sabato, novembre 16, 2019

LA DISUGUAGLIANZA SOCIALE? NON È NATA, OGGI, MA È PRESENTE NEL MONDO FIN DAL NEOLITICO!


Oristano 16 novembre 2019

Cari amici,

Nella storia dell'umanità, le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza hanno iniziato a manifestarsi fin dalle epoche più remote; le ricerche archeologiche hanno evidenziato che fin dal “Neolitico”, col passaggio dall’uomo cacciatore e raccoglitore all’uomo dedito all’attività agro pastorale, le differenziazioni hanno preso il sopravvento. Si, amici, anche tra gli uomini primitivi c’erano i privilegiati e i poveri, il nepotismo e lo schiavismo! Insomma, i “semi” della disuguaglianza nel possesso dei beni materiali, sono antecedenti addirittura a 5.000 anni fa! 
Ad affermarlo con buona certezza è una recente ricerca condotta da un gruppo internazionale di archeologi che hanno pubblicato un articolo su “Proceedings of the National Academy of Sciences”. Questi archeologi, guidati da Alex Bentley dell’Università di Bristol e primo firmatario dell’articolo, studiando più di 300 scheletri umani provenienti da diversi siti sparsi in tutta l’Europa centrale, hanno infatti scoperto le prove dello sviluppo di una differenziazione economica, ovvero di differenti classi sociali, in parallelo al diffondersi delle prime pratiche agricole nell’Europa neolitica, e prima di quanto finora ipotizzabile sulla base dei reperti rinvenuti precedentemente nelle sepolture preistoriche.
È stata l’analisi eseguita sugli scheletri con degli isotopi dello stronzio, a far capire agli studiosi le differenti condizioni di vista dei sepolti; quelli inumati con particolari strumenti in pietra (asce neolitiche utilizzate per levigare o scolpire il legno) mostravano “firme isotopiche” meno variabili rispetto agli uomini sepolti senza asce. Questa differenza ha fatto capire che i personaggi sepolti con le asce avevano condotto una vita migliore rispetto a quelli sepolti senza quegli strumenti. “Gli uomini sepolti con le asce sembrano aver vissuto grazie al cibo coltivato in zone di loess, il suolo fertile e produttivo favorito dai primi agricoltori. Ciò indica che avevano un accesso costante alle aree agricole privilegiate”, ha commentato Bentley. Una chiara dimostrazione dell'esistenza di classi sociali differenti.
In uno dei più antichi insediamenti agricoli nella cosiddetta mezzaluna fertile (nell'attuale Siria), risalente all'8.000 a.C., questa differenziazione è apparsa in modo ancora più chiaro, tanto che, a dimostrazione della differenza economica esistente tra i diversi gruppi, anche le abitazioni circostanti erano realizzate di dimensioni diverse: grandi per i facenti parte delle classi abbienti e piccole per quelli delle classi inferiori. A stabilirlo è stato lo studio di un gruppo di ricercatori diretto da Timothy A. Kohler della Washington State University di Pullman negli Stati Uniti, pubblicato su "Nature".
Kohler e colleghi hanno messo in relazione proprio la diversa dimensione delle abitazioni, con la differente capacità reddituale e di rango dei componenti di una Comunità. In una società dove le abitazioni sono tutte uguali, si sostiene, c’è certamente più equità ed uguaglianza anche economica, mentre in una Comunità dove le dimensioni delle case tendono ad avere dimensioni diverse, significa che alcuni (quelli delle case più ampie) sono in possesso di una ricchezza maggiore di quelli che vivono nelle abitazioni più piccole.
Gli studi archeologici effettuati su insediamenti relativi alle epoche successive, hanno dimostrato l'esattezza di quanto detto prima: col passare del tempo, infatti, il divario tra le classi sociali era diventato addirittura più ampio, con il conseguente aumento delle disuguaglianze sociali. La presenza o l’assenza di oggetti preziosi nelle sepolture dell’Età del bronzo lo dimostra inequivocabilmente: nelle tombe riservate a un’élite di privilegiati, c’erano molti oggetti di valore, contrariamente alle altre, praticamente spoglie. 
Cari amici, la storia dell’Umanità dimostra dunque, inequivocabilmente, che nei millenni l’uguaglianza in realtà non c’è mai stata! Le diverse epoche analizzate ci hanno praticamente rivelato che quella che noi oggi consideriamo una grande “iniquità sociale”, in verità c'è sempre stata! In tempi lontani lo sfruttamento delle classi sociali più povere non solo era una condizione imposta e praticata dai ceti più abbienti, ma addirittura accettata e riconosciuta da tutti. In Egitto, nell’Antica Grecia e nell’Antica Roma, la differenziazione sociale era la norma, con una larga presenza di servitori e di schiavi.
Oggi gli studiosi si interrogano sui motivi del lento, lentissimo, percorso che l’uguaglianza, da tanti richiesta a parole si sia poi poco concretizzata nei fatti; essi cercano di fare, seppure a fatica, un'analisi del perché questa differenziazione continua a perdurare, quali le vere cause che hanno portato l'uomo a dividere la Società in ricchi e poveri. Il perdurare dei “due pesi e delle due misure”, ovvero la differente distribuzione della ricchezza tra chi possiede tanto (e spesso troppo) e chi non possiede nemmeno il necessario per sopravvivere, non ha una causa ben definita, ma è sicuramente frutto di un complesso di cause. 
Il Prof. Michele Alacevich, autore con Anna Soci del libro “Breve storia della disuguaglianza”, edito da Laterza, sostiene non solo che l’uguaglianza non è scomparsa, ma che, tra alti e bassi, sta nuovamente crescendo in molti Paesi del mondo. E questo lo si può rilevare da tanti comportamenti.
Lo si può constatare, dice il professore, guardando la differenza tra il nostro Nord e il nostro Sud nazionale, oppure mettendo a confronto l'Italia con gli altri Paesi d’Europa. Anche oltre oceano, negli Stati uniti per esempio, dopo il crollo delle borse del 2008, la disuguaglianza si è riaccesa, tornando agli stessi, altissimi livelli in cui si trovò alla vigilia del famoso crollo del ’29. 
Cari amici, con l’avvento della Globalizzazione, come sappiamo bene, i ricchi stanno diventando sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, con l’aggravante che la solidarietà si sta assottigliando sempre di più, e l’egoismo e l’individualismo aumentano spudoratamente, schiacciando e cancellando in buona parte l’altruismo. Uno degli esempi più eclatanti di questo attuale momento è il terrificante fenomeno dei migranti, che lasciano i Paesi sottosviluppati (sfruttati oggi come ieri dalle potenze economiche che ben conosciamo) alla ricerca della sopravvivenza, anche a costo di mettere a repentaglio la vita. 
La domanda che mi pongo (ed alla quale è impossibile dare una risposta) è questa: Saremo mai capaci di creare le condizioni per riportare sulla terra almeno un minimo di convivenza accettabile, anche se non proprio ugualitaria, tra le diverse classi sociali? Il dilemma è grande, e, a mio avviso, se non si troverà una soluzione accettabile, tutto potrebbe accadere…anche una nuova gigantesca rivoluzione, seppure molto diversa dalla ben nota “Rivoluzione francese”!
A domani.
Mario

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