Cari amici,
La nostra scuola sembra
ancora legata ai dettami della riforma Gentile (varata a livello nazionale nel
1923), quando in effetti l’informatica era ancora “in mente Dei”. In quest'ottica,
avvicinandosi le vacanze, la gran parte degli insegnanti ha già pronte le liste
dei compiti “da fare durante l'estate”. Un rito questo certamente obsoleto,
che non tiene conto assolutamente delle nuove tecnologie che i ragazzi oggi possono
sfruttare, ampliando, magari anche meglio, il loro orizzonte culturale in
assoluta libertà, senza costrizioni. La giovane generazione attuale, non per
niente definita “generazione digitale” non può e non deve essere oberata di
orpelli antichi che sicuramente non fanno parte del loro nuovo DNA.
Ad
ogni generazione il suo credo, direi, e insistere su
un metodo obsoleto credo che sia solo fatica e tempo sprecati: ore 'rubate' alle
vacanze, all’attività fisica all'aperto, al relax e al tempo di relazione dei ragazzi con i
loro amici. Questa chiusura al mondo digitale nei confronti
dei nostri ragazzi, statisticamente parlando, li allontana dagli standard dei loro coetanei degli altri Paesi europei. Secondo i dati Istat (Rapporto 2014)
nei Paesi nordeuropei la quasi totalità dei giovani (dai 16 ai 24 anni) naviga
in rete regolarmente, mentre in Italia il dato si ferma all’84%, collocandosi
tra gli ultimi posti della graduatoria europea; il dato italiano risulta appena
superiore solo a quello della Bulgaria (80%) e della Romania (76%), risultando
peggiore anche di quello della Grecia (89%). Tutti gli altri Stati hanno
percentuali superiori al 93%"!
Bisogna cambiare le
cose, questo è quanto sostengono esperti analisti e medici, in particolare i pediatri,
che affermano che i giovani potrebbero esprimersi al meglio operando liberamente, utilizzando regolarmente le nuove tecnologie. Gli esperti in effetti propongono proprio di
“mandare in pensione” il vecchio rito dei compiti a casa d’estate, e, in questo
modo, lasciando loro ampio spazio all'utilizzo delle nuove tecnologie, essi
potrebbero sicuramente colmare il ritardo informatico maturato nei confronti dei
coetanei europei.
Negli Stati Uniti (da
sempre un passo avanti non solo nella tecnologia), su questo argomento è
intervenuto anche un ufficio statale: l’US National Education Association, che
ha suggerito il carico “ottimale” di compiti da assegnare nel doposcuola: dieci minuti per classe a
partire dalla prima e via via incrementando, partendo appunto da un minimo di
dieci fino ad un massimo di due ore al giorno per i maturandi. Miriam Clifford,
docente e blogger di InformED, non
si stanca di esprimere la sua opinione, favorevole ad ‘un’estate in libertà’,
ribadendo che la California fin dal 1901 varò una legge per limitare agli
studenti il carico dei compiti a casa.
Per meglio chiarire il
concetto dell’onerosità dei compiti a casa, certamente poco utili, la Clifford
ha elaborato una lista di 20 motivi per cui gli insegnanti dovrebbero evitare
di assegnarli durante le vacanze. Ecco, tra questi, i 10 motivi più importanti che difiniscono i campiti:
Anacronistici:
in
quanto i ragazzi, con l’aiuto di computer e tablet, sono oggi in grado di
apprendere di tutto in maniera costante; l’informazione via computer è sempre
aggiornatissima ed essi possono non solo apprendere ma anche dialogare tra di
loro scambiandosi costantemente pareri ed opinioni.
Inefficaci:
secondo alcuni studi della Duke University un carico eccessivo di esercizi
finisce col diventare un’attività controproducente: meglio un impegno semplice
e breve che dia libero sfogo agli interessi degli studenti, magari coinvolgendo
anche le stesse famiglie. Il tablet aiuta molto di più.
Ripetitivi:
la Clifford sconsiglia l’abuso delle classiche “schede di lavoro”; ripetitive e
frustranti si sono dimostrate inefficaci per l’apprendimento. Meglio una
lettura creativa magari proprio sulle vacanze, cosa che si può oggi fare in
ogni momento direttamente dal tablet o dal computer.
Non
solo libri: certo, ma anche film, spettacoli
teatrali, musei o altre attività, liberamente scelte; esse aiutano sia il
riposo che lo svago della mente. Inoltre sono in grado di attivare una maggiore
socializzazione, abbastanza carente nel resto dell’anno per i mille impegni.
Non
solo carta e penna: gli alunni dovrebbero essere stimolati
a svolgere attività diverse, osservando e attingendo dal mondo reale, magari
aiutando i genitori e osservando e partecipando al lavoro dei grandi;
potrebbero così gettare le fondamenta per il loro futuro, orientarsi meglio su
ciò che vorranno fare una volta adulti.
Sport
e relazioni: troppi compiti levano il tempo da
dedicare allo sport e alla coltivazione di sani rapporti sociali,
indispensabili nella crescita dei giovani: gli adulti del futuro.
Famiglia:
le vacanze sono un momento fondamentale, che raggruppa e tiene finalmente vicina
tutta la famiglia; troppi compiti leverebbero del tempo prezioso, che
altrimenti i ragazzi potrebbero invece spendere con la propria famiglia.
Compiti
a piacere: lo studio, solo se concepito e accolto con un reale
interesse dai ragazzi, è qualcosa che si trasforma da attività punitiva e
noiosa in materia stimolante e appagante; solo insegnando che studiare non è
solo qualcosa che si deve fare per forza ma che può anche divertire, si riesce
a fa amare lo studio. Un progetto aperto in cui gli studenti possano
approfondire argomenti o materie secondo il loro personale gradimento potrebbe
davvero stimolarli.
Volontariato:
specialmente durante le vacanze pasquali ed estive, ad esempio, si potrebbe
fare qualcosa per la Comunità, come aiutare gli anziani o raccogliere la
spazzatura dagli spazi verdi, trasformando una giornata all’aria aperta in
un’importante lezione di educazione civica o ecologia.
Risultati:
la Clifford ricorda infine che i Paesi che sono soliti assegnare più compiti ai
loro ragazzi sono lungi dal riportare risultati migliori: uno studio di
Stanford rivela che gli studenti con performance migliori sono proprio quelli
che passano meno ore sui libri nel doposcuola, rispetto agli altri.
Che dire, cari amici,
studiare, in particolare nell’età della prima giovinezza, non è mai stato un
grande piacere. L’importante, per gli educatori, è creare quel giusto clima,
assecondando le loro passioni, creando quel feeling capace di far amare loro anche
quello che apparentemente pesa, perché risulta necessario, anzi indispensabile creare le condizioni perché
essi possano realizzarsi al meglio nella vita.
Grazie, amici, a
domani.
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