Oristano
7 Marzo 2015
Cari amici,
L’Impresa sociale, pur
in contesto difficile come quello attuale, risulta in positiva controtendenza:
750mila occupati, con un valore di produzione che vale il 5% del PIL. E’ un
saldo occupazionale col segno più, quello dell'impresa sociale in Italia, che vanta
oltre 750mila dipendenti e vede coinvolte più di 85mila aziende.
Nell'ordinamento
giuridico italiano (chiarisco per i non addetti) è definita “Impresa Sociale” l’azienda
privata (o società cooperativa) la cui attività economica principale ha per
oggetto la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale. Beni o
i servizi che ricadono nei settori tassativamente indicati dal d.lgs. 155/2006.
Risultati dunque
positivi quelli ottenuti dalle imprese sociali, nonostante il trend negativo occupazionale
derivato dalla crisi economica in atto, che hanno consentito di continuare a creare
sviluppo e dare lavoro ai giovani. La recente indagine, effettuata dalla task
force del G8 su investimenti a impatto sociale, ha calcolato che per questo
settore (che contribuisce positivamente al nostro PIL con una percentuale di
almeno il 5%), è prevista una ulteriore ‘crescita sostenuta’ nei prossimi anni.
In Italia gli Impact Investments (i
c.d. investimenti ad impatto sono investimenti in imprese, organizzazioni e
fondi, capaci di generare un impatto sociale ed ambientale, garantendo, allo
stesso tempo, un ritorno finanziario per gli investitori), sarebbero in grado
di generare investimenti per oltre 250 miliardi di euro.
Di Impresa Sociale si è
discusso a lungo a Milano il 26 febbraio scorso, in occasione dell’evento “Innovare per ripartire. Gli imprenditori
sociali di Ashoka come motore per la crescita. In Italia e nel mondo”, che ha
segnato il debutto in Italia di Ashoka, la rete globale di imprenditori
innovatori sociali, attiva da 35 anni, con 3.000 imprenditori-innovatori in
oltre 80 nazioni e uffici regionali nei cinque continenti. All’incontro di
Milano, che ha visto la partecipazione di oltre 350 tra imprenditori,
investitori, fondazioni e istituzioni, dodici imprenditori sociali provenienti da
tutta Europa, hanno presentato le proprie metodologie per cercare nel nostro
Paese partner con i quali replicare le positive esperienze da loro svolte in
precedenza.
La Fondazione Bosch (La Fondazione Robert Bosch rispecchia, nell’ambito dello statuto della Casa Bosch, la volontà di Robert Bosch sen., di operare per scopi di pubblica utilità.),
che sostiene finanziariamente lo “Start Up” di Ashoka in Italia (con un
contributo di 300.000 euro), si è posto come obiettivo che almeno il 50% dei
progetti presentati, possano trovare partner
di replica in Italia, creando quindi nuovi posti di lavoro. L’innovativa rete
sociale globale messa su da Ashoka, è partita nel 2014 con il progetto “This Works”, iniziativa portata avanti
con l'aiuto della fondazione Robert Bosch e un consorzio di partner locali, con
l'obiettivo di accelerare l'innovazione sociale nel campo dell'occupazione in
tre nazioni: Grecia, Italia e Spagna. Il
programma ha il fine di portare in questi Paesi le soluzioni più efficaci della
rete Ashoka, capaci di aiutare a generare il cambiamento e di creare un
ecosistema per l'imprenditoria sociale e l'occupazione, valido in tutta l'Europa
meridionale.
Tra le sfide più
difficili che il progetto intende portare avanti, certamente quelle di
tamponare la crisi finanziaria, la disoccupazione crescente e aiutare i Neet (i giovani che non studiano e non
lavorano). Gli imprenditori sociali possono rivestire un ruolo importante
nell'affrontare tali sfide, grazie alle capacità innovative, alla loro capacità
di competizione e al sapersi adeguare al cambiamento. Certo non si può ottenere
tutto e subito, ma è certo che il loro lavoro, unito alla capacità di
innovazione, potranno risolvere molti dei problemi risultanti dalle crisi
economiche e creare nuova crescita e occupazione.
Al convegno di Milano erano
presenti figure importanti dell’imprenditoria sociale: Luciano Balbo (Oltre
Venture), Atje Drexler (Robert Bosch Schiftung), Giovanna Melandri (Human
Foundation) e Gerard Dambach (Bosch Italia), i quali hanno
catalizzato l’attenzione di rappresentanti di organizzazioni sociali,
investitori, funzionari pubblici e cittadini, illustrando loro come promuovere
l’imprenditorialità sociale, importante veicolo capace di migliorare il mondo e
creare allo stesso tempo nuova occupazione.
Giovanna Melandri,
della Human Foundation, ha sostenuto che "Per dare una risposta importante
all'urgenza occupazionale che ha l'Italia (e non solo), il valore dell'impresa
sociale deve essere preso in considerazione dal Governo". Aggiungendo
anche che "Senza una forte iniezione di innovazione sociale, imprenditoria
e finanza, applicate alla dimensione sociale, questo Paese fa fatica a
ripartire. In questo settore si può creare molta buona occupazione e
contribuire a risolvere problemi sociali. Non c'è più tempo da perdere: la
riforma prevista dalla legge delega è urgente e necessaria e deve consentire
anche all'Italia di lanciare il settore degli investimenti ad impatto".
Durante il Convegno è
stata anche disegnata la mappa italiana degli imprenditori/innovatori sociali.
Ai primi posti per percentuale la Lombardia (22.9%) e il Lazio (14,3%) ma, se
si tiene conto della popolazione, le Regioni a maggior tasso di "operatori
del cambiamento" nel settore sono la Sardegna
e la Puglia, fanalino di coda Veneto, Toscana e Campania. La ricerca, compiuta
su un campione di 850 imprenditori sociali, ha anche messo in evidenza i principali
settori di azione dell'impresa sociale in Italia: al primo posto c'è il lavoro
e lo sviluppo locale, seguito da ecologia, sostenibilità e agricoltura, scuola,
infanzia e sanità.
Cari amici, credo che
incentivare l’Imprenditoria Sociale sia una buona strada da percorrere, anche
se certamente non l’unica. Come sostiene la Melandri sarà davvero importante
che il Governo faccia di tutto per sostenerla. I giovani ci sono, le idee pure:
l’importante è percorrere il “sentiero sociale” con forza e determinazione. La
mia grande soddisfazione è che la Sardegna
è tra le regioni a “maggior tasso di operatori del cambiamento”!
Grazie, amici, a domani.
Mario
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