mercoledì, giugno 07, 2023

LE PREOCCUPANTI CONSEGUENZE DELLA DE-NATALITÀ: UN’ITALIA PIÙ VECCHIA E CON MENO REDDITI. LO SPETTRO DI UNA PESANTE IMPOSTA SULL’EREDITÀ.


Oristano 7 Giugno 2023

Cari amici,

In Italia la crescente denatalità sta iniziando a creare situazioni che iniziano a preoccupare seriamente. Le previsioni statistiche, riferite al mondo del lavoro, mettono in luce che i lavoratori in attività passeranno da 35,66 milioni dell'anno pre-Covid a 27,375 milioni nel 2070, ovvero si conteranno 8,285 milioni di lavoratori in meno, con introiti fiscali per lo Stato nettamente inferiori a quelli attuali; intanto, avverte l'Inps, la spesa pubblica italiana aumenterà entro il 2045: per le pensioni (+1,9%); per la spesa sanitaria (+1,2%) e per assistere gli anziani (+0,74%).

Come conciliare, dunque, l’aumento delle spese con gli introiti che continueranno a calare, considerato che i lavoratori diminuiranno? Il costo «verrà traslato su altre voci di spesa che nel prossimo futuro dovrà inevitabilmente aumentare», sostengono gli analisti di Fiscal Focus, il centro studi guidato da Antonio Gigliotti, consultato in esclusiva da Il Giornale. In termini strettamente demografici, entro il 2050 gli over 50 aumenteranno del 15% rispetto al 2020, mentre il numero di decessi annuo sarà del 60% maggiore già dal 2035. Da qui al 2070, seppure gradualmente, le eredità saranno dunque distribuite su un minor numero di persone. E qui, amici, casca l’asino!

L’Unione Europea, l’Ocse e il Fondo monetario internazionale hanno in testa un'idea meravigliosa: applicare una specie di “patrimoniale mascherata”. Ma in che modo? Aumentando il valore degli immobili e contestualmente le tasse di successione! È questa una politica fiscale perfettamente in linea con le ultime indicazioni di policy dell'Ocse. Insomma, a pagare questa patrimoniale saremo noi, il ceto medio. Si, lo Stato, che avrà assoluto bisogno di nuove entrate, farà cassa grazie ai beni che i figli riceveranno dai loro genitori. Saranno proprio le nostre case, costruite con grande sacrificio, a rimpinguare le asfittiche casse dello Stato, falcidiate dalla de-natalità e dall’aumento della vita media.

Gli esperti del Centro Studi Fiscal Focus sono partiti dal rapporto UE Intaxmod. Inheritance and Gift Taxation in the Context of Ageing (Eredità e tassazione delle donazioni nel contesto dell'invecchiamento, n.d.r.) del Joint Research Centre della Commissione UE. Ecco cosa sostengono i nostri euroburocrati. «L'invecchiamento della popolazione in Europa rappresenta una sfida per i sistemi pensionistici e la capacità di finanziamento del welfare state, poiché il gettito fiscale sul lavoro diminuisce». Di conseguenza, «il rafforzamento della tassazione di successione è un'opzione promettente come fonte alternativa di gettito».

Gli euroburocrati i conti li hanno già fatti: «le entrate fiscali di successione in Francia e Germania raddoppieranno entro il 2050 e saranno il 225% in più in Irlanda». Ed ecco perché l'Europa spinge anche per rivedere gli estimi catastali italiani, cosa che questo esecutivo ha giurato che non farà mai. Ma vediamo, per quanto ci riguarda, di quanti soldi parliamo. Oggi l'eredità a parenti in linea diretta, ossia figli o genitori, in Italia è tassata con un'aliquota del 4% (tolti dunque i debiti) oltre il valore di un milione di euro. Negli altri Paesi UE le aliquote sono quasi tutte più alte e scattano a franchigie più basse, tipo 500mila euro, come sottolinea il Fondo monetario internazionale.

Ora, per far capire meglio il problema, facciamo un'ipotesi facile: se in Italia si introducesse una flat tax del 10% senza detrazioni sui trasferimenti di ricchezza, lo Stato incasserebbe 20 volte di più di oggi, passando dai quasi 500 milioni del 2020 a circa 10 miliardi l'anno! Un salasso mica di poco conto! Inoltre, col passare degli anni, andremo in pensione più tardi, come i greci e i danesi, e ce la «godremo» (sic!) di più (seppure magra): in media dai 21 ai 23 anni rispetto ai 19 di oggi. Chi oggi è al lavoro si scordi una possibile pensione anticipata, o altri scivoli (il regime sperimentale di quota 100 è stata un fallimento, lo dice l'Inps). Secondo il documento The 2021 Ageing Report nel 2030, l'età di pensionamento in Italia sarà di 68 anni, un'età destinata a salire a 69 anni nel 2050 e a 71 nel 2070. Insomma, lavoreremo di più e pagheremo di più.

Cari amici, forse non tutti sono consci che la forte de-natalità avrebbe avuto, in futuro, conseguenze così drastiche, ma la realtà, purtroppo, è proprio questa: poiché abbiamo deciso di fare meno figli, ci piaccia o no, pagheremo alla grande, questo è il risultato!

A domani.

Mario

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