Oristano 12 febbraio 2024
Cari amici,
Non molto tempo fa ho
parlato su questo blog di un male che prende al laccio tanti di noi: “L’EFFETTO
DIDEROT” (chi è curioso può andare a leggere quanto scrissi cliccando sul
seguente link: http://amicomario.blogspot.com/2023/12/leffetto-diderot-una-delle-facce-della.html.
Ebbene, oggi voglio fare con Voi una riflessione che non è lontana da questo
male: voglio parlarvi dell’effetto “BRACKETING”, che ci assale mentre
guardiamo le vetrine e siamo stimolati ad entrare a comprare qualcosa che al momento non
ci serve, di cui non abbiamo bisogno, ma abbiamo, comunque, la voglia di “comprare”.
Questo forte desiderio di
acquistare qualcosa che non ci serve, ma che soddisfa la “voglia di acquisto”,
colpisce molti di noi, considerato che – andiamo a pensare – passata la
“sbornia dell’acquisto” possiamo tornare in quel negozio e “fare il reso”. Il
bracketing, nella società che stiamo vivendo, che si nutre più di apparenza che
di sostanza, è in costante aumento, tanto che il fenomeno del rendere la
maggior parte degli acquisti fatti, per tenere successivamente solo ciò che
veste meglio, è diventato una norma.
Indubbiamente quella del
reso (da quando si fanno gli acquisti on line i resi sono aumentati in maniera esponenziale),
è una frenesia che di logico e di sensato ha ben poco, in quanto basterebbe andare
in negozio per provare i capi di cui abbiamo bisogno e non ci sarebbe motivo di
fare successivamente il reso. Il problema, in realtà, è alquanto complesso ed è
frutto del tipo di vita che viviamo. Negli ultimi vent’anni, i resi online sono
aumentati di pari passo agli acquisti. Solitamente gratuiti, sono poi diventati
a pagamento per alcuni e-commerce dopo una modifica della regolamentazione avvenuta
nel 2018.
Amici, il problema è che
non compriamo più per necessità, ma per dimostrare la nostra capacità di
acquisto; non compriamo perché abbiamo bisogno di qualcosa che ci serve, ma
perché comprare è stimolante, è una dimostrazione di potere che ci appaga;
inoltre, poiché veniamo bombardati
quotidianamente da imbonitori e influencer (con l’esibizione accattivante di
nuovi prodotti con delle belle foto che li raffigurano), ci convinciamo che ciò
che viene proposto sia necessario, oltre a consentirci anche di esibire gli
acquisti fatti agli amici.
La realtà è che, giorno
dopo giorno, stiamo diventando sempre più “esseri succubi”, burattini manovrati
da burattinai senza scrupoli. Le nuove tecniche raffinate della comunicazione
sono suadenti e ammalianti e noi sempre più dei “Pinocchio” nel Paese dei balocchi!
Seppure non abbiamo bisogno di comprare, cadiamo come mosche al miele nella rete
degli influencer, comprando anche se non ne siamo convinti fino in fondo. Perciò
cadiamo sempre più spesso nella tecnica del “see now, buy now” (vedi adesso,
compra adesso), che sfrutta proprio l’indecisione e la mancanza di riflessione
prima dell’acquisto.
Amici, spesso ci comportiamo come marionette, manovrate da abili burattini, quasi fossimo incapaci di ragionare usando il nostro cervello! Imbottiti da una costante dose di pubblicità, intontiti di fronte alla TV, osserviamo i nostri beniamini mentre indossano i nuovi capi all'ultima moda, oppure esibiscono orgogliosamente gli ultimi ritrovati come accessori da esibire in un "nuovo stile", ben informati sul fatto che i prodotti reclamizzati sono già disponibili da acquistare sul sito proposto,
e noi, per non perdere l'occasione ed evitare di non arrivare in tempo a comprarlo, ci affrettiamo a fare
subito l’ordine, comprando il prodotto a prescindere dalla sua possibile, effettiva utilità. Tanto poi possiamo fare il "reso"!
Cari amici, personalmente odio questa forma di sudditanza dagli imbonitori senza scrupoli che ci bombardano, e mi viene da pensare: continuerà ancora questa tremenda politica dello spreco,
dove conta l’esibire e non l’essere? Quando l’uomo rinsavirà e riuscirà a
riprendere la vita normale di “ospite” di questo pianeta, senza continuare a saccheggiarlo
e lasciando il mondo ridotto ad un campo di macerie alle nuove generazioni? Credo
che ci sia tanto da meditare…
A domani.
Mario
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