Oristano
25 marzo 2016
Cari amici,
la pianta erbacea di
cui voglio parlarvi oggi è comunissima: è il taràssaco; la possiamo trovare un po’ dappertutto quando andiamo
in campagna, sia ai bordi delle stradine che all’interno dei chiusi, in
particolare ai lati dei muri, dove il terreno non è coltivato. Credo che questa
pianta possano ricordarla in molti, considerato che da piccoli in tanti ci abbiamo
giocato soffiando con forza sui suoi fiori maturi che, come una delicatissima
sfera fatta di piccoli filamenti argentei, al nostro soffio volavano e si
libravano nell’aria! Oggi, però, voglio parlarvi del Taràssaco in modo serio, non giocoso, cercando di farvelo conoscere meglio.
Il taràssaco comune
(Taraxacum officinale, Weber ex F.H.Wigg. 1780) appartiene alle angiosperme,
famiglia Asteracee. Già il suo nome indica le virtù medicamentose della
pianta, note fin dall'antichità e sfruttate con l'utilizzo sia della parte
aerea (le foglie) che delle sue radici. È più conosciuto con i suoi nomi in
vernacolo: dente di leone, soffione, cicoria selvatica, pisciacane, piscialletto
o anche cicoria matta, per citare i più noti. Pare che il termine taràssaco derivi dall’unione di due
parole greche: “tarakè” che significa “turbamento, agitazione” e “akos” che
significa “rimedio”, anche se c’è chi ritiene derivi dall’arabo “Tarahšaqn”,
che indica invece la proprietà diuretica. Entrambi i termini indicano,
comunque, le sue proprietà, anche se, nonostante l’antica notorietà, prima del
XV secolo in Europa le sue virtù erano pressoché sconosciute; sarà il botanico
e medico Hieronymus Bock, nel 1539, a consigliare il tarassaco per uso
officinale nella sua opera “Das Kreütter Buch”.
Questa pianta è diffusa
un po’ ovunque (dal livello del mare fino ai 1.800 metri di altezza), e, non
avendo bisogno di cure particolari cresce spontanea nei luoghi erbosi e
incolti, che siano pascoli o bordi di strade o sentieri. Fiorisce tra Febbraio
e Maggio, a seconda dei luoghi, sviluppando dei bellissimi fiori di un colore giallo
intenso, corteggiati a lungo anche dalle api, che ne ricavano dell’ottimo
miele. I fiori non durano a lungo, presto sostituiti da soffici palle piumose,
tipiche del taràssaco chiamate “pappi” (più comunemente soffioni), che si
sviluppano presto dal fiore e che non sono altro che l’insieme dei frutti
pronti a sparpagliarsi al primo alito di vento. Un gesto, questo, che ci
riporta alla nostra infanzia, quando ci soffiavamo fortemente sopra! Rito questo
che, tra l’altro, risulta legato a tutta una serie di credenze popolari maturate
nel corso del tempo. Eccone alcune curiose.
Una credenza per esempio dice che
il numero di semi che rimangono attaccati dopo aver soffiato una volta,
corrisponde al numero degli anni che restano da vivere! Un’altra, invece, dice
che se a soffiare sono due innamorati che intendono esprimere un desiderio, se
i semi volano via tutti, questo desiderio si realizzerà. Infine, se a soffiare
è una ragazza che si deve sposare, i semi che rimangono dopo aver soffiato
indicano gli anni che mancano al matrimonio. Credenze, certo, ma l'uomo ha sempre avuto bisogno di responsi, di oracoli! Della pianta, come accennato, si
utilizzano a livello medicamentoso sia le foglie che i fiori e le radici.
Il periodo migliore per
la raccolta del tarassaco è a Febbraio, oppure a Settembre, prima che la pianta
fiorisca, nel pieno della sua tenerezza e delle sue proprietà salutari. Uno dei
modi più consueti per consumare il tarassaco è in insalata, condita con dell’ottimo olio
extravergine di oliva, sale e aglio crudo tritato finemente. La sua composizione
chimica indica: il 3,1 % di proteine, lo 0,4 % di fibre, l’87 % di acqua, 3,6 %
di zuccheri e l’1,1 % di grassi; sono presenti importanti minerali, come calcio, sodio,
ferro, fosforo, potassio, magnesio, zinco e selenio. Le vitamine presenti nel
tarassaco sono: vitamina A, vitamina B1, B2 B3, vitamina C, vitamina E e K. Il taràssaco contiene anche alfa e beta-carotene, criptoxantina-beta, luteina e
zeaxantina. La pianta è anche ricca di inulina, olio essenziale,
tannino, flavonoidi, acido caffeico e cumarico, oltre a una mucillagine
altamente idrofila.
Il tarassaco, già noto
fin dall’antichità per le sue proprietà, risulta ancora oggi ben utilizzato in
erboristeria, grazie soprattutto alle sostanze amare contenute che ne caratterizzano
anche il suo gusto: tarassicina e inulina. Fra le sue principali
caratteristiche prevalgono quelle diuretiche, tanto da essere noto, nella tradizione
contadina, con il nome di piscialetto. Ottimo depurativo per il fegato, è in
grado di favorire il passaggio della bile dal fegato all’intestino; il suo uso
ha anche proprietà antinfiammatorie, purificanti, e disintossicanti nei
confronti del fegato. Ha effetti benefici anche nel trattamento dell’itterizia,
regolando la produzione di bile e facilitandone l’espulsione attraverso l’urina
della quantità in eccesso e, grazie alla vitamina C e agli altri antiossidanti,
combatte le infezioni virali. E non è tutto.
Risulta anche benefico
per le ossa, avendo un buon contenuto di calcio che è importante per una buona
crescita e per la robustezza dell’ossatura; considerata poi l’abbondanza di
potassio e gli effetti diuretici creati, è anche utile per regolare la pressione
arteriosa. È considerato anche un buon digestivo: il tarassaco stimola la
secrezione dei succhi gastrici, migliorando l’appetito ed apportando benefici
all’intero sistema digestivo. È anche in grado di abbassare i livelli di colesterolo: la
fibra alimentare introdotta risulta utile in quanto legandosi al colesterolo
cattivo LDL in eccesso, ne facilita l’espulsione attraverso le feci. Efficace anche per la cura dei calcoli
renali o biliari: recentemente si è scoperto che è in grado di apportare benefici non tanto sui calcoli già esistenti,
ma nella predisposizione dell’organismo alla loro formazione.
Anche il diabete ne
trae beneficio: il succo di tarassaco ha, tra le sue proprietà, anche quella di
stimolare la produzione di insulina da parte del pancreas, mantenendo stabili i
livelli di zucchero nel sangue. A tutto questo si aggiungono gli effetti diuretici
della pianta che contribuiscono ad eliminare gli zuccheri in eccesso attraverso
la minzione. Fa bene anche alla pelle: contiene una linfa bianca, conosciuta
anche come il latte dei denti di cane,
che ha comprovati effetti benefici, utilizzato per il trattamento di
infezioni da microbi a da funghi. Questa sostanza può essere impiegata con
successo per il trattamento delle varie affezioni della pelle senza il rischio di
incorrere in effetti collaterali. Risulta infine utile anche per contrastare i radicali
liberi. Molti i modi di utilizzo delle sue proprietà: il taràssaco, oltre che consumato in insalata, può essere assunto in succo, decotto
e in estratto secco; risulta utile anche l'ottimo miele che le api ricavano dai suoi fiori.
Ricordo sempre a tutti che l’uso delle proprietà medicinali delle
piante va sempre autorizzato dal medico o dal farmacista: è un problema di dosi
e di intolleranze, in quanto anche una buona sostanza va somministrata
nell’organismo con grande cautela, attenzione e competenza. Le generiche
informazioni qui riportate non sono consigli medici e potrebbero essere
travisate o mal espresse. I contenuti hanno solo scopo illustrativo e non
sostituiscono il parere del medico, che, prima dell’utilizzo, va sempre e
comunque consultato.
Cari amici, mi piace chiudere questo mio post con alcune
curiosità. I nativi americani utilizzavano le foglie del taràssaco bollite
nell’acqua per curare efficacemente i diversi problemi della pelle; pensate che il succo
lattiginoso che fuoriesce dalle radici del tarassaco, applicato 3 volte al
giorno per almeno una settimana, pare sia in grado di eliminare le verruche! In
alcune zone dell’Inghilterra, come ad esempio nel Berkshire, i fiori vengono
utilizzati per la preparazione di un vino chiamato Dandelion Wine. Infine, con
le radici tostate del taràssaco si può preparare anche un buon caffè (come
facevamo noi, durante la guerra, con le radici della cicoria)!
A domani.
Mario
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