domenica, dicembre 20, 2020

PRESTO I NURAGHI INCLUSI NEL PATRIMONIO UNESCO? CHISSÀ CHE NON SIA ARRIVATA L’ORA DI RICONOSCERE AI SARDI IL VALORE DI QUELL’ANTICA CIVILTÀ NURAGICA VOLUTAMENTE IGNORATA.


Oristano 20 dicembre 2020

Cari amici,

Chissà perché una civiltà di grande spessore, presente in Sardegna migliaia di anni fa e unica nel suo genere, che ha edificato nell'Isola migliaia di NURAGHI, spettacolari torri ciclopiche in buona parte ancora svettanti nel cielo, è rimasta coperta dall'oblio, volutamente ignorata dalla nazione a cui appartiene, e, cosa ancora più triste, anche dagli stessi sardi! Chi sfoglia i libri scolastici ufficiali, quelli con l'imprimatur del Ministero della Pubblica Istruzione, storicamente parlando trova ampie delucidazioni sulle antiche civiltà etrusche, romane, fenicie e tante altre, ma della civiltà nuragica quasi non parla, come se fosse cosa da poco, e perciò, essendo senza valore, non viene riportato quasi nulla! Ai veri sardi nel cuore ciò appare come un sortilegio, una vera maledizione! Eppure l’antica civiltà nuragica, che affonda le sue radici in un passato di oltre 2 mila anni (senza considerare la civiltà pre-nuragica), ha lasciato tracce talmente evidenti e massicce, come i poderosi, magnifici Nuraghi, le Domus de Janas, le Tombe di giganti, i Pozzi sacri, i bronzetti, i Betili e molto altro. Allora perché questa grandiosa civiltà, nonostante le evidenti testimonianze, viene ancora oggi ignorata? 

Si, amici, la nostra Isola che conta ancora circa ottomila nuraghi, è la Regione meno studiata, dal punto di vista storico. Eppure la Sardegna è la regione italiana con il più elevato numero di monumenti naturali unici (i nuraghi esistono solo in Sardegna), innalzati in terra sarda nel periodo che va dl Bronzo Medio al Bronzo Finale, nell’arco di 600 anni (circa 1600-1000 a.C.). La civiltà nuragica nel suo complesso si è svolta nell’arco di circa mille anni, arrivando fino all’età del Ferro (circa 1000-510 a.C.). Proprio in questa fase finale avvenne un’importante opera di ristrutturazione e riutilizzo sacro dei nuraghi, che originariamente erano sicuramente delle case-fortezza.

Nei villaggi dove il Nuraghe rappresentava il fulcro principale della vita sociale, gli scavi hanno messo in luce diversi edifici sacri, piccoli gioielli dell’architettura, come il tempio dell’acqua di Su Tempiesu di Orune, o templi a pozzo come quello di S. Cristina di Paulilatino e altri templi per l’osservazione delle stelle. Fino ad oggi l’unico studio davvero approfondito è stato fatto nel complesso nuragico di Barumini, grazie al Prof. Lilliu che valorizzò un sito straordinario, prima assolutamente ignorato. Un lavoro eccellente, tant’è che oggi è l’unico sito che è considerato “Patrimonio dell’UNESCO”. Ora però, finalmente, qualcosa si muove. L'associazione "Sardegna verso l'Unesco" lavora alacremente per raggiungere il prestigioso obiettivo di includere tutti questi monumenti megalitici appartenenti alla civiltà nuragica nel Patrimonio Unesco.

La richiesta è stata già ufficialmente inoltrata e ora bisognerà attendere il 31 marzo 2021 per conoscere l'esito dell'istanza presentata. In caso positivo tutto questo immenso patrimonio megalitico si aggiungerà a quello già riconosciuto, ovvero l’area archeologica di Su Nuraxi di Barumini. Quest’area, scoperta e portata alla luce nel corso degli anni ‘50 durante gli scavi condotti dal grande archeologo Giovanni Lilliu, è costituita da un imponente nuraghe complesso, costruito in diverse fasi a partire dal XV secolo a.C., e da un esteso villaggio di capanne sviluppatosi tutto intorno nel corso dei secoli successivi. Un patrimonio, quello di Barumini, che si è arricchito recentemente di un’altra meraviglia: Su Nuraxi ‘e Cresia. Un altro nuraghe complesso venuto alla luce negli anni ‘90 durante i lavori di restauro di Casa Zapata, antica residenza nobiliare dei baroni sardo-aragonesi, costruita, a partire dalla metà del 1500, proprio sopra l’antico edificio nuragico.

Ma la Sardegna nuragica, come detto prima, è piena di altre preziose testimonianze sparse nel resto dell'Isola. In Marmilla, per esempio, entusiasma il complesso archeologico di Cuccurada; che dire, poi, del complesso nuragico di LOSA ad Abbasanta o del Pozzo sacro di Santa Cristina di Paulilatino? O della Domus de Janas di Putifigari (nota come la Regina delle Domus De Janas: S’Incantu, meraviglia del Neolitico finale, 3200-2800 A.C.), o della tomba di giganti di s’Ena ‘e Thomes in territorio di Dorgali, risalente al Bronzo Antico (1800-1600 a.C.)?

Amici, una civiltà unica e straordinaria quella sarda, anche se, nel Mediterraneo sono fiorite altre civiltà simili; civiltà che, seppure senza uguagliare la grandiosità della nostra, sembrano far parte della stessa matrice culturale, quali i TALAIOT delle Baleari, le TORRI della Corsica e i SESI di Pantelleria. Certo sarebbe davvero interessante e affascinante indagare su queste similitudini presenti in passato nel Mare Nostrum, cercando anche di individuare quali possibili relazioni umane siano state operative nelle sponde di questo antico mare.

Cari amici, Il Presidente dell’Associazione "Sardegna verso l'Unesco", Michele Cossa, dopo l’inoltro della documentazione per il riconoscimento Unesco ha detto: "È stato compiuto un altro passo importante per la Sardegna; il riconoscimento della rete dei nuraghi quale patrimonio dell'umanità, darebbe inizio ad un lavoro che esalta la Sardegna, per arrivare all'obiettivo che tutti insieme ci siamo prefissati: portare la nostra Isola in vetta alle mete più importanti al mondo da conoscere, apprezzare e visitare attraverso il riconoscimento da parte dell'Unesco delle peculiarità storiche e culturali della nostra terra, così ben rappresentate ancora oggi dalla magnificenza dei nuraghi".

Chissà che non sia arrivato il momento di uscire dal torpore secolare che ci contraddistingue, e che da troppo tempo fa della nostra isola un luogo anonimo, anziché unico e irripetibile.

A domani.

Mario



 

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