Oristano
27 Marzo 2015
Cari amici,
chi mai l’avrebbe
detto che cambiare è possibile! Il mondo, fin dalle sue origini, ha avuto individui di ogni qualità e
caratteristiche: buoni e cattivi, egoisti e altruisti, sensibili e
assolutamente insensibili ai mali e alle situazioni degli altri. Anche nel DNA delle
generazioni attuali queste differenti componenti sono ancora presenti e, fino
ad oggi, non era certo facile pensare di far cambiare registro a chi nasceva
con determinate caratteristiche. Eppure pare che ora sia possibile farlo: intervenendo
chimicamente, nel senso che con un farmaco si può aiutare un individuo a
diventare più buono.
Secondo i ricercatori
delle University of California di
Berkeley e di San Francisco, con l’utilizzo di un farmaco è possibile diventare
più giusti e disponibili verso gli altri: insomma aumentare l'empatia verso chi
ci circonda, diminuendo il nostro egoismo. Tutto questo non è fantascienza, ma il
risultato di una prima ricerca condotta su 35 pazienti dalle Università prima
menzionate. Gli studiosi hanno messo a punto una così detta "pillola della
bontà", a base di tolcapone, sostanza
capace di prolungare gli effetti della dopamina; il tolcapone agirebbe sul
cervello modificando l'equilibrio neurochimico nella corteccia prefrontale,
responsabile della personalità, del comportamento sociale e della capacità
decisionale. Insomma una pillola in grado di sviluppare, negli individui nei
quali è assente, l’empatia, la compassione.
La compassione, cari
amici, è qualcosa che l'uomo conosce da milioni di anni ed è addirittura precedente
allo sviluppo delle capacità cognitive e della parola, secondo una tesi
sostenuta dalla studiosa dell'evoluzione umana Penny Spikins, dell'Università di York, nel volume 'How Compassion made Us Human”. L’Empatia è presente
nella storia dell'uomo già 3 milioni di anni fa. Secondo la studiosa alcune
ricerche evidenzierebbero come gli esseri umani che hanno vissuto più di 3
milioni di anni fa si siano curati e aiutati a vicenda per sopravvivere, ancor prima
di imparare a parlare (il linguaggio risale ad ‘appena’150 mila anni fa). Dal
libro si rileva che l'Homo Ergaster, vissuto 1,5 milioni di anni fa, curava i
malati, mentre l'Homo Heidelbergensis , 450 mila anni fa, si prendeva cura dei
bambini disabili.
Tornando alla scoperta
recente, la dopamina, per chi non conosce questo farmaco, è una sostanza
chimica prodotta dal nostro cervello capace di influire positivamente sull’elaborazione
dei sentimenti che proviamo, come ad esempio la ricompensa, la motivazione
verso gli altri e l’attenzione alle ingiustizie sociali, creandoci interiormente
uno stato di benessere. L’interessante studio dell’Università
californiana, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Current
Biology, ha coinvolto nella prima fase 35 persone, di cui 18 donne, divise in
due gruppi: al primo è stato somministrato un placebo, all'altro il tolcapone e
a tutti è stato chiesto di partecipare a un gioco che prevedeva la divisione di
denaro con un destinatario anonimo. Coloro che avevano assunto il tolcapone si sono
mostrati più equi nella suddivisione dei soldi con gli sconosciuti e molto più
sensibili verso le iniquità sociali.
"Di solito
pensiamo all'equanimità come una caratteristica stabile della nostra
personalità - ha affermato Ming Hsu, una delle autrici della ricerca - il nostro studio non rifiuta
questo concetto, ma mostra come questo tratto della personalità possa essere
sistematicamente influenzato 'prendendo di mira' alcune specifiche vie
neurochimiche nel cervello umano". Questa ‘Pillola’, è opinione
degli studiosi, potrebbe contribuire a trattare diverse malattie mentali: si
ipotizza che un giorno potrebbe essere utile nel trattamento di malattie come
la schizofrenia (o le dipendenze da droghe), che hanno un forte impatto sociale.
Insomma cari amici, una
pillola della bontà, è qualcosa che permette agli individui nati “refrattari” di
sentire il dolore degli altri! Sotto certi aspetti una vera e propria
rivoluzione: la ‘pillola’ sarebbe in grado di produrre
artificialmente “sentimenti di compassione umana”, prima assenti. "La
nostra speranza e' che farmaci mirati alla funzione sociale possano un giorno
essere usati per trattare queste condizioni invalidanti",
ha detto con convinzione Andrew Kayser, uno degli autori principali dello
studio.
La civiltà e le scoperte
del Terzo Millennio, amici miei, ci stanno portando verso un mondo, sotto certi
aspetti particolarmente difficile da capire e, forse, da accettare. Con ironia
potremo pensare che se i nostri discendenti nasceranno “Troppo cattivi e Insensibili”, niente paura, il medico di famiglia
fornirà loro la “pillola della bontà”!
Se l’uomo in secoli di civiltà non è
riuscito a far entrare correntemente nel DNA delle generazioni successive l’empatia, la compassione, la capacità
di mettersi nei panni degli altri, di coglierne le emozioni e le idee, di
spogliarsi dell'egoismo/individualismo, per portare avanti una amichevole
vita di relazione, fatta di accettazione dell’altro e di condivisione all’interno
della società di appartenenza, forse domani tutto questo sarà possibile e potrà
avvenire con l’aiuto della medicina.
Non sarà certo facile,
ma per ora sogniamo che sia possibile e crediamoci: almeno questo possiamo
farlo!
Ciao, a domani.
Mario
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