giovedì, novembre 28, 2019

MA COS’È IN REALTÀ IL “M.E.S.”, (IL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ), OVVERO IL “FONDO SALVASTATI”? PERCHÉ IN ITALIA HA SCATENATO FORTI POLEMICHE SIA NELL’OPPOSIZIONE CHE NELLA STESSA MAGGIORANZA?


Oristano 28 novembre 2019

Cari amici,

Il MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, di cui tanto si parla in questi giorni, non è qualcosa di “nuovo”, messo sul piatto all’improvviso dagli Stati che fanno parte dell’UE, ma è un “Fondo”, costituito nel 2012, in sostituzione del Fondo europeo di stabilità finanziaria e del Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, tutt’ora operante. Questo particolare “fondo monetario” ha uno scopo ben preciso: dare sostegno ai Paesi componenti l’UE nel caso di crisi finanziarie e/o rischi di default. Il suo funzionamento fino ad oggi ha consentito di intervenire, salvandoli, Stati come Cipro, Spagna e Grecia. Tutti gli Stati contribuiscono in misura diversa all’apporto finanziario, e tra gli Stati l’Italia è il terzo maggior sostenitore con una cifra importante: 14 miliardi di euro versati; più di noi, in base ai risultati del PIL del 2010, hanno contribuito solo Germania e Francia.
Perché, allora, oggi questo Fondo particolare è tornato sulla bocca di tutti scatenando un ciclone mediatico di vaste proporzioni? Il MES è tornato prepotentemente a galla, in quanto sono state ipotizzate delle profonde modifiche alla sua operatività. Tali variazioni, che stabiliscono diverse modalità di accesso al fondo, sarebbero in grado di creare all’Italia problemi di non poco conto. Si sostiene, infatti, che tale profonda ristrutturazione del Fondo, discussa in occasione dell’Eurosummit dello scorso giugno, abbia già avuto l’assenso dell’attuale Primo Ministro Conte, che pare abbia anticipato il parere favorevole dell'Italia alla proposta di riforma, senza il necessario, preventivo consenso del Parlamento italiano. 
Poiché la riforma proposta, se venisse approvata, parrebbe andare a completo svantaggio dell’Italia, è partito un fuoco a ripetizione diretto contro il Premier. Ad aprire il fuoco per primo l’ex Ministro e capo dell’attuale opposizione Matteo Salvini, che ha scatenato un ciclone mediatico che ha contagiato anche una parte della maggioranza, ovvero i 5Stelle. “Pare che nei mesi passati Conte abbia firmato di nascosto, magari di notte, un accordo in Europa per cambiare il MES e trasformare il ’Fondo salva Stati’ in ’fondo ammazza Stati’”, questo il sunto delle accuse mosse al Premier.
Chi conosce a fondo il testo della proposta di modifica, sostiene che il MES, una volta approvate le modifiche e assunto un nuovo assetto, diverrebbe inaccessibile per l’Italia, in quanto, stante le previsioni di rigore previste nel piano di modifica, non potrebbe più avere accesso ai fondi. I nuovi requisiti strettissimi per potervi accedere infatti, renderebbero di fatto (quasi) impossibile all’Italia di beneficiarne in caso di necessità, in parte recuperando il contributo di 14 miliardi di euro versati in fase di costituzione del MES.
Le condizioni, se la riforma del MES dovesse essere confermata, stando ai 'si dice' sarebbero un vero capestro per la nostra economia, che potrebbe andare a rotoli. Ecco le nuove norme che si vorrebbero introdurre: Gli Stati richiedenti non debbono essere in procedura d’infrazione, debbono avere un deficit inferiore al 3% da almeno due anni, avere un rapporto deficit/PIL sotto il 60% (o, almeno, aver sperimentato una riduzione di quest’ultimo di almeno 1/20 negli ultimi due anni), oltre ad un’altra serie di paletti così penalizzanti ed escludenti per l’Italia.
A diffidare del nuovo meccanismo in realtà non c’è solo Matteo Salvini, secondo il quale il nuovo meccanismo mette a “rischio il risparmio italiano e i risparmi degli italiani; il nuovo MES significa una enorme fregatura per i risparmiatori italiani, i titoli di Stato italiani rischiano di valere sempre meno, di valere zero, e gli Stati potranno essere obbligati a mettere sul tavolo il risparmio di milioni di cittadini senza che nessuno li autorizzi”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, che ha così commentato: “Entro il mese di dicembre il Parlamento sarà chiamato a ratificare questa nuova-euro follia. La riforma del MES impone in sintesi una maxi patrimoniale per gli Stati che non rispettano i parametri stabiliti, e ovviamente l’Italia è fuori da questi. Il MES si trasformerà in una super troika onnipotente che avrà come unico scopo quello di agire nell’esclusivo interesse della speculazione finanziaria”. 
Anche secondo il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, quelli portati dalle modifiche al sarebbero dei “rischi enormi”.
Amici, sulla richiesta riforma del MES si è scatenato un putiferio a 360 gradi, che, dopo i partiti di opposizione ha contagiato anche il M5s, parte dell’attuale maggioranza, che ha attaccato il Premier Conte. Luigi Di Maio è partito in quarta chiedendo “trasparenza”, evidenziando che il Parlamento dovrebbe essere costantemente informato della trattativa con l’UE. Ha già richiesto, come Movimento, la convocazione di un vertice di maggioranza, affermando che: "Il Parlamento aveva dato un preciso mandato al Presidente del Consiglio; la discussione sul MES deve essere trasparente, il Parlamento non può essere tenuto all'oscuro dei progressi nella trattativa e non è accettabile alcuna riforma peggiorativa".
Il Premier Giuseppe Conte, dal canto suo, si mostra tranquillo; sulla ratifica della revisione del Meccanismo Europeo di Stabilità, assicura che la decisione sarà del Parlamento, che è sovrano. Conte ha dichiarato che già a giugno aveva chiarito al Consiglio UE che la revisione del MES andava inserita in un pacchetto di riforme. Se la modifica proposta non rientrasse all’interno di una "logica del pacchetto", ha affermato Conte, Roma, al Consiglio Europeo di dicembre, spingerà per il rinvio della riforma, per la quale, come si diceva, serve un ok unanime.
La situazione, cari amici, non appare né serena né tranquilla. La realtà vera è che tra Italia e Europa, nonostante le apparenze, il feeling non appare dei migliori, perché L’Europa, checché se ne dica, è sempre più guidata da Germania e Francia, che pensano a salvaguardare gli interessi di casa loro, mentre gli altri Stati continuano ad essere chiamati a pagare il conto…
A domani.
Mario

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