lunedì, giugno 19, 2023

IN SARDEGNA ALLA SCOPERTA DEGLI ANTICHI CIMELI DELLA CIVILTA' AGRO PASTORALE: I “PINNETTOS” E I “BARRACCOS”, I CARATTERISTICI RIFUGI-ABITAZIONE IN MONTAGNA DEI PASTRORI SARDI.


Oristano 19 giugno 2023


Cari amici,

Ormai l'estate ci è precipitata addosso come un mantello infuocato. La Sardegna è meta ambita del turismo estivo e credo che la gran parte dei visitatori non dovrebbero limitarsi a utilizzare le nostre meravigliose spiagge, ma anche addentrarsi nelle zone interne dell'isola, dove potrebbero trovarsi di fronte a meravigliose sorprese, come quelle di cui parlo con Voi oggi e che erano abitazione e rifugio ai tempi della civiltà contadina, quando la vita era certamente ben più aspra di quella di oggi! Ora ci lamentiamo se la temperatura scende di qualche grado, se c’è troppo caldo o troppo freddo, e risolviamo azionando con un semplice clic le macchine che ci danno immediato conforto; ma in passato si viveva in modo certamente più spartano, io oserei dire anche più salutare, sicuramente in modo più green! In Sardegna, in particolare in montagna, i pastori vivevano per la maggior parte dei giorni in campagna, con il loro gregge, rientrando a casa, quando possibile, una volta o due al mese. Nei freddi pascoli del Gennargentu essi trascorrevano le giornate all’aperto, riposandosi e dormendo poi in particolari capanni, capaci di proteggere, questi uomini lontani da casa, dal freddo e dalle intemperie. Questi rifugi venivano chiamati PINNETTOS e BARRACCOS, ripari comunque molto simili tra loro.

Questi particolari ricoveri rappresentano ancora oggi un importante pezzo di storia della Sardegna, un patrimonio storico-culturale e architettonico, da salvaguardare. Come accennato prima, in passato, essi costituivano delle vere e proprie dimore, perfettamente integrate nell’ambiente circostante; indubbiamente alquanto rudimentali, ma assolutamente funzionali e quasi indistruttibili. Non a caso, molte di queste strutture sono sopravvissute e sono ancora oggi presenti in diverse zone del Supramonte; molte risultano ancora sono in buono stato di conservazione, nonostante l’assenza della più basilare manutenzione. Spesso, adiacenti alla struttura principale, vi erano anche altre strutture similari più semplici, costruite sempre con materiali naturali (Cuiles); spazi destinati al ricovero degli animali, come pecore, capre o maiali.

I termini Pinnettu, Barraccu e Cuile, spesso sono usati genericamente per indicare lo stesso tipo di riparo, ma in realtà, secondo alcune fonti, i 3 termini indicano ognuno un tipo di riparo differente. La parola Cuile sta ad indicare il ricovero alquanto spartano costruito per dare riparo agli animali; Pinnettu indica, invece, una costruzione abitativa circolare, con la base costituita da un basso muro di pietre su cui veniva innalzata una copertura realizzata con tronchi di ginepro, frasche o/o canne. Barraccu, infine, era un riparo costruito totalmente in pietra, probabilmente a causa della scarsa disponibilità in loco di vegetazione adatta (ginepro) a realizzare l’usuale copertura. Tutte e tre le costruzioni, comunque, sapientemente realizzate con ingegno dai pastori sardi, erano perfettamente in grado di resistere a pioggia e neve, offrendo un riparo caldo e sicuro dalle intemperie.

L'interno di queste arcaiche strutture era costituito da un focolare centrale (probabilmente su esempio del focolare delle capanne nuragiche), chiamato su foghile, mentre alcuni ripiani laterali, addossati al tetto, servivano al pastore per riporre gli strumenti di lavoro e i prodotti tipici lavorati, come le forme di pecorino e il prosciutto. Nella parte più alta veniva creata una sorta di copertura orizzontale a cappello chiamato su cugumale, che aveva la funzione di riparare la capanna dalle piogge autunnali e di farla defluire lontano dalla struttura lignea. Su Pinnettu o su Barraccu erano spesso affiancati da una piccola costruzione, utilizzata come ripostiglio per gli attrezzi più ingombranti, e circondato da un recinto per il gregge chiamato sa corte, a sua volta affiancato da piccoli spazi, chiamati cherinas, utilizzati per il ricovero dei capretti in giovane età.

Amici, la vita di oggi è davvero alquanto diversa da quella di ieri, e chi oggi, per passione o turismo, va in Supramonte, rimane affascinato da queste costruzioni che così bene hanno resistito nel tempo! Fascino e gradimento sono l’ingrediente principale del turismo, e, da qualche tempo, queste particolari abitazioni, si stanno riscoprendo e rivalutando; alcune, poste in vicinanza di sentieri turistici, sono state recuperate per essere utilizzate come luoghi di ristoro. Opportunamente ri-adattate, sono diventate anche luoghi dove si può dormire, diventando per la nostra isola punti d’appoggio al crescente turismo alternativo.

Cari amici, credo che la Sardegna abbia molto ancora da offrire a fini turistici. Indubbiamente la gran parte del turismo si riversa sulle coste, alcune delle quali con spiagge uniche al mondo, ma anche l’interno della Sardegna può offrire molto di più, in conoscenza e scoperta di saperi e sapori, patrimonio di un’isola troppo spesso turisticamente ignorata in molte sue parti. Per scoprire le bellezze della Sardegna interna, l’ideale andare a visitare l’interno: in particolare il Supramonte. L’altezza media di questi rilievi è di circa 900 m; il territorio è costituito da un altopiano tagliato da valli profonde. Percorrendo i verdi sentieri, si possono scoprire le antiche vie dei pastori e trovare quelle antiche costruzioni del passato, dove oggi è possibile anche dormire. Queste piccole capanne, incastonate nella natura selvaggia di questi monti, saranno per il visitatore delle piccole oasi di pace, capaci di far dimenticare lo stress della vita di città e rigenerare, anche se per un breve periodo, corpo e mente! Provare per credere!

A domani.

Mario

 

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