Oristano 15 giugno 2022
Cari amici, di “Salario
minimo” si discute da tempo anche in Italia. Cavallo
di battaglia dei 5 Stelle, non risulta però molto gradito ad una parte del
centrodestra, e, seppure con diversi distinguo, anche in altri partiti. Tra
discussioni animate, tra favorevoli e contrari, nel novembre dello scorso anno il Parlamento
europeo, dopo una lunga trattativa, ha votato a maggioranza la proposta di
emanazione di una nuova Direttiva per l’introduzione in tutta l’Unione Europea
del salario minimo, proposta che di recente ha avuto il “Via libera” dell'U.E. all’avvio dell’iter per l'emanazione di una normativa di legge vincolante.
Lo ha annunciato il Consiglio
Europeo in una nota, precisando che "La Presidenza del Consiglio e
i negoziatori del Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico
provvisorio sul progetto di Direttiva sui salari minimi adeguati nell'UE; la
nuova legge, una volta adottata definitivamente, promuoverà l'adeguatezza dei
salari minimi legali e contribuirà così a raggiungere condizioni di lavoro e di
vita dignitose per i dipendenti europei". Nella nota viene precisato
anche che "gli Stati membri sono tenuti a mettere in atto un quadro
procedurale per fissare e aggiornare i salari minimi secondo una serie di
criteri chiari". L'intesa raggiunta dovrà ora essere approvata in via
definitiva sia dal Parlamento che dal Consiglio UE.
Il Commissario UE al
Lavoro, Nicolas Schmit, in una conferenza stampa tenuta dopo l'accordo politico raggiunto
sul salario minimo, riferendosi all’Italia, ha dichiarato: "Sono molto
fiducioso che alla fine il Governo italiano e le parti sociali raggiungeranno
un buon accordo per rafforzare la contrattazione collettiva, soprattutto per
coloro che non sono ben tutelati, e alla fine arriveranno alla conclusione che
potrebbe essere importante introdurre il sistema salariale minimo in Italia. Ma
spetta al Governo italiano e alle parti sociali farlo".
Anche il nostro Ministro
del Lavoro Andrea Orlando ha così commentato: “La Direttiva europea sul
salario minimo non definirà ciò che deve fare l'Italia ma definirà il quadro
dentro il quale l'Italia si potrà muovere e spingerà di più verso interventi
che salvaguardino i livelli di salario più bassi e verso una disciplina
organica". Il salario minimo è considerato un po’ da tutti un
importante strumento di lotta contro la povertà e contro le disuguaglianze
economiche, oltre a essere in grado, secondo l’UE, di favorire una giusta
competizione e una ripresa economica dalla crisi pandemica.
Amici, In Italia ad oggi
non esiste una legge sul salario minimo a livello nazionale. Nel nostro Paese è
alquanto diffusa la “Contrattazione collettiva”, che da tempo regola e gestisce
i salari in maniera differenziata a seconda del settore. Nell’Unione Europea
sono 21 i Paesi che hanno già stabilito un salario minimo nazionale. L'entità del
salario minimo, negli Stati in cui esiste, è piuttosto variabile. Il range va
dai 332 euro al mese in Bulgaria ai 2.202 in Lussemburgo. A registrare gli
importi più bassi sono i Paesi baltici e quelli dell'Europa Orientale e Centrale,
seguiti dagli Stati dell'Europa meridionale. Mentre gli importi più alti,
coerentemente con gli standard per i salari in generale e con il costo della
vita, risultano quelli delle nazioni dell'Europa settentrionale e occidentale.
Quanto al numero dei
lavoratori che percepiscono il “salario minimo”, c’è da dire che sono ancora
molti quelli che guadagnano esattamente l'equivalente del salario minimo o il
5% in più. In Slovenia, Bulgaria, Romania e Polonia, ma anche in Francia,
questa quota (calcolata al 2018) era superiore al 10% della popolazione
occupata. mentre in Belgio e Spagna non arrivava al 2%. Quanto al problema dei
cosiddetti “lavoratori poveri”, c’è da dire che è ancora un fenomeno rilevante
e diffuso in molti Paesi del continente europeo. Quindi, introdurre un salario
minimo che stabilisca una soglia di retribuzione al di sotto della quale non si
possa scendere è un modo per arginare la povertà. In particolare, è utile per
garantire che la povertà non sia un problema di chi lavora regolarmente e a
tempo pieno.
Amici, la triste realtà è
che anche l’Italia annovera non pochi “lavoratori poveri”. Al primo posto in UE,
per quota di lavoratori poveri, c'è la Romania (15,4%), seguita da Spagna
(12,8%) e Lussemburgo (12%). Al quarto posto c'è l'Italia, con l'11,8% di
lavoratori che vivono in condizioni di povertà. Mentre la Finlandia è
l'ultimo stato UE da questo punto di vista, con meno del 3% di lavoratori
poveri. Questa cifra, inoltre, è ben più alta se isoliamo i lavoratori più giovani,
tra i 18 e i 24 anni.
Cari amici, il principio
che debba esistere in ogni Stato un salario minimo è assolutamente giusto e non
rinviabile. Sono perfettamente d’accordo che la gran parte del lavoro sia
regolato con la “Contrattazione collettiva”, ma anche i tanti casi di lavoratori
saltuari e non regolamentati devono comunque prevedere un minimo di
retribuzione oraria, tale da non svilire la dignità del lavoro. Nessuno deve
approfittare della povertà e dell’indigenza, per poter utilizzare persone come
al tempo dei campi di cotone di triste memoria!
A domani.
Mario
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