Oristano 9 luglio 2023
Cari amici,
Chi è Paolo Crepet
lo sappiamo in tanti, così come conosciamo le sue sincere e forti analisi sulle
nuove generazioni e sulla loro educazione (spesso mancante), da parte di
genitori che, in gran parte, si sentono amici dei propri figli, rinunciando a
quel ruolo indispensabile che li dovrebbe vedere come educatori seri e
consapevoli, capaci di costruire la loro necessaria formazione ed educazione, e
non, invece, come semplici “compagni di merenda”. Psichiatra e sociologo,
Crepet oltre all’attività clinica e didattica, è oltremodo impegnato a ribadire
il suo pensiero, attraverso la pubblicazione di libri e l’utilizzo costante
dei media, in particolare partecipando a conferenze e importanti e seguite trasmissioni
televisive. Quanto ai libri, ha pubblicato molti titoli, tra i quali
ricordiamo: Non siamo capaci di ascoltarli (Einaudi 2001), Voi, noi (Einaudi
2003), I figli non crescono più (Einaudi 2005); la raccolta di racconti
Naufragi. Storie di confine (Einaudi 1999), La ragione dei sentimenti (Einaudi
2002), Sull'amore (Einaudi 2006), Dove abitano le emozioni (Einaudi 2007) con
Mario Botta e Giuseppe Zois, L'autorità perduta (Einaudi 2011), Elogio
dell'amicizia (Einaudi 2012).
Paolo Crepet, amici, è
uno degli analisti più attenti dello stato della attuale condizione giovanile,
vista troppo spesso in balia di ste stessa. Ora è arrivato il libreria il suo
ultimo libro, “Prendetevi la luna”, dove torna sui temi a lui più cari:
l'educazione, la scuola, la famiglia; il suo intento è chiaro: fornire uno
strumento per orientarsi oltre la coltre di nubi che oscurano la luna, ovvero
la speranza. Per questo dice ai giovani e anche a chi non lo è più: prendetevi
la luna; ognuno la sua, ovviamente. Leggerlo serve a far riflettere, a
ri-pensare il proprio ruolo di genitore, più che di compagno-amico dei propri figli.
Il libro di Crepet bisognerebbe
leggerlo e rileggerlo più volte, perché all’interno non si trovano solo «Consigli»,
come li troviamo nel bugiardino dei medicinali, ma seri suggerimenti
comportamentali, utilizzabili sia nei momenti difficili che in quelli della
gioia, sia quando siamo in preda alla rassegnazione che all'euforia. “La luna -
fa capire Crepet - è lì apposta, scompare e ricompare proprio perché se ci
fosse sempre sarebbe banale. Funziona come il desiderio, che implica il cercar
le stelle proprio quando non ci sono o si teme siano nascoste da qualche parte
dell'universo”.
Oggi viviamo tempi in cui
la famiglia fatica a ritrovare quel “ruolo autorevole” svolto in passato; il
connubio scuola-famiglia non esiste più da un pezzo, anzi continua a
crescere il conflitto anziché il dialogo. In un mondo sempre più tecnologico ci
si isola sempre più, dove il virtuale continua a sostituire il reale, creando
folle sempre più solitarie. Eppure, scrive Crepet, non sono gli eventi e la
tecnologia che ci stanno cambiando, ma noi che cambiamo gli eventi. Stiamo
diventando sempre più apatici, egoisti e poco propensi ad occuparci degli
altri; si combattono guerre terribili, eppure l’unica preoccupazione è che
possa creare problemi alla fruizione del nostro benessere, per cui chiudiamo
l'uscio di casa incuranti di ciò che succede fuori.
Amici, una delle cose che
rimarca Crepet nel suo libro è, come ho detto all’inizio di questa riflessione,
che i genitori di oggi non esercitano come dovrebbero il loro ruolo di genitori-educatori.
Oggi i genitori vogliono essere addirittura “più giovani dei loro figli”,
appiattendo e amicalizzando un rapporto che invece deve essere fondato sul
riconoscimento dei ruoli. Non esiste più in famiglia “il capitano”, il punto di
riferimento del clan familiare. “È forse – scrive Crepet - il compimento del
‘68, che fu una rivolta anti-autoritaria, ma ora una generazione che ha
contestato i padri è diventata serva dei propri figli!”.
Oggi in famiglia i
genitori non sono più capaci di dire i no ai propri figli, di educarli orientandoli
e rendendoli consapevoli, seppure senza usare l’autoritarismo, ma utilizzando
l’esperienza. Si potrebbe anche, all’occorrenza, fare “un armistizio” con i propri
figli: io ti concedo questo in cambio di quest’altro. “Ma così - scrive Crepet -
si spegne il desiderio di autonomia, l’ansia di recidere i cordoni,
l’affermazione piena della propria identità. Il conflitto generazionale è
sparito. E non è un bene”.
Cari amici, ho conosciuto
personalmente Paolo Crepet, l’ho ascoltato e apprezzato, e credo che in tanti
dovremmo riflettere molto sull’attuale (mancato) conflitto generazionale tra
genitori e figli. Ne va del loro futuro!
A domani.
Mario
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