Oristano
9 FEBBRAIO 2024
Cari amici,
Credo che tutti noi sogniamo,
chi più chi meno. Chi ricorda i sogni e chi, invece, si sveglia senza
ricordare, immagazzinando in un file nascosto il lavoro notturno della mente.
Perché oggi faccio questa riflessione con Voi? Il motivo è semplice: a me è capitato di fare un sogno particolare.... la mia mente ha elaborato un sogno che mi è rimasto particolarmente impresso in molti dei suoi aspetti; un sogno molto diverso dai tanti
che ho fatto prima. È un sogno così “particolare” che credo possa incuriosire
anche Voi, per cui ho deciso di raccontarvelo. L’ho volutamente intitolato “DAL PRESENTE AL
FUTURO”. Eccolo.
Innanzitutto voglio
precisare che questo sogno non è legato a eventuali fatti avvenuti nei giorni precedenti, svoltisi nella normale routine quotidiana, nel senso che nessun fatto particolare mi aveva turbato. La mia giornata
standard è semplice e ripetitiva: mi alzo regolarmente tra le 6,45 e le 7,15 e,
dopo la colazione e la lettura del giornale scrivo al computer fino alle 11;
poi esco per un giro in città, visite ad amici, piccoli acquisti e rientro a
casa per il pranzo. La sera riposino pomeridiano, letture, qualche ulteriore uscita
per una breve passeggiata, cena, TV e “ultimo giro” di computer, prima di
andare a dormire, poco dopo mezzanotte. Vita tranquilla, insomma.
Come spesso mi succede, credo
di aver preso sonno subito. Nel caso che sto per raccontare, credo di aver
iniziato a sognare poco dopo, durante il primo sonno. Mi sono ritrovato in
pieno centro storico ad Oristano. Era una bella mattinata, luminosa, tiepida, piacevole
da gustare. Era una delle mie solite passeggiate giornaliere; avevo appena
superato il palazzo del Banco di Sardegna e mi avviavo verso Piazzetta Corrias,
passando per Via Serneste. Mentre godendomi la passeggiata mi avviavo verso la
piazzetta, vedo salire a passo lento un uomo che con mio grande stupore e
meraviglia mi lascia di stucco: era proprio il mio amico Aldo (uso, per ragioni di privacy, un nome di
fantasia…)! Impossibile, pensavo, non può essere lui, perché da tempo ormai ci
ha lasciati, non è più tra di noi.
Rallento il passo e poi
mi fermo del tutto, in attesa di vedermelo passare davanti. L’uomo, con gli
occhiali spessi che gli ho sempre conosciuto, camminava a testa un po’ bassa,
cosa che vagamente mi faceva ancora dubitare che fosse Lui, ma poi ogni incertezza si
sciolse: al momento dell’incrocio fu Lui il primo ad alzare lo sguardo e a
riconoscermi, e in quel momento, senza ombra di dubbio, ne ebbi la certezza: era proprio Lui, il mio amico Aldo. Rimasi così confuso e in difficoltà per
l’incredibile (direi impossibile) incontro che a mala pena, oltre il classico
sorriso di circostanza, quasi non riuscivo a dirgli ciao. Fu Lui a rompere il
ghiaccio dicendomi: “Ciao Mario, che ci fai qui vicino al Banco di Sardegna? Neanche ora
che sei in pensione, riesci a staccartene!”. Io, alquanto confuso,
riesco a rispondergli “No, no, passavo di
qui, ma non certo per la nostalgia del passato lavoro, facevo un passeggiata”.
Con il sorriso di circostanza, io però lo guardavo in modo strano; lo osservavo
come si guarda un fantasma, ovvero come qualcosa di impossibile. Nella mia
mente si accavallavano domande su domande, che avrei voluto fargli, ma che
avevo però difficoltà a porgli.
Alla fine, però, riuscii
a rompere gli indugi e trovai il
coraggio di dirgli: “Senti Aldo, lo
sappiamo tutti che non fai più parte di questo mondo, come mai a Te è stato
concesso di tornare, dopo la morte, tra noi su questa terra?”. Non mi
rispose subito, quasi volesse trovare le parole giuste per farmi capire meglio
quanto stava per dirmi. “Vedi, mi disse, gli esseri umani non vivono
solo la vita iniziale, quella “fisica”, all’interno di un corpo materiale,
corruttibile, che ha una sua durata molto limitata. Quella è la fase iniziale
della vita, che inizia quando veniamo al mondo e termina quando il nostro corpo
fragile, per una qualsiasi ragione, perde le sue capacità di funzionamento. Quella
terrena è solo una prima brevissima parte della nostra esistenza, che potremo
definire anche come una specie di “rodaggio”; in questo periodo apprendiamo i
primi rudimenti della conoscenza e vengono testate le nostre qualità, le nostre
capacità, che ci serviranno poi, concretamente, nell’altra vita”.
Ero letteralmente senza
parole. Lo ascoltavo senza profferire sillaba, anzi cercavo addirittura di
respirare lentamente per non perdermi neanche un briciolo di quanto mi stava dicendo.
Mentre cercavo di restare apparentemente sereno, ero invece molto agitato e
nervoso, Lui era calmo, rilassato, di una calma quasi serafica, senza alcun
patema d’animo. Eppure lo avevo conosciuto battagliero e combattivo! Per una
vita intera aveva operato commercialmente, creando dal niente aziende e posti
di lavoro, aveva fatto parte della vita pubblica, economica, sociale, sportiva
e di relazione del nostro territorio. Vederlo ora così calmo e sereno, se da un
lato mi meravigliava, dall’altro, non so come, riusciva anche a
tranquillizzarmi, calmando la mia ansia e la mia agitazione.
Mentre camminavamo
lentamente mi prese sottobraccio e mi disse: “Vedi, forse è un bene che,
quando siamo in vita non sappiamo cosa ci attende dopo, perché altrimenti
vivremo in modo sbagliato il percorso terreno. Essendo questo una specie di
test per “il dopo”, è meglio che nessuno sappia cosa è destinato a “fare dopo”,
al termine del test-di rodaggio! Sappi anche che l’altra vita è molto diversa
da quella che abbiamo vissuto su questa terra. L’egoismo, l’accumulo di
ricchezze, lo sfruttamento degli altri, la prevaricazione, sono bassezze di
questo mondo: nell’altra vita tutto questo è solo polvere, varranno solo le
nostre capacità di relazionarci con gli altri in modo “illuminato”. Ci sarà una vita gioiosa per quelli che hanno vissuto nel pieno rispetto degli altri, mentre per quelli che hanno vissuto in modo prevaricante, facendo del male agli altri, ci sarà solo il buio: gelido e infinito. Anche se le
mie parole sono difficili da comprendere, forse ti serviranno per riflettere.
Il nostro incontro è stata un’eccezione, sappi che avviene solo in casi rarissimi”.
Ero impietrito, incapace non
solo di parlare ma anche di muovermi al suo fianco. All’improvviso un’auto
imboccò Via Serneste in velocità: eravamo al centro della strada e per
scansarla mi gettai letteralmente su un lato, cadendo rovinosamente a terra. La
rovinosa caduta fece svanire il sogno: mi svegliai di soprassalto, madido di
sudore e con il respiro affannoso. Mi guardai intorno e mi resi conto che era
stato davvero un sogno: ero nel mio letto e, con gli occhi sbarrati, sentivo il cuore che batteva forte. Muovendomi lentamente per non svegliare nessuno, mi alzai cercando di calmarmi;
anche se era stato solo un sogno, quanto sognato era ancora perfettamente lucido nella mia mente. Dopo un po’ scesi in cucina, feci colazione, e,
ripetendo i soliti riti che in automatico faccio tutte le mattine, iniziai la
mia giornata. Il sogno, però, non mi aveva abbandonato: continuava ad essere
presente nella mia mente, come un film che continua la proiezione. E il suo ricordo ogni tanto mi riappare...
Che dire, cari amici, il
sogno particolare di quella notte non mi ha ancora abbandonato. Credo che voglia
significare qualcosa, anche se non so cosa. Sono un cristiano e sono certo che,
dopo questa vita, ne abbiamo un’altra, quella infinita, dove verremmo collocati
da Dio, in relazione al nostro percorso terreno. Forse Aldo mi voleva ricordare
proprio questo: che è proprio il nostro percorso terreno, quello che Lui ha chiamato
“test-rodaggio”, che dobbiamo cercare di fare nel modo migliore; solo impegnandoci
positivamente nel corso della nostra vita, facendo del bene agli altri, possiamo
superare positivamente quel “Test”, previsto da Aldo! Insomma, credo che fosse l'invito ad agire facendo del bene,
senza usare sotterfugi e furbizie, e in questo modo potremo davvero sperare in un buon “posto”
nell’altra vita!
Ciao a tutti.
Mario
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