Oristano 25 giugno 2022
Cari amici,
Del pericolo dello
spopolamento in Sardegna ho parlato a lungo su questo blog. L’ultima volta è
stata in questo mese di giugno, il 9 per l’esattezza; chi vuole può andare a
leggere quanto scrissi cliccando sul seguente link. http://amicomario.blogspot.com/2022/06/la-sardegna-e-lincubo-spopolamento-nel.html.
Come ho avuto modo di ribadire, la Sardegna è in balia dello spettro dello
spopolamento. L’ISTAT, nella terza edizione del Censimento permanente della
popolazione, aggiornato al 31 dicembre 2020, ha evidenziato che in Sardegna nel
2020, rispetto ai dati 2019, la popolazione è calata di ben 21 mila abitanti!
Si, inutile nascondersi
dietro un dito, nella nostra isola alla fine del 2020 si contavano 1.590.044
residenti, con un calo sempre più netto rispetto al passato. Ora in Sardegna
gli abitanti sono meno di 1,6 milioni, con un buon numero di paesi che
rischiamo di estinguersi; inoltre, la lettura di questi numeri terribili
evidenzia un dato ancora più preoccupante: l’inesorabile spopolamento che
attanaglia l’isola ora sta colpendo anche i centri abitati vicini alle coste,
non solo quelli dell’interno. La preoccupazione è grande e i sindaci, primi responsabili
della vita di questi centri minori, cominciano a sentirsi tra di loro, cercando
di ipotizzare soluzioni al triste fenomeno.
Ula Tirso |
In quest’ottica. proprio
nei giorni scorsi diversi sindaci, rappresentanti dei Comuni sardi in pericolo
di estinzione, si sono riuniti in Assemblea a Ula Tirso, con all’ordine del
giorno quel tema davvero spinoso: affrontare, insieme, il grave pericolo
dello spopolamento che li colpisce ogni giorno di più. È stata questa la
prima assemblea messa in atto da questi centri che rischiano di sparire. Sono 31
le Comunità sarde dal futuro alquanto incerto, futuro sul quale ha lanciato
l’allarme anche uno studio effettuato dal Centro Regionale di Programmazione,
intitolato appunto proprio “Comuni in estinzione”.
L’incontro a Ula Tirso tra
i rappresentanti di questi centri minori è servito a stabilire che, per uscire
dall’emergenza, è necessario “unire le deboli forze”, per chiedere alla
Regione, tutti “uniti”, l’adozione di un serio piano contro lo
spopolamento, oltre alla ripresa produttiva delle aree interne. Senza un
progetto valido, capace di valorizzare luoghi meravigliosi, naturalmente
intatti, con tradizioni, usi costumi, saperi e sapori unici, questi centri minori
non potranno salvarsi. I sindaci hanno chiesto con forza “Un piano organico e
mirato agli interessi generali della Sardegna, e non solo alle sue zone
marginali e periferiche”, così colpite dall’emergenza spopolamento.
Con forza i Sindaci
presenti a Ula Tirso hanno sostenuto che, “In analogia a quanto promosso
dall’Unione Europea con il Quadro comunitario di sostegno alle Regioni in
ritardo di sviluppo, la Regione deve dotarsi di un programma pluriennale, con
strumenti legislativi e amministrativi idonei, oltre alle risorse finanziarie
certe, tali da poter sostenere i suoi territori più poveri e in progressivo
abbandono; in particolare applicando anche dei parametri precisi con cui
individuare i soggetti beneficiari. Ciò deve costituire l’obiettivo numero uno
della Sardegna”. Anche la scelta del luogo di riunione, Ula Tirso, non è stata
casuale: questo centro davvero modesto del Barigadu è, infatti, uno tra i più
colpiti dallo spopolamento.
L’assemblea ha denunciato
con forza “la colpevole mancanza di una specifica ed organica programmazione
di contrasto alla progressiva desertificazione”, che attanaglia i centri minori
dell’isola. “Agli studi condotti da demografi, urbanisti, economisti ed esperti
nelle varie discipline, certamente meritevoli di attenzione per l’importanza
dei dati raccolti sinora, supportati da articolata analisi scientifica” - hanno
poi lamentato i sindaci - “non ha fatto seguito una incisiva azione
politico-amministrativa nazionale; mai, infatti, è stata adottata una
pianificazione adeguata ad arginare la pericolosa tendenza in atto, ben messa
in risalto dagli studi prima accennati”.
“Il ruolo della Regione –
hanno continuato - si è limitato ad analizzare e-o fotografare acriticamente
tale desolante contesto, cristallizzandolo, con minimi interventi privi di
organicità, talvolta estemporanei. "Riteniamo sia necessario ben altro”, hanno concluso
i sindaci! All’incontro erano presenti i sindaci o delegati di Ula Tirso,
Mara, Martis, Simala, Cheremule, Ballao, Semestene, Baradili, Villa
Sant’Antonio, Soddì, Bortigiadas, Monteleone Rocca Doria, Asuni e Ruinas.
Per ora l’Assemblea di
Ula Tirso si è dotata di un coordinamento provvisorio, rappresentativo delle
diverse aree geografiche e composto dai sindaci di Cheremule (Antonella
Chessa), di Ula Tirso (Danilo Cossu), di Monteleone Rocca Doria (Giovannina
Fresi), di Simala (Giorgio Scanu) e di Ballao (Chicco Frongia). Il
coordinamento promuoverà incontri nelle varie regioni storiche della Sardegna, con
i rappresentanti della politica e degli Enti locali, con gli imprenditori e i
sindacati, la Chiesa e l’università, i media, gli intellettuali e gli artisti.
Cari amici, credo che
quella adottata dai rappresentanti di questi piccoli comuni in pericolo di
scomparsa sia la strada giusta; la speranza è che tutti i sardi e quelli che
hanno a cuore le sorti della nostra terra siano tutti compatti nel portare
avanti quest’iniziativa di lotta per la sopravvivenza di centri che, seppure piccoli, rappresentano un passato e una tradizione da non perdere. Un patrimonio che non
può scomparire!
A domani.
Mario
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