Auto...fantasma
Oristano 29 novembre 2019
Cari amici,
Anche il Italia il fenomeno
delle “Auto fantasma” si sta diffondendo sempre di più. Per chiarire, con
questo termine sono indicate le vetture intestate a prestanome che circolano
indisturbate in barba alle norme del Codice della Strada. Le conseguenze possibili
sono diverse, e non tutte legate alle semplici multe per divieti di sosta o
mancati pedaggi in autostrada. Questi veicoli sono impiegati da individui senza
scrupoli che non solo infrangono le normative della circolazione, ma
rappresentano un serio pericolo, in quanto mezzi utilizzati per commettere
illeciti ben più gravi.
Questi veicoli, che già non
pagano il bollo auto, cartelle esattoriali, multe, pedaggi autostradali e
assicurazioni, sono spesso coinvolti in diversi casi di pirateria stradale, dai
furti di carburante (andando via senza pagare il pieno) ai possibili incidenti
causati, in quanto quasi sempre privi della necessaria copertura assicurativa.
Una recente indagine portata avanti da Milena Gabanelli e Alessio Ribaudo, partendo
da un fatto accaduto a Napoli la sera del 22 Aprile scorso, ha scoperchiato una
pentola davvero ricca di sorprese.
Il 22 Aprile, come detto
prima, a Napoli una automobilista si ferma in una stazione di servizio, fa
dieci euro di benzina e riparte, senza pagare. Il gestore prende il numero di
targa e la denuncia. La polizia stradale indaga e scopre che quell’auto non
apparteneva alla «ladra di carburante», ma era sotto sequestro amministrativo e
affidata ad un’altra donna: la moglie dell’intestatario. Questi, era un
pregiudicato, agli arresti domiciliari, che «sulla carta» ne aveva intestate
altre 899. Gli agenti, oltre a denunciarlo per omessa custodia gli hanno
consegnato un pacco di contravvenzioni arretrate per qualche migliaio di euro.
Quattro mesi dopo, la procura di Milano scopre che un ventottenne ne aveva
intestate 386.
L’indagine ha rilevato
che questi “prestanome” fanno circolare in Italia poco meno di 100 mila auto, che
risultano intestate a circa 430 persone. «Un fenomeno allarmante anche
perché spesso questi soggetti sono irreperibili», afferma Luigi Altamura,
comandante della Polizia Municipale di Verona e referente per le polizie locali
dell’Associazione nazionale Comuni d’Italia (Anci). Le auto «fantasma», poi,
vengono anche utilizzate per commettere reati perché sono «pulite» e rendono
più difficile la ricerca per risalire ai criminali.
«Delitti spesso molto
gravi», afferma a questo proposito Riccardo Targetti,
procuratore aggiunto di Milano. In una sola operazione, la procura di Venezia
ha fatto arrestare una banda di dieci persone che aveva fatto intestare 1.279
auto a sei persone senza fissa dimora; per gli inquirenti erano servite per 102
rapine e furti in quattro regioni del Nord Italia e in otto Paesi d’Europa. Le
«teste di legno» sono utilizzate anche dalla criminalità organizzata, come
emerge dalle inchieste condotte dalla Direzione Distrettuale antimafia. Per la
procura di Milano, le «auto fantasma» servono per agevolare clandestini a cui
non potrebbero essere vendute o affittate auto, o favorire la fuga in caso di
incidenti gravi.
Le bande di malviventi
individuano i soggetti adatti ad essere intestatari delle auto, scegliendoli
fra i disoccupati cronici, pensionati ottantenni, pregiudicati, detenuti, o
insospettabili che si offrono pure in Rete: «Faccio da prestanome a chi per
motivi personali non vuole intestarsi un’auto. Contattatemi qui:
prestanomeauto@libero.it». Il prezzo: 30 euro a libretto. Ricorrono però anche ad un metodo più «professionale» che si avvale di partite Iva o sedicenti imprenditori.
«Sfruttano le pieghe del decreto-legge che consente mini-volture semplificate
per le imprese di veicoli usati», spiega Giorgio Brandi, che per Aci dirige il
servizio gestione Pubblico Registro Automobilistico. «Intestano a proprio
nome le auto prese in carico per la vendita, e poi le consegnano ad altri».
Ad usare i prestanome non
c’è solo la criminalità, ma anche la categoria degli imbroglioni, che vogliono
evitare di pagare parcheggi, pedaggi, multe, bollo e assicurazione. Una «testa
di legno», scoperta in Lombardia, aveva un debito con l’Erario di 700 mila
euro, ma essendo nullatenente, alla fine, lo Stato ci ha rimesso anche le spese
di notifica. Per quel che riguarda le polizze, l’ANIA stima che in Italia
circolino 2,8 milioni di veicoli senza copertura, e dentro ci sono anche le auto
«fantasma». In caso di incidente grave, a pagare il risarcimento sarà il fondo di
garanzia per le vittime della strada, che viene alimentato proprio da coloro
che saldano regolarmente le polizze Rc auto.
Cari amici, che fare
dunque? Le soluzioni non sono facili. In realtà nell’agosto del 2009, con il decreto-legge
78, il Governo provò a cercare di contenere il fenomeno stabilendo l’obbligo
per il Pubblico registro automobilistico (PRA), di segnalare ogni sei mesi alla
Guardia di finanza, all’Agenzia delle Entrate e alle Regioni, le persone
fisiche che risultavano intestatarie di almeno dieci veicoli. Non ha però
disposto che le informazioni fossero inviate anche ai corpi più presenti in
strada come carabinieri, polizia e vigili urbani. Nel 2010 un’altra legge, la
120, ha inserito nel Codice della strada l’articolo che vieta immatricolazioni
e iscrizioni al PRA, qualora «risultino situazioni di intestazione simulate o
che pregiudichino l’accertamento del responsabile civile della circolazione di
un veicolo».
La normativa attuale non
appare risolutiva, in quanto il fenomeno risulta sempre più allarmante. Quale,
dunque, una buona ed efficace soluzione? Per esempio, un apposito Decreto che stabilisca un tetto massimo di mezzi intestabili per ogni persona. A quel punto, a meno
che non si tratti di un ricco collezionista, il fisco e le forze di polizia
possono chiedere subito giustificazioni. Se la persona non è in regola scattano
le multe, radiazioni, confische, e le auto in breve tempo finiscono all’asta,
così lo Stato può recuperare il dovuto. Oggi invece o le scopri per caso,
oppure devi avere la voglia di andartele a cercare, poi contestare i reati,
chiedere il fermo amministrativo, etc. Insomma una procedura lunghissima che
comporta tante spese e alla fine quando i veicoli vengono messi in vendita,
spesso non valgono più niente.
Che dite, amici, sarà mai
possibile in Italia arginare questo triste e pericoloso fenomeno?
A domani.
Mario
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