lunedì, luglio 31, 2023

NEL FUTURO DOVREMO DARE L'ADDIO AGLI ALLEVAMENTI, E LA CARNE DEGLI ANIMALI SARÀ SOSTITUITA DA CARNE PRODOTTA IN LABORATORIO.


Oristano 31 luglio 2023

Cari amici,

Voglio dedicare l'ultimo post del mese di luglio ad una riflessione con Voi sulla probabile alimentazione nel prossimo futuro. Ogni anno, nel mondo, noi esseri umani consumiamo circa 350 milioni di tonnellate di carne. Il dato, già di per sé impressionante, è da tempo in crescita senza interruzioni e gli scienziati stimano che, anche a seguito dell’incremento della popolazione mondiale, continuerà ad aumentare ulteriormente. Tutto ciò rappresenta un grosso problema per il pianeta, considerate le gigantesche emissioni di sostanze inquinanti – oltre al consumo d’acqua – prodotte dagli allevamenti. Già da oltre un decennio si cercano soluzioni alimentari diverse e sostenibili: dalle alternative vegetali fino alla produzione di carne direttamente in laboratorio.

Si, amici, in futuro la carne per nutrirci non uscirà più dagli allevamenti ma dai laboratori, che sforneranno succulente bistecche che acquisteremo al supermercato. Sarà un grande salto quello che separa l’oggi dal futuro. Quella ottenuta in laboratorio sarà un particolare tipo di carne, che si ottiene nutrendo con sieri di origine vegetale o animale alcune cellule animali, in genere quelle staminali, prelevate da animali vivi senza provocare loro dolore (e quindi in modo etico). Gli studi per perfezionare e ottimizzare il processo produttivo a livello industriale sono ancora in corso, ma alcuni ristoranti di Tel Aviv e di Singapore sono già stati autorizzati a inserire carne artificiale nel proprio menù.

Ecco come si svolge il processo. Dopo tre mesi di nutrimento all’interno di speciali bioreattori, che permettono la crescita di tessuto muscolare, si arriva a ottenere una potenziale “polpetta” da 150 grammi. Per ora non è ancora possibile mescolare fibre diverse, quindi è necessario coltivarle separatamente per poi fonderle in un secondo momento. I primi hamburger pionieristici di una decina di anni fa avevano costi di produzione molto elevati (parecchie migliaia di euro) e il problema della struttura tridimensionale della carne ottenuta è ancora oggi lontano dall’essere risolto. Se ne sta però occupando un’azienda israeliana, che si sta impegnando a fornire ai potenziali produttori di carne sintetica una piattaforma di coltivazione e crescita della carne in grado di determinare un costo al chilogrammo di circa 20 euro.

Indubbiamente le premesse appaiono incoraggianti, non solo dal punto di vista alimentare ma anche sanitario: per la preparazione del prodotto si ipotizza infatti l’eliminazione degli antibiotici usati negli allevamenti, oltre ai pesticidi usati nei campi per produrre i mangimi, e molte altre sostanze tossiche oggi impiegate nella filiera produttiva. La bioingegneria sta provando a fare la sua parte in questo ambizioso progetto, e probabilmente saranno i Paesi più industrializzati a utilizzare per primi questi metodi nutrizionali alternativi. Secondo alcuni studi delle università di Oxford e Amsterdam, le emissioni di gas serra causate dalla produzione di carne diminuirebbero di oltre il 90 per cento, come anche il consumo d’acqua. La produzione di carne in laboratorio, insomma, potrebbe essere un toccasana sia per il pianeta sia per l’equilibrio degli ecosistemi viventi.

Amici, ad oggi almeno 150 compagnie stanno testando la carne sintetica, con investimenti miliardari da parte anche delle multinazionali. L’industria della bistecca in laboratorio sta dunque crescendo esponenzialmente, anche per rispondere all’esigenza di abbattere l’impatto che gli allevamenti hanno sul clima, a causa delle emissioni del bestiame, del grande utilizzo di acqua e della deforestazione per creare terreni di pascolo e stabilimenti per la macellazione e la trasformazione della materia prima. Il nuovo cibo, prodotto grazie alla tecnologia, è salutato con positività dagli ambientalisti.

Il dubbio che però assale, circa l’uso di questa carne prodotta in laboratorio, è il potenziale rischio per la nostra salute. Rachel Mazac, ricercatrice dell’Università di Helsinki, non si esprime sui possibili rischi per la salute: “Non posso dirlo con certezza – ha spiegato - ma questi cibi devono passare per la Novel Food Regulation europea, data la relativa novità della tecnologia. È necessario confermare la loro sicurezza al pari delle altre opzioni attualmente disponibili per i consumatori europei. In questa fase penso che non siano né più né meno sicuri rispetto alla carne ottenuta in modo convenzionale”.

Cari amici, per quanto non sarà facile abituarsi a questa nuova alimentazione, indubbiamente l’impatto positivo sull’ambiente c’è e non è di poco conto. Produrre carne coltivata in laboratorio farebbe calare i consumi di energia elettrica del 45%, migliorerebbe l’utilizzo del suolo de 99%, il consumo idrico verrebbe ridotto dell’82-96 per cento, con una grande riduzione delle emissioni di gas serra. Credo che, davvero, non sia poco, anche se il compito più difficile sarà quello di convincere il consumatore!

A domani.

Mario

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