mercoledì, novembre 06, 2019

I PRO E I CONTRO DELLO SVILUPPO DELLA SUPER INTELLIGENZA ARTIFICIALE. DUE IMPORTANTI PARERI CONTRASTANTI.


Oristano 6 Novembre 2019

Cari amici,

Che il cervello dell’uomo non sia più qualcosa di assolutamente insuperabile, quanto a capacità elaborative e cognitive, sembra ormai riconosciuto anche dai grandi studiosi. Si, perché ormai la Artificial Intelligence (A. I.) è una realtà incontestabile e raggiunge, ogni giorno che passa, progressi sempre più sorprendenti, anche se con conseguenze difficili da quantificare e da accettare. 
Tutto questo galoppante progresso crea animati dibattiti, perché da un lato ci sono scienziati (quelli della Singularity University guidati da Ray Kurzweil, per esempio) che prevedono il sorpasso dell’intelligenza artificiale su quella umana, mentre dall’altro, scienziati del calibro di Federico Faggin (il padre del microchip), che invece escludono categoricamente che la Artificial Intelligence potrà mai essere più intelligente dell’uomo e sopravanzarla, in quanto priva di coscienza. 
In realtà è davvero difficile prevedere con certezza cosa potrà succedere, con un’evoluzione che cresce tutti i giorni in maniera esponenziale. In tutto il mondo gli studiosi si collocano chi da una parte e chi dall’altra delle due scuole di pensiero, alcuni magari ponendosi in posizioni intermedie. Per quanto riguarda l’Italia, due studiosi di spicco si sono pronunciati sull’argomento con competenza, come il già citato Federico Faggin e Louis Del Monte, fisico, imprenditore e soprattutto autore del libro “The Artificial Intelligence Revolution”.
Se il primo citato, il prof. Federico Faggin, si colloca nella posizione opposta a quella di Ray Kurzweil, ovvero schierato dalla parte dichi pensa che mai l’Intelligenza Artificiale riuscirà a superare quella umana, il secondo studioso, il fisico Del Monte afferma che le macchine dotate di intelligenza artificiale compiranno l’incredibile sorpasso: senza sé e senza ma! L’evoluzione tecnologica, insomma, costringerà l’uomo, per restare competitivo con le macchine, a diventare un cyborg!
In mezzo a questi due grandi schieramenti contrapposti, vi sono però anche delle posizioni intermedie tra le due visioni estreme; diversi scienziati, come per esempio Enrico Prati, ricercatore del Cnr e docente del corso Quantum Artificial Intelligence al Politecnico di Milano, è su questa posizione mediana. Secondo Prati l’evoluzione dell’A.I. continuerà a crescere, ma non arriverà a superare quella umana, in quanto crescerà anche la capacità dell’essere umano a governarla, nel senso che l’uomo avrà a disposizione dei nuovi strumenti in grado di controllare l’evoluzione tecnologica.
Enrico Prati
Quanto all’ipotizzata connessione del cervello umano direttamente con i computer, questo sarà pure possibile ma anche pericoloso, in quanto chi lo farà potrebbe diventare preda di hacker senza scrupoli che potrebbero azzerare la sua personalità. Affidarsi per le decisioni particolarmente importanti al computer non appare una prospettiva certo rassicurante! Mantenere il controllo dell’intelligenza artificiale, sostiene Prati, è indispensabile, in quanto affidarsi alle decisioni prese autonomamente dall’intelligenza artificiale, potrebbe risultare disastroso, non conoscendo con esattezza in che modo queste decisioni siano state prese dall’A.I.
Diversa invece la previsione fatta dal fisico Louis Dal Monte. Secondo lo scienziato la quantità di intelligenza che è possibile inserire in un apparato tecnologico non è limitata da alcun provvedimento normativo, per cui nel giro di qualche decina d’anni la specie “vivente” dominante non sarà più l’umana ma quella artificiale, quella delle macchine. Secondo Lui entro il 2040 le macchine dotate di intelligenza artificiale compiranno l’incredibile sorpasso: l’evoluzione tecnologica sarà in grado di tramutare gli umani in cyborg. 
In realtà i presupposti ci sono tutti. L’inserimento di “ricambi” artificiali nel corpo umano è diventata ormai prassi e nessuno si stupisce più per l’innesto di protesi hi-tech o di cuori meccanici, capaci di sostituire un cuore malato. Anche la presenza di apparati elettronici per lo svolgimento automatizzato di funzioni – un tempo prerogativa di persone in carne ed ossa – aumenta giornalmente, mandando a casa tabaccai, benzinai, commessi, cassieri e receptionist.
Secondo Del Monte le complesse macchine dotate di A.I. arriveranno ad acquisire autocoscienza e conquisteranno progressivamente la capacità di auto proteggersi. Non è escluso che i "Robot" potrebbero addirittura arrivare a considerare la specie umana per loro pericolosa (considerata la nostra instabilità umorale, la litigiosità e la capacità di creare micidiali virus informatici letali per computer e robot), e, per difendersi, potrebbero attaccarla e annientarla. 
Ad avallare quest’ipotesi può essere utile un esperimento condotto nel 2009 in Svizzera alla Ecole Polytechnique Fédérale of Lausanne. Mille robot, divisi in 10 gruppi differenti, erano stati programmati per accendere una luce in caso trovassero una buona risorsa, così da aiutare gli altri componenti il medesimo team ad individuarla. Lo spirito collaborativo però presto si spense. Dopo 500 generazioni del rapido processo evolutivo, il 60 per cento di queste macchine – forti di un imprevisto istinto di sopravvivenza – avevano imparato a “barare”. I robot “bugiardi” spegnevano la luce in caso di rinvenimento di qualcosa di buono e l’accendevano in prossimità di risorse pericolose o nocive così da ingannare i propri simili e riservare per sé ogni utilità.
Amici, credo davvero che non ci sia nulla da aggiungere a quanto detto, perché a pensarci sul serio il futuro a noi umani fa davvero una grande paura!
A domani.
Mario

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