Oristano 23 novembre 2019
Cari amici,
Il recente report della
Caritas appare davvero shoccante: in Italia oltre 5 milioni di persone
risultano essere in povertà assoluta; dal 2007 ad oggi il numero dei poveri è
cresciuto in modo esponenziale, registrando un incremento del 181 per cento,
difficilmente commentabile e giustificabile. Eppure è successo.
Entrando nei dettagli del
Rapporto 2019, in Italia risultano in uno stato di povertà assoluta un
milione 800mila famiglie (il 7 per cento dei nuclei familiari) per un totale di
oltre 5 milioni di individui (l’8,4 per cento della popolazione). I dati,
seppure molto vicini a quelli del 2017, quando l’incidenza si attestava al 6,9
per cento per le famiglie e all’8,4 per cento per gli individui, evidenziano
una pressoché impossibile diminuzione del triste fenomeno che continua, invece,
ad aumentare.
L’aumento dal 2007 ad
oggi, nella percentuale prima indicata al 181 per cento (+121 per cento sulle
famiglie), appare molto più marcato nelle Regioni del Sud e delle Isole, dove
l’incidenza della povertà assoluta sugli individui raggiunge rispettivamente
l’11,1 per cento e il 12,0 per cento, a fronte di valori molto più contenuti
registrati nel Centro (6,6 per cento) e nel Nord (6,8 per cento).
Il Report evidenzia anche
che nel 2018 risultano aumentati anche i cosiddetti 'working poor', i
poveri che lavorano, con particolare riferimento alla criticità delle famiglie
il cui 'capofamiglia' è impiegato come operaio o assimilato; tra loro risulta
povero in termini assoluti il 12,3% del totale. Colpisce e allarma il confronto
tra la situazione delle famiglie di operai di oggi con quella antecedente al
2008: tra loro, in soli dieci anni, l’incidenza della povertà assoluta è
aumentata del 624 per cento, passando dall’1,7 per cento del 2007 al 12,3 per
cento di oggi. Una catastrofe!
Più preoccupante
l’emergenza presente tra i disoccupati: il report evidenzia una povertà
assoluta arrivata oggi al 27,6 per cento. Ad incidere in modo particolare
sulla povertà assoluta risultano per lo più la cittadinanza, l’ampiezza dei
nuclei e l’eventuale presenza di figli minori, il livello di istruzione, l’età,
lo stato di disoccupazione e, in caso di occupazione, il tipo di lavoro svolto.
Quanto al Reddito di
Cittadinanza, il Report ha evidenziato che non mancano gli “sfavoriti”: i
nuclei familiari con 5 e più componenti e i nuclei con figli minori, ricevono
un aumento meno che proporzionale rispetto ai singoli, mentre le famiglie con 4
e più ricevono un importo sempre inferiore alla soglia di povertà. Il Reddito
di Cittadinanza ha una platea di beneficiari potenziali di gran lunga superiore
al Rei (e a oggi ne ha raggiunti più di 2 milioni), ma vi sono degli esclusi:
sono gli 87.000 nuclei di stranieri extra Ue che sono stati tagliati fuori dal
criterio della residenza 10 anni e i senza dimora, i restanti poveri assoluti
che non rispettano i criteri di residenza e quelli che non rispettano quelli di
reddito e patrimonio.
Una situazione davvero
impietosa, quella messa in evidenza dalla CARITAS, dove l’Italia è evidenziata
come il sesto Paese maggiormente a rischio di povertà d'Europa (27,3 per cento),
dopo Bulgaria (32,8 per cento), Romania (32,5 per cento), Grecia (31,8 per
cento), Lettonia (28,4 per cento) e Lituania (28,3 per cento), davanti alla
Spagna (26,1 per cento) che è settima.
Il Report, infine, ha
evidenziato anche il livello di istruzione. Come è ormai noto, la diffusione
della povertà è strettamente correlata al titolo di studio. Gli ultimi dati
Istat dicono che nelle famiglie il cui capofamiglia non possiede alcun titolo
di studio, o al massimo la licenza di scuola media inferiore, i livelli di
povertà superano il valore medio, collocandosi rispettivamente all'11,0 per
cento e al 9,8 per cento, a fronte del 3,8 per cento in caso di possesso del
titolo di diploma/laurea.
Cari amici, la Sardegna,
come accennato prima, anche in questa triste analisi risulta in coda alla
classifica. Lo si evince anche dal “Rapporto annuale della Delegazione
Regionale 2018-2019” della Caritas Sardegna, presentato recentemente a
Sassari. Secondo il rapporto, la povertà relativa in Sardegna è aumentata: si
passa dal 17,3 per cento del 2017 al 19,3 per cento del 2018.
Nel nostro
territorio la Caritas di Oristano, diretta da Giovanna Lai, ha messo in
evidenza che in un anno le famiglie bisognose del nostro territorio sono aumentate
del 10 per cento. Sono più di 800 i poveri che chiedono aiuto: sono nuclei
familiari spesso monoreddito e con figli piccoli e stranieri.
Dallo stesso rapporto è emerso
anche un preoccupante primato della Provincia di Oristano: il tasso di
disoccupazione giovanile è il più alto in Sardegna, avendo raggiunto il 43,2
per cento, seguito da Cagliari al 35,2 per cento, Nuoro al 28,3 per cento e
infine Sassari, col 27,7 per cento.
La Sardegna, amici,
continua ad essere sempre il “fanalino di coda”! Lo è da anni, forse da secoli,
e questo stato di cose sembra non interessi più di tanto chi, invece, dovrebbe
preoccuparsene. Sarà mai capace l’Italia che ci governa a far arrivare gli
abitanti della nostra isola ad un livello tale da avere la stessa parità di
diritti, di cui godono gli altri cittadini italiani?
A domani.
Mario
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