Oristano
1 Marzo 2015
Cari amici,
vorrei iniziare questo
mese di Marzo con un messaggio di speranza. È davvero tempo che la speranza
torni ad illuminare il nostro cammino! La notizia di due giorni fa, del 27
Febbraio, che il rendimento dei nostri BTP a 10 anni è arrivato al nuovo minimo
storico dell'1,305%, si è sparsa in un baleno. La soddisfazione è certamente di
tutti, in primis del Premier Renzi, che in un tweet su Twitter (@matteorenzi)
lo stesso 27 Febbraio ha così espresso la sua soddisfazione: "Spread
sotto quota 100, 1.000 ex precari assunti a Melfi col Jobs Act, via segreto
bancario non solo in Svizzera, dai che è #lavoltabuona".
In effetti la notizia
non è di poco conto. A parte la soddisfazione, la domanda che in tanti si
pongono è questa: cosa cambierà, intanto, nell’immediato? Chi ne beneficerà e quali
i vantaggi che scaturiranno da questo nuovo stato di cose? La risposta è certamente
complessa ma cerchiamo di spiegarla in modo semplice. Intanto c’è da dire che,
una
volta tanto, le previsioni del Ministero dell'Economia, seppure con ritardo, si
sono - almeno temporaneamente - avverate. Nel documento di programmazione
economica finanziaria del 2014, infatti, il Governo aveva calcolato che i
rendimenti si sarebbero avviati verso la quota 100 di Spread, rispetto a quelli
tedeschi.
A seguito di questo
importante risultato, oggi possiamo dire che esso in primo luogo comporterà risparmi
per circa 1,5 - 2 Miliardi di Euro nel solo 2015. Successo, quello dell’abbassamento
dei tassi, che significa principalmente che gli investitori hanno ripreso ad
avere fiducia sulla stabilità economica dell'Italia. Questo fa presumere che,
se le quotazioni rimarranno stabili su questi livelli, le casse pubbliche saranno
in grado di risparmiare nel prossimo anno circa 2,5 miliardi di euro: i nuovi
tassi infatti si applicano solo ai titoli di nuova emissione, fermi i
rendimenti di quelli già emessi.
Secondo uno studio condotto
da Unimpresa, nel 2014, il Ministero dell’Economia guidato da Pier Carlo Padoan
ha approfittato della discesa dello spread per emettere anche più titoli
rispetto al fabbisogno. Operazione che potrebbe essere ripetuta ancora nel
corso del 2015. Restano, tuttavia, due grossi problemi ancora da risolvere:
l'aumento del montante totale del debito pubblico e l'effetto della diminuzione
dell'inflazione, che ha portato verso la deflazione.
Al raggiungimento di
questo positivo risultato hanno contribuito sicuramente diversi fattori (almeno
3), tutti capaci di far tornare la fiducia dei risparmiatori sul nostro Paese. In dettaglio i tre fattori più importanti possiamo individuarli, uno
nell’operazione di “Quantitative Easing” condotta da Mario Draghi, un secondo nel ”Via libera” dato anche da
Berlino al piano di aiuti alla Grecia, un terzo, invece, potremmo attribuirlo al
“Positivo riscontro” fatto dai mercati nei nostri confronti, dopo la promozione
che i nostri conti hanno avuto da parte dell’Europa. Qualunque sia stato il
contributo dato dai diversi fattori alla discesa dello spread, vedere sotto quota 100 punti il differenziale
con i Bund tedeschi, per la prima volta dal 2010, ci ha dato una doppia soddisfazione:
non solo quella di aver riguadagnato la fiducia degli investitori, ma anche quella di aver acquisito
un bel tesoretto, particolarmente necessario per riavviare la ripresa.
Il primo importante
guadagno in termini reali sarà quello del Tesoro, che dal calo dei rendimenti
(intorno a quota 1,30%) avrà molto da risparmiare sulla spesa per interessi.
A
Ottobre scorso i tassi dei Btp decennali viaggiavano su quota 2,42%, quasi il
doppio rispetto a oggi, e lo spread viaggiava intorno a quota 150 punti.
Allora la spesa per pagare gli interessi era stata preventivata dal Governo in circa
74,3 miliardi per il 2015 e 75,5 per il 2016. Oggi, presupponendo uno Spread stabile
sotto quota 100 punti, (ora che il Quantitative Easing della Bce è attivo), si
va da un calcolo di risparmio minimo sugli interessi di circa 9 miliardi in tre
anni (calcolato secondo il modello Bankitalia) ad un risparmio stimato in circa
19 miliardi (calcolato con il modello econometrico del Centro Europa Ricerche,
preso come riferimento anche dalla Corte dei Conti). Per Uninpresa, invece, il
risparmio sarebbe di 12,7 miliardi da oggi fino al 2017.
Cari amici, se si
guarda a ieri, e alla forbice tra BTP e BUND che esisteva alla fine del 2011,
si comprende quale sia stato il livello di guardia raggiunto dal rischio del
debito pubblico italiano! Quando lo spread riuscì a sfondare anche quota 500 punti base, raggiungendo un
record storico, il 5,005%, avevamo toccato il fondo: era il massimo dai tempi
dell'introduzione dell'euro. Ora il sereno sembra tornato. A parte il risparmio
per le casse del nostro Tesoro, altri vantaggi sono già nell’aria e iniziano a
toccarsi con mano. A beneficiarne saranno i tanti cittadini con il mutuo da
pagare e, ovviamente, le aziende; anche il nostro PIL, fermo da troppo tempo,
dovrebbe riprendere a salire e, seppur lentamente, anche i posti di lavoro. Permane
ancora preoccupante, però, l’effetto deflazione.
Per ora, amici, non
voglio annoiarvi oltre: di Mutui, di PIL e di Deflazione, parleremo in uno dei
prossimi giorni. Forse anche domani.
Ciao a tutti e grazie
dell’attenzione.
Mario
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