Oristano 19 dicembre 2019
Cari amici,
Negli Stati Uniti,
precisamente in California, è entrato nell’occhio del ciclone uno degli ultimi
social network che impazza tra gli adolescenti: “TIK TOK”. Sulla possibile
pericolosità di questo mezzo che si sta espandendo a macchia d’olio tra i
giovanissimi tanto che risulta preferito da quasi 1 miliardo di utenti, è stata
di recente avviata una class action per il paventato pericolo che i dati
personali degli utilizzatori possano finire in mani straniere, precisamente in
Cina.
Le autorità occidentali
sono terrorizzate da questa possibilità, considerato che i dati viaggiano con
il nuovo sistema G5, che vede protagonista Huawei, il colosso cinese delle
telecomunicazioni leader mondiale non solo nella produzione di smartphone ma
anche nella costruzione delle reti telefoniche 5G. Timori condivisi dal massimo
rappresentante degli USA, il Presidente Donald Trump, pronto a boicottare
l’azienda cinese vietando ai colossi tecnologici americani (come Google) di instaurare
con questo partner rapporti commerciali.
Tuttavia la temuta insidia orientale con gli occhi a mandorla - che gli americani tentano di stoppare per il pericolo del possibile “travaso
dei dati personali” - può essere abilmente “aggirata” percorrendo strade indirette, diverse
e più subdole: come quella dei social network, per esempio. Ecco dunque la forte preoccupazione per il
nuovo social Tik Tok, che risulta in perenne
crescita, essendo diventato il preferito dagli adolescenti di tutto il mondo. Ma
vediamo meglio cos’è in realtà questo social così temuto e considerato
pericoloso.
Tik Tok, operativo sulla
piattaforma della ByteDance, è stato ideato in Cina da Zhang Yiming nel
settembre del 2016, ma è rivolto solo agli utenti degli altri Paesi; ospita
brevi clip amatoriali (da pochi secondi a un minuto di durata) basati su musica
e karaoke. Quando si decide di iscriversi, ogni utente che entra a far parte dell'esercito
dei 'tiktokers' può decidere, similmente ad altri social network, di
rendere privato o pubblico il proprio profilo; per iscriversi è necessario
inserire il proprio indirizzo e-mail oppure il proprio numero di telefono. Per
iniziare subito a creare una clip basterà cliccare sul simbolo '+' e lo stesso
vale per iniziare a seguire un utente. Per mettere mi piace ad un video occorre
cliccare su di esso due volte e per commentare bisogna cliccare sull'icona a
forma di nuvoletta.
La class action avviata in
California è stata promossa da Misty Hong, una studentessa di Palo Alto,
a cui è stato attivato un account senza che lei ne avesse mai fatto richiesta. "TikTok
acquisisce clandestinamente una vasta quantità di dati di privati e li
trasferisce su server cinesi", - ha detto Hong - "dati
che possono servire per identificare e tracciare gli utenti attivi negli Usa.
Un costo troppo alto per il divertimento che propone l'app", ha
ribadito la studentessa, che ha depositato la causa presso il tribunale
californiano a nome di tutti gli utenti americani di TikTok, in tutto 110
milioni di persone.
In aula la giovane ha
accusato TikTok di aver preso clandestinamente i suoi dati personali e di
averli trasferiti al server di ByteDance, la startup che gestisce il social, in
Cina. Qualche mese dopo la sua iscrizione Misty ha scovato un account a suo
nome, con i suoi dati biometrici e una password ricavata dal suo numero di cellulare.
Tuttavia, ufficialmente TikTok crea un account personale agli utenti soltanto
nel momento in cui caricano dei contenuti: da qui l'accusa della Hong.
Cari amici, l’accusa
sulla quale si basa la class action portata avanti è che TikTok, se messo sotto
pressione, potrebbe fornire al governo cinese i dati sugli utenti americani.
ByteDance, la società proprietaria del social network, ha però respinto i
sospetti sostenendo che le informazioni immagazzinate restano archiviate sui
server americani e che solo il backup (ovvero la copia di sicurezza) si trova
oltre confine, in Singapore.
Le autorità americane,
però, non convinte delle dichiarazioni rilasciate, hanno annunciato l’avvio di
una indagine che punta a fare chiarezza sul modo in cui vengono gestiti i dati
degli iscritti alla piattaforma. In realtà la vicenda non è di scarsa rilevanza,
come potrebbe pensare qualcuno poco attento a quanto succede nel mondo
digitale.
TikTok è il social network del momento. È presente in oltre 150 Paesi con quasi 1 miliardo di utenti di cui circa 100 milioni negli Stati Uniti. In Italia all’inizio del 2019 avevano superato quota 2 milioni. Cosa ha guidato il suo successo? La possibilità di pubblicare sulla piattaforma, direttamente dal proprio smartphone, brevi contenuti video di 15 secondi. Un fenomeno che inizialmente ha contagiato i più giovani ma che ora si sta estendendo anche agli adulti.
TikTok è il social network del momento. È presente in oltre 150 Paesi con quasi 1 miliardo di utenti di cui circa 100 milioni negli Stati Uniti. In Italia all’inizio del 2019 avevano superato quota 2 milioni. Cosa ha guidato il suo successo? La possibilità di pubblicare sulla piattaforma, direttamente dal proprio smartphone, brevi contenuti video di 15 secondi. Un fenomeno che inizialmente ha contagiato i più giovani ma che ora si sta estendendo anche agli adulti.
Cari amici, il pericolo
paventato negli USA su un possibile fraudolento uso dei dati personali nasce sicuramente
da una giusta preoccupazione, perché la raccolta e l’utilizzo dei dati sensibili
presenta aspetti molto delicati, in quanto si mette a rischio la privacy a cui
tutti hanno diritto. Purtroppo sono in tanti a non avere la giusta consapevolezza
sui rischi che corrono i propri dati personali, il cui uso fraudolento può
arrecare danni notevoli.
Non meravigli, poi, il
fatto che siano gli USA quelli maggiormente preoccupati: è la crescente
tecnologia di cui la Cina è in possesso (in quanto è diventata la seconda
potenza mondiale nel campo, capace di competere con gli Stati Uniti anche sul
fronte dei servizi digitali più evoluti), ad impensierire non poco le grandi aziende
informatiche americane! È la prima volta nella storia che un social network di diffusione
planetaria non è stato concepito e prodotto nella Silicon Valley. Per gli USA
il timore nei confronti del colosso cinese è reale, e l’idea che milioni di dati
di cittadini americani possano prendere strade pericolose fuori dai confini
nazionali ha fatto scattare la class action. E siamo solo all'inizio.
La lotta tra i due
colossi è appena dichiarata…ne vedremo delle belle!
A domani.
Mario
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