giovedì, febbraio 22, 2024

ITALIA: CONTINUA A SALIRE LA PERICOLOSA MONTAGNA DEL DEBITO PUBBLICO. NEL 2023 SI È INNALZATA DI ULTERIORI 105 MILIARDI DI EURO…

 


Oristano 22 febbraio 2024

Cari amici,

Secondo quanto comunicato dalla Banca d'Italia, relativamente al 2023, il DEBITO PUBBLICO ITALIANO è continuato a salire. Al 31 dicembre 2023 aveva raggiunto la cifra di 2.863 miliardi di euro, in aumento  di circa 2.855 miliardi rispetto all’inizio del mese; l'incremento mensile è stato, quindi, di quasi 8 miliardi di euro. Calcolato, rispetto ai dati di inizio anno, (che era di circa 2.758 miliardi di euro) il debito pubblico è cresciuto nel solo 2023, di oltre 105 miliardi. Un dato che indubbiamente fa riflettere.

Per meglio chiarire, il debito pubblico (o debito delle amministrazioni pubbliche) è costituito dalle esposizioni di uno Stato e di altri soggetti pubblici nei confronti di altri soggetti economici. I creditori possono essere nazionali o esteri e possono essere individui, imprese, banche o Stati esteri. In Italia viene diffuso dalla Banca d'Italia. attraverso il  supplemento "Finanza pubblica, fabbisogno e debito" e viene annunciato con circa un mese e mezzo di delay (quindi a metà marzo, per esempio, viene comunicato il debito pubblico di gennaio).

Amici, per valutare compitamente l'entità e l’importanza di questa esposizione dello Stato, di norma il debito viene messo a confronto con la globale ricchezza economica della nazione di riferimento (il PIL, il Prodotto Interno Lordo di una nazione), oltre che metterlo a confronto con le altre esposizioni debitorie delle altre nazioni economicamente in stretto rapporto, nel nostro caso “nazioni europee”, essendo tutte parte integrande dell’Unione Europea.

La montagna del nostro debito pubblico, dunque, continua a salire paurosamente, appesantendo la situazione precedente che di certo era già poco felice. L’aumento record del 2023, di oltre 105 miliardi di euro, è derivato: per circa 89,2 miliardi dal fabbisogno dello stato, poi vi hanno concorso anche l'aumento delle disponibilità liquide del Tesoro, per 6,5 miliardi e il complesso tra scarti di emissione, rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e la variazione dei tassi di cambio per altri 9,6 miliardi. Indubbiamente c’è da dire che l’ammontare del debito non è di certo un bel dato.

L'Italia, dunque, continua ad indebitarsi a ritmi alquanto elevati. In media, quasi 9 miliardi al mese. Tra l'altro, rapportando il debito pubblico di dicembre al valore nominale del PIL, otteniamo un 140,8%, che è superiore all'obiettivo del 140,2% indicato dal governo nella Nota di Aggiornamento al DEF del settembre scorso, seppure in calo dal 141,7% del 2022. Per fortuna lo spread è sceso ai minimi da due anni, aggirandosi attorno ai 150 punti base. E anche se i rendimenti dei BTp sono risaliti dai minimi toccati a fine dicembre, restano ben sotto i massimi dell'ottobre scorso. La spesa per interessi, in prospettiva, sarà alleggerita rispetto alle previsioni più cupe dei mesi passati.

Amici, la situazione comunque non appare molto tranquilla e le “Famiglie e gli investitori stranieri” tengono i riflettori puntati. Quanto ai BTP, le famiglie italiane, nei primi undici mesi dell’anno ne hanno acquistato 120,905 miliardi, anche se a novembre, per la prima volta, ne hanno anche venduto, per un controvalore di 2,076 miliardi. Ora hanno in portafoglio oltre 320 miliardi di bond del Tesoro, il 13,46% del totale in circolazione. Ad ottobre, la percentuale era appena leggermente superiore, al 13,49%. A fine 2021, prima del boom dei rendimenti e della conseguente corsa all'acquisto dei BTp, le famiglie ne possedevano appena il 6,39%.

Anche gli investitori stranieri hanno rireso a comprare BTP alla fine dello scorso anno. A novembre, hanno effettuato acquisti netti per 6,159 miliardi e nei primi undici mesi per 37,399 miliardi. Mettendo assieme quest'ultimo dato con quello relativo alle famiglie, otteniamo che la somma dei loro acquisti è stata pari al 150% dell'aumento del debito pubblico nell'intero 2023 e di oltre il 160% al 30 novembre scorso. Ecco spiegato il calo dello spread, pur a fronte di uno stock che non accenna a frenare la crescita.

Cari amici, considerato che è assolutamente necessario cercare di diminuire l’esposizione, si può operare di anno in anno ottenendo “avanzi primari” (attraverso l'aumento delle entrate fiscali o di tagli alla spesa pubblica), anche se questo potrebbe essere più un danno che un guadagno. Una delle proposte (ma, per ora, non prese in considerazione dai “Paesi forti” dell’UE, come la Germania) che aiuterebbe non poco il nostro pesante debito pubblico è quella della creazione di un “European Safe Asset”, ovvero di un titolo europeo privo di rischio in sostituzione dei debiti nazionali dei Paesi facenti parte dell’UE. I bassi interessi su questi titoli privi di rischio aiuterebbe non poco i Paesi deboli come l’Italia. Chissà, però, se mai si riuscirà a percorrere questa strada!

A domani.

Mario

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