martedì, luglio 27, 2021

CHIAMARLE “CATCALLING” O SEMPLICEMENTE MOLESTIE SESSUALI NON FA DIFFERENZA. È LA PESSIMA ABITUDINE A PRATICARLE QUELLA DA CONDANNARE CON FERMEZZA.


Oristano 27 luglio 2021

Cari amici,

Oramai nel nostro linguaggio la terminologia inglese la fa da padrona. L’ho scritto anche di recente che nella nostra lingua ci sono tutte le parole necessarie per esprimerci correttamente, per cui è solo un brutto vezzo (quasi ci facesse più acculturati) quello di usare parole importate da altri linguaggi. Lo vediamo e sentiamo ogni giorno: da Lockdown a Meeting, da Fast Lunch a Catcalling, parola quest’ultima che indica il pessimo comportamento di cui voglio parlare con Voi oggi e che identifica le molestie sessuali, verbali e gestuali, che vengono indirizzate pubblicamente al gentil sesso. In realtà questo “sport pseudo-sessuale” è in auge da tempo lontano, se penso che certi apprezzamenti erano in uso anche oltre mezzo secolo fa, quando io ero ancora un ragazzo.

Oggi purtroppo questo comportamento continua, anche se, quasi per cercare di sminuirne la volgarità, cerchiamo di ingentilirlo chiamandolo Catcalling. Questo termine inglese, nato dalla fusione dei termini “cat” (gatto) e “calling” (chiamare), altro non è che la riprovevole molestia verbale rivolta prevalentemente alle persone di sesso femminile incontrate per strada. Il fenomeno è purtroppo in crescita e condiziona molte donne che non si sentono più libere di camminare tranquillamente per strada, indossando ciò che vogliono. Secondo l'Accademia della Crusca, che ha ricostruito l’origine del termine, Catcalling è attestato col significato attuale a partire dal 1956. Mentre nel Settecento aveva per lo più il significato di "grido, lamento, suono simile a un lamento" e indicava rispettivamente l’atto di fischiare a teatro gli artisti sgraditi, ovvero un fischio di disapprovazione.

Nel 2018 il governo francese approvò una legge che dichiarò punibile il Catcalling su strade o mezzi di trasporto pubblico, con multe fino a 750 euro. Anche in Perù vigono leggi contro simili pratiche dal marzo 2015 e negli Stati Uniti, nell’Illinois per esempio, ci sono leggi che puniscono le molestie di strada. Anche in diversi altri Paesi questo irriguardoso comportamento è punito, a volte anche severamente. C’è da considerare anche che le molestie di cui parliamo, spesso non si limitano ad esprimere pessimi commenti di natura sessuale, ma comprendono anche insulti omofobici, transfobici e altri stupidi commenti che fanno riferimento a etnia, religione, classe sociale e disabilità.

In Italia, purtroppo, non c’è una norma di legge specifica per punire il reato di Catcalling. Eppure le molestie verbali sono praticate in lungo e in largo, e comprendono tutta una serie di pessimi commenti, che vanno dai gesti volgari agli  strombazzamenti, dai fischi alle avance sessuali, rivolti sia in aree pubbliche che nelle strade, centri commerciali, mezzi di trasporto e parchi. Il fenomeno, purtroppo, è accertato in crescita, e condiziona molte donne e non pochi soggetti “diversi” che non si sentono più liberi di camminare per strada, per il timore delle battute che infastidiscono e avviliscono.

Nel nostro Paese questo triste fenomeno viene spesso banalizzato e derubricato come dei semplici apprezzamenti senza alcun intento di molestia; parole e gesti che però nella maggior parte dei casi non sono né richiesti né graditi, e, in larga misura, evidenziano comportamenti fortemente sessisti. Una donna che si sente fischiata per strada o riceve una battuta fin troppo esplicita, non lo prende certo come un complimento, ma in molti casi il gesto viene percepito come una vera e propria molestia, ovvero la messa in atto di una vera violenza psicologica.

Cari amici, personalmente sono assolutamente contrario alla pratica di questo riprovevole comportamento “molto mediterraneo”, ovvero quello di fare stupidi e sbagliati complimenti ad una donna, così come sono angustiato dalle pessime battute rivolte alle persone disabili, di diverso colore, o che professano altre religioni o praticano costumi diversi dal nostro. Quando in questo mondo continua a mancare il rispetto e la tolleranza e viene invece praticata la prevaricazione e la violenza verbale (privata o pubblica), la vita sociale diventa caotica e poco vivibile. Credo che anche l’Italia dovrebbe quanto prima mettere il giusto freno al triste fenomeno delle molestie (varando apposito provvedimento di legge), anche se noi, elegantemente, lo chiamiamo “Catcalling”.

A domani.

Mario

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