Oristano
6 Marzo 2015
Cari amici,
sin dal primo giorno
del suo insediamento in Vaticano, il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, diventato
Papa scegliendo di essere chiamato “Francesco” come il poverello di Assisi, ha
iniziato a cercare di “cambiare verso” alle precedenti politiche della Chiesa.
Il Suo evitare di usare l’appartamento papale, lo stabilirsi a Santa Marta, il
pagare personalmente il conto dell’albergo, hanno fatto pensare a tutti (curia
vaticana e fedeli) che in Vaticano sarebbero presto cambiate molte cose.
I sospetti iniziali
sono diventati certezze quando il nuovo Papa ha iniziato a mettere mano al
rinnovamento interno dei Dicasteri, senza risparmiare l’Istituto per le Opere
di Religione (lo IOR), la Banca vaticana che in passato non aveva certo
brillato per trasparenza. L’attenzione del nuovo Papa era rivolta in
particolare ai poveri ed alla scarsa attenzione nei loro confronti, sia da
parte dei Governi degli Stati che della Chiesa stessa. Sono bastate poche frasi
pronunciate con forza dal Pontefice «contro
l’economia che uccide», perché esse rimbalzassero in tutto il mondo bollandolo
come un «Papa marxista».
Due
giornalisti-economisti importanti come Andrea Tornielli, e Giacomo Galeazzi, operatori del quotidiano
La Stampa e vaticanisti fra i più accreditati nel panorama internazionale (responsabili
anche del sito web «Vatican Insider»), lo hanno radiografato in modo profondo,
pubblicando di recente un libro su di Lui dal titolo significativo: “Questa economia uccide” (ediz. Piemme).
Nel volume, che riporta con dovizia di particolari “cosa pensa il Santo Padre”
dell’attuale economia di mercato, possiamo leggere anche come il Suo pensiero
viene interpretato nelle alte gerarchie vaticane. La cosa che sorprende non
poco è che il rivoluzionario pensiero del Papa risulta abbastanza condiviso
anche da diversi settori storici del consolidato entourage vaticano tradizionale, considerato che l’epocale
cambio di rotta proposto, dopo molti secoli di acquiescenza, vorrebbe riportare
la Chiesa alla “radicalità evangelica” dei primi Padri della Chiesa, votata
alla povertà.
Dopo l’abbandono del
potere temporale esercitato dalla Chiesa, al suo interno per secoli si è parlato e
discusso delle disuguaglianze sociali e dei poveri, ma in modo blando, senza
enfasi rivoluzionaria. Essere caritatevoli, suggerire disponibilità nei
confronti di chi ha meno, avere compassione e mostrare buoni sentimenti, è
stato il cammino proposto e percorso dalla Chiesa per tanto tempo, senza arrivare,
però, a contestare il sistema economico vigente, che arricchiva i potenti a
scapito delle classi più povere, sempre più emarginate. Un sistema certamente
poco equo e poco evangelico, accettato e condiviso, però, dalle alte gerarchie
ecclesiastiche, in quanto apparentemente inattaccabile. Il sistema – a ragione
o a torto – era considerato il migliore possibile, in quanto era imperante la
logica che “più i ricchi si arricchiscono meglio va anche la vita dei poveri”.
Oggi, però, questo
concetto sembra caduto, messo in discussione in modo forte, da un Papa che
ammette, senza fronzoli, che “il sistema
così com’è non funziona”! Nel libro tutto questo appare chiaramente: la lucida
riflessione di Papa Bergoglio è un’analisi spietata sull’errato rapporto fra
economia e Vangelo, che non assolve nessuno! La risultante è una sola, senza
lasciare spazio al dubbio: l’economia attuale è governata da un sistema che
uccide il più fragile, il povero, creando un divario incolmabile, tra chi ha e
chi non ha. Quella che viviamo è un’economia
sbagliata, da cambiare, come sostiene in tutte le occasioni possibili il nostro
Papa Francesco.
Nella recente udienza
concessa alla ConfCooperative, nell’aula Paolo VI affollata da oltre settemila
persone, Papa Bergoglio, dopo aver ricevuto il saluto dei dirigenti e le
testimonianze di alcune cooperative, si è soffermato a lungo sul sistema
economico della cooperazione. Ha parlato di cooperative "autentiche",
che possono fare molto per risolvere con la solidarietà i problemi dei
disoccupati e trovare soluzioni e risorse che possano consentire "salari
giusti" ai lavoranti. La cooperazione, ha detto, deve funzionare come
"motore che solleva e sviluppa la parte più debole delle società", forte
stimolo e incentivo anche per le altre strutture economiche, per il
raggiungimento di una più equa giustizia sociale.
Il Papa nel Suo lungo
discorso ha invitato le strutture della cooperazione ad impegnarsi per incoraggiare
la giustizia sociale, evitando di dare più importanza al guadagno, anziché alla
solidarietà. Ha ammonito con forza i responsabili sulla necessità di mettere in
atto la lotta alla "prostituzione
delle cooperative", che svilisce la funzione sociale, emarginando coloro
che ne usano il "buon nome per
ingannare la gente a scopo di lucro". Ha chiesto con forza ai
dirigenti di queste importanti strutture di adoperarsi per il recupero di una "funzione sociale forte" operando
con "finalità trasparenti e limpide" nell’economia cooperativa.
Usando
poi la Sua solita ironia, ha ammonito i responsabili che “bisogna dire no al
liberismo dei bicchieri pieni per i
ricchi e delle briciole che
dovrebbero ricadere sui poveri”, perché bisogna smettere di "continuare a
fare marketing senza uscire dal circuito fatale dell'egoismo, sia delle persone
che delle aziende".
Nella Sua lucida
riflessione Papa Bergoglio, ripetendo l’antica ammonizione di Basilio di
Cesarea, che affermava che 'il denaro è lo sterco del diavolo', ha rimarcato con
forza che si, “il denaro è lo sterco del diavolo, perché quando diventa un
idolo, esso comanda le scelte dell'uomo"! Passando poi a Benedetto
XVI, ha ricordato il Suo pensiero, espresso nella “Caritas in Veritate”, dove
ribadiva la necessità di dare vita ad una "economia del dono", in
antitesi al prevalere del "dio-profitto".
Cari amici, Papa
Francesco non è certamente un “Catto-Comunista”, ne un “Marxista” del Terzo
Millennio! La Sua visione della Chiesa, in questo mondo globalizzato, che vede
l’uomo sempre più individualista ed egoista, è quella di una Comunità operosa,
capace di riscoprire e mettere in atto la solidarietà delle origini, la
solidarietà dei primi apostoli, che, seguendo l’invito di Gesù, si spogliarono
di quanto in loro possesso donandolo ai poveri. Anche oggi è necessario seguire
senza timore la via della solidarietà, indicataci dal nostro
Grande Maestro, Gesù.
La via da seguire, indicata da
Papa Bergoglio, è certamente quella giusta. Chissà, però, se i “pastori”, da Lui
sollecitati a seguire con maggiore attenzione il loro “gregge”, riprenderanno a
governarlo con lo spirito dei primi Apostoli! Essi dovranno farlo uscendo senza
timore dalle stanze ovattate delle Curie e delle Parrocchie, impregnandosi nuovamente,
senza vergogna, “dell’odore delle pecore”, come li invita a fare il Santo Padre. Chissà, però, se avranno il coraggio e la forza di farlo!
Ciao a tutti! A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento