mercoledì, febbraio 14, 2024

LA TRISTE E POCO NOTA STORIA DELLE “BURRNESHE ALBANESI”, LE DONNE COSTRETTE IN PASSATO A DIVENTATE UOMINI PER NECESSITÀ.


Oristano 14 febbraio 2024

Cari amici,

La storia che voglio raccontarvi oggi è antica e curiosa, ma alquanto triste, e riguarda la particolare sorte riservata ad alcune donne albanesi che in passato si trovavano in situazioni familiari particolari, come quando in casa veniva a mancare “l’uomo di riferimento”, ovvero il capofamiglia. In assenza di figli maschi era necessario che una delle donne di casa “cambiasse ruolo”, abbandonando quello femminile per assumere quello maschile. Ciò avveniva in passato, ai tempi in cui era imperante la società patriarcale, che, sia nella famiglia che nella società, vedeva l’uomo al posto di comando, mentre la donna era praticamente priva dei più elementari diritti.

Nella società albanese di un tempo (in particolare per tutto il periodo feudale), una donna non aveva nessun diritto, nemmeno quello di vivere da sola, essendo totalmente dipendente dal Patriarca di riferimento. Poteva capitare, però, che in famiglia mancassero i maschi, o per la scomparsa del capofamiglia, o in assenza di eredi di sesso maschile, e in questo caso – per necessità - ad una donna della famiglia veniva concesso (meglio dire STABILITO) di assumere su di sé la responsabilità del ruolo maschile mancante.

Passare il potere ad una donna era, per quel periodo, una vera eccezione. Per la donna designata era un vero e proprio “cambio di genere”, che la trasformava, anche psicologicamente, da donna-serva in uomo-di comando. Su di lei gravava il compito di capo famiglia, con i diritti e doveri dell’uomo, compresa l’amministrazione del patrimonio familiare. Questa donna che aveva cambiato ruolo era chiamata “BURRNESH” (termine derivato dalla parola BURR, ovvero uomo, volutamente declinato al femminile); questa era detta anche vergine giurata, perché tra i suoi doveri vi era anche quello di restare vergine.

La trasformazione avveniva sottoponendo la donna selezionata ad una particolare rito, che avveniva durante una cerimonia celebrata in presenza degli uomini più influenti del villaggio (in genere 12 uomini anziani). Durante la cerimonia, era prevista una “vestizione maschile”, il taglio dei capelli lunghi, così da diventare, anche fisicamente come un “maschio”. Doveva, inoltre, fare voto di castità. Al termine del rito la donna era diventata una “BURRNESH”, che avrebbe operato secondo le norme del KANUN, un codice di norme consuetudinarie non scritte, in vigore da millenni. Norme, amici, che funzionavano, come da noi in Sardegna, alla stessa stregua del nostro “Codice Barbaricino”, che per secoli funzionò trasmesso oralmente.

Il codice KANUN, in Albania e zone limitrofe come il Kosovo, era certamente in vigore fin dal periodo feudale, anche se, secondo gli studiosi, da molto tempo prima, in quanto questa normativa risalirebbe addirittura al terzo e quarto secolo d. C. e più precisamente agli imperatori illirici Diocleziano, Costantino e Giustiziano. La normativa prevedeva che, in caso di necessità, ad una donna della famiglia venisse affidato il compito, prettamente maschile, di “reggere il nucleo familiare”, abbandonando così il ruolo sottomesso femminile.

Le modalità del “passaggio” erano stabilite nell’antico codice KANUN, considerato una delle maggiori raccolte di diritto consuetudinario che, solo nel 1933, fu messo per iscritto da un frate francescano, Shtiefen Gjecov. Queste norme si trasmisero per secoli in maniera orale, recitate a memoria e tramandate attraverso le generazioni come una tradizione di famiglia. Erano anche norme “variabili” da villaggio a villaggio.

La donna diventata una Burrnesh, una volta entrata nel mondo degli uomini, cambiava il precedente status sociale: acquisiva il diritto di parlare in pubblico, esprimendo un proprio parere, ovvero aveva “Voce in capitolo”, cosa prima negata, ma non solo. Poteva bere e fumare, tutti privilegi allora esclusivamente riservati agli uomini. Diventava anche esperta di armi, e, impugnando un fucile, poteva difendere la proprietà, il clan e, in caso di pubblica necessità, anche difendere l’eventuale identità nazionale.

Amici, fino ad oggi non ero mai venuto a conoscenza di questa antica trasformazione subita dalla donna. Certo, oggi anche in Albania si contano pochi casi di Burrnesh esistenti, ma in passato il fenomeno era ben più diffuso; solo qualche famiglia, che vive in sparuti villaggi dell’estremo nord, soprattutto tra le montagne al confine con il Kosovo, al giorno d’oggi osserva ancora queste antiche consuetudini, previste dal Kanun. Su questo fenomeno è stato anche fatto un film, dove una Burrnesh è la protagonista (il film è Vergine giurata di Laura Bispuri, tratto dal romanzo omonimo di Elvira Dones).

Cari amici, il percorso della donna verso la parità è costellato di mille sentieri sassosi, dove innumerevoli pietre d’inciampo hanno impedito fino ad oggi il raggiungimento effettivo della parità con l’uomo. Per me la donna diventata Burrnesh incarnava il grande sacrificio fatto da una donna che, per dovere, veniva privata della propria femminilità e sessualità, con l’annullamento della propria identità, in cambio di una finta emancipazione. Per la gran parte fu un sacrificio, per poche altre fu un modo di sentirsi libere. Il traguardo della parità, purtroppo, appare ancora oggi alquanto lontano!

A domani.

Mario

 

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