli successivi. Un patrimonio,
quello di Barumini, che si è arricchito recentemente di un’altra meraviglia: Su
Nuraxi ‘e Cresia. Un altro nuraghe complesso venuto alla luce negli anni ‘90
durante i lavori di restauro di Casa Zapata, antica residenza nobiliare dei
baroni sardo-aragonesi, costruita, a partire dalla metà del 1500, proprio sopra
l’antico edificio nuragico.
Ma la Sardegna nuragica, come
detto prima, è piena di altre preziose testimonianze sparse nel resto dell'Isola.
In Marmilla, per esempio, entusiasma il complesso archeologico di Cuccurada; che
dire, poi, del complesso nuragico di LOSA ad Abbasanta o del Pozzo sacro di
Santa Cristina di Paulilatino? O della Domus de Janas di Putifigari (nota come
la Regina delle Domus De Janas: S’Incantu, meraviglia del Neolitico finale, 3200-2800 A.C.),
o della tomba di giganti di s’Ena ‘e Thomes in territorio di Dorgali, risalente
al Bronzo Antico (1800-1600 a.C.)?
Amici, una civiltà unica
e straordinaria quella sarda, anche se, nel Mediterraneo sono fiorite altre
civiltà simili; civiltà che, seppure senza uguagliare la grandiosità della nostra,
sembrano far parte della stessa matrice culturale, quali i TALAIOT delle
Baleari, le TORRI della Corsica e i SESI di Pantelleria. Certo sarebbe davvero
interessante e affascinante indagare su queste similitudini presenti in passato
nel Mare Nostrum, cercando anche di individuare quali possibili relazioni
umane siano state operative nelle sponde di questo antico mare.
Cari amici, Il Presidente
dell’Associazione "Sardegna verso l'Unesco", Michele Cossa,
dopo l’inoltro della documentazione per il riconoscimento Unesco ha detto: "È
stato compiuto un altro passo importante per la Sardegna; il riconoscimento
della rete dei nuraghi quale patrimonio dell'umanità, darebbe inizio ad un
lavoro che esalta la Sardegna, per arrivare all'obiettivo che tutti insieme ci
siamo prefissati: portare la nostra Isola in vetta alle mete più importanti al
mondo da conoscere, apprezzare e visitare attraverso il riconoscimento da parte
dell'Unesco delle peculiarità storiche e culturali della nostra terra, così ben
rappresentate ancora oggi dalla magnificenza dei nuraghi".
Chissà che non sia
arrivato il momento di uscire dal torpore secolare che ci contraddistingue, e
che da troppo tempo fa della nostra isola un luogo anonimo, anziché unico e
irripetibile.
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento