Oristano
2 Marzo 2015
Cari amici,
ieri nella mia
riflessione riferita allo “Spread” tra i nostri BTP A 10 anni e quelli della Germania,
parametro sceso sotto quota 100, accennavo anche alla favorevole ricaduta che questo
fatto avrebbe avuto su tutta l’economia della nostra nazione: miglioramento del
monte interessi sul Debito Pubblico, possibile inversione di tendenza per il nostro PIL che finalmente poteva
ritrovare il segno positivo e, di conseguenza, la collegata ripresa produttiva, con una probabile maggiore occupazione, cosa da troppo tempo attesa.
Ed ecco, dopo il miglioramento dello Spread, quello del PIL. E' stato l’ISTAT a dare la notizia ufficiale: dopo
tre anni consecutivi di assenza di crescita, dopo tanti cali e qualche indice
piatto, il PIL italiano torna in positivo. Secondo i dati Istat, infatti, per
il primo trimestre 2015 è previsto il ritorno alla crescita del Prodotto Interno Lordo. “La variazione congiunturale reale del
Pil prevista è pari a +0,1%, con un
intervallo di confidenza compreso tra -0,1%
e +0,3%", precisa l'Istituto di Statistica. L'ultimo
aumento precedente del Pil era datato secondo trimestre 2011, ben 14 trimestri
fa! Successivamente solo buio: stasi…diminuzioni, ancora stasi…e finalmente, ora, la
lenta risalita.
Alla variazione di
tendenza in positivo del nostro PIL ha contribuito soprattutto la crescita dell'export,
in quanto la domanda interna appare ancora fortemente in negativo. Questo permanere
del calo dei consumi interni smorza quanto di positivo sta portando l’export
nel paniere del Pil, diminuendo algebricamente un dato che sarebbe stato ben più importante. Anche
l'ultimo trimestre del 2014 aveva segnato una crescita zero: un Pil fermo su
base congiunturale, che quanto meno però ha fermato i ribassi, interrompendo la
recessione. Ora per la prima volta si arriva ad un aumento, anche se limitato
allo 0,1%, con una forchetta che non esclude il rischio di un segno meno, ma
che allo stesso tempo apre anche ad un rialzo più robusto, fino allo 0,3%. Come
andrà davvero a finire si saprà solo il 13 maggio, quando l'Istat diffonderà i
dati 'ufficiali'.
Il Paese, insomma, sembra aver imboccato l’uscita dal tunnel che la tiene in scacco da circa
quattro anni. Sicuramente grazie anche ad un mix di fattori positivi, fra cui la favorevole
congiuntura internazionale (in primis greggio ai minimi) e il recente
intervento della Bce che, svalutando l’Euro, ha aiutato non poco il nostro
export. L’Istat,
insomma, ha certificato i segnali di miglioramento del clima economico,
particolarmente visibile nelle ultime settimane: come l’aumentata fiducia di
consumatori e imprese, l’aumento della produzione industriale e del fatturato (nell’export),
e - non ultima - la voglia collettiva di uscire da una stasi che sembrava non finire mai.
Si, la gente ha ripreso
anche a spendere, ma ancora con molta attenzione. Prudenza che appare ancora
molto forte nel campo della produzione. Restano, infatti, non poche difficoltà
nel mercato del lavoro. "I segnali positivi sull'economia italiana si
rafforzano", si legge nella relazione dell'Istituto di statistica.
"Al miglioramento delle opinioni di consumatori e imprese registrate a
febbraio si affianca – si legge - l'aumento della produzione industriale a Dicembre
e quello del fatturato dei servizi nel quarto trimestre del 2014".
Tuttavia, viene sottolineato, restano "difficoltà nel mercato del lavoro e
si conferma la fase deflazionistica, seppure in attenuazione".
Insomma la risultante è che le imprese non
sembrano ancora interessate ad assumere! Il tasso dei posti vacanti, ovvero la
quota di posizioni libere, per cui i datori di lavoro sono in cerca di
personale, dice ancora la relazione, "nei settori dell'industria e dei servizi
è rimasto ancora stabile nel quarto trimestre del 2014, attorno allo
0,5%". Per l'Istat "la stazionarietà dell'indicatore, che perdura dall'ultimo
trimestre del 2013, riflette la fase di stagnazione che si osserva dal lato
della domanda di lavoro".
Cari amici, credo
proprio che, dopo aver toccato il fondo, ci avviamo lentamente verso la tanto
sospirata ripresa, che certamente ci sarà, ma non così in fretta come molti
vorrebbero, in particolare i giovani senza lavoro. Prima che certi scenari
appaiano più chiari e certi, difficilmente le imprese riprenderanno ad assumere, aumentando il loro organico. Dopo
anni di troppe incertezze, la paura è ancora forte. A Febbraio, si legge ancora
nella relazione, "le attese di occupazione formulate dagli imprenditori
per i successivi tre mesi continuano a essere differenziate tra i principali
comparti produttivi, risultando in crescita nella manifattura, stabili nei
servizi e in peggioramento nel settore delle costruzioni".
Il futuro, amici miei,
sembra davvero meno cupo, ma la fretta, lo sappiamo è sempre stata una cattiva
consigliera: ci vorrà ancora del tempo per tornare alla normalità. La luce,
alla fine del tunnel c’è di sicuro, ma appare ancora fioca e... non proprio così vicina!
Ciao, a domani.
Mario
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