lunedì, novembre 18, 2019

L’ITALIA E IL MANCATO BUSINESS DEI RIFIUTI. PERCHÉ CERTI STATI GUADAGNANO ACQUISENDO ANCHE I RIFIUTI DI ALTRI E NOI, INVECE, PAGHIAMO PER ESPORTARLI?


Oristano 18 novembre 2019

Cari amici,

Che sullo smaltimento dei rifiuti in Italia ci sia da tempo un forte contrasto, con due visioni contrapposte, è noto e arcinoto! Basti pensare alla spazzatura di Roma, solo per citare il caso più eclatante, accompagnato dal fatto che la diatriba incentrata sugli inceneritori è una telenovela che sembra non finire mai. Tutto ciò ha comportato decisioni anche abbastanza costose, con trasferimento di tonnellate di rifiuti all’estero, che succhiano danari pubblici che potrebbero, invece, essere destinati ad altro, oltre a perdere eventuali guadagni nel caso fossimo stati in grado di riciclarli.
A mancare in effetti sono gli impianti di smaltimento, gli inceneritori, e questo comporta la necessità del trasferimento dei rifiuti, prima da una Regione all’altra e poi con il trasferimento all’estero. Insomma, la gestione dei rifiuti nel nostro Paese non decolla, in quanto senza costruire impianti di smaltimento, seppure di "nuova generazione", continueremo a tenere le città sporche e pagando inoltre fior di quattrini per far smaltire la nostra spazzatura fuori dai confini nazionali, trasferendola in quegli Stati che, invece, della spazzatura hanno fatto un business milionario!
A lanciare l’allarme su questo particolare stato di cose è stata in primo luogo Fise Asso-ambiente, l’associazione delle imprese del trattamento dei rifiuti, focalizzando l’attenzione soprattutto su tre Regioni: il Lazio, la Campania e la Sicilia. Il Presidente dell’Associazione, Chicco Testa, ha più volte denunciato i rischi che l’Italia sta continuando a correre per la mancanza di adeguati impianti di smaltimento. 
Da un recente rapporto (di Assoambiente e Ispra) viene focalizzato, come detto, soprattutto il fenomeno rifiuti presente nel Lazio, Regione amministrata da Nicola Zingaretti, che più di altre alimenta il fenomeno del turismo dei rifiuti. La differenziata è al 46 per cento, ma il 64 per cento dell’umido prelevato va fuori Regione. Se il Lazio piange, la Campania del Governatore Vincendo De Luca, certo non ride, in quanto questa Regione risulta essere sull’orlo di un'emergenza pericolosa per la salute. 
Ma quali le reali motivazioni che hanno portato l'Italia ad una situazione così grave? In realtà, alla base di questo caos, vi sono soprattutto gli irremovibili “Pregiudizi ideologici”, portati da chi, fuori da ogni logica, continua ad opporsi alla costruzione dei necessari nuovi impianti, seppure innovativi e non pericolosi per la salute, tanto che oramai la situazione sta sfuggendo di mano.
Eppure ci sono Stati che sui rifiuti fanno davvero un bel business! Il grave problema che attanaglia il nostro Paese è che manca una concreta visione d’insieme, sia politica che industriale. Ciò è ampiamente dimostrato dal fatto che all’estero, da anni, il settore dei rifiuti genera milioni di euro di profitti! Come è possibile tutto questo? Sicuramente utilizzando la nuova tecnologia, che è andata tanto avanti rispetto agli studi degli anni ’90 sugli inceneritori di vecchia generazione. In Europa, per esempio, a Parigi come a Vienna, non sono così gonzi da tenersi gli impianti in città, perciò, seppure sicuri, li collocano a distanza dai grossi centri abitati, in luoghi a basso impatto ambientale, sottoposti a controlli severi e che, oltretutto, aiutano la rigenerazione energetica. 
“Se vogliamo concretamente realizzare la circular economy – ha commentato Chicco Testa, presidente Fise Asso-ambiente – è necessario superare da un lato l’approccio pregiudiziale verso la realizzazione di qualsiasi tipo di impianto di gestione rifiuti e dall’altro la diffidenza nei confronti dell’uso di prodotti derivati dal recupero dei rifiuti che ancora oggi vincola in molti casi la domanda”. Senza una nuova mentalità, aperta alle nuove tecnologie, i problemi resteranno irrisolti!
Cari amici, mentre noi paghiamo fior di euro per far smaltire da altri i nostri rifiuti, i Paesi nordici ci guadagnano! Sborsiamo ogni anno circa 150 milioni di euro per esportarli, soprattutto in Austria e Olanda, dove li usano (gratis) per riscaldare case e uffici. Due, tre volte la settimana, treni carichi di immondizia risalgono lentamente la Penisola fino al confine austriaco; molti si fermano in riva al Danubio, non lontano da Vienna, altri proseguono fino in Ungheria o in Slovacchia. Poi ci sono le navi, stracolme di pattume: partono di solito dalla Campania e attraccano in Olanda, vicino a Rotterdam, o in Spagna, a Palma di Maiorca.
Un bel business per chi riceve i nostri rifiuti, non certo per noi che li inviamo, pagando caro e salato! Altri guadagnano fior di quattrini, sfruttando la nostra incapacità e, forse, ridendo di noi che regaliamo quest’oro particolare agli altri! Basti un esempio: in Danimarca, nel nuovo termovalorizzatore di Copenaghen, è stata realizzata sul tetto una pista da sci, che consente di fare Slalom sui rifiuti, il tutto alimentato con l’energia prodotta dall’impianto! E noi, invece?
Noi esportiamo, secondo il rapporto Ispra, oltre 400 mila tonnellate di rifiuti all’anno, che ci costano, come detto prima una bella cifra, a cui dobbiamo addirittura aggiungere le multe che periodicamente l'Unione europea ci appioppa per l'ostinazione nel non voler rispettare le norme europee sui rifiuti, per le discariche abusive e lo smaltimento irregolare. Insomma, dopo il danno subiamo pure la beffa!
Cari amici, il problema dello smaltimento dei rifiuti è diventato davvero grave, ma per colpa nostra! Tra considerare un prodotto “uno scarto da eliminare”, pagando ovviamente un costo e, invece, considerarlo “una materia prima industriale” che può far guadagnare, c'è una bella differenza! Differenza che (quello che fanno all’estero docet) sta soprattutto nell’aspetto ideologico, che, quando prevale sull’economia, non può che portare a conseguenze dannose, che fanno perdere anziché guadagnare!
A domani.
Mario
L'impianto di termovalorizzazione di Copenaghen





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