Oristano
9 Giugno 2016
Cari amici,
Quando nel secolo
scorso, agli inizi del ‘900, esplose la grande rivoluzione industriale, il
conflitto tra il Capitale e il Lavoro, prestato da quella grande massa di
lavoratori che lasciata la coltivazione della terra iniziarono a fare gli
operai, era aspro e grandemente conflittuale: orari di lavoro al limite della
resistenza fisica, paghe basse e nessuna protezione né fisica né assistenziale,
personale o familiare. Tante le lotte portate avanti con coraggio e
determinazione dai lavoratori che, seppur con grande lentezza, riuscirono a
strappare dignitosi contratti di lavoro, che però mai
riuscirono a portare ad una vera e propria relazione paritaria tra i due fronti:
quello del capitale, su cui grava il
rischio d’impresa e quello del lavoro, della prestazione d’opera necessaria per realizzare l’attività industriale o
commerciale dell’azienda.
L’eterno conflitto tra
capitale e lavoro permane anche in questo primo secolo del millennio, ed è
difficile immaginare che possa essere eliminato, almeno in tempi brevi.
Difficile ma non impossibile, come dimostra qualche “mosca bianca”, ovvero qualche imprenditore illuminato che,
ribaltando il conflitto, cerca di realizzare all’interno della propria azienda,
innovativi sistemi di reciproca collaborazione, dando maggior peso all’importanza
che i lavoratori rivestono all’interno dell’azienda. Uno di questi imprenditori
illuminati è Leonardo Del Vecchio, patron
della Luxottica, azienda di livello mondiale nel campo degli occhiali. Prima di
parlare dei metodi innovativi da Lui messi in atto, rivediamo il “percorso” di
crescita di quest’azienda italiana, nata quasi dal nulla negli anni ’60 del
secolo scorso.
Leonardo Del Vecchio,
fondatore della Luxottica, è un uomo del Sud, un emigrato intelligente arrivato
al Nord senza famiglia (era orfano) come semplice incisore. Stabilitosi ad
Agordo, nel 1961 mette su bottega. È una piccola attività: senza far troppo
rumore, come è nel suo stile, inizia in modo modesto ma sempre in crescendo, ingrandendo giorno dopo giorno e diventando in poco tempo un
punto di riferimento nel settore ottico. Negli anni ’80 e ’90, l’azienda è già
grande: da nazionale diventa internazionale. La sua decisione di quotare la
Luxottica alla Borsa di New York nel 1990 sembrò a molti addirittura azzardata,
ma il fiuto di Del Vecchio andava nella direzione giusta: per continuare a
crescere era necessario dare all’azienda italiana una caratura ed un respiro internazionali.
Il favorevole sbarco in
borsa accelera la crescita, e da quel momento iniziano le acquisizioni: quella
seppur rischiosa di LensCrafters, la più grande catena ottica del mondo, e il
rilancio del marchio Ray-Ban, arrivato in dote con l’acquisto in blocco del
gruppo Sunglass Hut. Oggi Luxottica ha una dimensione mondale: 7 miliardi di
euro di fatturato, 18 miliardi di capitalizzazione, più di 500 milioni di euro
di utile netto. Insomma, una di quelle eccellenze italiane mondiali di cui
troppo poco si parla in Italia. Si, perché la riservatezza è ancora di casa
alla Luxottica!
Come racconta Andrea
Guerra, amministratore delegato di Luxottica, parlando della grande varietà di
marchi oggi posseduti dall’azienda, in occasione dello IED di Roma, “In
effetti Ray-Ban, Persol, Prada, Oakley sono tutti marchi molto noti e se il
design ed il marketing “unificato” di Luxottica dovesse decidere che
‘quest’anno devono andare di moda gli occhiali quadrati’, ci sarebbero una
quantità mostruosa di occhiali quadrati che invaderebbero il mercato e
indirizzerebbero le scelte di noi utilizzatori finali in modo quasi coercitivo
o, per lo meno, in modo subdolo”.
Azienda sana, dunque,
che continua un percorso lento e costante, in un contesto invece dove le
situazioni difficili non mancano. Quale dunque il segreto di tanta positività? Uno
sicuramente è il felice rapporto tra Azienda e dipendenti. Nella filosofia di
Luxottica e del suo capitano Del Vecchio, la costante innovazione non è solo
tecnologia, ma molto di più: è un costante rapporto con il territorio e le Istituzioni,
è la valorizzazione concreta delle risorse umane presenti in azienda, fatta di
relazioni più umane e sotto certi aspetti paritarie.
Ne è un esempio il
recente accordo aziendale firmato dall’azienda con i sindacati, anche se non è
l’unico. Nella filosofia di gestione aziendale Del Vecchio è convinto che il
rapporto fra impresa e lavoratore non si esaurisce nella semplice parte
economica, anche se ne costituisce la parte predominante. Il rapporto è invece
“globale”, e si estrinseca in mille altre sfaccettature: per esempio dal “valore” che
l’azienda attribuisce alla vita dei suoi lavoratori anche al di fuori dell’impresa, insomma considerare il loro benessere globale. Perché
i diversi ambiti, secondo Del Vecchio, sono strettamente legati fra loro: i
problemi personali, le cure sanitarie, lo studio dei figli, sono tutte problematiche
che influenzano le persone e che si trasmettono anche nella quantità e qualità del lavoro svolto.
Il vecchio imprenditore
tutto questo lo aveva capito da tempo, dando ai propri dipendenti questo tipo di attenzione. Di recente ha voluto ulteriormente incrementare
il già ampio welfare aziendale che Luxottica garantiva, uno tra i più innovativi
in Italia. Il Gruppo ha messo in atto uno sviluppato sistema di assistenza a
favore delle famiglie dei propri dipendenti quasi unico. La Luxottica sostiene
i suoi lavoratori con iniziative in favore delle nuove generazioni, come il
pagamento dei libri scolastici e delle tasse universitarie per i più
meritevoli; inoltre sostiene il lavoratore nelle spese mediche sostenute per
malattia e cure odontoiatriche, provvedendo anche a coperture assicurative. Non
mancano nemmeno, pensate, anche il “maggiordomo aziendale”, che fornisce
servizi a prezzi agevolati come la tintoria, la sartoria e il babysitting on
demand.
L’anno scorso, in
occasione del compimento del suo ottantesimo compleanno, l’imprenditore ha
voluto assegnare gratuitamente un pacchetto d azioni ai dipendenti per un
valore di circa 9 milioni di euro. Il motivo? Sempre il solito: “i
dipendenti sono i veri artefici del successo del gruppo”. Quest’anno
l’azienda ha deciso di premiare i dipendenti con un bonus davvero ricco. Si
parte da un premio medio lordo di 1.892 euro, aumentato ulteriormente per quei
dipendenti che hanno avuto un basso tasso di assenteismo. Rispetto all’anno
scorso il bonus è cresciuto di 292 euro e lieviterà di ulteriori 150 euro se
saranno raggiunti gli obiettivi economici fissati per il 2016. Non sono certo
cifre di poco conto!
Cari amici, mentre tante
altre aziende cercano di continuare a rinviare il rinnovo dei contratti al personale
(possibilmente senza nulla concedere), la Luxottica pensa invece a premiare i
suoi dipendenti, perché sono loro che fanno guadagnare l’azienda. Quest’uomo,
che mi ricorda un po’ l’Olivetti del secolo scorso, credo che dovrebbe essere
imitato nella sua filosofia. Mi fa sorridere (ma di rabbia) pensare a quanto
sia davvero curioso che in un Paese come l’Italia, in cui gli imprenditori e i
manager fanno a gara per stringere i cordono della borsa, esista invece una
realtà mondiale come Luxottica che apprezza, valorizza e premia i propri
dipendenti!
È l’applicazione di una "filosofia di rottura", molto diversa da quella corrente, ma credo che alla fine dimostrerà di essere vincente! Senza un felice connubio tra capitale e lavoro, ci sarà sempre il conflitto, che non sarà mai positivo né per gli uni né per gli altri. Chi ha orecchie da intendere…intenda!
È l’applicazione di una "filosofia di rottura", molto diversa da quella corrente, ma credo che alla fine dimostrerà di essere vincente! Senza un felice connubio tra capitale e lavoro, ci sarà sempre il conflitto, che non sarà mai positivo né per gli uni né per gli altri. Chi ha orecchie da intendere…intenda!
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento