Oristano 20 novembre 2019
Cari amici,
L'Ufficio studi della Associazione Artigiani e Piccole
Imprese (C.G.I.A) di Mestre ha di recente reso noti alcuni dati significativi, relativi
all'andamento economico delle famiglie e dei negozi in Italia. L’esame
statistico ha riguardato il confronto tra il periodo pre-crisi e quelli intermedi per arrivare infine a quello odierno, mettendo in luce aspetti davvero molto
preoccupanti. Rispetto al 2007 le famiglie italiane hanno tagliato i consumi
per un importo pari a 21,5 miliardi di euro. Nel 2018 la spesa complessiva dei
nuclei familiari è stata di poco superiore ai 1.000 miliardi di euro.
Per quanto i consumi delle famiglie italiane abbiano
evidenziato la contrazione prima accennata, i beni di consumo continuano a
rappresentare la componente più importante del Pil nazionale (pari al 60,3 per cento del
totale). L’analisi dettagliata ha messo in luce che la riduzione più rilevante
si è registrata al Sud, dove la spesa mensile media è diminuita di 131
euro (mediamente di 1.572 euro all'anno); le famiglie del Nord l'hanno tagliata
invece di 78 euro (936 euro all'anno); quelle del Centro di 31 euro (372 euro
all'anno).
Queste
statistiche sono state fornite da “Il Giornale Online SRL”, nell’inserto ‘crisi,
disoccupazione e burocrazia’. Il coordinatore dell'Ufficio studi, Paolo Zabeo, nelle
interviste rilasciate ha sottolineato come a pagare il conto siano stati in
modo particolare gli artigiani e i piccoli negozianti: "I piccoli
negozi e le botteghe artigiane faticano a lasciarsi alle spalle la crisi.
Queste imprese vivono quasi esclusivamente dei consumi delle famiglie e sebbene
negli ultimi anni ci sia stata una leggerissima ripresa, i benefici di questa
inversione di tendenza non si sentono". Nei supermercati, nei discount
e nei grandi magazzini, al contrario, le vendite sono aumentate.
A colpire i
consumi è anche "l'aumento della disoccupazione conseguente alla crisi
economica". Inoltre, sulla base dei dati relativi all'artigianato e al
piccolo commercio, appare evidente come fare impresa sia diventato
sempre più difficile: "Il peso della burocrazia e la difficoltà di
accedere al credito hanno costretto molti piccolissimi imprenditori a gettare
definitivamente la spugna", si legge nello studio.
Le vendite al
dettaglio, che costituiscono il 70 per cento circa del totale dei consumi delle
famiglie, negli ultimi 11 anni, sono scese del 5,2 per cento. Tuttavia, quelle
registrate presso la grande distribuzione sono aumentate del 6,4 per cento,
mentre nella piccola distribuzione (botteghe artigiane e piccoli negozi) sono
precipitate del 14,5 per cento. Sebbene il gap si sia decisamente ridotto,
anche in questi primi 9 mesi del 2019 i segni sono rimasti gli stessi: +1,2 per
cento nella grande e -0,5 per cento nella piccola distribuzione.
Secondo il
ricercatore dell'Ufficio studi, Daniele Nicolai, "anche a seguito di
questa forte diminuzione dei consumi delle famiglie, la platea delle imprese
artigiane e del piccolo commercio è scesa di numero”. Tra il settembre 2009
e lo stesso mese di quest'anno le aziende/botteghe artigiane attive, calcola lo
studio, sono diminuite di 178.500 unità (-12,1 per cento), mentre lo stock dei
piccoli negozi è sceso di quasi 29.500 unità (-3,8 per cento). Complessivamente,
pertanto, abbiamo perso oltre 200 mila negozi di quartiere (vicinato) in 10
anni!
Nell’analisi
delle varie Regioni, la Sardegna appare la più colpita. Si, nella nostra isola
la morte delle imprese artigiane ha raggiunto livelli record: in termini
percentuali negli ultimi 10 anni il numero delle aziende è sceso del 19,1 per
cento. Seguono l'Abruzzo con il 18,3 per cento e l'Umbria con il 16,6 per
cento. Il segretario della CGIA, Renato Mason ha così commentato: "Sebbene
la manovra 2020 abbia scongiurato l'aumento dell'Iva e dal prossimo luglio i
lavoratori dipendenti a basso reddito beneficeranno del taglio del cuneo
fiscale, il peso del fisco continua ad essere troppo elevato. L'aumento della
disoccupazione registrato con la crisi economica sta condizionando
negativamente i consumi. Inoltre, come dimostrano i dati relativi
all'artigianato e al piccolo commercio, è diventato sempre più difficile fare
impresa, anche perché il peso della burocrazia e la difficoltà di accedere al
credito hanno costretto molti piccolissimi imprenditori a gettare
definitivamente la spugna".
Cari amici, la
lotta che ogni giorno connota l’analisi della finanziaria in corso, denota la
poca chiarezza e coesione dell’attuale compagine di governo. Certe misure
varate (come Quota 100 e Reddito di cittadinanza) assorbono una montagna di
miliardi, senza che siano stati avviati incentivi alle imprese per assumere e
sgravare i lavoratori dipendenti e i pensionati da aliquote di tasse che ormai
hanno toccato limiti assolutamente fuori misura. I pochi miliardi destinati
nella finanziaria al “Cuneo fiscale” appaiono solo come una goccia d’acqua
fresca, in quanto poche decine di euro al mese come possono cambiare la vita di
una famiglia che non riesce a cucire un 27 con l’altro?
Superare l’attuale
crisi dei consumi e di molto altro (basti pensare ai pochi soldi destinati all’istruzione),
sarà davvero molto difficile e credo a questo “autunno caldo” farà seguito una
primavera rovente…
A domani
Mario
Nessun commento:
Posta un commento