giovedì, luglio 15, 2021

IL NOMADISMO DIGITALE PUO' RIVITALIZZARE I PICCOLI CENTRI, SVUOTATI DALLA CONCENTRAZIONE DEL LAVORO NEGLI UFFICI NELLE GRANDI CITTÀ.


Oristano 15 luglio 2021

Cari amici,

Tsugio Makimoto

Era il 1997 quando due tecnici informatici (un ingegnere, Tsugio Makimoto e un esperto di tecnologie, David Manners), dei veri visionari per quei tempi e antesignani delle reti di comunicazione ad alta velocità, pubblicarono “Digital Nomads”,  un avveniristico articolo che affermava che in futuro, grazie non solo all’alta velocità ma anche alla crescente miniaturizzazione dei dispositivi mobili, chi lavorava in ufficio con i computer avrebbe potuto svolgere ovunque il suo lavoro: da casa come in vacanza, dalla propria città o da un’altra parte del mondo, al mare o in montagna, senza nocumento per il lavoro svolto. Insomma la loro era la previsione di quello che sarebbe successo in futuro, rivoluzione poi rivelatasi esatta e che noi oggi chiamiamo “Nomadismo digitale”.

Oggi, dopo oltre vent’anni, quella previsione è diventata realtà e sono sempre più numerose le persone che si definiscono nomadi digitali. Nomadi, perché la loro sede di lavoro può cambiare in continuazione, essi possono essere ovunque,  essendo possibile lavorare da qualsiasi angolo del pianeta. Se poi pensiamo che il mondo dei nomadi digitali è costituito in prevalenza da giovani informatici, amanti del cambiamento e non certo del classico, fresco locale d’ufficio posto in una grande città, l’attuale mondo del lavoro è destinato ad essere totalmente rivoluzionato!.

Lollove, antica abitazione

Cari amici, con un bacino di utenti in rete stimato in oltre 4 miliardi di operatori e la possibilità di connettersi praticamente da qualsiasi posto del mondo, anche dal centro più piccolo del pianeta (come può essere uno dei nostri paesi dell’interno come Lollove), può essere dislocata la postazione adatta per svolgere il proprio lavoro. Operare da casa propria, per esempio, consentirebbe grandi risparmi di tempo e denaro! Credo che sia un cambiamento straordinario, rispetto all’organizzazione del lavoro attuale, capace di aprire nuovi orizzonti sul futuro del lavoro. Scendendo nei particolari, noi sardi potremo dire che il nomadismo digitale può essere l’uovo di colombo per salvare la vita dei piccoli centri, oggi destinati all’estinzione.

Sviluppatosi per necessità durante la pandemia, lo smart working ha dimostrato subito la sua validità, consentendo, nei periodi di Lock down, la regolare funzionalità di uffici pubblici e privati, tanto da toccare con mano che il sistema poteva tranquillamente proseguire, consentendo a molti di poter lavorare da casa, senza dover obbligatoriamente tornare a lavorare in ufficio.  Si, amici, dallo smart Working al nomadismo digitale il passo è stato breve, e molte aziende stanno cambiando radicalmente le precedenti abitudini, considerato anche che, oltre al risparmio di tempo e di denaro la resa dei lavoratori è apparsa in netto aumento.

In realtà il cambiamento creato dal “Nomadismo digitale”, ovvero la possibilità di poter lavorare ovunque (portandosi appresso il proprio bagaglio lavorativo) ha ampliato a larghissimo raggio la dislocazione delle postazioni di lavoro. Si può lavorare, per esempio, per una compagnia aerea italiana stando a Roma o a Tokio, oppure alle isole Baleari o in montagna. Insomma un nomadismo digitale a 360 gradi, reso possibile in ogni parte del mondo. L’Unione Europea, per esempio, ha già preso coscienza del fatto che i migliori professionisti di molti settori sono ‘in pectore’ già dei nomadi digitali; questo, per i cittadini dell’UE, ha una grande valenza ed importanza: per loro sarà possibile soggiornare in un Paese europeo fino a tre mesi senza registrarsi.

Negli USA, secondo un report stilato dalla società americana di consulenze MBO Partners, ci sono già oltre 20 milioni di nomadi digitali, ai quali potrebbero aggiungersene altri 85 nei prossimi anni a livello globale. Anche l’Italia sta iniziando a muoversi sul tema. La startup Nomads Embassy, fondata dall’italiano Jacopo Gomarasca e dall’americana Brittany Loeffler, ha deciso di puntare sul supporto da dare ai lavoratori (sempre più numerosi) che scelgono un percorso professionale alternativo al classico lavoro in ufficio. Proprio per rispondere a queste esigenze questa startup innovativa si è strutturata per diventare la prima “Ambasciata” al mondo per nomadi digitali, rendendo questo stile di vita alla portata di tutti.

"Il progetto Nomads Embassy – come ha spiegato il co-fondatore Jacopo Gomarascaè nato con un duplice obiettivo: da un lato fare da tramite tra questi lavoratori e gli Stati, aiutandoli appunto a incrementare il turismo intelligente e rendere gli stessi Paesi più attraenti grazie ai servizi offerti, dall'altro il progetto intende semplificare al massimo la vita di chi decide di percorrere questa strada, sostenendoli in modo concreto grazie all’innovativo Nomad Travel Kit". "All'interno del Nomad Travel Kit - ha spiegato lo startupper - abbiamo inserito tutto ciò di cui un nomade digitale può avere bisogno durante i suoi viaggi: Sim card, membership con le palestre, spazi di co-working, carte prepagate per la mobilità e ristoranti convenzionati, ma anche corsi di lingue, guide alle principali città del mondo ricche di consigli, risorse utili e tutta una serie di strutture certificate, convenzionate e che rispecchiano determinate caratteristiche adatte quindi ad accogliere i nomadi digitali. In questo modo potremo aiutare l'economia locale, indirizzando i nostri membri ai partner selezionati, e fornire ai nomadi digitali un'assistenza personalizzata 24 ore su 24, 7 giorni su 7, in modo che siano sempre coperti da qualsiasi evenienza".

Cari amici, il nomadismo digitale rivoluzionerà in breve tempo la consolidata vita d’ufficio a tanti lavoratori, in particolare a tutti quelli che si sentono poco adatti a un lavoro d'ufficio con orari prestabiliti; questa nuova libertà, quando possibile, farà diventare dei freelance quelli che hanno la grande voglia di viaggiare, ma anche i lavoratori dipendenti che vogliono cambiare la loro vita d’ufficio, ritenendola troppo sedentaria. In realtà la vita sedentaria, comoda e monotona, credo che abbia proprio le ore contate!

A domani.

Mario 

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